Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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Visualizzazione post con etichetta Poesie da me composte. Mostra tutti i post
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mercoledì 28 agosto 2019

sabato 27 luglio 2019

Amor Christiani regis/ L'amore di Cristiano re

D'Oldenburgensis famigghia...
humanae litterae arti...
Danae rex Christianus custruìu...
comu da Diu vulutu 'n suvranu...
ma accussì 'nnammuratu...
pirchì l'amata ci ammazzaru...
da raggia sempri fu pigghiatu...
et tanti chiddi funu ca moriru.

Italiano:

Della famiglia di Oldenburg...
delle umane lettere...
di Danimarca re Cristiano costruì...
come da Iddio voluto un sovrano...
ma così innamorato...
perché l'amata gli ammazzarono...
da rabbia sempre fu pigliato...
e tanti quelli furono che perirono.



Questa mia poesia parla di un amore tormentato: l'amore tra re Cristiano II di Danimarca (1° luglio 1481-25 gennaio 1559) e Dyveke Sigbritsdatter, la quale divenne la sua amante nel 1507.
Egli rimase innamorato di questa donna anche dopo il matrimonio con Isabella d'Asburgo (18 luglio 1501-19 gennaio 1526).
Quest'ultima era la sorella dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V (24 febbraio 1500-21 settembre 1558). 
Questa situazione divenne insostenibile per la moglie, sia politicamente (vista l'influenza di Dyveke sul re) sia umanamente.
Citando un caso più recente, quello del principe di Galles Carlo, sua moglie Diana e l'amante Camilla, matrimonio fu certamente un po' affollato.
Alla fine, Dyveke morì avvelenata l'11 luglio 1517.
Il re fu preso da collera ed individuò il colpevole nel nobile Torben Oxe, che fu condannato a morte.
Questo, forse, potrebbe avere contribuito a fare perdere la stabilità mentale al re che passò alla storia come sanguinario, specie in Svezia, ove fece il famoso "Bagno di Sangue di Stoccolma" nel 1520. 




mercoledì 17 luglio 2019

sabato 22 giugno 2019

Nica Hierusalem/ La piccola Gerusalemme

Pì persecutio accussì fuiri...
cum vuluntati 'n terra di Toscana...
vinniru...et cum sapientia...
li giudii 'n Pitijjanu...
ca accussì s'attrovaru...

venerdì 14 giugno 2019

L'arvulu/L'albero

Cum una strata 'n frunti...
lu munnu ci passau et camminau...
ma chiantatu stesi...
et lu munnu nun visti...l'arvulu...
et accussì...sulu...cadìu...
cum duluri...et sulu...pì ogni piu...
duci certu fu la gratia di Diu.

Italiano:

Con una strada in fronte...
il mondo gli passò e camminò...
ma piantato sette...
ed il mondo non vide...l'albero...
e così...solo cadde...
con dolore...e solo...per ogni pio...
dolce certo fu la grazia d'Iddio.

Questa mia poesia, scritta in maccheronico-siciliano ed in italiano, è stata scritta "a quattro mani", con l'amica Silvia Morelli.
Durante una conversazione, Silvia ha affermato: "Non sei mica un albero piantato a terra...".
Da questa frase, mi è venuto in mente di scrivere codesta poesia.
Mentre la scrivevo, mi è venuto in mente un albero che parecchio tempo fa stava qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, sulla strada che porta alla frazione di Nosedole.
Sotto quell'albero, un salice, vi era un'edicola con la raffigurazione della Vergine Maria delle Grazie.
L'edicola esiste ancora.
Quell'albero si seccò e divenne spettrale.
Poi, cadde.
Poi ne crebbe un altro ma è stato tagliato poco tempo fa.
Il vecchio albero vide passare di fronte a sé tanta gente ma fu sempre da solo.
Forse, una persona farebbe bene a viaggiare, per conoscere varie situazioni.
Una cosa del genere è scritta anche sulla Bibbia.
Penso anche a San Paolo, il quale viaggiò per mezza Europa.
Se un giorno trovassi un buon lavoro (non uno stage) ed avessi il giusto compenso di ciò, mi piacerebbe viaggiare.
Mi piacerebbe vedere posti nuovi...e quelli a cui sono particolarmente legato, come la Sicilia.
Mi piacerebbe visitare luoghi in Italia, come Pontremoli, Ancona, Viterbo, Roma e la certosa di Padula, in Provincia di Salerno, e all'estero, come Cipro e Gerusalemme.
Vorrei proprio riscattare la mia persona.
Almeno, avrei maggiori possibilità di non finire i miei giorni da solo e con dei rimpianti.
Infatti, qui a Roncoferraro c'è chi dice che io finirò in solitudine i miei giorni su questa Terra.
Io spero di poterlo smentire.

