Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Visualizzazione post con etichetta Politica e cultura.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Politica e cultura.. Mostra tutti i post

domenica 24 maggio 2020

Ai comunisti: "Leggete l'Utopia!"



Stamane, ho acquistato su Amazon il libro scritto da San Tommaso Moro (Saint Thomas More, 7 febbraio 1478-6 luglio 1535) che è intitolato "L'Utopia"

venerdì 8 marzo 2013

La verità sull'8 marzo

Cari amici ed amiche.

Prima di incominciare a parlare dell'argomento in questione, desidero esprimere la mia vicinanza all'amica Irene Bertoglio, la cui nonna è ammalata.

martedì 2 ottobre 2012

Pier Paolo Ottonello, "Ideologia e ideazione", in Idem, "La barbarie civilizzata"

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amico Filippo Giorgianni ha messo questo testo molto interessante che è stato scritto da Pier Paolo Ottonello e che è intitolato  "Ideologia e ideazione", in Idem, "La barbarie civilizzata"":

domenica 19 agosto 2012

Vendesi Italia...a prezzo conveniente!




Cari amici ed amiche.

L'Italia è un Paese ricco di potenzialità.
In Italia c'è circa il 50% del grande patrimonio artistico mondiale, senza contare tanta parte di quel patrimonio artistico italiano che oggi si trova fuori dall'Italia, a cominciare (ad esempio)  dalla Monna Lisa, opera di Leonardo da Vinci che si trova nel Palazzo del Louvre, a Parigi.
L'Italia fu la culla del Rinascimento e fu terra di grandi uomini d'arte, di scienza e di cultura, come Jacopone da Todi, Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo Buonarroti, Girolamo Segato, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi e Renato Dulbecco.
Le opere d'arte italiane ispirarono i grandi architetti internazionali.
Un esempio fu Inigo Jones l'architetto inglese vissuto nel XVI secolo che fece opere architettoniche ispirate a quelle di Andrea Palladio.
L'italiano è grande per la sua creatività, cosa che, per esempio, non hanno i tedeschi, che in compenso hanno un forte senso dell'organizzazione.
Inoltre, anche i piccoli centri italiani hanno opere invidiabili.
Ad esempio, basti pensare ad Alatri, un Comune della Provincia di Frosinone, che ha antiche strutture di dimensioni ciclopiche che pare siano state fatte da antichi popoli mediorientali.
Eppure, la classe dirigente italiana non valorizza ciò.
Basti pensare al fatto che solo l'1,3% dei soldi dati allo Stato vada alla ricerca scientifica, uno dei settori più importanti per fare in modo che un Paese sia competitivo.
Una cosa del genere è inammissibile in altri Paesi, come Regno Unito, Stati Uniti d'America ed Israele, Paesi che hanno delle eccellenze in quel campo e che danno dei finanziamenti assai più cospicui alla ricerca scientifica.
Attenzione, non si intenda che con i termini "classe dirigente" mi riferisca solo ai politici italiani.
Basti pensare al fatto che i contributi privati dati alla ricerca scientifica in Italia corrisponda solo allo 0,7%.
In Paesi come Regno Unito, Stati Uniti d'America ed Israele, i privati danno sovvenzioni ben più alte alla ricerca scientifica.
In pratica, tanta parte delle aziende italiane non dà alcun sostegno all'innovazione e, piuttosto che rischiare innovandosi, punta a rimanere in piccolo.
Anche l'avere detto no a progetti importanti, come quello dell'energia nucleare, sta portando delle brutte conseguenze.
Questo, da una parte, genera la fuga dei cervelli all'estero e, dall'altra, la disoccupazione dei giovani.
Sono disoccupato e parlo con cognizione di causa. 
Così, noi stiamo "svendendo" i cervelli ad altri Paesi.
Questi si rafforzano e noi ci indeboliamo.
La classe politica ha le sue colpe.
Essa ha pensato a conservare sé stessa, senza fare delle riforme e chi avrebbe voluto fare delle riforme serie è stato sempre fermato.
Ora, la politica è commissariata dai tecnici.
Questi ultimi fanno l'interesse di quel Paese che si è posto come leader dell'Unione Europea (e che tutti noi conosciamo) e vorrebbero svendere molti immobili.
Non vorrei che ora ci fosse anche una spoliazione di tutto il capitale architettonico ed artistico.
Ciò sarebbe una grande tragedia ed il nostro Paese non perderebbe solo i cervelli ma anche la sua arte e la sua storia.
Bisogna cambiare rotta o l'Italia non esisterà più.
Quando una nazione svende la propria storia, essa cessa di esistere.
L'amico Fabio Trinchieri ha messo sul suo blog "Zoom Italia" un articolo intitolato "Derubare i poveri: ieri il terzo mondo, oggi tocca a noi". 
Leggetelo!
Noi stiamo diventando un Paese del Terzo Mondo, grazie a questi "Europeisti" che non stanno facendo l'interesse dell'Italia
Cordiali saluti. 


                                                     



lunedì 26 marzo 2012

UNA RISPOSTA A TONY BLAIR

Cari amici ed amiche.

Se pur in ritardo, vorrei dare una risposta all'ex-Primo Ministro britannico Tony Blair che, durante la puntata speciale della trasmissione "Ballarò" che era dedicata alle dimissioni del presidente Berlusconi , aveva detto che nella politica di oggi serve la praticità e non l'essere di destra o di sinistra.
Entro certi termini, Blair ha detto il vero.
Tuttavia, egli non ha tenuto conto di un piccolo fattore.
Infatti, l'Italia non è la Gran Bretagna.
Qui in Italia, nel bene e nel male, le ideologie contano.
Storicamente, è sempre stato così.
Pensiamo all'antica Roma e allo scontro tra la fazione di Mario e quella di Silla (82 B.C) oppure agli scontri tra guelfi e ghibellini (nel Medio Evo) o a quello tra Bigi, Arrabbiati, Piagnoni e Palleschi (nella Firenze di Girolamo Savonarola 1490-1498), fino allo scontro tra filo-asburgici ed anti-asburgici (nell'Italia del nord) e tra garibaldini ed anti-garibaldini nel XIX secolo, come anche gli scontri tra fascisti ed antifascisti all'inizio del secolo scorso.
Non mi risulta che dopo il 1688 (anno della "Gloriosa Rivoluzione), in Inghilterra ci sia stata una situazione simile.
Pur tra mille contraddizioni, come il caso dei cattolici e dell'"Act of Settlement" del 1701, in Inghilterra ci fu una pacificazione e, ad eccezione della questione nordirlandese (che certamente fu grave), non ci furono tensioni mal sopite e pronte ad esplodere tra partiti e fazioni politiche.
Qui in Italia, invece, anche nel nostro secolo, si può anche morire di politica.
Pensiamo a Marco Biagi (24 novembre 1950-19 marzo 2002) il giuslavorista che fu ucciso dalla nuove Brigate Rosse dieci anni fa.
Inoltre, Blair non ha tenuto conto di un'altra questione.
In Gran Bretagna non c'è mai stato un partito comunista forte come il Partito Comunista Italiano, partito che è stato a lungo la causa di tensioni.
In verità, quello che è stato affermato da Blair altro non è stato che una conferma del fatto che tra la scuola politica britannica e quella europea vi sia uno "spread" molto elevato.
La scuola politica britannica è figlia di una lunga tradizione incominciata con l'Eptarchia anglosassone (450-850 AD) e che passò attraverso la stesura della Magna Charta Libertatum (1215), l'Habeas Corpus del 1679 ed il Bill of Rights del 1689 e, fatti salvi alcuni suoi passaggi (come il martirio di re Carlo I Stuart che avvenne nel 1649), la storia della politica inglese non fu caratterizzata da eventi violenti.
In Italia, invece, come nel resto d'Europa, la politica moderna è figlia di un processo storico caratterizzato da fatti molto discutibili, la Rivoluzione francese del 1789.
Questo processo viene visto da molti come una conquista di civiltà.
In realtà, esso fu una vera menzogna che ingannò il popolo.
Esso, infatti, non portò maggiori diritti al popolo ma portò semplicemente una classe politica che puntò a distruggere il potere preesistente e che aprì le porte al populismo e al totalitarismo.
Esso volgarizzò la politica e portò al potere la parte peggiore del popolo.
Ideologie malvagie e perniciose (come nazismo e comunismo) sono figlie della Rivoluzione francese, un processò che puntò anche alla divinizzazione dello Stato.
In Italia, oltre a ciò vi furono anche l'endemica conflittualità della politica ed un altro processo storico molto discutibile,il processo di unificazione del 1861 che avvenne con la spedizione di Giuseppe Garibaldi.
Quanto fatto da Garibaldi, infatti, fu la cosa più vergognosa ed indegna da un punto di vista storico e politico.
Egli, infatti, attaccò il Regno delle Due Sicilie, che era uno Stato sovrano, anche ricorrendo all'aiuto della mafia.
Inoltre, egli agì contro ciò che avrebbe potuto unire realmente il nostro Paese, la Chiesa cattolica.
Quindi, egli generò uno scontro tra Stato e Chiesa, oltre ad avere posto le basi dello scontro tra Nord e Sud del Paese.
L'atteggiamento dei sindacati e dei partiti comunisti fu un ulteriore fattore di conflittualità.
Questa è la storia della nostra politica, una politica ben lontana da quella britannica.
Cordiali saluti.






