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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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sabato 23 febbraio 2013

Italiani all'estero? Esempio di solidarietà nel mondo!

Cari amici ed amiche.

Prima di cominciare, tengo a volere fare gli auguri ad una persona che mi segue sempre, Stephanie Caracciolo Arriera Tamagno, una ragazza che vive in Uruguay.

mercoledì 28 luglio 2010

NON DIMENTICHIAMOCI DEGLI ITALIANI DI TACUAREMBO'...E NON SOLO!

Cari amici ed amiche.

Vorrei ricordare nuovamente gli italiani residenti a Tacuarembò, nella Repubblica dell'Uruguay.
Come ho già scritto altre volte, nel febbraio del 2008, sul sito dell'Associazione dei Mantovani nel Mondo, lessi una lettera con cui si denunciò lo stato di abbandono in cui versava la comunità italiana.
Tale denuncia fu scritta dalla signora Marta Rosa Martinez Ambrosini che portò all'attenzione la carenza di strutture del nostro Paese sul territorio interno della reppublica uruguaiana.
Ad esempio, denunciò il fatto che le strutture consolari fossero solo a Montevideo e a Melo.
Io iniziai a fare una campagna di sensibilizzazione.
Io spero che tutto ciò vada all'attenzione di chi di dovere.
Già è stato fatto qualcosa.
Infatti, vi sono stati dei miglioramenti a livello informatico.
E' già qualcosa di positivo.
Però, bisogna anche riorganizzare le strutture italiane all'estero (togliendo il superfluo e creando strutture ove mancano) e creare delle migliori sinergie tra l'Italia e le comunità italiane nel mondo, compresa, ovviamente, quella di Tacuarembò.
Per esempio, si potrebbero creare viaggi-studio in Italia per i giovani italo-discendenti e metterli a confronto con i loro coetanei residenti nel nostro Paese.
Si potrebbe fare un'esperienza simile a quella di cui parlai due anni fa nel link http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/11323/2008-10-13.html.
Gli italiani all'estero fanno parte A PIENO TITOLO del nostro Paese.
Sono nostri concittadini.
Cordiali saluti.

lunedì 5 luglio 2010

IO, L'ITALIA E L'URUGUAY


Cari amici ed amiche.


Già in precedenza avevo parlato degli italiani in Uruguay.
Qualche giorno fa, durante una discussione, l'amico Carlos Echeverria mi ha chiesto del rapporto tra me e questo Paese sudamericano.
La risposta è molto semplice ed è in parte contenuta nel succitato link.
Per parte di madre, io sono di origini siciliane. Mia madre è di Galati Mamertino, Comune che si trova sui Nebrodi, non lontano da Capo d'Orlando, in Provincia di Messina, di cui vi è raffigurato lo stemma in alto. Questo Comune, tra l'altro, ha dato i natali uno dei membri del nostro Governo, Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e deputato del Popolo della Libertà.
Nel XIX e nel XX secolo, molti italiani emigrarono i direzione delle Americhe.
Molto forte e massiccia fu l'immigrazione dal Sud ed anche dalla Sicilia, terra d'origine di mia madre.
Si pensa, addirittura, che la famosa canzone intitolata "Mamma mia dammi cento lire" fosse originaria proprio della Sicilia e che in realtà parlasse di una tragedia (accaduta veramente) di una ragazza che per seguire il suo fidanzato in America si scontrò con la famiglia e partì ma il piroscafo su cui navigava affondò e lei morì tragicamente.
Ora, quando in Sicilia si parlava di "Merica" (America), non si intendeva solo l'America del Nord (Canada, USA e Messico) ma anche quella del Sud.
Ancora oggi è così.
Molto spesso, i vecchi del posto mi parlavano di "miricani" (americani) che spesso erano ITALO-ARGENTINI o comunque DISCENDENTI DI ITALIANI PROVENIENTI DAL SUD AMERICA.
E così, molti galatesi emigrarono sia verso gli USA che verso i Paesi sudamericani, Argentina, Brasile ed Uruguay in testa.
Tra l'altro, mia nonna (pace all'anima sua) era una Campisi.
A Galati Mamertino e nei Comuni intorno le persone che portavano questo cognome erano tante e non era raro che esse fossero imparentate tra loro.
Non è da escludere che qualche Campisi potesse essere emigrato in Sud America ed avere messo sù famiglia lì.
Di conseguenza è possibile che qualche argentino, brasiliano o uruguaiano (senza saperlo) sia lontanamente imparentato anche con il sottoscritto.
Ho già dei parenti all'estero.
Ne ho negli USA, in New Jersey e qualcuno di loro l'ho conosciuto di persona.
E' possibile che ce ne siano anche in Sud America e (come l' Argentina) l'Uruguay è tra i Paesi "papabili", avendo accolto molti siciliani.
Per esperienza personale, ho imparato a non dare nulla per scontato.
Da questa "ricerca" personale, venne fuori il mio impegno politico.
Infatti, io incominciai ad impegnarmi seriamente in politica.
Nel febbraio 2008, sul sito dell'Associazione dei Mantovani nel mondo, lessi un appello della signora Marta Rosa Martinez Ambrosini, segretaria del Circolo Italiano di Tacuarembò, che denunciò delle carenze di strutture per gli italiani residenti in quella cittadina e nelle zone rurali.
Così, incominciai a fare una campagna di sensibilizzazione.
Quindi, si può dire che la mia azione politica sia "nata in Uruguay" e questo è stato motivo di discussione anche qui da me a Roncoferraro.
Infatti, c'è chi mi fa appunti (e qualche volta mi rimprovera) di spendere le mie energie verso quello che c'è al di fuori del mio Comune e di trascurare quest'ultimo.
Colgo l'occasione per "levarmi una pietruzza dalla scarpa" , dicendo che ciò è difforme dal vero.
Io mi sono sempre impegnato anche sul mio territorio. Chi mi conosce bene lo sa.
Il problema è che a Roncoferraro non ho avuto spazio e che è molto difficile portare qualcosa di nuovo.
Inoltre, non si può non tenere conto del fatto che anche Roncoferraro (come tutto il Mantovano) fu in passato terra di emigrazione.
Quindi, tocco la realtà dell'emigrazione italiana all'estero, una realtà che riguardò anche Roncoferraro e, in un certo senso, voglio stimolare i roncoferraresi a conoscere anche questo aspetto della loro storia.
Anche l'emigrazione fa parte della loro storia ed una realtà che dimentica la sua storia è destinata a morire.
Cordiali saluti.





