Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Visualizzazione post con etichetta Politica e ambiente. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Politica e ambiente. Mostra tutti i post

domenica 5 giugno 2016

mercoledì 3 dicembre 2014

mercoledì 15 agosto 2012

Roncoferraro, quando metteremo le lampade a LED?

Cari amici ed amiche.

Io penso che il Comune di Roncoferraro pensi a tante cose, meno che a quelle importanti.
Eppure, gli amministratori comunali si riempiono la bocca di parole come "risparmio energetico" .
Dall'anno scorso, io ho iniziato la "Crociata dei LED".
Ora, io avevo fatto delle istanze  al Comune di Roncoferraro, per la sostituzione delle attuali lampade SAP con lampade a diodi LED per l'illuminazione pubblica.
Io continuerò a fare questa"crociata".
Se io fossi stato il capogruppo della lista che teoricamente (uso questa parola, visto il recente andazzo) si rifà al centrodestra in Consiglio comunale, avrei dato battaglia per portare questa innovazione.
E' vero, ogni lampada costa 550 Euro.
Però, i vantaggi sono di più e sono la conversione di tutta l'energia elettrica e in energia luminosa (e di conseguenza una maggiore efficienza, senza dispersioni in calore, il che produce un maggiore risparmio energetico), una riduzione delle emissioni di CO2, una minore manutenzione, con minori costi legati ad essa, per via della maggiore durata dei LED. 
Questi non sono dati inventati ma provengono dal Gruppo "Autostrade per l'Italia", che ha adottato i LED per l'illuminazione delle gallerie.
Anche l'ANAS, nelle gallerie dell'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Guardate questa foto dell'interno della nuova galleria "Sirino", nel tratto lucano dell'A3.
A3 Salerno-Reggio Calabria, galleria "Sirino". 


Questa è la differenza tra una sana politica di difesa dell'ambiente e la politica delle chiacchiere e dei veti a cose importanti, come l'energia nucleare o le infrastrutture, come le ferrovie ad Alta Velocità.
Cordiali saluti.


domenica 29 luglio 2012

La difesa dell'ambiente? Non sia una cosa ideologica!

Cari amici ed amiche.


I giudici hanno deciso di chiudere l'ILVA di Taranto e c'è chi saluta ciò come una panacea e fa battaglie ideologiche, chiedendo (addirittura) la chiusura definitiva del complesso industriale.
Ora, una cosa del genere è assurda.
Infatti, se si chiudesse il complesso industriale non ci sarebbero più parecchi posti di lavoro.
A qualcuno, però, ciò non interessa e preferisce la chiusura totale senza proporre un vera alternativa.
E' chiaro che si debbano prendere dei provvedimenti.
Ad esempio, servirà una bonifica della zona.
Tuttavia, si dovrà anche fare in modo che coloro che lavorano nell'ILVA abbiano ancora un posto.
Per esempio, si dovrà ripensare l'impianto industriale, facendo in modo che le emissioni siano ridotte e le scorie siano controllate.
E' così che si lavora.
Lo stesso discorso vale anche per altre situazioni.
Un esempio è la TAV, la ferrovia ad Alta Velocità.
Non mi riferisco solo al tratto Lione-Torino ma anche a quello nella zona mantovana.
Infatti, è giunta una notizia che dice che i Comuni bresciani della zona del la Lago di Garda siano d'accordo nel realizzare la TAV ma nel Mantovano, la mia terra.
Nei Comuni della Provincia di Mantova ci sono coloro che si sono subito opposti e che sono tentati di fare quello che si sta facendo il Val di Susa.
Ora, anche sulla TAV c'è troppa ideologia.
Si dice di essere d'accordo nel fare la TAV ma "non sul giardino di casa propria".
Così, le infrastrutture non si faranno mai.
I bresciani hanno perso un'occasione mentre tra i miei conterrenaei mantovani c'è chi non vuole coglierla ed instilla spettri e paure di vario tipo.
Eppure, la Provincia di Mantova ha bisogno di infrastrutture.
Noi mantovani abbiamo strade e ferrovie messe male e la TAV potrebbe aiutare molto.
Abbiamo importanti stabilimenti di aziende tessili (che producono calze) e industrie alimentari.
Velocizzare il trasporto di questi prodotti non sarebbe male.
Inoltre, Mantova è città d'arte e la TAV potrebbe favorire il turismo.
Un altro esempio è rappresentato dagli impianti di produzione del biogas.
Qui nel Mantovano vi è il caso dell'impianto di produzione di biogas di Castelletto Borgo.
Ora, io trovo che sia ingiusto criticare l'imprenditore agricolo che vuole realizzare l'impianto sul suo terreno.
Semmai, sarebbe da criticare il Comune di Roncoferraro che nel suo piano regolatore aveva deciso di fare fare le case su un terreno contiguo a quello in cui sarà realizzato l'impianto, senza ascoltare il parere del suo proprietario.
Inoltre, sarebbe da criticare anche la decisione di usare del mais come substrato per i microrganismi che faranno funzionare l'impianto. 
Però, l'impianto in sé non va criticato. 
Difendere l'ambiente non significa bloccare il progresso.
Mi domando cosa c'entrino canzoni come "Bella ciao" o gli inni alla Resistenza con la TAV, l'ILVA di Taranto o il Ponte sullo Stretto di Messina.
Dalla sterile presa di posizione ideologica non nasce nulla di buono.
Cordiali saluti.

