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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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martedì 20 settembre 2011

I TRE MOSCHETTIERI, LA RECENSIONE

Cari amici ed amiche.

Faccio una recensione del romanzo di Alexandre Dumas il vecchio "I tre moschettieri" ("Les trois mosquetaires"). Questo romanzo fu scritto nel 1844 e fu ambietato nella Francia di re Luigi XIII (1601-1643).
Voglio fare questa recensione, cercando da dare una chiave di lettura ai personaggi chiave (mi si scusi il "bisticcio") che sono i tre moschettieri, Athos, Porthos ed Aramis, D'Artagnan.
I moschettieri rappresentano la società sotto al tempo di re Luigi XIII. Quello dei Moschettieri era il reparto della guardia del re.
Il moschettiere Athos è presentato come un personaggio colto e raffinato. Egli è capace di nascondere le proprie emozioni. Conosce l'arte di cavalcare, è un ottimo spadaccino e non si fa mancare nulla. E' anche il più viziato. Quando non era ancora un moschettiere ma conte di Fère sposò rivelatasi marchiata a fuoco e che si scopri essere l'incantatrice Milady. Ha le onorificenze dell'Ordine della Giarrettiera (conferita dal re d'Inghilterra Carlo I Stuart, cognato di re Luigi XIII), di quello dello Spirito Santo (conferita dalla regina Anna d'Austria, consorte di re Luigi XIII) e di quello del Toson d'Oro (conferito dal re d'Inghilterra Carlo II Stuart, anche se l'ordine è spagnolo).
Il moschettiere Porthos, invece, è un personaggio alla mano e, per tanti versi, alla buona.
La sua amante, la signora Coquenard, è moglie di un procuratore ottantenne. Porthos confida in lei per le sue finanze. Il marito di lei, però, impedì questi favori. Porthos è uno scommettitore incallito.
Scommetteva ogni cosa che gli capitava a tiro. E' il moschettiere che teneva di più all'onore del corpo dei Moschettieri del re. Tra i tre era il più forte. In un romanzo successivo, "Vent'anni dopo", la regina Anna d'Austria lo nominerà barone du Vallon.
Il moschettiere Aramis, invece, è un uomo ascetico e religioso. Solo provvisoriamente indossa i panni del moschettiere, il che gli permette di essere religioso e di amare una nobildonna.
La sua inclinazione religiosa traspare anche nella sua ottima conoscenza della lingua latina e nella sua attitudine a comporre poesie.
In questo contesto irrompe Charles de Batz de Castelmore d'Artagnan (D'Artagnan), un povero guascone (basco) che vuole diventare guardia del re e che inizio alla storia.
Per fare ciò, porta con sé una lettera di presentazione da mandare al signore di Tréville che però gli è stata rubata dal cavaliere di Rochef. Dopo l'udienza con Trèville, incontra per caso i tre moschettieri e decide di sfidarli a duello, l'uno all'insaputa dell'altro.
Al momento in cui si arriva al duello, entrano in scena le guardie del cardinale Richelieu, il primo ministro, che arrestano tutti perché i duelli sono vietati.
I quattro ( i tre moschettieri più D'Artagnan) combattono contro le guardie e vincono.
Il giorno dopo, vengono invitati dal re, che li rimprovera per la violazione della legge che vieta i duelli ma si complimenta con loro.
Schierato formalmente con il re, il cardinale Richelieu osteggia la regina Anna, sua moglie, perché ha parenti spagnoli e per le sue origini austriache.
Inoltre, la regina è amante del duca di Buckingham. Come pegno della loro relazione, la regina diede al Buckingham dodici puntali di diamanti che le furono regalati dal marito.