martedì 28 febbraio 2012

SATIRA





Cari amici ed amiche.

Guardate l'immagine e leggete la seguente didascalia:

"E il popolo maledetto di Inboca tornò a Cristo.Ciò avvenne grazie ad un professore, Marius.Egli riuscì a fare scappare Dagon, il noto falso dio marino che è citato anche nella Bibbia.Volete sapere come fece?Egli decise di tassare tutti ...i tesori che Dagon aveva in fondo al mare.Nulla poté la preghiera di Dagon, quella che recitava: "Ia Ia Catulu Fataga!" Marius recitò la sua formula: "Rigore, crescita ed equità".Ciò ricordò a Dagon che non aveva pagato l'IMU e l'IRAP!Non appena sentì questo Dagon disse:"Oh cavolo! Mi ha fregato! M'ha pizzicato!"Dopo di che, il dio filisteo scappò! Sentendosi abbandonati e di fronte ad una simile minaccia, gli abitanti di Inboca tornarono a Cristo!Non avrebbero potuto fare altrimenti, visto che il professore aveva deciso di tassare anche il loro oro!Il film è avvicente!Ni migliori cinema faranno vedere "Dagon 2 la secta del mar-la vendetta del professor Marius".Quando sentirete "Rigore, crescita ed equità", incominciate a pregare il buon Dio!E' l'unica cosa che vi salverà!"

Su Facebook, ho messo un' immagine che ho creato prendendo spunto da una locandina di un film che ho trovato molto discutibile (Dagon-la mutazione del male, http://youtu.be/fjN3ztEL9Cg) e ho provato a farne qualcosa di simpatico.


Su Facebook, c'è il mio amico Morris Sonnino che è "specializzato" in foto satiriche.

Molte di esse mi hanno fatto tenere i fianchi dalle risate.

La satira è uno strumento prezioso per fare capire alla gente cosa sia la politica, con tutti i vizi e le virtù.

Pensiamo ad Aristofane (450 BC-385 BC) con la sua opera "Le vespe".

In quest'opera, il noto commediografo greco prende in giro la giustizia, nei personaggi Filocleone e Badilcleone.

Leggete il testo, seguendo il link http://www.filosofico.net/aristofvespe42.htm.

Anche il commediografo latino Tito Maccio Plauto (255 BC. – 184 BC) fu autore di racconti satirici.

Basti pensare al "Miles gloriosus" ("Soldato fanfarone") è una parodia dell'esercito che, com'è noto, nell'antica Roma ebbe un ruolo politico molto forte.


Anche la Divina Commedia di Dante Alighieri (che fu scritta tra il 1304 ed il 1321) fu un esempio di satira.

Basti pensare a come Dante trattò Papa Bonifacio VIII, il Papa che, per certi versi, causò il suo esilio, in quanto sostenitore dei "guelfi neri", la fazione contraria ai "guelfi bianchi", quella del poeta fiorentino.

Non parliamo poi di Giovanni Boccaccio (1313-1375).

Nel suo "Decameron" viene illustrato uno spaccato della società ad egli contemporanea.

Qui tutta la società medioevale viene presa in giro e lo fece in modo così veemente che all'epoca fu censurato.

Un personaggio emblematico fu Frate Cipolla, il personaggio che riesce a voltare la beffa in suo favore.

In questo personaggio si nota una certa volontà di prendere in giro la Chiesa di allora da parte dell'autore.

Anche William Shakespeare (1564-1616) fece delle opere satiriche.

L'esempio fu "Tanto rumore per nulla".

Essa è ambientata a Messina e in essa si nota una presa in giro molto arguta verso gli Spagnoli, che furono nemici dell'Inghilterra.

Anche alcuni scritti di George Gordon Byron (1788-1824) fu un esempio di satira.

Leggete questa mia poesia con l'epitaffio scritto da Byron sulla tomba di lord Castlereagh:




LORD CASTLEREAGH


"Posterity will ne' er survey

A nobler grave than this:

Here lie bones of Castlereagh

Stop traveller, and piss".


Petri! Sì..petri funu...et chiummu...

su di lu so' sepolcru lu marmuru chì scrivìu...

lu pueta Ghjorghju...cusì di gran raggia...

cuntru iddu, Rubertu vicecomes di Castlereagh,

libbiru...chì vuliti lu populu rumanu...cù Diu...

et cuntru di Francia la gran blasphemia travagghiu...

ché forti fù fora...ma di tinti palori iddu murìu...

com' unu cavaleri...chì unu briganti ammazzau!



Forse, se non ci fossero state simili opere, non ci sarebbero stati gli spettacoli del Bagaglino,

come il telefilm "Hazzard", il noto telefilm americano in cui il boss J.D. Hogg (interpretato dal compianto Sorrell Booke) cerca in tutti i modi di incastrare i Duke.

J.D Hogg è una delle parodie del politici moderni, con la sua grassezza e la sua avidità che l'hanno reso noto.

Non ci sarebbero neppure "Striscia la notizia", il noto telegiornale satirico che va in onda su "Canale 5", e la parodia de "Gli Sgommati" , la parodia dei politici fatta con pupazzi.

A volte, si riesce a capire la politica e la società ridendoci sopra.

Cordiali saluti.

mercoledì 1 febbraio 2012

L'ABORTO, E' UN VERO CRIMINE!


Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del "TGCOM 24" che riporta questa notizia intitolata "Milano, mette incinta una escort e la fa rapire per l'aborto: arrestato manager Deutsche Bank".
Ringrazio l'amico Riccardo Di Giuseppe che mi ha fatto trovare la notizia su Facebook.
Questa notizia riporta l'arresto di un manager della Deutsche Bank che ha messo incinta una escort a Milano.
Marco Pracca, il manager in questione, della filiale italiana della Deutsche Bank è stato arrestato perché accusato di avere fatto rapire la sua amante (una escort) per farla abortire
Ora, faccio una riflessione.
Io penso che l'aborto sia un crimine.
Che colpa ha quel bambino che la escort porta in grembo?
Gli unici che possono avere delle colpe sono i genitori.
Inoltre, gli abortisti dicono che l'aborto sia una scelta libera delle donne che "hanno il diritto di esprimere la loro femminilità".
Ora, il caso in questione dimostra il contrario.
Quella dell'aborto è una concezione maschilista che vede nella donna non una compagna per tutta la vita e la madre dei suoi figli ma un oggetto, una bambola da usare per il proprio piacere.
Le donne che si piegano a ciò non sono diverse da quelle che indossano il buqa o che sono sottomesse in certi Paesi islamici, così come gli uomini che fanno ciò non sono diversi da quelli che, sempre in certi Paesi islamici, sottomettono le donne.
Allora, riflettiamo!
Cordiali saluti.

lunedì 28 novembre 2011

ITALIA, GLI ERRORI SI PAGANO!

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, il mio articolo intitolato "RAI International, può essere salvata solo privatizzando la RAI" ha ricevuto questo commento dall'amica Nanda Cozzi, una nostra connazionale che risiede in Canada:

"Ben detto Antonio! La cosa che non capisco è che spendono una fortuna per pagare certi stipendi d' oro (esempio: 2 milioni di Euro per Fazio) e poi dicono che c'è la crisi e devono tagliare quel poco che ha RI. Purtroppo io penso che agli Italiani e a tutti i politici non interessano gli italiani all'estero. I politici ne hanno bisogno solo per i voti. Non capiranno MAI che siamo la più grande pubblicità per il made in Italy. La privatizzazione dei canali è un'ottima idea ma come l'acqua e il problema dell'energia nucleare...non accetteranno mai. ".

Concordo con quanto sostenuto da Nanda.
Gli errori fatti in passato si pagano e noi li stiamo pagando.
Ad esempio, se venisse privatizzata la RAI, l'Italia avrebbe dei risparmi considerevoli.
Infatti, non avrebbe più il costo di una TV pubblica e verrebbero aboliti certi enti, come la Commissione parlamentare di Vigilanza.
La RAI è un carrozzone come sono dei carrozzoni anche altri enti, come le aziende municipalizzate che gestiscono l'acqua o il gas.
Con il referendum del 12 e del 13 giugno scorso, il popolo ha deciso di mantenere la gestione pubblica dell'acqua.
Oggi, vista la crisi che c'è, una cosa del genere non è più sostenibile e, se si votasse in questo periodo, il risultato potrebbe essere molto diverso.
La gestione pubblica dell'acqua non è un bene, specie se ad essere senza soldi sono gli enti pubblici.
Spesso e volentieri si fa della demagogia ed il popolo cade nella trappola, salvo poi doversi pentire in seguito.
Se l'acqua fosse gestita da enti privati, le amministrazioni pubbliche (come i Comuni) avrebbero minori spese.
La soluzione dell'attuale siuazione di crisi richiede maggiori liberalizzazioni e privatizzazioni.
Anche per quanto riguarda la politica energetica, l'Italia ha commesso un grosso errore.
Oggi, la Francia sta rivalutando molto l'energia nucleare perché le attuali condizioni richiedono l'autonomia energetica.
Noi (sempre con quel referendum del 12 e del 13 giugno) abbiamo deciso di non portare avanti i progetti di realizzazione di impianti nucleari.
Però, noi pagheremo il prezzo di ciò.
Infatti, continuiamo a dipendere dagli altri Paesi e, di fatto, non abbiamo una "sovranità energetica".
Anche sugli Italiani all'estero, concordo con Nanda.
Oggi, qui in Italia ci si preoccupa da dare la cittadinanza agli immigrati mentre i nostri connazionali emigrati all'estero vengono lasciati a loro stessi.
Eppure, gli Italiani all'estero sono una risorsa per il Made in Italy.
Pensiamo, ad esempio, alla ristorazione.
Lo sapete, ad esempio che pare che il vincitore della nona edizione di Hell's Kitchen, Paul Niedermann, abbia origini italiane?
Inoltre, sparsi su mezzo mondo vi sono parecchi ristoranti italiani.
Si sa, la cucina italiana è il frutto di una grande cultura, come direbbe anche il buon Gordon Ramsay, uno che ha molto sale in zucca. Infatti, molto spesso propone la cucina italiana. Ramsay non è uno stupido!
Basti pensare, ad esempio, dietro ad una forma di Parmigiano-Reggiano vi è una grande storia, storia di monaci che, per conservare il latte, iniziarono a produrre questo grande formaggio.
Inoltre, pensiamo anche alla scienza, campo in cui i ricercatori italiani che lavorano nelle università si fanno valere inglesi, americane e di altri Paesi.
Cito, ad esempio, il professor Riccardo Giacconi.
Pensiamo anche agli imprenditori italiani (o italo-discendenti) che vivono in vari Paesi e che hanno sempre mostrato grande eccellenza, riuscendo anche a sfondare!
Cito, ad esempio, Buddy Valastro, il noto pasticcere.
Cito anche i numerosi calciatori italo-discendenti, come Javier Zanetti, Fabian Carini o Edinson Cavani.
Gli Italiani nel mondo si sono sempre distinti per creatività e passione.
Invece, noi che stiamo qui in Italia rincorriamo l'immigrato che spesso ci toglie ricchezza.
Non voglio sembrare razzista ma è così.
Infatti, spesso e volentieri, l'immigrato investe i soldi che guadagna qui da noi nel suo Paese d'origine.
Per carità di Dio, non è una cosa illegale ma è un dato di fatto che ciò tolga ricchezze al nostro Paese.
Spesso e volentieri, l'Italia si è mostrata una "cattiva imprenditrice di sé stessa".
Un cattivo imprenditore, infatti, è quello che non fa ricerca di cose nuove, si tiene ciò che non produce e che non sfrutta le potenzialità che ha.
Un cattivo imprenditore merita di fallire.
Cordiali saluti.





sabato 1 ottobre 2011

SECESSIONE? NO, GRAZIE MA... (Commento alle parole del presidente Giorgio Napolitano)




Cari amici ed amiche.

Rispondendo alle domande di studenti e docenti, durante un suo discorso presso l'Università "Federico II di Napoli", il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dice no ad ogni idea di secessione del Paese. Ha definito ciò fuori dalla storia e ha detto che nella Costituzione non c'è spazio per una via democratica alla secessione.
Ora, voglio fare un breve commento.
Io penso che nessuno voglia veramente la secessione. Forse, nemmeno la gran parte dei leghisti vuole realmente la secessione.
Tuttavia, l'attuale sistema statuale ha dei problemi che sono molto vecchi e che non possono più essere ignorati.
La nostra storia, purtroppo, è piena di errori ed uno di questi fu fatto nel XIX, nel Risorgimento.
Il Risorgimento fu il più grave errore della Storia italiana.
Il processo di unificazione fu, di fatto, un'annessione operata dal Regno di Sardegna ai danni degli altri Stati Italiani.
E' storicamente appurato e documentato, ad esempio, che, qui nel Mantovano, la "Guerra d' indipendenza" del 1848 fosse stata condotta non dalla popolazione locale ma da ceti intellettuali, massoneria e quant'altro che non erano nemmeno mantovani. Per lo più, erano piemontesi e toscani, con la collaborazione dei Francesi.
Ai contadini e al resto della popolazione mantovana non interessava nulla.
Dunque, da qui parte una riflessione.
Inoltre, va ricordato che il Regno delle Due Sicilie era ricco e prospero.
Garibaldi, per controllare la Sicilia, ebbe l'aiuto della mafia. Questo è storicamente appurato. Ad esempio, la storia parla di un ex-garibaldino, un tale Gaspare Mosca che, per sbarcare il lunario, si aggregò alla compagnia di guitti di Pepé Rizzotto.
La fonte da cui ho preso questa informazione è il libro della Selezione Reader's Digest "Europa Misteriosa".
Il declino del Sud Italia iniziò dal 1861 e si protrasse con le politiche di Giolitti (che favorì le varie forme di criminalità organizzata) e nel fascismo fino alle politiche assistenzialiste del XX che, di fatto, fecero ingrassare certi ceti politici corrotti.
Mussolini tentò di combattere la mafia e nel 1924 nominò Cesare Mori come di Trapani. Mori lavorò alacremente contro la criminaltà organizzata ed ebbe successo. Peccato, però, che cinque anni dopo Mussolini rimosse Mori perché questi era diventato molto popolare ed il duce aveva paura di essere offuscato. Il Sud fu di nuovo lasciato a sé stesso, di fronte alla criminalità che parassitava questa parte del nostro Paese.
Il fascismo fu anche un peccato di superbia.
Oggi stiamo pagando il prezzo di tutto ciò.
Abbiamo un Sud che non più in grado di produrre ricchezza ed un Nord oberato dal fisco.
E' logico che così non si possa più andare avanti e che vi sia un fragile equilibrio che potrebbe spezzarsi, con conseguenze imprevidibili.
E' ora di cambiare rotta!
Serve il federalismo e sono contento del fatto che il presidente Napolitano abbia visto di buon occhio tale situazione.
Con il federalismo, ogni ente locale e lo Stato centrale saranno responsabilizzati e saranno tagliati gli sprechi.
Io penso che solo il federalismo possa unire realmente l'Italia.
Allora, si lavori perché ci sia, finalmente, un'Italia federale.
Solo così si potrà salvare anche il Sud.
Cordiali saluti.