sabato 9 giugno 2012

Robert Bryce, "Renewable Energy Can't Run the Cloud", in 'The Wall Street Journal' del 30/05/12, pag. 18

Cari amici ed amiche.

L'amico Filippo Giorgianni ha pubblicato questo testo di Robert Bryce.
L'ho letto e l'ho trovato interessante.
Esso recita:

«Prima della recente Offerta Pubblica Iniziale (IPO) di Facebook, i media erano ossessionati dai superlativi. È stata la più grossa IPO per una compagnia tecnologica statunitense. È stata la terza più grossa nella storia degli U.S.A. E ora l’ossessione è per le prospettive di reddito torbide della società e le possibili scorrettezze da parte dei banchieri coinvolti nell’offerta. Manca qui qualunque consapevolezza delle enormi quantità di energia elettrica che richiedono Facebook e altre compagnie tecnologiche ad alta intensità di dati. Questo fabbisogno mostra uno squilibrio fondamentale tra il mondo dei grossi dati ad alta densità di potenza e la bassa densità di produzione d’energia insita nella maggior parte dei progetti per l’energia rinnovabile. Nei documenti depositati l’1 febbraio presso la Commissione di Scambio e Sicurezza, Facebook ha dichiarato di memorizzare più di 100 peta-bytes di informazioni (cioè 100 milioni di giga-bytes). Facebook disloca questa quantità gigantesca di dati tra una manciata di centri-dati dalle dimensioni di un magazzino situati in Virginia, California ed Oregon. Il nuovo centro-dati della società è una struttura di 300 mila piedi quadrati in Prineville (Oregon) che consuma 28 megawatt, energia sufficiente per circa 28 mila abitazioni. Ciò non è insolito. La potenza necessaria per i centri-dati ha costituito un tema caldo per più di un decennio, da quando le reti elettriche locali sono state costrette ad adattarsi ai nuovi enormi carichi. Google riporta che, da solo, gestisce 11 centri-dati in 6 Stati e in 5 Paesi stranieri che richiedono circa 260 megawatt di potenza, abbastanza per 260 mila case. Quanto più si muove l’elaborazione nel “cloud” – la rete di centri-dati che trasmette informazioni e software ai nostri dispositivi mobili e ai nostri computer – tanto più l’utilizzo di energia elettrica è in crescita. I centri-dati attualmente consumano circa l’1,3% di tutta l’elettricità globale. Questo ammontare di energia, circa 277 terawatt all’ora per ogni anno, supera il consumo di energia elettrica di decine di Paesi, tra cui l’Australia e il Messico. E questa quantità di energia continuerà a crescere. L’Intel si aspetta che il numero di dispositivi connessi a internet – che vanno dagli smartphone agli individuatori GPS attivi sui container marittimi – crescerà fino a 15 milioni entro il 2015 rispetto ai 2,5 milioni di oggi. Il mese scorso, Greenpeace ha pubblicato un rapporto intitolato Come pulire il tuo cloud?. Il gruppo ambientalista ha classificato una serie di società tecnologiche, tra cui Facebook, Apple, Dell, Amazon e altre, nella percentuale di quella che definisce “energia sporca” usata dai loro centri-dati. Greenpeace – che, naturalmente, possiede una pagina su Facebook – ha dato alla compagnia di social-network una “D” per ciò che definisce “trasparenza sull’energia”. Ha anche dichiarato di aver convinto Facebook a “togliere l’amicizia” all’elettricità prodotta dal carbone. Non importa che il 40% della produzione di tutta l’elettricità globale provenga dal carbone. Consideriamo ora come potrebbe apparire l’impronta dell’“energia pulita” di uno di questi grossi centri-dati. Apple ha propagandato il proprio piano per utilizzare energia solare per aiutare a far girare il proprio imponente centro-dati di Maiden, nel North Carolina. Ma in un recente post sul blogperspectives.mvdirona.com dal titolo Amo l’energia solare ma, James Hamilton, vicepresidente e ingegnere del services team del web di Amazon, ha calcolato che la struttura di circa 500 mila metri quadrati avrebbe bisogno di circa 6,5 kilometri quadrati di pannelli solari. Egli ha notato che, in regioni densamente popolate in cui sono costruiti molti centri-dati, mettere da parte quel tipo di spazio è “ridicolo” e sarebbe particolarmente difficile perché la terra non può aver alcun albero o costruzione che potrebbero gettare ombre sui pannelli. E il vento? Un progetto eolico medio ha una capacità di generazione di energia elettrica di circa 2 watt per metro quadrato. Anche supponendo che un progetto eolico produca energia elettrica per il 100% del tempo (il che non è vero), il centro-dati di Facebook in Prineville avrebbe bisogno di un progetto eolico che copra circa 14 milioni di metri quadrati, circa 5,5 miglia quadrate, cioè circa quattro volte la dimensione del Central Park in New York City. La divaricazione tra le esigenze di potenza dei grossi centri-dati e le energie rinnovabili, beniamine del momento, è evidente. I centri-dati statunitensi stanno consumando adesso circa 86 terawatt di elettricità all’ora per ogni anno, vale a dire circa 43 volte l’energia elettrica che viene prodotta da tutti i progetti di energia solare presenti in America. L’“energia pulita” è una grande amica di Facebook, di Apple e di tutti gli altri consumatori di energia d’America, purché tutti questi consumatori, alla fine, non utilizzino troppa energia.».