Il cardinale scopre la cosa e ha tentato di mettere in cattiva luce la regina.
D'Artagnan si innamora della guardarobiera della regina Constance Bonacieux che gli chiede di andare a riprendere i diamanti.
D'Artagnan ed i tre moschettieri partono per l'Inghilterra ma durante il viaggio vengono braccati dalle spie e dai soldati di Richelieu.
Solo D'Artagnan arriva a Calais e riesce ad andare in Inghilterra, ove incontra il duca di Buckingham che gli ridà i diamanti ma ne mancano due che sono stati rubati da Milady de Winter, una spia del cardinale Richelieu.
Buckingham fa fare due diamanti falsi e D'Artagnan torna in Francia con i dodici puntali.
Trèville chiede a D'Artagnan di ritrovare i tre moschiettieri. Prima, incontra Porthos, che era rimasto nella localda, Aramis, che si era ritirato in preghiera a Crevecoeur, ed Athos che era nella dispensa della locanda stessa.
D'Artagnan ingaggia un scontro con il conte di Winter che poi lo invita al suo palazzo, lì conosce Milady. Per capire la posizione che occupa a corte, D'Artagnan finge di innamorarsi di Milady.
Questa, però, ama il conte di Wardes. Ketty, la cameriera di Milady, si era invaghita di D'Artagnan e gli consegna una lettera scritta da Milady al suo amato. D'Artagnan si presenta al posto di Warders per uccidere Milady.
Quando sta per uccidere Milady, D'Artagnan scopre che sulla spalla aveva un marchio a fuoco, un giglio, il simbolo dei condannati a morte.
Milady si mette ad urlare e D'Artagnan scappa. Nel frattempo, scoppia la guerra contro gli ugonotti. I moschettieri sono a La Rochelle, nell'ultima piazzaforte ugonotta.
Per vincere la guerra, Richelieu manda Milady in Inghilterra ad uccidere il duca di Buckingham. D'Artagnan e gli altri scoprono tutto e mandano una lettera a lord Winter, cognato di Milady, che la intercetta e la arresta.
Milady, però, corrompe il generale Felton che la fa evadere. Ella, quindi, uccide il duca di Buckingham.
Intanto, lo stesso eroe viene a sapere che Constance sta morendo perché avvelenata da Milady.
D'Artagnan volle consegnare la donna alla giustizia e venne aiutato dai moschettieri e da un uomo avvolto in un mantello rosso.
Riescono a prenderla.
Milady viene accusata di crimini orrendi. Ella respinge le accuse ma arriva l'uomo avvolto nel mantello rosso che si svela. E' il boia di Lille. Sua fratelle si suicidò a causa di Milady che ricevete la sua condanna.
Per i suoi servizi, D'Artagnan riceve da Richelieu il grado di luogotenente dei moschettieri.
Ora, i tre moschettieri rappresentano le tre realtà della società francese dell'epoca.
Athos rappresenta la vecchia nobiltà, la nobiltà di sangue.
Porthos rappresenta il popolo.
Aramis rappresenta la Chiesa ed il clero.
I tre rappresentano quella società legata al feudalesimo e che era divisa in "oratores" (coloro che pregano), "bellatores" (coloro che combattono) e "laboratores" (coloro che lavorano).
In questo contesto, D'Artagnan rappresenta la "nuova nobiltà", che verrà rappresentata da una nuova classe sociale, la borghesia.
Però, in D'Artagnan vi è ancora quel concetto di fedeltà a determinati valori della società, valori che vennero spazzati via dalla Rivoluzione francese.
Forse, oggi noi dovremmo recuperare certi valori di quella società, in cui (pur tra intrighi a palazzo e tutti gli errori umani possibili) vi erano ancora il valore di un Dio presente nella vita pubblica ed in cui non c'erano i vari popolacci che fecero le rivoluzioni che distrussero ogni valore intrinseco della società.
Cordiali saluti.