lunedì 12 settembre 2011

ARTICOLO DI RICCARDO GHEZZI, "LE RADICI DEL RAZZISMO DEL '900? MARX ED ENGELS", IL COMMENTO

Le radici del razzismo del ’900? Marx ed Engels

C’è qualcosa di strano negli “anti-razzisti” in bandiera rossa con falce e martello dei giorni nostri. Qualcosa che non torna. Come al solito, quel qualcosa che non torna è la scarsa conoscenza della storia dei compagni.
Già, perché gli “anti-razzisti” di oggi, che ideologicamente si rifanno al comunismo e ai teorici Marx ed Engels, ignorano che il razzismo del ’900 ha dei padri che sono vissuti un secolo prima: Marx ed Engels, per l’appunto.
Due pensatori razzisti, neppure troppo velatamente. Basterebbe studiarli per saperlo, ma certo non si può pretendere che marxisti o engelsiani leggano opere e aforismi dei loro beniamini.

Lo studio dei testi di Marx ed Engels ci mostra che il genocidio, razziale o di classe, è una teoria propria al socialismo

L’ha scritto il filosofo e politico francese Jean-François Revel nella sua prefazione al libro «La littérature oubliée du socialisme» di George Watson.
Aveva ragione.
Engels, nel 1849, invocava lo sterminio degli ungheresi che si erano ribellati all’Austria. Lo scriveva in un articolo pubblicato sulla rivista diretta proprio dal suo amico Karl Marx, la «Neue Rheinische Zeitung». Lo stesso articolo sarà riportato da Stalin, nel 1924, in «Fondamenti del Leninismo», in realtà spudoratamente copiato da un saggio del segretario Ksenofontov, al quale è stata vietata la pubblicazione della sua opera (troppo simile a quella che Stalin aveva spacciato per farina del proprio sacco) prima di essere fatto fucilare negli anni ’30. Ma non andiamo fuori tema.
Engels desiderava candidamente l’estinzione di ungheresi, serbi e altri popoli slavi, e poi ancora baschi, bretoni e scozzesi.
In «Rivoluzione e controrivoluzione in Germania», pubblicato nel 1852 sulla stessa rivista, era Marx in persona a chiedersi come fare per sbarazzarsi di “queste tribù moribonde, i boemi, i corinzi, i dalmati, ecc…”.
Il concetto di autodeterminazione dei popoli non era proprio ben visto da Marx ed Engels, per usare un eufemismo.
Ma Engels ha rincarato la dose nel 1894. In una lettera ad uno dei suoi corrispondenti, W. Borgius, l’intellettuale comunista tedesco scriveva:

Per noi, le condizioni economiche determinano tutti i fenomeni storici, ma la razza è anch’essa un dato economico

La “razza”. Chi l’avrebbe detto. Cosa Engels volesse intendere, l’ha chiarito meglio nel suo Anti-Duhring:

Se, per esempio, nel nostro paese gli assiomi matematici sono perfettamente evidenti per un bambino di otto anni, senza nessun bisogno di ricorrere alla sperimentazione, non è che la conseguenza dell’eredità accumulata. Sarà al contrario molto difficile insegnarli a un boscimane o a un negro d’Australia

Parole che farebbero impallidire persino il tanto vituperato (dai compagni) Mario Borghezio. La superiorità razziale dei bianchi è una verità scientifica per i fondatori del socialismo, ed anche per i loro adepti.
H. G. Wells e Bernard Shaw, intellettuali socialisti del ’900 e grandi ammiratori dell’Unione Sovietica, per esempio rivendicavano il diritto di liquidare fisicamente le classi sociali che ostacolavano o ritardavano la Rivoluzione socialista. Stupiscono soprattutto le parole di Bernard Shaw riportate sul periodico The listener nel 1933, con le quali invitava scienziati e chimici a “scoprire un gas umanitario che causa la morte istantanea e senza dolore, insomma un gas «civile» , mortale ma umano, sprovvisto di crudeltà”. Anche il nazista Adolf Eichmann, durante il processo a Gerusalemme nel 1962, ha invocato in sua difesa il carattere umanitario dello zyklon B, usato per uccidere le vittime della Shoah.

Torniamo a Marx. Egli, ebreo auto-rinnegato, definiva il suo rivale e critico Ferdinand Lassalle con queste parole:

Vedo ora chiaramente che egli discende, come mostrano la forma della sua testa e la sua capigliatura, dai Negri che si sono congiunti agli Ebrei al tempo della fuga dall’Egitto, a meno che non siano sua madre o sua nonna paterna che si sono incrociate con un negro. L’importunità di quell’uomo è altresì negroide.

E poi ancora:

Il negro ebreo, un ebreo untuoso che si dissimula impomatandosi e agghindandosi di paccottiglia dozzinale. Ora questa mescolanza di giudaismo e germanesimo con un fondo negro debbono dare un bizzarro prodotto

Léon Poliakov, storico e filosofo francese di origine russa vissuto nel ’900, così ha definito Marx:

Marx restava influenzato dalle gerarchie germanomani, si rifaceva all’idea dell’infuenza del suolo di Trémaux, un determinismo geo-razziale che fondava agli occhi di Marx l’inferiorità dei negri

Lo stesso si potrebbe dire per Engels. Impossibile pretendere che gli scalmanati dei centri sociali, armati di spranghe e bandiera rossa, sappiano queste cose. Ma che almeno coloro che si rifanno alle idee di Marx ed Engels abbiano il buon gusto di non definirsi “anti-razzisti”.


Cari amici ed amiche.