Filippo conferma di essere un ragazzo intelligente ed attento.
Io penso che vi sia un vero e proprio business sulle energie rinnovabili.
Anzi, su di esse vi è più speculazione di quanto va ne sia sull'energia nucleare.
Vi invito a leggere l'articolo de "Il Corriere della Sera" che è intitolato "Le mani della mafia sull'energia eolica".
L'articolo è stato messo su Facebook da un altro ragazzo intelligente, Angelo Fazio.
Le energie rinnovabili (come solare, eolica e biogas) sono diventate fonti di guadagno, anche per la mafia.
Esse possono essere utili ma non possono coprire grossi fabbisogni energetici.
Infatti, provate ad immaginare un parco solare per dare energie ad una grossa città, come Roma, Milano o Napoli, con tutti i loro impianti industriali.
Questo parco solare dovrebbe essere enorme e non garantirebbe la piena efficienza energetica.
Inoltre, verrebbero tolti terreni all'agricoltura e si rischierebbe di deturpare il paesaggio.
Lo stesso discorso vale per una centrale a biogas fatta secondo le tecnologie più usate, quelle che usano il mais, come nel caso di Castelletto Borgo.
Immaginatevi quanti appezzamenti di terra verrebbero tolti all'agricoltura per fare il mais da usare nelle centrali a biogas.
Le energie rinnovabili possono essere utili ma non bastano per coprire il fabbisogno energetico, a prescindere dai lauti finanziamenti telematici.
A questo punto, converrebbe di più l'energia nucleare.
Cordiali saluti.


      

venerdì 1 giugno 2012

Sicurezza energetica in Italia, due parole.

Cari amici ed amiche.