sabato 17 settembre 2011

LA MALTA DI OGGI E LA STORIA RISORGIMENTALE ITALIANA, COMMENTO ALL'ARTICOLO DI IVAN VASSALLO SU "PAPALEPAPALE"

Cari amici ed amiche.

Commento questo articolo scritto da Ivan Vassallo sul giornale "Papalepapale" . L'articolo è intitolato "Accettare una lingua e assumersi tutto il mondo-Lingua e religione, l'identità perduta di Malta" . Questo articolo fa un sunto (molto esaudiente) della storia di Malta, una terra che è sempre stata caratterizzata da un ethos fortemente cattolico ed erede di quella concezione figlia del Regno di Sicilia, quel regno cristiano che nel Medio Evo univa le due sponde del Mare Mediterraneo, estendendosi anche all'attuale Tunisia e persino all' Albania ed alla Grecia occidentale.
Ora, questa identità è tuttora radicata nel popolo maltese ed è caratterizzata anche da questa lingua (la lingua maltese) che, pur straniera, ha tanti vocaboli così familiari al nostro orecchio da fare sentire casa ognuno di noi italiani, quando ci rechiamo nell'isola.
Purtroppo, questa sana identità maltese fu ed è tuttora sotto attacco.
Dapprima, gli Arabi cercarono di islamizzare l'isola.
Poi, nel XIX secolo, arrivarono gli Inglesi.
Certo, ufficialmente, questi ultimi furono favorevoli alla Chiesa cattolica, perché temevano che Malta sarebbe diventata una nuova Irlanda, in cui si intrecciavano le vicende delle "Home rule", e di Charles Stewart Parnell e dei "Feniani", che arrivò poi ad una guerra civile.
In realtà, tra gli inglesi vi erano forze contrarie alla Chiesa cattolica.
Essi manifestarono ciò, favorendo lo sbarco a Malta degli esuli del Risorgimento, come Francesco Crispi ed i Fratelli Bandiera. In pratica, gli Inglesi cercarono di portare a Malta proprio i "germi" del Risorgimento, quel periodo caratterizzato da un forte anticlericalismo e che in Italia fece tanti danni, proprio con l'unificazione del 1861, ad opera di Giuseppe Garibaldi, un filibustiere che dell'anticlericalismo fece una propria bandiera ideologica.
Il Risorgimento non fu la nascita dell'Italia ma la sua morte.
Infatti, lo Stato che venne fuori nel 1861 fu fortemente contro la Chiesa e tanti mali dell'Italia attuale sono figli di quel processo disgraziato innescato dal nizzardo.
La maggioranza degli italiani di allora, che era cattolica, si trovò costretta a scegliere se essere fedele allo Stato o obbediente al Papa.
Da ciò nacque lo scarso senso civico che c'è qui in Italia.
Contrariamente a quello che dice la storiografia ufficiale (che dipinge Garibaldi come un eroe), da nord a sud, la popolazione italiana non sentiva come suo quello Stato che si formò con delle guerre tra italiani ed italiani e che fu fondato sulla menzogna dei plebisciti e contro un fattore realmente unificante per il nostro Paese, il cattolicesimo.
Quando il leader della Lega Nord, l'onorevole Umberto Bossi, dice che l'Italia non esiste, dice una cosa che è in buona parte vera.
Infatti, quell'Italia che nacque nel 1861 (e di cui quella attuale è erede) fu figlia di una forzatura e non di un normale processo di unificazione.
Essa fu voluta non dai popoli dei vari regni pre-unitari ma da alcune logge massoniche (legate ad alcune fratellanze inglesi), da alcuni ceti intellettuali e da qualche filibustiere ad essi vicini.
Essa fu il frutto di varie annessioni operate da uno Stato (il Regno di Sardegna) ai danni di altri, come l'Impero Austro-Ungarico, lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie.
Quando queste annessioni determinarono la "piemontesizzazione" di tutta l'Italia.
Questa fu la morte dell'Italia. Infatti, nei tredici secoli in cui fu divisa, le varie realtà italiane ebbero esperienze culturali diverse.
Una vera unificazione avrebbe fatto sì che queste differenze si fossero integrate tra loro. Avrebbero fatto sì che ci fossero le condizioni per creare una vera Italia unita. Invece, si volle cancellare tutto ciò, in nome della "piemontesizzazione" e della centralizzazione.
La vera identità culturale italiana fu variegata nelle sue varie sfaccettature, da nord a sud.
Il processo di unificazione del 1861 mortificò tutto ciò e, quindi, uccise l'Italia.
Il feldmaresciallo dell'Impero Austro-Ungarico Josef Radetzky (1766-1858 che noi mantovani conosciamo) diceva che "gli bastava impiccare preti ed avvocati" . Ovviamente, il feldmaresciallo austriaco ce l'aveva con quei preti come don Enrico Tazzoli (1812-1852), il prete mantovano (mio conterraneo) che era legato al movimento "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini, un altro di quei movimenti anticlericali del Risorgimento, e che venne impiccato a Belfiore nel 1852. Forse in buona fede, quel prete scelse di combattere per la croce sbagliata.
L'Impero Austro-Ungarico non era contro la Chiesa e nell'Impero Austro-Ungarico la cultura italiana era rispettata.
Del resto, anche molti italiani combatterono al fianco degli Austriaci, come testimoniaronono le cartoline scritte in varie lingue, tra cui l'italiano, che venivano spedite nelle case delle famiglie dei soldati dai fronti, durante la I Guerra Mondiale (1914-1918).
Quindi, l'Italia esisteva anche prima del 1861. Questa fu la vera Italia, l'Italia delle cattedrali, dei Santi e dei grandi uomini della cultura, come Pitagora, Cicerone, Cassiodoro, San Tommaso d'Aquino, San Francesco d'Assisi, Federico II di Svevia, Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Alessandro Manzoni, Alessandro Volta ed altri. Da questi personaggi sarebbe dovuta partire l'unificazione del nostro Paese.
L'Italia dei vari Garibaldi, Mazzini e soci, di cui quella attuale ha ereditato molto, fu solo un'invezione.
Quanto successe nel 1861 può essere paragonato a quello che successe a Malta, con l'"inglesizzazione" ad opera di Keenan.
Quando si vogliono eliminare le peculiarità di un popolo, si provoca la morte di quest'ultimo.
Anche quanto sta succedendo a Malta nel giorno d'oggi (con la storia del divorzio) è frutto del passato.
E allora, riflettiamo!
Cordiali saluti.