Sul blog "Questa è la Sinistra italiana" è comparso questo articolo interessante di Riccardo Ghezzi. L'ho messo qui sopra, in modo che tutti possiate leggerlo. Ringrazio l'amica Stefania Ragaglia, un'altra brava ragazza, che l'ha messo su Facebook. Quella marxista è un'ideologia razzista. E' un'ideologia fondata sullo scontro tra ricchi e poveri che fa del razzismo, come quello religioso, in nome dell'ateismo. Addirittura, i vari "intellettuali" di sinistra, parlano di "teorie antropologiche" che vedono i comunisti superiori agli altri. Questa è idea è già una forma di razzismo. Infatti, non esiste solo il razzismo di natura etnica o religiosa ma anche quello di natura culturale e sociale. Quando il comunista parla di certe "categorie persone cattive" (come gli imprenditori o i commercianti) da contrapporre ad altre, fa un discorso razzista. Quando il comunista, con il suo linguaggio forbito, definisce "stupido" o "ignorante" chi la pensa in modo diverso da lui oppure "cerca di fargli capire le cose", fa un discorso razzista. Quando il comunista "invoca" la patrimoniale per colpire determinate categorie di persone, fa un discorso razzista. Il comunismo è un'ideologia che si fonda sullo scontro. E' un'ideologia manichea che vede il bene solo dalla sua parte ed il male in tutto il resto. Il comunista si dice libero ma, in realtà, è schiavo della sua ideologia e della sua spocchia. Questa è la vera "essenza del comunismo".

Cordiali saluti.

giovedì 1 settembre 2011

DESTRA, SINISTRA E CRISTIANESIMO, COMMENTO ALLE NOTE DI FILIPPO GIORGIANNI



Cari amici ed amiche.

Oggi voglio parlarvi della destra e della sinistra, usando anche due bellissime note che l'amico Filippo Giorgianni ha scritto su Facebook.
Questo è il testo della prima nota:

"Si è sopra argomentato che la modernità coincide con la capacità di autodeterminazione dell’individuo – e più in generale dei soggetti sociali. Ebbene, per la sinistra tale autodeterminazione è possibile in forza di una critica che la fa emergere dal dato, sentito sempre come limitante. Per la destra, al contrario, coincide con un dato da portare alla luce. Per la sinistra perché l’individuo possa realizzarsi deve poter superare la propria datità. Per la destra, quella stessa datità viene normativizzata, assunta a criterio. [...] L’etica della sinistra muove da una negazione della dimensione fattuale, quella di destra dalla sua valorizzazione. La destra punta all’assolutizzazione normativa di un dato. La sinistra alla negazione normativa di qualunque dato. [...] Da una parte si cerca di dare concretezza a un’astrazione; dall’altra di generalizzare e di astrarre una dimensione che appare come concreta, fattuale. Da una parte, il criterio universale è pensato nella prospettiva del superamento dei limiti di fatto che costringono l’individuo; dall’altra, il criterio universale è pensato come una realtà di fatto, ineludibile e che deve essere riconosciuta. La vera soggettività del soggetto è per la sinistra qualcosa che continuamente sporge dal soggetto reale. Per la destra, invece, è qualcosa che coincide con il soggetto reale. Infatti, semplificando, cosa hanno in comune la sinistra liberale e il marxismo se non la negazione della dimensione fattuale, in nome di criteri normativi (anche se tra di loro inconciliabili) a essa esterni? E cosa accomuna la destra liberale e il fascismo se non l’evidenziazione di datità (anch’esse tra di loro inconciliabili) ritenute imprescindibili, che volta a volta vengono considerate criteri normativi? [...] cosa mi assicura, nel momento in cui traccio il segno che identifica la mia identità, che io non stia facendo un torto, volta a volta, alla mia datità, oppure alle possibilità che essa contiene, che da essa sporgono? Destra e sinistra si connotano come due diversi atteggiamenti, o propensioni, rispetto a tale problema: per la destra, l’individuo deve essere così perché è così; per la sinistra, anche se è così, deve essere diversamente. [...] In questo senso, destra e sinistra sono anche identità, sono tradizioni culturali. E, in questo senso, sembrano poter coincidere con contenuti specifici, la sinistra con l’emancipazione, con l’eguaglianza, con il progresso, ecc.; la destra con il radicamento, la libertà, la conservazione, ecc. [...] La sinistra, però, è doppiamente artificialista, dal momento che, nel decidere su cosa l’individuo sia, preme l’acceleratore sul superamento di ciò che appare un dato. In questo senso è più facile che sia progettuale, laddove la destra è maggiormente fattuale. [...] Se questo è vero, allora ne consegue che, in senso stretto, un olismo di sinistra è impossibile. Poiché la sinistra tende a non riconoscersi nel dato, a mostrare ciò che da esso continuamente sporge, è evidente che tendenzialmente il suo atteggiamento, se coerente, sarà sempre critico nei confronti di qualsiasi organizzazione sociale, la quale, per potersi dare in quanto tale, deve di necessità porsi come qualcosa di dato. Se pensiamo, ad esempio, al comunismo del Marx dei Manoscritti, balzerà immediatamente all’occhio che la società comunista non è descrivibile, proprio perché in essa l’individuo è pensato come pura autodeterminazione, come pura libertà. Nella famosa espressione marxiana, “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”, le capacità non sono reali e i bisogni non sono reali. [...] Molto significativa è, a questo riguardo, la critica che Adorno muove all’autenticità, al suo uso assolutizzante: “autenticità non è il nome di una qualità reale specifica, ma resta formale e relativa al suo contenuto che in essa è tralasciato o addirittura respinto (...). Essa non dice nulla dell’essenza di una cosa, ma dice se, e in che misura, una data cosa corisponde a ciò che è già presupposto nel suo concetto, in implicita contrapposizione con ciò che la cosa è in apparenza”. [...] Perciò anche l’individuo, le sue capacità e i suoi bisogni, eccedono sempre le forme che concretamente si danno all’interno di una data struttura sociale [...]. Per Adorno, l’universale è sempre parziale, mai pienamente tale. Al contrario, il rischio della destra è quello di non riuscire a essere, in senso stretto, individualistica. Se la destra, infatti, propende per riconoscere il soggetto come qualcosa di dato, tendenzialmente a essa sfugge la natura dell’individuo, la sua tensione all’autodeterminazione. Come esempio paradigmatico, si rifletta sul seguente passo di Edmund Burke: “in questa età illuminata, io sono abbastanza audace da confessare che noi inglesi siamo generalmente uomini dotati di sentimenti ineffabili: invece di gettar via tutti i nostri vecchi pregiudizi, li coltiviamo affinché si sviluppino in un grado considerevole; e, cosa ancor più vergognosa, li coltiviamo proprio perché sono pregiudizi; e quanto più a lungo ci resistono e ci si impongono, tanto più li coltiviamo. Abbiamo paura di mettere al mondo degli uomini per poi lasciarli interagire ognuno con la propria riserva di ragione; perché sospettiamo che tale riserva sia piccola, e gli individui farebbero meglio ad avvalersi della banca e del capitale globale delle nazioni e dei propri padri”. [...] rispetto alla domanda “dove inizia l’individuo?”, abbiamo, da una parte, la tendenza assoluta a far coincidere individuo e dato (Burke), e, dall’altra, l’impossibilità di dire alcunchè di preciso e di concreto (Adorno). Nel primo caso, avremmo il ritorno alle società pre-moderne – gli individui sono ciò che sono, indipendentemente dalla loro capacità di autodeterminazione – (Burke), dall’altra lo sconfinamento in un ideale utopico e mai realizzabile – gli individui sono ciò che debbono e possono essere – (Adorno).»".