giovedì 10 giugno 2010

UN VIAGGIO NELL'ITALIANA BUENOS AIRES


Cari amici ed amiche.
Voglio farvi fare un breve "viaggio virtuale" in quella che è la massima "città italiana al di fuori dell'Italia", la capitale della Repubblica di Argentina Buenos Aires.
Con i suoi 3.050. 728 abitanti, essa è una delle massime città sudamericane ed è uno dei più fiorenti porti fluviali.
Essa fu fondata dallo spagnolo Pedro de Mendoza il 02 febbraio 1536 ma la sua è una storia tutta italiana.
Il suo nome deriva dal Santuario di Santa Maria di Bonaria, che si trova a Cagliari.
Dal secolo XIX conobbe l'immigrazione, specie italiana.
Oggi, la capitale argentina è la "massima città italiana al di fuori dell'Italia" e potenzialmente ha un numero di italiani pari al doppio della città di Roma.
Questa italianità si vede nei quartieri (detti barrios) come La Boca.
Qui gli abitanti vengono chiamati xeneizes (genovesi) per le loro origini liguri.
Altri quartieri hanno nomi che riconducono all'Italia.
Esempi sono il barrio Palermo, con la statua di Giuseppe Garibaldi, la neoromanica chiesa della Parrocchia di Nuestra Senora de Guadalupe, le vie alberate e le sue eleganti costruzioni che ricordano quelle in stile spagnolo antico, ed il barrio Villa Devoto, con la bellissima Escuela Antonio Devoto, dedicata al possidente di origini liguri Antonio Devoto, che fu onorato anche da re Vittorio Emanuele III.
Vicino al Convento de Santo Domingo vi è il Mausoleo di Manuel Belgrano (barrio Montserrat).
Non dimentichiamoci di Plaza del Congreso (sempre nel barrio Montserrat), con il palazzo neoclassico che ospita il Parlamento.
Nel barrio La Boca, vi è il coloratissimo Caminito, via ove vissero molti degli immigrati italiani.
Buenos Aires è un pezzo di "Italia fuori dall'Italia", come lo sono altre comunità di nostri connazionali residenti nel resto del Sud America (come ad esempio in Brasile, in Venezuela e nell'Uruguay), nel Nord e nel Centro America (come ad esempio, in Canada, negli USA, in Costarica e nei Caraibi), in Europa, in Oceania e in altre parti del mondo.
In un certo senso, visto che si avvicinano i mondiali di calcio, ciò spiega anche la tentazione di tifare squadre nazionali come Argentina o Uruguay.
In fondo molti loro giocatori hanno radici italiane.
Cordiali saluti.

mercoledì 19 maggio 2010

ARGENTINA? UNA NAZIONE ITALIANA!