Leggete il documento intitolato "Cos'è la sicurezza energica? Una riflessione preliminare".
Leggete anche questa riflessione che l'amico Angelo Fazio ha messo su Facebook:

"Il concetto di sicurezza energetica, pur variando a seconda delle epoche e delle aree geografiche, ha origine dalla constatazione che l’energia svolge un ruolo centrale nel garantire il benessere economico e la forza militare di uno Stato.
Il crescente fabbisogno energetico delle economie industrializzate e l’impossibilità di soddisfarlo attraverso la produzione interna hanno provocato la crescente dipendenza di questi Paesi dalle importazioni di materie prime energetiche – principalmente idrocarburi. Tale trend ha avuto importanti conseguenze sia sulle economie dei Paesi importatori sia su quelle dei Paesi produttori. Infatti, come le economie dei Paesi da esse dipendenti entrerebbero in crisi senza le importazioni di materie prime energetiche, analogamente le economie dei Paesi esportatori dipendono – in molti casi in maniera ancor più marcata – dagli introiti delle esportazioni. Di conseguenza, ogni riflessione relativa alla sicurezza energetica non può che prendere in considerazione tutti i Paesi coinvolti e non solo i consumatori finali.

Storicamente, la riflessione sulla sicurezza energetica ha raggiunto il grande pubblico in occasione delle crisi petrolifere degli anni Settanta e ha trovato nuova popolarità a partire dagli anni Novanta, con la fine del bipolarismo, il diffondersi del terrorismo internazionale e la rapida crescita dei Paesi in via di industrializzazione.

In Europa la sicurezza energetica è generalmente – e unilateralmente – definita come la disponibilità di energia a prezzi ragionevoli. Questa definizione si compone di due aspetti ben distinti, anche se interdipendenti. Il primo è quello dell’affidabilità (reliability) del flusso di materie prime, che dipende dall’accessibilità dei giacimenti e dal funzionamento delle infrastrutture di trasporto. Il secondo aspetto, decisamente più sfumato, è quello della ragionevolezza economica (affordability), cioè la garanzia che i prezzi non varino eccessivamente o in modo imprevedibile, mandando in crisi le economie coinvolte.

Esistono diversi fattori che hanno un impatto potenzialmente negativo sull’affidabilità degli approvvigionamenti. In particolare, l’aumento dei volumi importati da giacimenti sempre più remoti fa aumentare le probabilità che si verifichino incidenti durante il trasporto (rischio tecnico), le occasioni di compiere atti terroristici o sabotaggi (rischio criminale) e le possibilità che i flussi siano interrotti a causa di instabilità politica o per contenziosi coi Paesi di transito (rischio geopolitico).

Altri fattori, invece, riguardano non tanto la possibilità di scambiare materie prime energetiche quanto il loro prezzo. Al di là delle variazioni di breve periodo – legate spesso a speculazioni sul mercato dei prodotti finanziari collegati all’energia – ad influenzare i livelli dei prezzi sono la domanda e l’offerta di materie prime energetiche.

La contrazione dell’offerta – e il conseguente aumento dei prezzi – può essere ricondotto a due fattori: da un lato, ad un livello troppo basso di investimenti in nuova capacità produttiva, che rischia di creare delle carenze di offerta nel medio periodo – soprattutto se nel contempo la domanda di energia in alcune aree del mondo cresce rapidamente. Dall’altro, esiste anche la possibilità che i Paesi esportatori impieghino deliberatamente il loro potere di mercato per aumentare i prezzi e i profitti, o minaccino di farlo per perseguire scopi extraeconomici.

La contrazione della domanda può invece avvenire in conseguenza o di una crisi economica, che se prolungata e globale può compromettere stabilmente i livelli di domanda; oppure in seguito all’attuazione di politiche in altri settori – come quello ambientale – che abbiano ricadute dirette sui consumi di energia. Come l’aumento dei prezzi può danneggiare le economie dei Paesi importatori, specularmente un crollo della domanda può portare a gravi problemi di liquidità – e di stabilità politica – nei Paesi esportatori.

Dal momento che i fattori di rischio per la sicurezza energetica sono molteplici ed eterogenei, le misure di policy collegate non possono che agire su diversi piani. In primo luogo, vi sono le misure relative alla resilienza dei sistemi energetici nazionali, cioè alla loro capacità di assorbire gli shocks: per i Paesi importatori si tratta essenzialmente di garantire una capacità di stoccaggio adeguata e di rendere quanto più possibile equilibrato il mix energetico, nonché di proteggere infrastrutture da minacce esterne. Per i Paesi esportatori, la resilienza è invece relativa al sistema economico e si può aumentare riducendo la centralità dei proventi delle esportazioni di energia, così da attutire l’impatto di possibili shocks di prezzo o interruzioni delle forniture.

