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sabato 1 settembre 2012

Dal blog "Stand Up and Fight", la storia d'Europa è anche storia cristiana

Cari amici ed amiche.

L'amica Francesca Padovese ha messo questo articolo sul suo blog "Stand Up and Fight":


"L’uomo che si compiace dicendo: «Non vogliamo teologi che spacchino capelli in quattro», sarebbe forse d’avviso di aggiungere: «e non vogliamo dei chirurghi che dividano filamenti ancora più sottili». È un fatto che molti individui oggi sarebbero morti se i loro medici non si fossero soffermati sulle minime sfumature della propria scienza: ed è altrettanto un fatto che la civiltà europea oggi sarebbe morta se i suoi dottori di teologia non avessero argomentato sulle più sottili distinzioni di dottrina.
Nessuno scriverà mai una Storia d’Europa un po’ logica finché non riconoscerà il valore dei Concili, della Chiesa, quelle collaborazioni vaste e competenti che ebbero per scopo di investigare mille e mille pensieri diversi per trovare quello unico della Chiesa.
I grandi Concili religiosi sono di un’importanza pratica di gran lunga superiore a quella dei Trattati internazionali, perni sui quali si ha l’abitudine di far girare gli avvenimenti e le tendenze dei popoli. I nostri affari di oggi stesso, infatti, sono ben più influenzati da Nicea ed Efeso, da Trento e Basilea, che da Utrecht o Amiens o Versailles. In quasi tutti i casi vediamo che la pace politica ebbe per base un compromesso: la pace religiosa invece si fondava su di una distinzione. Non fu affatto un compromesso dire che Gesù Cristo era vero Dio e vero Uomo, come fu invece un compromesso la decisione che Danzica sarebbe stata in parte polacca ed in parte tedesca: era bensì la dichiarazione di un principio la cui perfetta pienezza lo distingueva sia dalla teoria ariana, sia da quella monofisita. E questo principio ha influito e influisce tuttora sulla mentalità di europei, da ammiragli a fruttivendole, che pensano (sia pure vagamente) a Cristo come a qualcosa di Umano e Divino nello stesso tempo. Mentre il domandare alla fruttivendola quali siano per lei le conseguenze pratiche del Trattato di Utrecht sarebbe meno che fruttuoso.
Tutta la nostra civiltà risulta da queste vecchie decisioni morali, che molti credono insignificanti. Il giorno in cui furono portate a termine certe note contese di metafisica sul Destino e sulla Libertà, fu deciso anche se l’Austria dovesse o no somigliare all’Arabia, o se viaggiare in Spagna dovesse essere lo stesso che viaggiare nel Marocco. Quando i dogmatici fecero una sottile distinzione fra la sorta di onore dovuto al matrimonio e quello dovuto alla verginità, stamparono la civiltà di un intero continente con un marchio di rosso e di bianco, marchio che non tutti rispettano, ma che tutti riconoscono, anche mentre l’oltraggiano. Nello stesso modo, allorché si stabilì la differenza tra il prestito legale e l’usura, nacque una vera e propria coscienza umana storica, che anche nello spettacoloso trionfo dell’usura, nell’età materialistica, non si è potuto distruggere.
Quando san Tommaso d’Aquino definì il diritto di proprietà e nello stesso tempo gli abusi della falsa proprietà, fondò la tradizione di una schiatta di uomini, riconoscibili allora e ora, nella politica collettiva di Melbourne e di Chicago: e ciò staccandosi dal comunismo coll’ammettere i diritti della proprietà, ma anche protestando, in pratica, contro la plutocrazia.
Le distinzioni più sottili hanno prodotto i cristiani comuni: coloro che credono giusto il bere e biasimevole l’ubriachezza; coloro che credono normale il matrimonio e anormale la poligamia; coloro che condannano chi colpisce per primo, ma assolvono chi ferisce in propria difesa; coloro che credono ben fatto scolpire le statue e iniquo adorarle: tutte queste sono, quando ci si pensa, molto fini distinzioni teologiche.
Il caso delle statue è particolarmente importante in questo argomento. Il turista che visita Roma è colpito dalla ricchezza, quasi sovrabbondanza, di statue che vi si trovano; or bene, il fatto dell’importanza dei Concili diviene ancora più impressionante quando tutto l’avvenire artistico di una terra dipende da una sola distinzione, e la distinzione stessa da un solo Uomo.
Fu il Papa, solo, che rilevò la differenza tra venerazione delle immagini e idolatria. Fu lui solo a salvare tutta la superficie artistica dell’Europa e di conseguenza l’intera carta geografica del mondo moderno, dall’essere nuda e priva dei rilievi dell’Arte.
Nel difendere quest’idea, il Pontefice difendeva il san Giorgio di Donatello e il Mosè di Michelangelo, e com’egli fu forte e deciso in Roma così il David sta gigantesco su Firenze, ed i graziosi putti dei Della Robbia sono apparsi come squarci di azzurro e nubi nel Palazzo di Perugia, e nelle celle di Assisi. Se dunque una tale distinzione teologica è un filo sottile, tutta la Storia dell’Occidente è sospesa a quel filo; se non è che un punto di affermazione, tutto il nostro passato è in equilibrio su di affermazione, tutto il nostro passato è in equilibrio su di esso.".

Ringrazio Francesca del testo che mi ha segnalato. 
Questo è un articolo del quotidiano "Avvenire" ed è stato pubblicato sul sito "Bastabugie".
Esso è un brano dello scrittore e poeta Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) e parla dell'Europa.
Che l'Europa si sia formata con il Cristianesimo è lapalissiano.
Nel 476 AD cadde l'Impero Romano d'Occidente ma la civiltà si salvò grazie alla Chiesa.
I monaci fecero bonifiche delle zone paludose e salvarono testi antichi, che senza il loro contributo sarebbero andati distrutti.
I monaci, inoltre,  praticavano anche l'alchimia, l'antesignana della chimica.
Quindi, essi fecero anche la scienza.
Alle vie romane, come l'Aurelia e la Flaminia, subentrarono le vide dei pellegrini, come il Cammino di Santiago di Compostela e la Via Francigena. 
Anche l'arte rinacque grazie alla Chiesa.
Basti pensare alle grandi cattedrali bizantine, romaniche e gotiche, come la
Basilica di Hagia Sophia di Costantinopoli,  il Duomo di Modena o la Cattedrale di Colonia. 
Inoltre, la Chiesa ridiede un'istituzione stabile nel Sacro Romano Impero.
Fu il Cristianesimo a ridisegnare questa Europa imbarbarita.
Disconoscere ciò sarebbe come disconoscere la nostra civiltà.
Inoltre, vorrei dire anche un'altra cosa.
Noi siamo influenzati dal Cristianesimo più di quanto possiamo immaginare.
Il nostro linguaggio risente delle vicende della Chiesa, come il ad esempio il detto "Andare a Canossa".
Inoltre, tanta parte della nostra arte raffigura la soggetti religiosi.
Anche nella nostra letteratura il Cristianesimo compare.
Tutto ciò è apprezzato.
Non si può apprezzare tutto ciò e poi attaccare la Chiesa ed il Cristianesimo ogni santo giorno.
Questo è un ragionamento ipocrita.
Cordiali saluti. 


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