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sabato 17 settembre 2011

LA MALTA DI OGGI E LA STORIA RISORGIMENTALE ITALIANA, COMMENTO ALL'ARTICOLO DI IVAN VASSALLO SU "PAPALEPAPALE"

Cari amici ed amiche.

Commento questo articolo scritto da Ivan Vassallo sul giornale "Papalepapale" . L'articolo è intitolato "Accettare una lingua e assumersi tutto il mondo-Lingua e religione, l'identità perduta di Malta" . Questo articolo fa un sunto (molto esaudiente) della storia di Malta, una terra che è sempre stata caratterizzata da un ethos fortemente cattolico ed erede di quella concezione figlia del Regno di Sicilia, quel regno cristiano che nel Medio Evo univa le due sponde del Mare Mediterraneo, estendendosi anche all'attuale Tunisia e persino all' Albania ed alla Grecia occidentale.
Ora, questa identità è tuttora radicata nel popolo maltese ed è caratterizzata anche da questa lingua (la lingua maltese) che, pur straniera, ha tanti vocaboli così familiari al nostro orecchio da fare sentire casa ognuno di noi italiani, quando ci rechiamo nell'isola.
Purtroppo, questa sana identità maltese fu ed è tuttora sotto attacco.
Dapprima, gli Arabi cercarono di islamizzare l'isola.
Poi, nel XIX secolo, arrivarono gli Inglesi.
Certo, ufficialmente, questi ultimi furono favorevoli alla Chiesa cattolica, perché temevano che Malta sarebbe diventata una nuova Irlanda, in cui si intrecciavano le vicende delle "Home rule", e di Charles Stewart Parnell e dei "Feniani", che arrivò poi ad una guerra civile.
In realtà, tra gli inglesi vi erano forze contrarie alla Chiesa cattolica.
Essi manifestarono ciò, favorendo lo sbarco a Malta degli esuli del Risorgimento, come Francesco Crispi ed i Fratelli Bandiera. In pratica, gli Inglesi cercarono di portare a Malta proprio i "germi" del Risorgimento, quel periodo caratterizzato da un forte anticlericalismo e che in Italia fece tanti danni, proprio con l'unificazione del 1861, ad opera di Giuseppe Garibaldi, un filibustiere che dell'anticlericalismo fece una propria bandiera ideologica.
Il Risorgimento non fu la nascita dell'Italia ma la sua morte.
Infatti, lo Stato che venne fuori nel 1861 fu fortemente contro la Chiesa e tanti mali dell'Italia attuale sono figli di quel processo disgraziato innescato dal nizzardo.
La maggioranza degli italiani di allora, che era cattolica, si trovò costretta a scegliere se essere fedele allo Stato o obbediente al Papa.
Da ciò nacque lo scarso senso civico che c'è qui in Italia.
Contrariamente a quello che dice la storiografia ufficiale (che dipinge Garibaldi come un eroe), da nord a sud, la popolazione italiana non sentiva come suo quello Stato che si formò con delle guerre tra italiani ed italiani e che fu fondato sulla menzogna dei plebisciti e contro un fattore realmente unificante per il nostro Paese, il cattolicesimo.
Quando il leader della Lega Nord, l'onorevole Umberto Bossi, dice che l'Italia non esiste, dice una cosa che è in buona parte vera.
Infatti, quell'Italia che nacque nel 1861 (e di cui quella attuale è erede) fu figlia di una forzatura e non di un normale processo di unificazione.
Essa fu voluta non dai popoli dei vari regni pre-unitari ma da alcune logge massoniche (legate ad alcune fratellanze inglesi), da alcuni ceti intellettuali e da qualche filibustiere ad essi vicini.
Essa fu il frutto di varie annessioni operate da uno Stato (il Regno di Sardegna) ai danni di altri, come l'Impero Austro-Ungarico, lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie.
Quando queste annessioni determinarono la "piemontesizzazione" di tutta l'Italia.
Questa fu la morte dell'Italia. Infatti, nei tredici secoli in cui fu divisa, le varie realtà italiane ebbero esperienze culturali diverse.
Una vera unificazione avrebbe fatto sì che queste differenze si fossero integrate tra loro. Avrebbero fatto sì che ci fossero le condizioni per creare una vera Italia unita. Invece, si volle cancellare tutto ciò, in nome della "piemontesizzazione" e della centralizzazione.
La vera identità culturale italiana fu variegata nelle sue varie sfaccettature, da nord a sud.
Il processo di unificazione del 1861 mortificò tutto ciò e, quindi, uccise l'Italia.
Il feldmaresciallo dell'Impero Austro-Ungarico Josef Radetzky (1766-1858 che noi mantovani conosciamo) diceva che "gli bastava impiccare preti ed avvocati" . Ovviamente, il feldmaresciallo austriaco ce l'aveva con quei preti come don Enrico Tazzoli (1812-1852), il prete mantovano (mio conterraneo) che era legato al movimento "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini, un altro di quei movimenti anticlericali del Risorgimento, e che venne impiccato a Belfiore nel 1852. Forse in buona fede, quel prete scelse di combattere per la croce sbagliata.
L'Impero Austro-Ungarico non era contro la Chiesa e nell'Impero Austro-Ungarico la cultura italiana era rispettata.
Del resto, anche molti italiani combatterono al fianco degli Austriaci, come testimoniaronono le cartoline scritte in varie lingue, tra cui l'italiano, che venivano spedite nelle case delle famiglie dei soldati dai fronti, durante la I Guerra Mondiale (1914-1918).
Quindi, l'Italia esisteva anche prima del 1861. Questa fu la vera Italia, l'Italia delle cattedrali, dei Santi e dei grandi uomini della cultura, come Pitagora, Cicerone, Cassiodoro, San Tommaso d'Aquino, San Francesco d'Assisi, Federico II di Svevia, Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Alessandro Manzoni, Alessandro Volta ed altri. Da questi personaggi sarebbe dovuta partire l'unificazione del nostro Paese.
L'Italia dei vari Garibaldi, Mazzini e soci, di cui quella attuale ha ereditato molto, fu solo un'invezione.
Quanto successe nel 1861 può essere paragonato a quello che successe a Malta, con l'"inglesizzazione" ad opera di Keenan.
Quando si vogliono eliminare le peculiarità di un popolo, si provoca la morte di quest'ultimo.
Anche quanto sta succedendo a Malta nel giorno d'oggi (con la storia del divorzio) è frutto del passato.
E allora, riflettiamo!
Cordiali saluti.

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