Un secondo piano a cui agiscono le politiche di sicurezza energetica è quello della gestione della dipendenza. In particolare un’efficace strategia di contenimento del rischio è quella di diversificare i partners commerciali, tanto in termini di Paese di provenienza/destinazione, quanto in termini di corridoi di trasporto.
Il terzo e più importante piano è quello della gestione dell’interdipendenza energetica. In un contesto, come quello attuale, in cui la stabilità dello scambio di risorse energetiche è cruciale per la sicurezza di tutti gli Stati coinvolti, lo strumento più efficiente per la gestione dei flussi è un mercato internazionale stabile. Di conseguenza, l’adozione di misure volte a garantire lo sviluppo dei diversi mercati energetici è parte fondamentale delle politiche di sicurezza energetica tanto dei Paesi importatori quanto di quelli produttori.".

Ringrazio Angelo di questa riflessione, che sottoscrivo.
Che il benessere di una nazione dipenda anche dal fatto che essa produca la propria energia elettrica è cosa nota.
Ora, qui in Italia, si scelse di abolire l'energia nucleare.
Il problema è che oggi noi paghiamo questa scelta e vi spiego il perché.
Noi dicemmo no alle centrali nucleari ma non portammo avanti nulla di alternativo che potesse sopperire a questa mancanza.
Oggi, noi stiamo pagando il prezzo di ciò, dovendo prendere l'energia dall'estero (Francia), il metano dalla Russia ed il petrolio dal Medio Oriente .
E' chiaro che ciò comporti dei compromessi che non sono vantaggiosi per il nostro Paese.
Ora, la situazione è resa ancora più complessa dal terremoto che ha colpito l'Emilia ed il Mantovano e che ha risvegliato antiche paure.
Basti pensare ai depositi di gas metano.
Tuttavia, una soluzione al problema va trovata, altrimenti non potremmo garantire il benessere, qualora la situazione geopolitica globale dovesse cambiare.
Oggi, qui nel Mantovano, si sta studiando il biogas.
La soluzione è interessante ma va implementata bene.
Per esempio, a Castelletto Borgo, frazione dei Comuni di Mantova e Roncoferraro,  si vuole fare un impianto che produce biogas.
La cosa in sé non è male.
Tuttavia, ci sono problemi dovuti ad un pessimo piano regolatore fatto dal Comune di Roncoferraro che mise delle zone residenziali vicine a quelle in cui si farà l'impianto e al fatto che come materia prima da fermentare (per produrre il biogas) si usi del tranciato di mais.
Questo mais andrebbe a sostituire le coltivazioni tradizionali di riso, frumento ed ortaggi.
Quindi, l'idea in sé è buona ma è stata male implementata ed oggi va rivista.
Tra l'altro, il Comune di Roncoferraro ha commesso l'altro errore di non partecipare alla Conferenza dei Servizi.
Lo stesso discorso vale l'impianto di teleriscaldamento "Fossil Free Energy", che fu fatto nel 2007, qui a Roncoferraro.
Riguardo a questo impianto, feci una relazione in collaborazione con il Comitato di Roncoferraro dell'Associazione Civica Mantovana nel 2011
In pratica, il Comune di Roncoferraro costruì un impianto che sarebbe dovuto andare a cippato di legna che viene bruciato.
Ora, questo impianto ha mostrato parecchi difetti.
Ad esempio, il cippato deve essere comprato da fuori, poiché il Mantovano è molto antropizzato e non ci sono alberi sufficienti da cui ricavarlo.
Questa aumenta i costi.
Inoltre, il clima umido fa sì che il cippato renda meno.
Vi è anche il problema dell'aria inquinata dal PM10.
Vi sono anche dei difetti nell'impianto.
In pratica si spesero tanti soldi ed il Comune si indebitò per realizzare un impianto .
Quindi, io penso che si debba fare una riflessione sulle politiche energetiche.
Cordiali saluti. 




mercoledì 23 maggio 2012

Biogas di Castelletto Borgo, la schizofrenia del partito Democratico Mantovano


Cari amici ed amiche.