sabato 1 giugno 2019

Lu cantu dâ bottana 'n Sancta Sophia/ Il canto della meretrice in Santa Sofia

Entrata dei crociati in Costantinopoli, incisione di Gustave Doré (6 gennaio 1832-23 gennaio 1883)
Cum spata...ca arrivau...
dâ Cruci lu cavaleri...
et ogni cosa rubbau...
accussì 'n Nova Roma...

lunedì 13 maggio 2019

Nunc et semper/Ora e sempre

Cum l'amata accussì vivìu...
d'aeternum amuri...cum viritati...
Petrus lu nobbili...et cum gratia...
et forti si fici certu...
poscia ancu la morti...
divotu 'n Turris Clara...

venerdì 19 aprile 2019

Iskariôtes/ Iscariota

Cappella degli Scrovegni, Padova, Giuda riceve il pagamento del suo tradimento, Giotto (1267-8 gennaio 1337)
Amuri...ca nun appi...
nec humana amicitia...
Iskariôtes...granni tradituri...
et pì so' culpa...su 'nu populu...

venerdì 12 aprile 2019

domenica 24 marzo 2019

Auguri, Silvia!

Faccio i miei più sentiti auguri (con affetto vero e stima autentica) all'amica e collaboratrice Silvia Morelli, la quale oggi compie i suoi 38 anni.

martedì 12 marzo 2019

giovedì 14 febbraio 2019

Lu castìu di Gradara/ Il castigo di Gradara

Quel giorno più non vi leggemmo avante-Gustave Doré (1832-1883) 
"Amor ch'a nullo amato amar perdona
mi prese del costui piacere sì forte
che come vedi ancor non mi abbandona.

Amor condusse noi ad una morte
Caina attente chi a vita ci spense
Queste parole da lor ci fuor porte.".

Dû Sciancatu 'n cor la spata...
comu la morti...certu 'n Gradara...
mali ancora ci faci...tantu...
cchiù a Paulu et Francisca...
accussì 'n aeternum...duru...
comu di Diu castìu...lu 'Nfernu...
pirchì sanza amuru lu Sacramentu...
cilibratu fu...et l'autri...
a vidiri 'n amuri...comu duluru.

Italiano:

"Amor ch'a nullo amato amar perdona
mi prese del costui piacere sì forte
che come vedi ancor non mi abbandona.

Amor condusse noi ad una morte
Caina attente chi a vita ci spense
Queste parole da lor ci fuor porte."

Dello Sciancato in cuor la spada...
come la morte...certo in Gradara...
male ancora fa...tanto...
più...a Paolo e Francesca...
così in eterno...duro...
Come di Dio castigo...l'Inferno...
perché senza amore il Sacramento...
celebrato fu..e gli altri...
a vedere in amore...come dolore.

Dante Alighieri (tra il 21 maggio ed il 21 giugno 1265-tra il 13 ed il 14 settembre 1321) fece bene a collocare la vicenda di Paolo e Francesca nel Canto V dell'Inferno della "Divina Commedia".
Quel pezzo famoso del canto in questione è l'epigrafe della mia poesia.
La vicenda riguardò Paolo Malatesta (1246-1285) e Francesca da Polenta (1259 o 1260-1285) ancora oggi ci tocca da vicino.
Francesca da Polenta fu la figlia del signore di Ravenna Guido il Vecchio (ante 1250-1310).
Questi la diede in sposa al figlio del signore di Rimini Mastin Malatesta (1212-1312), Giovanni, detto Gianciotto (tra il 1240 ed il 1244-1304).
Gianciotto era deforme sciancato.
Ora, il matrimonio tra i due fu fatto per procura e le veci di Gianciotto furono fatte dal fratello di questi, Paolo.
Purtroppo, la sorte fece un brutto scherzo.
Paolo e Francesca si innamorarono.
Gianciotto venne a sapere della cosa ed uccise il fratello e la moglie nel castello di Gradara, in Provincia di Pesaro-Urbino.
Si dice che il fantasma di Francesca sia presente nel castello (che visitai) nelle notti di plenilunio.
Ora, il binomio amore e morte fu abbastanza frequente nella grande storia.
Penso, per esempio, al re d'Inghilterra Enrico VIII (28 giugno 1491-28 gennaio 1547), che fece morire due delle sei mogli.
Per certi versi, io non invidio chi è innamorato...vista la storia.
Questa è la mia riflessione per il giorno di San Valentino.


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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.