Cari amici ed amiche.











Il giornalista Marcello De Cecco de La Repubblica diceva:
"Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti. In molti secoli si sparsero in tutti e quattro gli angoli della terra. Solo in due Paesi essi tuttavia costituiscono la maggioranza della popolazione: in Italia e in Argentina."

Viste le mie posizioni politiche, è raro che io sia d'accordo con un giornalista de "La Repubblica" ma De Cecco ha scritto una grande verità.

Il "caso argentino" è forse più unico che raro. Qui non vi fu solo un fenomeno di emigrazione ma una vera e propria "colonizzazione" di terre.

Già dalla seconda metà del XVIII, molti italiani vennero in Argentina. Pensiamo ai numerosi patrioti argentini, come Manuel Belgrano o José Manuel Castelli, che (visti anche i cognomi) furono di origini italiane.

Se oggi c'è l'Argentina fu merito anche degli Italiani.

In pratica, gli italiani non emigrarono in un Paese esistente ma contribuirono a costruire un nuovo Paese.

L'emigrazione italiana in Argentina si fece particolarmente massiccia tra il 1880 ed il 1929, con una differenza.

Tra il 1880 ed il 1884 il 59% degli italiani emigrati provenne dal Nord. Poi, questa percentuale decrebbe e tra il 1925 ed il 1929 le percentuali si ribaltarono. Infatti, su 235.065 italiani, solo il 14,40 % venne dal Nord mentre il 33,10% venne dal Centro ed il 52,50 venne dal Sud, dalla Sardegna e dalla Sicilia.

L'emigrazione proseguì fino al 1976.

Oggi, circa il 50% degli argentini è di origini italiane. A Buenos Aires due terzi della popolazione è di origini italiane. Si calcola che più 20000000 di argentini abbia ascendenze italiane.

Molti di questi parlano spagnolo perché nel XIX secolo non vi era ancora l'italiano standardizzato ma i dialetti.

E così si formarono gerghi come il "sicignolu" (che citai quando parlai degli italiani in Uruguay) o il "lunfardo", una lingua ibrida tra spagnolo e lombardo.
Molti furono i siciliani a emigrare in Argentina.
Io ho conosciuto alcuni discendenti di galatesi (persone di Galati Mamertino, Comune della Provincia di Messina e paese d'origine di mia madre) che raccontavano delle loro attività in Argentina.

Secondo le stime di Ethnologue, circa 1500000 di italo-argentini sono italofoni, tra questi, oltre 500000 sono italiani censiti dall'AIRE. Di questi circa il 63% ha partecipato alle elezioni politiche del 2008. Quindi, hanno interesse verso le questioni del nostro Paese. Inoltre, vi sono molti giornali di lingua italiana.

La presenza italiana, lasciò la sua influenza anche nella cucina argentina. Essa contempla i tallarines (tagliatelle), ravioles (ravioli), canelones (cannelloni), il pesto, il chitroncelo (il limoncello) e la fainà (un piatto simile alla farinata ligure, pietanza fatta con faerina di ceci).

Inoltre, l'influenza italiana si vede nella cultura argentina. Addirittura, gli italiani furono importanti anche nella storia del calcio argentino. Pensiamo ai giocatori con cognomi come Esteban Cambiasso, Javier Zanetti, Javier Pastore o Nicolas Burdisso o anche alla fondazione di clubs importanti come il Boca Juniors. Questo club fu fondato da dei genovesi . Infatti, quelli del Boca sono chiamati xeneizes, ossia genovesi.
Pensiamo anche a figure il vescovo Jorge Mario Bergoglio o il compositore Carlos D'Alessio.
Inoltre, fatemelo dire, non posso non citare Pablo Miroli e Silvia Beatriz Quadranti, che collaborano in questo blog.
Possiamo quindi dire che gli italiani furono un elemento costitutivo dell'Argentina.
Anzi, furono un ELEMENTO FONDANTE di quel Paese sudamericano.

Cordiali saluti.































venerdì 14 maggio 2010

URUGUAY-ITALIA, UN RAPPORTO STORICO


Cari amici ed amiche.