Sulla Gazzetta di Mantova è apparso un articolo che parla del caso dell'impianto di produzione di biogas che si vorrebbe costruire a Castelletto Borgo, una frazione del comune di Roncoferraro e di quello di Mantova.
Di questa cosa ne hanno parlato molti.
Basti leggere quello che c'è scritto su questo blog, l'articolo intitolato "Centrale a biogas di Castelletto Borgo, un chiarimento".
L'anno scorso, giovedì 30 giugno, c'era stata una riunione organizzata una riunione, in cui il sindaco di Roncoferraro, Candido Roveda, aveva praticamente detto che non poteva fare nulla per impedire la costruzione di questa centrale.
Io ero presente.
In pratica, il sindaco aveva avuto il classico atteggiamento pilatesco, poiché aveva detto di comprendere le preoccupazioni dei cittadini ma che ne contempo non avrebbe potuto fare nulla.
Intanto, il Comitato dei cittadini di Castelletto Borgo (che non vuole l'impianto) aveva iniziato ad attaccare l'imprenditore che voleva costruire questo impianto.
Ora, sulla Gazzetta di Mantova è comparso l'articolo che dice che la sezione di Mantova del Partito Democratico aiuterà il Comitato dei cittadini di Castelletto Borgo, pagando le spese per il ricorso al TAR.
Mi sembra una posizione schizofrenica.
La Provincia di Mantova è governata dal Partito Democratico, come il Comune di Roncoferraro.
Fino a circa due anni fa, anche il Comune di Mantova era governato dal centro sinistra.
Qualcuno di questi organi avrà dato l'autorizzazione all'imprenditore agricolo che oggi vuole fare questa centrale?
La maggior parte di questi organi è gestita dal Partito Democratico, lo stesso che oggi ha detto di volere aiutare il Comitato dei cittadini di Castelletto Borgo, che non vuole l'impianto.
Tra l'altro, il Comune di Roncoferraro aveva fatto un Piano Regolatore che non era stato condiviso dall'imprenditore agricolo.
In pratica, il Comune gli aveva messo le case vicino.
Quindi, la colpa di questo pateracchio non è stata dell'imprenditore agricolo.
In pratica, c'è una guerra tra un Comitato di cittadini, che certamente ha ragione a temere per la salubrità del suo territorio, ed un imprenditore, che fa il suo legittimo interesse.
Anche lui ha ragione.
L'errore è stato commesso dalle istituzioni che non hanno evitato questa situazione.
Innanzitutto, il Comune di Roncoferraro avrebbe dovuto ascoltare anche le ragioni dell'imprenditore.
Inoltre, durante la riunione del 30 giugno, mi risulta che il sindaco abbia che il Comune non abbia partecipato alla Conferenza dei Servizi.
Questo non va bene.
Alle Conferenze dei Servizi si deve partecipare.
Esse sono i luoghi in cui gli stakeholders si confrontano e cercano le soluzioni per dirimere le questioni.
Ora, il Partito Democratico aiuta il Comitato dei cittadini di Castelletto Borgo.
Questa è schizofrenia.
Cordiali saluti.

mercoledì 16 maggio 2012

Nucleare, il Giappone torna sui suoi passi!

Cari amici ed amiche.

Gli anti-nuclearisti hanno festeggiato, quando si è diffusa la notizia dell'abbandono dell'energia nucleare da parte del Giappone.
Ora, pare che qualcuno nel Paese del Sol Levante abbia fatto marcia indietro.
Leggete l'articolo della Reuters che è intitolato "Japan assembly agrees to restart reactors, hurdles remain".
Infatti, un'assemblea municipale di un centro abitato ad ovest di Osaka ha deciso di fare riaccendere i reattori.
Questa è una buona notizia.
Infatti, sul nucleare è stato fatto del terrorismo psicologico.
Casi come quello di Chernobyl o Fukushima avvengono perché ci sono situazioni particolari.
Normalmente, una centrale nucleare non fa danni.
Anzi, basti pensare che ci sono situazioni ben più pericolose.
Qui nella Provincia di Mantova c'è la ex-Montedison.
Lo sapete che su questa azienda (che oggi è del gruppo Enichem) c'è un processo, per via dei numerosi casi di cancro?
Ci si spaventa di una centrale atomica e non ci si spaventa di situazioni simili.
Inoltre, bisogna essere un po' pragmatici.
Il Giappone ha deciso di spegnere le centrali atomiche ma poi dovrà trovare un rimedio per sostituire l'energia che prima era prodotto con l'atomo e che, con lo spegnimento delle centrali nucleari, verrà inevitabilmente a mancare.
Senza energia elettrica non si produce.
Quindi, piantiamola con certa retorica.
Cordiali saluti.