Questo è il testo della seconda:

"Di quando in quando, alcuni vogliono fare della destra un’altra sinistra; una sinistra contro la sinistra; combattere la sinistra nella stessa maniera che la sinistra combatte la destra. Senza vedere che questo combattimento e questa maniera sono l’essenza stessa della sinistra, sono il suo crimine ed il peggiore dei mali politici, il più mortale per le società civilizzate. Si è di sinistra per organizzare un’aggressione: contro la ingiustizia, dice la sinistra, e d’altra parte è spesso vero. Ma la mobilitazione ideale ed astratta contro l’ingiustizia s’incarna in una guerra ai responsabili, reali o supposti, dell’ingiustizia; in una strategia, simultaneamente, per impadronirsi del potere, di tutti i poteri, dato che il potere ed i poteri sono ritenuti necessari per vincere l’ingiustizia fino nelle cause. Così la sinistra è rivoluzionaria, si costituisce per rovesciare gli uomini e le istituzioni che sono nello Stato, nella professione, nella società. Di fronte a questo, si è di destra dapprima per legittima propria difesa, e per rendere colpo per colpo, è normale: la legittima difesa soprattutto di un corpo sociale dilaniato dall’aggressione della sinistra, ovvero minacciato da perirne, anche quando l’aggressione ha preso per tema o pretesto una reale ingiustizia. [...] La destra, una volta gettata suo malgrado nelle lotte civili, si distingue per un’assenza pressoché costante di senso politico, se con questo si intende l’attitudine a conciliarsi l’opinione pubblica. Istituita dalla sinistra come la categoria sociale degli sfruttatori, dei retrogradi e dei traditori, la destra reagisce allora come categoria morale, come partito morale che ha in orrore la rivalità dei partiti, il loro fracasso grossolano, la loro fabbrica di calunnie. La destra è sensibile innanzitutto ai sentimenti morali: la virtù del patriottismo, l’onestà (l’onestà di bilancio dell’ortodossia economica, niente deficit, niente svalutazioni), la vita familiare, l’ordine, la sicurezza; la legge morale naturale. La sinistra si distingue per il senso politico parlamentare, elettorale, agitatore. Senso politico contro senso morale, la partita non è politicamente uguale. [...] La sconfitta: la destra si trova ordinariamente vinta nel combattimento sinistra contro destra. Dal 1789, essa ha riportato delle vittorie tanto rare quanto provvisorie, ha subito delle sconfitte numerose e durature. Perché la regola di questo combattimento, perché la sua stessa esistenza costituisce già la sconfitta della destra e la sua sconfitta più grave. Da quando si battono una sinistra ed una destra, la destra ha perso l’essenziale, che è di non battersi tra membri di una stessa comunità politica. Ma questo la destra non lo sa abbastanza chiaramente. La destra vinta nelle elezioni o nelle rivoluzioni riflette sulla sua sconfitta e vuole trarne la lezione. Ne trae spesso la lezione che avrebbe dovuto battersi meglio, ma vi si prepara alla rovescia: imita la sinistra, la sua opposizione, le sue rivendicazioni, la sua propaganda, la sua organizzazione di lotta civile; ed è, in questo, infinitamente maldestra perché si è sempre battuti quando si agisce contrariamente alla propria vocazione. Ed è ugualmente battuta, salvo quando l’avvenimento, la guerra, la catastrofe (cioè Dio stesso) le restituiscono il potere o una piccola parte del potere; come nel 1815, nel 1871, nel 1940 in Francia. Allora la nazione è chiamata dall’avvenimento ad una espiazione; la sinistra la persuade che è inganno e tradimento. E tutto ricomincia, in una maniera o nell’altra, sorniona o brutale, ma è sempre il combattimento politico che si insinua o si impone, il combattimento sinistra contro destra e la contro-rivoluzione fallisce. La destra non capisce che se è stata battuta non è affatto perché si è battuta male: sì, si è battuta male, ma è anche vero che essa è condannata in una battaglia che non è la sua, ed è stata battuta perché questa battaglia ha avuto luogo. [...] In politica la sinistra non può che vincere e la destra che convincere. La destra lo sa male; la sinistra, che lo sa meglio, ha un bisogno vitale di dissimularlo, quindi di impedire il dialogo e la conversazione, di escludere e di ghigliottinare, di interdire e di imprigionare, ma sempre in nome del dialogo, della libertà, dell’umanità. Non è Luigi XVI che fa sparare sul popolo; non è Carlo X; quando in Portogallo il regime di Salazar è rovesciato, il numero dei prigionieri politici aumenta. Il 14 luglio 1789 vi erano in tutto sette prigionieri nella Bastiglia, noi ne festeggiamo ancora la presa poco gloriosa da parte di coloro che stanno sviluppando le carcerazioni e le esecuzioni. La Russia dello Zar, dell’ukase e dello knout non fa eccezione: la rivoluzione comunista vi ha moltiplicato il numero ed aggravato la sorte dei deportati politici. Quando possono parlare in modo calmo e distinto, senza l’ostruzionismo dei clamori organizzati, gli uomini politici non di sinistra guadagnano il consenso generale. Anche per Luigi XVI bisogna coprire la sua voce con il rullo dei tamburi, anche Maria Antonietta, così calunniata, così detestata, si attira al suo processo la simpatia e la comprensione di un pubblico ostile e bisogna sospendere l’udienza. [...] Quando la destra imita i metodi politici della sinistra, è una sconfitta supplementare della destra ed una supplementare vittoria della sinistra. La destra non sa più che cosa è: si crede un partito o una fazione, provvisto di un programma più ragionevole degli altri, studiato più prudentemente e seriamente, meno mentitore e meno demagogico, ultimo resto delle antiche virtù della sua vocazione e si impegna tutta intera in una strategia per il potere. [...] Ma ogni strategia per il potere, e l’idea stessa di una tale strategia, sono di sinistra e piegarsi a questa è l’essenziale dell’educazione politica dell’uomo di sinistra. Prendere il potere o cercare di impadronirsene è l’atto più fondamentalmente rivoluzionario. L’uomo di destra tradisce la sua vocazione da quando accetta, fosse pure per finta o per tattica, di considerare il potere come cosa che si prende. Ogni potere che è preso cambia per questo natura, diviene sovversivo. Per ogni uomo che è di sinistra, per ogni uomo secondo la natura e la vocazione umane, il potere è cosa che si subisce o alla quale si obbedisce, che si sfida qualche volta o che si ignora o infine che si riceve, se lo si riceve, ma mai, giammai, che si prende. Non si prende il potere, lo riceve da Dio. Quando lo si prende lo si disfa nelle proprie mani, lo si snatura e ci si meraviglia in seguito che le vecchie nazioni d’Europa siano divenute ingovernabili. Prendere il potere vuol dire rovesciare il potere esistente e più spesso lo si rovescia, meno autorità conserva. Senza autorità morale, i governi moderni non governano più che attraverso la menzogna ed il timore. E sarà così e sempre più così, finché non sarà stato soppresso il giuoco sinistra-destra.»".