Vi parlo del tema che mi spinse in modo decisivo verso verso l'impegno politico, la questione degli italiani all'estero
E' una questione che mi è spesso interessata, avendo anch'io parenti all'estero.
In particolare, nel febbraio 2008, iniziai una sorta di "campagna di sensibilizzazione" a favore di una comunità italiana che viveva in difficoltà.
Proprio nel febbrario 2008, sul sito dell'Associazione dei Mantovani nel Mondo (http://www.mantovaninelmondo.org/), lessi una denuncia fatta dalla signora Marta Rosa Martinez Ambrosini, segretaria del Circolo italiano di Tacuarembò, Uruguay.
La signora Martinez Ambrosini, denunciò delle carenze strutturali che creavano difficoltà alla comunità italiana residente in quella cittadina uruguaiana.
Denunciò ma carenza di una struttura consolare vicina a luogo e ciò rendeva scomodo e problematico l'accesso ai documenti e ai servizi.
Infatti, le uniche strutture consolari (il Consolato di Montevideo ed il Vice-Consolato di Melo) erano fuori mano.
E così iniziai una campagna di sensibilizzazione, contattando politici e giornali (come "Italia chiama Italia" http://www.italiachiamaitalia.net/) specie in rete.
Debbo dire che da tutto ciò ho imparato molte cose.
Infatti, la presenza italiana in Uruguay ha lasciato molti segni.
Pensiamo, ad esempio, ai cognomi di personaggi noti, come i calciatori Edinson Cavani e Fabian Carini, come lo scrittore Mario Benedetti o come gli storici Presidenti Alfredo Baldomir Ferrari, Gabriel Terra e Julio Maria Sanguinetti.
Si calcola che quasi il 40% degli uruguaiani sia di origini italiane.
Questo lega i due Paesi.
I primi italiani approdarono in Uruguay nel XVI secolo.
In quel periodo il Paese era una colonia spagnola.
Poi nel secolo XIX l'immigrazione crebbe.
Tanti furono i lombardi, i liguri, gli emiliani, i trentini, i piemontesi, i veneti, gli abruzzesi, i campani, i pugliesi, i calabresi ed i siciliani che emigrarono dall'Italia e andarono a Montevideo, a Salto, a Tacuarembò o a Paysandù.
Mi permetto di fare una nota "personale".
Molti siciliani della provincia di Messina partirono per il Sud America.
Tra questi, potrebbero esservi stati molti galatesi, di Galati Mamertino, comune della provincia di Messina che è la terra d'origine di mia madre.
Quindi, chissà, se ho parenti in Germania e negli USA, potrei averne anche in Sud America, magari proprio a Montevideo o in qualsiasi altra parte dell'Uruguay.
Detto questo.
La presenza italiana lasciò un segno nella storia e nella cultura del Paese.
Anche quel Giuseppe Garibaldi, che qualcuno ha ribattezzato "L'eroe dei due mondi", costituì un tassello fondamentale nella storia di quel Paese incuneato tra Brasile ed Argentina.
Inoltre, vi sono anche idiomi come il sicignolu, una lingua mista tra spagnolo e siciliano.
Quindi, trovo giuste iniziative, come quella promossa dal Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli di rendere le patenti italiane ultilizzabili anche in Uruguay.
Sono lodevoli anche le iniziative promosse da associazioni italiane ed istituzioni come le regioni che sono atte a creare maggiori sinergie tra l'Italia e gli italiani residenti in Uruguay, come in altre parti del mondo.
La Lombardia è un esempio di ciò e vi è molto impegno.
Tra l'altro, io stesso avevo promosso un interscambio il comune di Roncoferraro ( Mantova) e Tacuarembò.
Gli italiani nel mondo sono i nostri "veri ambasciatori" e noi che stiamo qui in Italia dobbiamo farli sentire vicini ad un Paese che è anche il loro.
Cordiali saluti.

lunedì 14 settembre 2009

Italiani nel mondo, più italiani di molti italiani.

Cari amici e care amiche.

Il presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini definì gli immigrati "più italiani dei discendenti degli italiani all'estero". A lui voglio rispondere dicendo che questi ultimi sono più italiani di molti italiani che vivono qui in in Italia.
Anzi, sull'italianità, i nostri connazionali emigrati ed i loro discendenti hanno molto da insegnare a molti italiani che stanno qui in Italia.
Questi ultimi sono presi da un lato ad esasperati, gretti ed anche stupidi campanilismi, che nulla hanno a che fare con il sano federalismo, che impediscono (ad esempio) la realizzazione di opere importanti (come le autostrade, la TAV o le centrali elettriche) e che portano ad una mentalità chiusa e provinciale, e dall'altro ad un'eccessiva apertura che porta quasi ad un'abiura delle tradizioni. Nessuno di questi due atteggiamenti sono indice di italianità.
Al contrario, gli italiani all'estero hanno saputo aprirsi al mondo (integrandosi nella società del Paese che li ospita) ma senza rinnegare le loro tradizioni.
Questo è essere italiani.
Al presidente della Camera vorrei dire che farebbe una cosa commendevole se proponesse un provvedimento per fare in modo che molti cittadini italiani all'estero non perdano la loro cittadinanza...anziché favorire il possesso di cittadinanza italiana agli immigrati.
Cordiali saluti.

venerdì 4 settembre 2009

Onorevole Fini si scusi con gli italiani all'estero!