mercoledì 11 aprile 2012

LA FREGATURA DEL FOTOVOLTAICO-COMMENTO ALL'ARTICOLO DI FRANCO BATTAGLIA

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo sull'energia fotovoltaica che ho trovato sul "Minzolini Fan Club"  di Facebook e che è stato scritto da Franco Battaglia:

"Lo scorso venerdì il parlamento tedesco ha tagliato del 40% le sovvenzioni al fotovoltaico (Fv). Non possiamo che gioirne, ma avrebbero dovuto tagliare del 100%. Nei mesi precedenti, tra grandi e piccole, decine di aziende tedesche del settore erano fallite.Anche di questo gioiamo: dobbiamo comprendere che il Fv è una cancrena che sta divorando l’economia mondiale, peggio di quanto non faccia la camorra e noi se fallisce la camorra gioiamo.
Certo, il guappo camorrista perde il proprio «posto di lavoro» ma le cancrene vanno estirpate, anche con interventi dolorosi, se non si vuole che perisca l’intero corpo. Ricordate la green-economy , qui in Italia magnificata dai Prodi e dai Pecoraroscani, da Legambiente e da Greenpeace, da Repubblica e dal Corsera , e ora anche dai Monti e, con nostra sorpresa, dai Clini? Avrebbe dovuto creare migliaia di posti di lavoro, la greeneconomy , no? Sono anni che avvertiamo -vox clamantis in desertoche essa non è né green né economy. In Germania, dicevo, aziende ( si fa per dire) come Solar Millenium, Solon, Solarhybrid, Q-Cells, hanno portato i libri contabili in tribunale e messo sulla strada migliaia di lavoratori. Tutto prevedibile. Il problema è che a occuparsi di energia, in Europa come in Italia, v’è una pletora di incompetenti, quando non peggio.
In Italia, soprattutto, non mancano né gli incompetenti né chi è peggio degli incompetenti, e sovente gli uni e gli altri sono incarnati nella stessa persona. Prendiamo il governo dei tecnici. Per bocca del ministro all’Ambiente,ha dichiarato che in Italia il travaso di denaro pubblicoagli spacciatori di Fv continuerà finché i costi di produzione elettricada esso e da carbone si uguaglieranno. Ciò che il ministro non comprende è che se egli continua a insistere col suo insano programma, la cosa certamente accadrà, nel senso che il prezzo del chilowattora da carbone si sarà elevato a quello da Fv. Egli ci sta obbligandoa pasteggiare con caviale e champagne finché non avremo denaro per pane e lambrusco.
Il ministro Clini va perdonato perché è un medico, di energia nulla sa e palesemente confonde il chilowatt col chilowattora. Epperò fa il ministro. Proviamo a spiegarlo anche a lui, come abbiamo tentato di fare invano coi suoi predecessori:il Fv per la produzione elettrica è una colossale frode, signor Ministro, e non bisogna farvi alcun affidamento, neanche se i pannelli Fv fossero gratis. Circostanza, quest’ultima, che dovrebbe dissipare ogni dubbio, no? Parrebbe di sì, ma nessun ministro ci sente da quest’orecchio. Il che mi è incomprensibile, visto che questi ministri fanno giuramento di fedeltà all’interesse del Paese. Ma che giurano a fare? Pensate, in questi anni, grazie a una legge del 2007 del governo Prodi, abbiamo impegnato 70 miliardi in impianti Fv che producono tanto quanto produce un impianto a carbone che costa 2 miliardi. Monti non aveva bisogno di fare alcuna manovra, doveva solo cancellare definitivamente le sovvenzioni agli spacciatori della fraudolenta tecnologia, equiparandoli agli spacciatori di denaro falso. Perché è fraudolenta? La ragione è banale.

Il picco di massima potenza elettrica assorbita dal Paese (60 gigawatt) occorre nelle prime ore della sera, quando fa buio e il Fv conta zero. Per soddisfare quel picco devono esserci- tutti- gli impianti convenzionali (gas, carbone, nucleare, idroelettrico). Una volta che questi impianti per soddisfare la domanda di picco ci sono ( e ci sono perché devono esserci), essi sono in grado di soddisfare anche la domanda non di picco, per cui ogni altro impianto alternativo risulta inutile. Come dire: se avete l’auto potete evitare di avere la bicicletta, ma non viceversa.
Se vi concedete anche la bicicletta è perché essa costa 100 a fronte di un’auto che costa 20.000; ma il Fv è una bicicletta che costa 400.000. Allora, illudersi di creare «posti di lavoro» nel settore del Fv equivale a illudersi di crearli assumendo squadre d’operai che di giorno scavino buche e di notte le ricoprano. Non bisogna essere bocconiani per comprendere che non è così che funziona.
È proprio un peccato che questo governo di tecnici si stia rivelando, anche nel settore energetico, un governo di incompetenti. 

