Cari amici ed amiche.
L'amica Francesca Padovese ha messo questo articolo sul suo blog "Stand Up and Fight":
"L’uomo che si compiace dicendo: «Non vogliamo teologi che spacchino
capelli in quattro», sarebbe forse d’avviso di aggiungere: «e non
vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili». È un
fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si
fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è
altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi
dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili
distinzioni di dottrina.
Nessuno scriverà mai una Storia d’Europa un po’ logica finché non
riconoscerà il valore dei Concili, della Chiesa, quelle collaborazioni
vaste e competenti che ebbero per scopo di investigare mille e mille
pensieri diversi per trovare quello unico della Chiesa.
I grandi Concili religiosi sono di un’importanza pratica di gran
lunga superiore a quella dei Trattati internazionali, perni sui quali si
ha l’abitudine di far girare gli avvenimenti e le tendenze dei popoli. I
nostri affari di oggi stesso, infatti, sono ben più influenzati da
Nicea ed Efeso, da Trento e Basilea, che da Utrecht o Amiens o
Versailles. In quasi tutti i casi vediamo che la pace politica ebbe per
base un compromesso: la pace religiosa invece si fondava su di una
distinzione. Non fu affatto un compromesso dire che Gesù Cristo era vero
Dio e vero Uomo, come fu invece un compromesso la decisione che Danzica
sarebbe stata in parte polacca ed in parte tedesca: era bensì la
dichiarazione di un principio la cui perfetta pienezza lo distingueva
sia dalla teoria ariana, sia da quella monofisita. E questo principio ha
influito e influisce tuttora sulla mentalità di europei, da ammiragli a
fruttivendole, che pensano (sia pure vagamente) a Cristo come a
qualcosa di Umano e Divino nello stesso tempo. Mentre il domandare alla
fruttivendola quali siano per lei le conseguenze pratiche del Trattato
di Utrecht sarebbe meno che fruttuoso.
Tutta la nostra civiltà risulta da queste vecchie decisioni morali,
che molti credono insignificanti. Il giorno in cui furono portate a
termine certe note contese di metafisica sul Destino e sulla Libertà, fu
deciso anche se l’Austria dovesse o no somigliare all’Arabia, o se
viaggiare in Spagna dovesse essere lo stesso che viaggiare nel Marocco.
Quando i dogmatici fecero una sottile distinzione fra la sorta di onore
dovuto al matrimonio e quello dovuto alla verginità, stamparono la
civiltà di un intero continente con un marchio di rosso e di bianco,
marchio che non tutti rispettano, ma che tutti riconoscono, anche mentre
l’oltraggiano. Nello stesso modo, allorché si stabilì la differenza tra
il prestito legale e l’usura, nacque una vera e propria coscienza umana
storica, che anche nello spettacoloso trionfo dell’usura, nell’età
materialistica, non si è potuto distruggere.
Quando san Tommaso d’Aquino definì il diritto di proprietà e nello
stesso tempo gli abusi della falsa proprietà, fondò la tradizione di una
schiatta di uomini, riconoscibili allora e ora, nella politica
collettiva di Melbourne e di Chicago: e ciò staccandosi dal comunismo
coll’ammettere i diritti della proprietà, ma anche protestando, in
pratica, contro la plutocrazia.
Le distinzioni più sottili hanno prodotto i cristiani comuni: coloro
che credono giusto il bere e biasimevole l’ubriachezza; coloro che
credono normale il matrimonio e anormale la poligamia; coloro che
condannano chi colpisce per primo, ma assolvono chi ferisce in propria
difesa; coloro che credono ben fatto scolpire le statue e iniquo
adorarle: tutte queste sono, quando ci si pensa, molto fini distinzioni
teologiche.
Il caso delle statue è particolarmente importante in questo
argomento. Il turista che visita Roma è colpito dalla ricchezza, quasi
sovrabbondanza, di statue che vi si trovano; or bene, il fatto
dell’importanza dei Concili diviene ancora più impressionante quando
tutto l’avvenire artistico di una terra dipende da una sola distinzione,
e la distinzione stessa da un solo Uomo.
Fu il Papa, solo, che rilevò la differenza tra venerazione delle
immagini e idolatria. Fu lui solo a salvare tutta la superficie
artistica dell’Europa e di conseguenza l’intera carta geografica del
mondo moderno, dall’essere nuda e priva dei rilievi dell’Arte.
Nel difendere quest’idea, il Pontefice difendeva il san Giorgio di
Donatello e il Mosè di Michelangelo, e com’egli fu forte e deciso in
Roma così il David sta gigantesco su Firenze, ed i graziosi putti dei
Della Robbia sono apparsi come squarci di azzurro e nubi nel Palazzo di
Perugia, e nelle celle di Assisi. Se dunque una tale distinzione
teologica è un filo sottile, tutta la Storia dell’Occidente è sospesa a
quel filo; se non è che un punto di affermazione, tutto il nostro
passato è in equilibrio su di affermazione, tutto il nostro passato è in
equilibrio su di esso.".
Ringrazio Francesca del testo che mi ha segnalato.
Questo è un articolo del quotidiano "Avvenire" ed è stato pubblicato sul sito "Bastabugie".
Esso è un brano dello scrittore e poeta Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) e parla dell'Europa.
Che l'Europa si sia formata con il Cristianesimo è lapalissiano.
Nel 476 AD cadde l'Impero Romano d'Occidente ma la civiltà si salvò grazie alla Chiesa.
I monaci fecero bonifiche delle zone paludose e salvarono testi antichi, che senza il loro contributo sarebbero andati distrutti.
I monaci, inoltre, praticavano anche l'alchimia, l'antesignana della chimica.
Quindi, essi fecero anche la scienza.
Alle vie romane, come l'Aurelia e la Flaminia, subentrarono le vide dei pellegrini, come il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena.
Anche l'arte rinacque grazie alla Chiesa.
Basti pensare alle grandi cattedrali bizantine, romaniche e gotiche, come la
Basilica di Hagia Sophia di Costantinopoli, il Duomo di Modena o la Cattedrale di Colonia.
Inoltre, la Chiesa ridiede un'istituzione stabile nel Sacro Romano Impero.
Fu il Cristianesimo a ridisegnare questa Europa imbarbarita.
Disconoscere ciò sarebbe come disconoscere la nostra civiltà.
Inoltre, vorrei dire anche un'altra cosa.
Noi siamo influenzati dal Cristianesimo più di quanto possiamo immaginare.
Il nostro linguaggio risente delle vicende della Chiesa, come il ad esempio il detto "Andare a Canossa".
Inoltre, tanta parte della nostra arte raffigura la soggetti religiosi.
Anche nella nostra letteratura il Cristianesimo compare.
Tutto ciò è apprezzato.
Non si può apprezzare tutto ciò e poi attaccare la Chiesa ed il Cristianesimo ogni santo giorno.
Questo è un ragionamento ipocrita.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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