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sabato 9 giugno 2012

Robert Bryce, "Renewable Energy Can't Run the Cloud", in 'The Wall Street Journal' del 30/05/12, pag. 18

Cari amici ed amiche.

L'amico Filippo Giorgianni ha pubblicato questo testo di Robert Bryce.
L'ho letto e l'ho trovato interessante.
Esso recita:

«Prima della recente Offerta Pubblica Iniziale (IPO) di Facebook, i media erano ossessionati dai superlativi. È stata la più grossa IPO per una compagnia tecnologica statunitense. È stata la terza più grossa nella storia degli U.S.A. E ora l’ossessione è per le prospettive di reddito torbide della società e le possibili scorrettezze da parte dei banchieri coinvolti nell’offerta. Manca qui qualunque consapevolezza delle enormi quantità di energia elettrica che richiedono Facebook e altre compagnie tecnologiche ad alta intensità di dati. Questo fabbisogno mostra uno squilibrio fondamentale tra il mondo dei grossi dati ad alta densità di potenza e la bassa densità di produzione d’energia insita nella maggior parte dei progetti per l’energia rinnovabile. Nei documenti depositati l’1 febbraio presso la Commissione di Scambio e Sicurezza, Facebook ha dichiarato di memorizzare più di 100 peta-bytes di informazioni (cioè 100 milioni di giga-bytes). Facebook disloca questa quantità gigantesca di dati tra una manciata di centri-dati dalle dimensioni di un magazzino situati in Virginia, California ed Oregon. Il nuovo centro-dati della società è una struttura di 300 mila piedi quadrati in Prineville (Oregon) che consuma 28 megawatt, energia sufficiente per circa 28 mila abitazioni. Ciò non è insolito. La potenza necessaria per i centri-dati ha costituito un tema caldo per più di un decennio, da quando le reti elettriche locali sono state costrette ad adattarsi ai nuovi enormi carichi. Google riporta che, da solo, gestisce 11 centri-dati in 6 Stati e in 5 Paesi stranieri che richiedono circa 260 megawatt di potenza, abbastanza per 260 mila case. Quanto più si muove l’elaborazione nel “cloud” – la rete di centri-dati che trasmette informazioni e software ai nostri dispositivi mobili e ai nostri computer – tanto più l’utilizzo di energia elettrica è in crescita. I centri-dati attualmente consumano circa l’1,3% di tutta l’elettricità globale. Questo ammontare di energia, circa 277 terawatt all’ora per ogni anno, supera il consumo di energia elettrica di decine di Paesi, tra cui l’Australia e il Messico. E questa quantità di energia continuerà a crescere. L’Intel si aspetta che il numero di dispositivi connessi a internet – che vanno dagli smartphone agli individuatori GPS attivi sui container marittimi – crescerà fino a 15 milioni entro il 2015 rispetto ai 2,5 milioni di oggi. Il mese scorso, Greenpeace ha pubblicato un rapporto intitolato Come pulire il tuo cloud?. Il gruppo ambientalista ha classificato una serie di società tecnologiche, tra cui Facebook, Apple, Dell, Amazon e altre, nella percentuale di quella che definisce “energia sporca” usata dai loro centri-dati. Greenpeace – che, naturalmente, possiede una pagina su Facebook – ha dato alla compagnia di social-network una “D” per ciò che definisce “trasparenza sull’energia”. Ha anche dichiarato di aver convinto Facebook a “togliere l’amicizia” all’elettricità prodotta dal carbone. Non importa che il 40% della produzione di tutta l’elettricità globale provenga dal carbone. Consideriamo ora come potrebbe apparire l’impronta dell’“energia pulita” di uno di questi grossi centri-dati. Apple ha propagandato il proprio piano per utilizzare energia solare per aiutare a far girare il proprio imponente centro-dati di Maiden, nel North Carolina. Ma in un recente post sul blogperspectives.mvdirona.com dal titolo Amo l’energia solare ma, James Hamilton, vicepresidente e ingegnere del services team del web di Amazon, ha calcolato che la struttura di circa 500 mila metri quadrati avrebbe bisogno di circa 6,5 kilometri quadrati di pannelli solari. Egli ha notato che, in regioni densamente popolate in cui sono costruiti molti centri-dati, mettere da parte quel tipo di spazio è “ridicolo” e sarebbe particolarmente difficile perché la terra non può aver alcun albero o costruzione che potrebbero gettare ombre sui pannelli. E il vento? Un progetto eolico medio ha una capacità di generazione di energia elettrica di circa 2 watt per metro quadrato. Anche supponendo che un progetto eolico produca energia elettrica per il 100% del tempo (il che non è vero), il centro-dati di Facebook in Prineville avrebbe bisogno di un progetto eolico che copra circa 14 milioni di metri quadrati, circa 5,5 miglia quadrate, cioè circa quattro volte la dimensione del Central Park in New York City. La divaricazione tra le esigenze di potenza dei grossi centri-dati e le energie rinnovabili, beniamine del momento, è evidente. I centri-dati statunitensi stanno consumando adesso circa 86 terawatt di elettricità all’ora per ogni anno, vale a dire circa 43 volte l’energia elettrica che viene prodotta da tutti i progetti di energia solare presenti in America. L’“energia pulita” è una grande amica di Facebook, di Apple e di tutti gli altri consumatori di energia d’America, purché tutti questi consumatori, alla fine, non utilizzino troppa energia.».

Filippo conferma di essere un ragazzo intelligente ed attento.
Io penso che vi sia un vero e proprio business sulle energie rinnovabili.
Anzi, su di esse vi è più speculazione di quanto va ne sia sull'energia nucleare.
Vi invito a leggere l'articolo de "Il Corriere della Sera" che è intitolato "Le mani della mafia sull'energia eolica".
L'articolo è stato messo su Facebook da un altro ragazzo intelligente, Angelo Fazio.
Le energie rinnovabili (come solare, eolica e biogas) sono diventate fonti di guadagno, anche per la mafia.
Esse possono essere utili ma non possono coprire grossi fabbisogni energetici.
Infatti, provate ad immaginare un parco solare per dare energie ad una grossa città, come Roma, Milano o Napoli, con tutti i loro impianti industriali.
Questo parco solare dovrebbe essere enorme e non garantirebbe la piena efficienza energetica.
Inoltre, verrebbero tolti terreni all'agricoltura e si rischierebbe di deturpare il paesaggio.
Lo stesso discorso vale per una centrale a biogas fatta secondo le tecnologie più usate, quelle che usano il mais, come nel caso di Castelletto Borgo.
Immaginatevi quanti appezzamenti di terra verrebbero tolti all'agricoltura per fare il mais da usare nelle centrali a biogas.
Le energie rinnovabili possono essere utili ma non bastano per coprire il fabbisogno energetico, a prescindere dai lauti finanziamenti telematici.
A questo punto, converrebbe di più l'energia nucleare.
Cordiali saluti.


      

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Ringrazio un caro amico di questa foto.