Cari amici e care amiche.

Oggi ho letto un articolo su "Italia chiama Italia" (http://www.italiachiamaitalia.net/news/137/ARTICLE/17312/2009-09-04.html) in cui è citata un'affermazione del Presidente della Camera, onorevole Gianfranco Fini.
Con tutto il rispetto per la persona e per la carica che ricopre, definisco questa sua affermazione molto discutibile.
Con essa, l'onorevole Fini definisce gli immigrati "più italiani dei nipoti degli italiani all'estero".
Io non mi riconosco in questa sua affermazione che non è condivisibile.
Come persona interessata verso gli italiani all'estero e che ne segue le vicende e che ha anche dei parenti emigrati sono sorpreso, in modo molto negativo, da quanto detto dall'onorevole Fini a cui chiedo, se è possibile, di scusarsi con gli italiani all'estero e loro discendenti che hanno sempre rivendicato la loro italianità.
Com'è noto, io seguo in particolare le vicende della comunità italiana di Tacuarembò, Uruguay.
Essi, questi italiani ed italo-discendenti, vogliono sentirsi italiani ed è anche per questo che io ho proposto un interscambio culturale con Roncoferraro, in provincia di Mantova.
Come loro, molti altri italiani ed italo-discendenti che stanno il altri Paesi, come Argentina, Brasile e come anche i miei parenti che stanno all'estero vorrebbero essere più vicini al Paese dei loro avi.
Le parole dell'onorevole non rispecchiano la realtà e né tengono conto della sensibilità delle persone.
Cordiali saluti.

martedì 30 giugno 2009

Avvisi dall'Uruguay

Diffondo un avviso inviatomi dal signor Daniele Marconcini, presidente dell'Associazione dei Mantovani nel mondo, diffuso il 24/06/2009  e tuttora valido.

La controversia ambientalista in atto tra Uruguay ed Argentina, per via della costruzione di fabbriche di cellulosa nella zona di frontiera, ha causato negli ultimi tre anni blocchi sui ponti sul fiume Uruguay. Nonostante ad oggi la situazione sui ponti di Salto e di Paysandù sia migliorata, potrebbero esserci dei problemi su quello che unisce la cittadina uruguaiana di Fray Bentos a quella argentina di Puerto Unzuè. Pertanto, prima di mettersi in viaggio,  si consiglia ai nostri connazionali di informarsi quanto prima sulla transitabilità delle strade tra i due Paesi. Si consiglia inoltre di registrare i dati relativi al viaggio sul sito www.dovesiamonelmondo.it. Riguardo l'influenza "A/H1N1" (influenza suina) si consiglia di consultare il "Focus" sulla home del succitato sito.

Cordiali saluti.

domenica 24 maggio 2009

Italiani all'estero, una vera risorsa.

Io sono sempre  convinto del fatto che gli italiani all'estero siano una risorsa, una risorsa spesso molto trascurata in passato. Qui in Italia si è sempre avuta la visione sbagliata in cui gli italiani residenti all'estero vengono visti come distanti. Di conseguenza, essi sono stati a lungo esclusi dal nostro contesto nazionale. A questo si aggiunge il paradosso in cui gli immigrati stranieri che vengono a vivere qui in Italia abbiano più coperture e tutele di quanto non ne abbiano gli italiani residenti all'estero.  E' una sorta di "razzismo al contrario". E così vi sono casi di italiani residenti all'estero che sono di fatto abbandonati a loro stessi. Un esempio di ciò, è la comunità di italiani residenti a Tacuarembò, Uruguay. Ora, situazioni come queste non possono più passare inosservate. E' ora di ridare agli italiani all'estero la dignità che spetta a loro. Bisogna riallacciare tutte le sinergie tra l'Italia e gli italiani nel mondo, a cominciare da noi giovani.

Cordiali saluti.

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I vaccini hanno fatto danni...ed è ora di ammetterlo

Ringrazio l'amico Morris Sonnino dello screenshot del quotidiano " La Verità ".