Ora, faccio le mie considerazioni, da uomo di destra quale sono.
Per la prima nota, Giorgianni ha usato un testo di Ambrogio Santambrogio mentre per la seconda ha utilizzato un testo di Jean Madiran, un giornalista che scrive articoli per il giornale "Present", una testa vicina al partito "Front National". Ora, vorrei dire il mio parere. Il concetto di destra e sinistra si evolse nel tempo. La destra rappresenta la continuità o l'evoluzione lineare di una determinata situazione politica e culturale mentre la sinistra rappresenta la rivoluzione o lo stravolgimento della stessa. In realtà, i due concetti sono molto più sfumati e le differenza non sono così marcate.
Un esempio è rappresentato dalla Riforma protestante. Per tanti versi, essa fu di sinistra. Infatti, ove si affermò, il protestantesimo cambiò il culto e spezzò il governo del Papa e dei vescovi. Inoltre, esso assunse il carattere di una rivoluzione sociale, carattere che si manifestò nel 1524, con la rivolta dei contadini, e con la presa di Munster, nel 1535. In realtà essa si affermò spesso e volentieri con il consenso dei monarchi e dei governi, che aspiravano ad acquisire potere e ad appropriarsi dei beni della Chiesa cattolica. Quindi, ebbe anche una "chiave di lettura conservatrice" verso il potere di quei sovrani che scelsero il protestantesimo.
Inoltre, ciò dimostra un concetto che ho già espresso in passato, ossia che la rivoluzione altro non è che la distruzione di un potere a cui subentra un altro. Del resto, sia la Rivoluzione inglese del 1649 e sia la Rivoluzione francese del 1789 , furono proprio gli esempi di ciò. In Inghilterra, Oliver Cromwell fece morire re Carlo Stuart, ne distrusse il potere e ne creò uno suo.
Anche qui, il contesto di destra e di sinistra sfuma. La Rivoluzione era certo di sinistra perché puntò a stravolgere l'ordine precedente.
In Francia, chi salì al potere in quel triste evento puntò a mantenere il potere con la forza. Quindi, la Rivoluzione assunse un carattere conservatore.
E così, la distinzione tra destra e sinistra non divenne più solo una questione di conservazione o cambiamento ma un qualcosa di più profondo.
Per "destra" si intende indentificare quel movimento legato alle tradizioni e alla cultura di una determinata realtà e a mantenerle o a fare sì che si evolvano senza che si snaturino. Per "sinistra" si intende tutto ciò che punta a sradicarle o a cambiarle radicalmente.
Il comunismo è l'esempio classico di sinistra. Esso, infatti, punta a sradicare determinati valori, famiglia e religione in primis. Anche il nazismo ed il fascismo, pur avendo avuto una tendenza conservatrice, in realtà rappresentavano uno stravolgimento dell'ordine.
Infatti, essi risaltavano certi aspetti della cultura e della storia dei Paesi in cui si svilupparono ma ne trascurarono altri.
Fu già uno stravolgimento della realtà.
Oggi, cosa significa essere di destra o di sinistra?
Io penso che essere di destra significhi avere a cuore la storia ed i valori della tradizione nella loro pienezza e cercare di proiettarli nel futuro, senza stravolgimenti ma con attente riforme. La vocazione federalista del centrodestra italiano è un esempio. Inoltre, a destra, la storia viene vista con senso critico. Un esempio è la questione dei caduti nelle foibe.
Essere di sinistra, invece, significa solo tenere conto di parte della tradizione e dei valori di una realtà ma essere intrinsecamente favorevoli ad un loro stravolgimento.
Qui in Italia, forse, ciò può spiegare questo "attaccamento" al Tricolore e alla Costituzione repubblicana e a la "canonizzazione" di Giuseppe Garibaldi da parte del centrosinistra. In realtà, il centrosinistra erge tutte queste cose a simboli ma né dà sempre un interpretazione atta, da una parte, a screditare l'ordine preesistente e quindi proporli in chiave rivoluzionaria e, dall'altra, ad affossare, ogni tentativo di riforma di essi e di diversa interpretazione. Qui entra in gioco anche la questione del Cristianesimo. Nei suoi primi secoli, esso venne visto come "rivoluzionario", quindi di "sinistra" . In realtà non fu così. I primi cristiani pregavano per l'imperatore romano e vedevano nello Stato una forza di ordine. Inoltre, il Cristianesimo agì come forza di conservazione della civiltà greco-romana, sotto l'attacco dei barbari. Anche qui, l'interpretazione può variare in funzione dell'ideologia di destra e di sinistra. Chi al Cristianesimo dà un'interpretazione di sinistra parla solo di parte di esso e spesso le pone contro l'ordine costituito. Mi viene in mente don Vitaliano Della Sala, il prete noto No Global, che una volta definì il Cristianesimo "disobbedienza". Ora, un cristiano deve disobbedire ad una legge solo quando quest'ultima è gravemente ingiusta. Il cristiano, ad esempio, deve disobbedire ad una legge che impone di uccidere, di abiurare la propria religione, di creare il male al prossimo o di rubare. In altri casi, egli è tenuto ad obbedire perché il Cristianesimo è obbedienza a Dio e al governo perché quest'ultimo ha il potere perché Dio gliel'ha concesso. Leggete questo brano del Vangelo secondo Giovanni (capitolo 19, versetti 8-11) che narra del discorso tra Pilato e Gesù, prima della crocifissione e che recita:
" All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura 9 ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10 Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?
Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».".
Quindi, Gesù riconobbe il potere costituito. Già fece ciò, dicendo "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". I primi cristiani pregavano per l'imperatore proprio perché vedevano nello Stato il mezzo per mantenere l'ordine. Certo, quando il "trono e l'altare" non sono più alleati e sono l'uno contro l'altro (cosa che piace alla sinistra), la situazione si fa difficile. Qui in cristiani devono impegnarsi perché ciò non accada.
Cordiali saluti.




domenica 28 agosto 2011

UN PAESE VECCHIO DA RIFORMARE


Cari amici ed amiche.

Il fatto che questa Manovra finanziaria abbia un percorso così travagliato e che non si riescano a fare le riforme dimostra che noi cio troviamo di fronte ad un sistema vecchio.
Anche la questione dello sciopero dei calciatori che questo è un Paese in cui nessuno vuole rinunciare ai propri privilegi.
Purtroppo, negli anni, si è creata una cultura che ancora oggi favorisce ciò.
Il sistema ha propiziato la nascita di tale cultura.
Prendiamo, per esempio, il fenomeno della raccomandazione, ossia l'accesso ai posti di lavori o in altri ambiti non grazie al merito ma grazie a favori da parte di persone in grado di farli.
Sapete che se una persona dà del "raccomandato" ad un'altra, ella può essere querelata?
Infatti, dare del "raccomandato" ad una persona equivale ad un ingiuria.
Ora, io credo che questa cosa sia assurda e che sarebbe bene depenalizzare una tale situazione.
Bisogna incoraggiare la meritocrazia.
Inoltre, bisogna smetterla con i veti.
Ad esempio, non si può continuare a dire sempre "no" alle infrastrutture. Un esempio è la TAV, di cui ho parlato nell'articolo intitolato "TAV, botta e risposta con l'Associazione Civica Mantovana". Se non ci sono problemi tecnici che ne impediscono la realizzazione e se è utile, la TAV si faccia!
Per questo, dico che a dovere cambiare non sono solo i politici o i calciatori ma la società tutta.
I calciatori ed i politici non fanno parte di questa società.
Non servono rivoluzioni o "colpi di Stato" (cose a cui qualche persona irresponsabile ineggia) ma serie riforme e la volontà di farle.
Spesso, sono proprio le riforme ad evitare le rivoluzioni, quei processi storici oscuri che possono portare anche a situazioni drammatiche.
Cordiali saluti.

lunedì 4 luglio 2011

CARO INGEGNER PASQUALE....