Franco Battaglia".

Io penso che la vera fregatura sia l'avere spacciato l'energia fotovoltaica per una panacea, una soluzione che avrebbe risolto il problema energetico in Italia, dicendo no all'energia nucleare.
In sé, l'energia fotovoltaica può essere utile ma non è una panacea.
Inoltre, per fare un parco solare bisogna occupare del terreno, terreno che verrebbe tolto all'agricoltura.
Per finire, mettere i pannelli solari sui tetti degli edifici può non essere una soluzione.
Pensate, ad esempio, a come sarebbe deturpata una chiesa antica con dei pannelli solari sul tetto.
La green economy si può fare.
Ad esempio, l'illuminazione pubblica potrebbe essere fatta con i diodi LED.
Io, qui a Roncoferraro (in Provincia di Mantova), ho proposto di sostituire le attuali lampade SAP con diodi LED.
Questa è l'istanza che l'anno scorso avevo fatto al Comune di Roncoferraro:

"PROPOSTA PER LA PUBBLICA ILLUMINAZIONE

Alla cortese attenzione del signor Sindaco, Candido Roveda, dei signori Assessori e Consiglieri del Comune di Roncoferraro (Mantova).

Oggetto: Proposta di miglioramento della pubblica illuminazione nel Comune di Roncoferraro (Mantova), con l'adozione delle lampade a diodi LED.

ISTANZA

Egregio signor Sindaco ed egregi signori Assessori e Consiglieri comunali.

Il mio nome è Antonio Gabriele Fucilone. Ai sensi degli articoli 13 e 14 dello Statuto comunale e della legge 241 del 1990, vorrei fare una proposta riguardo alla gestione e al miglioramento degli impianti di pubblica illuminazione sul territorio del nostro Comune.
Vorrei proporre, infatti, l'adozione delle lampade a diodi LED, che potrebbero sostituire le attuali lampade SAP (lampade a sodio ad alta pressione). Le lampade LED garantirebbero una maggiore efficienza, poiché non disperdono l'energia impiegata in calore ma la trasformano tutta in luce.
Già molti centri abitati hanno adottato i LED. Esempi sono Torraca (in provincia di Salerno) e Galati Mamertino (in provincia di Messina). Quest'ultimo paese è stato da me visitato.
Inoltre, il Gruppo “Autostrade per l'Italia” spa ha adottato l'uso dei LED per l'illuminazione delle gallerie. Solo nel 2010 sono state fatte ben 10.179 installazioni e ben 17.000 corpi illuminanti sono stati installati. Questo ha inciso anche sulla riduzione delle emissioni di CO2 che è pari a 2.073 tonnellate. Queste informazioni possono essere trovate nella “Carta dei Servizi” del Gruppo “Autostrade per l'Italia” spa. Tra l'altro, l'uso dei LED è stato esteso anche nelle gallerie dell'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, come nel caso della galleria “Moio”, che si trova presso Cosenza. Il costo dell'installazione dei LED verrebbe ammortizzato facilmente perché corpi illuminanti di questo tipo richiedono una minore manutenzione. Viste le questioni di bilancio e la vostra sensibilità verso i temi ambientali, credo che sia opportuno tenere conto anche di questa mia proposta.
Cordiali saluti.

Roncoferraro (Mantova).../.../......
                                                                                Antonio Gabriele Fucilone".

Tra l'altro, mi sono informato presso il Comune di Galati Mamertino (uno dei comuni che usano i LED, in Provincia di Messina) e ho saputo che una lampada a diodi LED costa 550 Euro.
Il suo costo, però, si ammortizza poiché un LED dura di più.
Questo è un esempio virtuoso di green economy.
Pertanto (mi rivolgo agli amministratori roncoferraresi), quando metteremo i diodi LED?
Sono disponibile ad un confronto sul tema.
Invece, di togliere terreni agricoli o di deturpare edifici con pannelli fotovoltaici, facciamo una seria politica di efficienza energetica.
Cordiali saluti. 

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.