mercoledì 17 agosto 2011

KARL MARX ED ALEISTER CROWLEY? SONO AFFINI!







Ten things you will not find in a Catholic home


  1. Statues of heathen deities Ganesh, Buddha etc
  2. An Ouija board
  3. Poster of Che Guevara
  4. Contraception pills
  5. Abortifacients
  6. Taize CD
  7. The Tablet
  8. A crystal
  9. Astrology charts
  10. A wooden cross

And.......certainly not......




Cari amici ed amiche.


Questo articolo che ho riportato qui sopra è del blog inglese "Linen on the Hedgerow" e mostra alcune cose che non dovrebbero essere presenti in una casa cattolica. In quell'articolo sono nominati anche Che Guevara ed il satanista Aleister Crowley (1875-1947).
Proprio del legame tra comunismo e satanismo, io voglio parlare.
Infatti, da un punto di vista strettamente filosofico, le dottrine di Karl Marx non sono differenti da quelle del noto satanista. Tutte e due puntano a fare sì che l'uomo si sostituisca a Dio.
Intrisecamente, entrambe attaccano pilastri fondamentali della comunità cristiana e della società, come la famiglia. Il marxismo, vede nella famiglia un tentativo di prevaricazione dell'uomo sulla donna. Crowley fu più esplicito. Basti pensare a quello che fece nella sua "abbazia" a Cefalù. Favoriva rapporti promiscui ed orgiastici. Marx e Crowley odiavano il Cristianesimo e la Chiesa. L'uno, Marx, vedeva nella religione (specie quella cristiana) una sorta di alienazione che favoriva la prevaricazione del potente sul debole.
Infatti, per Marx, il povero veniva distratto dai problemi reali con la prospettiva di una salvezza futura. Questa visione contrastava anche con l'Ebraismo, la religione degli avi di Marx. Anche l'Ebraismo, con cui il Cristianesimo è strettamente imparentato, ha una tensione verso la salvezza.
Crowley non fu diverso. Per Crowley, l'uomo doveva fare quello che voleva sempre, anche mettendosi contro il proprio vicino e rinnegando ogni forma di rispetto per quest'ultimo.
In pratica, Crowley vedeva nel Cristianesimo un freno per l'uomo, esattamente come Marx.
Guarda caso, nel '68, le dottrine di Crowley andavano di moda nel mondo hippy che aveva per cemento ideologico proprio l'ideologia comunista, nelle forme leninista, maoista, marcusiana e guevarista.
Un ultima dimostrazione di ciò sta in un altro personaggio che cito in questa storia, Annie Besant (1847-1933). Ex-moglie di un pastore anglicano, Annie Besant fu la pioniera del femminismo. Abbracciò sia il socialismo marxista che la teosofia, una dottrina di quel mondo esoterico di cui fu parte integrante anche Crowley.
In nome dell'"emancipazione delle donne", ella concepì il sesso non come modo per procreare figli ma come pura licenza (abbracciando le idee malthusiane del controllo delle nascite) ed attaccò duramente la famiglia.
Da un punto di vista filosofico, Karl Marx ed Aleister Crowley puntavano a distruggere quei valori che costruiscono la società. Puntavano a distruggere la società stessa, se non l'uomo. Quando l'uomo punta a sostuirsi, si autodistrugge.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.