Cari amici ed amiche.
Da qualche tempo a questa parte, uno dei lettori di questo blog mostra una certa assiduità nel commentare gli articoli.
Il suo nome è Pasquale ed è un ingnegnere di ventotto anni.
Basta leggere l'articolo intitolato "Beppe Grillo? Irresponsabile!", http://italiaemondo.blogspot.com/2011/07/beppe-grillo-irresponsabile.html.
Ora, nel suo ultimo commento, l'"amico" ha fatto il paragone tra Sinistra, Ecologia e Libertà e la Lega Nord.
Infatti, in quel mio articolo che è stato commentato da Pasquale, avevo scritto che il Partito Democratico dovrebbe abbandonare Sinistra, Ecologia e Libertà, perché quest'ultima è contro la TAV e con coloro che manifestano contro quest'opera, mentre il PD è ad essa favorevole.
Lui, invece, ha fatto il paragone con la questione della Lega Nord e del Popolo della Libertà. Secondo lui, quest'ultimo dovrebbe mollare il partito di Umberto Bossi perché avrebbe mire secessionistiche.
Inoltre, ha accusato me di "doppiopesisimo".
A Pasquale, voglio rispondere in modo costruttivo.
Gli voglio dire che le due cose non soni eguali.
La Lega Nord ebbe fatto un percorso molto importante.
Essa iniziò come movimento di protesta, una protesta che era in parte giustificata dal fatto che il sistema della I Repubblica funzionasse male.
Di certo, come in tutti i movimenti di protesta, c'erano toni forti, che nemmeno io condividevo.
Poi, però, grazie all'opera del presidente Berlusconi, la Lega Nord diventò un partito istituzionale. Quindi, da movimento di protesta si trasformò in "partito di proposta e di Governo".
Quindi, abbandonò certi toni e le sue idee divennero condivisibili.
Quindi, la Lega Nord ebbe un'evoluzione.
Certo, ancora oggi conserva in parte l'anima movimentista ed una parte della sua base usa ancora certi toni, ma la sua classe dirigente è una delle migliori in circolazione.
Sinistra, Ecologia e Libertà, invece, è ancora un partito movimentista.
Il movimento di Nichi Vendola è ancora un partito anti-sistema, un partito che non vuole riformare il sistema, cosa che vuole fare la Lega Nord, ma vuole distruggerlo e a volerne creare uno suo. Ciò è sbagliato. Le rivoluzioni posono portare a situazioni catastrofiche. Infatti, non è detto che un sistema nato da una rivoluzione sia migliore di quello precedente.
Sinistra, Ecologia e Libertà è un partito alimentato ancora da quel "malsano ambientalismo" che nulla ha a che fare con la difesa dell'ambiente e che impedisce di fare delle opere importanti (come la TAV), dal populismo, dall'anti-capitalismo, dall'egualitarismo sessantottino, dal radicalismo etico e dal giustizialismo. Per tutti questi motivi va a "braccetto" con i movimenti di Beppe Grillo.
SEL non può essere identificata come un partito di Governo.
Inoltre, Pasquale mi ha accusato di "usare due pesi e due misure" nell'esprimere pareri.
Io potrei rigirare il suo stesso giudizio su di lui.
Anzi, i suoi commenti sono pieni di pregiudizio.
A differenza sua, io non ho pregiudizi.
Invito Pasquale a chiedere ai ragazzi del Comitato di Roncoferraro dell'Associazione Civica Mantovana (ACM).
Il sito è http://www.associazionecivicamentovana.it/acmprovinciale/index.php/comitato-di-roncoferraro.
Dal 2009 ad oggi, con questi ragazzi ho avuto varie occasioni di confrontarmi.
Tra me e loro ci sono differenze abissali.
Io sono legato al Popolo della Libertà mentre l'ACM è un movimento civico affine a quelli di Grillo, anche se con un approccio più moderato.
Molto spesso ci confrontiamo, alcune volte ci scontriamo (e ciò è normale).
Mi viene in mente la discussione "tirata" che ho avuto giusto ieri con l'amico Mario Rigoni, il portavoce dell'ACM di Roncoferraro, proprio in merito alla questione della TAV. Io, infatti, sono favorevole alla TAV e lui è contrario. Del resto, Rigoni è un appassionato come me. Peccato che non sia della mia parte politica.
Eppure io non ho il pregiudizio e mi confronto con questi ragazzi.
A prescindere dal fatto che condivida o meno le loro idee, io mi confronto.
Non condivido molte delle loro idee.
Ad esempio, loro vorrebbero proprorre una riforma dello statuto comunale che contempli l'uso del referendum consultivo e l'abolizione del quorum.
Sono d'accordo con i ragazzi dell'ACM sull'uso del referendum consultivo.
Non sono d'accordo con loro sull'abolizione del quorum. Il quorum è importante.
Infatti, senza quorum si rischia di fare sì che vi siano situazioni in cui una minoranza possa avere poteri decisionali.
Questa mia posizione è nota a loro, come agli altri, così come sono note tutte le altre mie posizioni.
Le idee sono come il cibo. Un cibo può piacere o non piacere se viene assaggiato.
Faccio un po' come lo chef Gordon Ramsay.
Prima di dire che piacciono o non piacciono, bisogna "sperimentare" le varie "opzioni ideologiche".
A me non piace il marxismo perché l'ho sprimentato di persona.
Intendiamoci, non sono mai stato marxista ma ho cercato di conoscerlo come ideologia.
Da lì, ho potuto capire che esso non rispecchia i miei valori.
Lo stesso discorso vale per il fascismo o per la massoneria.
Per capire le cose, bisogna studiarle e confrontarsi con esse fino in fondo.
Io sono del PdL perché analizzando le sue idee è il partito che è più vicino ai miei valori.
Invito Pasquale a fare altrettanto.
Del resto, il filosofo Friedrich Nietzsche (1844-1900) fu il campione dell'anticristianesimo.
Eppure, suo padre era un pastore luterano.
Non mi piace Nietzsche (poiché io sono cristiano-cattolico praticante e rivendico la radice cristiana dell'Europa) ma voglio fare capire che egli sperimentò il Cristianesimo, prima di dire che questo non gli piacque.
E allora, voglio invitare tutti, compreso l'amico Pasquale, a fare una riflessione costruttiva.
Cordiali saluti.


martedì 24 maggio 2011

MOSCHEE, ECCO IL PERICOLO!





Cari amici ed amiche.

Questo video mostra quello che successe nel gennaio del 2009, quando a Milano ci fu un gruppo di musulmani che protestò contro la decisione di Israele di iniziare l'operazione difensiva chiamata "Piombo fuso".
Il 05 gennaio 2009, un gruppo di musulmani manifestò ed inscenò una preghiera di fronte al Duomo di Milano.
Ora, quell'atto fu molto grave e nessuno se ne rese conto.
Infatti, nella storia passata ci furono casi di musulamani pregarono presso le chiese.
Queste ultime, poi, vennero convertite in moschee.
Fu il caso, ad esempio, della cattedrale di San Nicola a Famagosta.
Lì, infatti, nel 1571 il Pascià Lalà Mustafà andò a pregare, dopo che i Turchi conquistarono la città di Cipro.
La cattedrale venne trasformata in moschea.
Ora, anche il duomo di Milano corse lo stesso rischio.
Inoltre, nei Paesi a maggioranza islamica ci sono le chiese ma vi sono delle limitazioni ai cristiani.
Ad esempio, non vengono fatte suonare le campane.
A Cipro Nord, tanto per fare un altro esempio, dopo l'arrivo dei Turchi nel 1974, le chiese greco-ortodosse e cattoliche sono state abbandonate e trasformate in stalle, depositi e moschee.
Quindi, non ci si rende conto del pericolo.
Anche fare moschee può risultare pericoloso.
Vi invito a leggere questo interessante articolo della rivista "Eurasia".
Il link è http://www.eurasia-rivista.org/5970/islam-e-fondamentalismo-in-bosnia-erzegovina/.
Questo articolo parla di una possibile deriva fondamentalista del'Islam in Bosnia Erzegovina.
A Sarajevo, come in altre città bosniache stanno sorgendo moschee che pare siano finanziate da gruppi mediorientali e fondamentalisti.
Ora, il candidato sindaco di centrosinistra a Milano, Giuliano Pisapia, vuole costruire una moschea.
A Pisapia, se io fossi il candidato della parte a lui avversa, farei alcune domande.
Se dovesse essere eletto e se dovesse realizzare la moschea, da dove proverrebbero i soldi per fare tale opera?
Se dovesse usare soldi pubblici, i cittadini milanesi avrebbero tutto il sacrosanto diritto di protestare perché quei soldi sono soldi loro e devono essere usati per realizzare un'opera di cui la maggioranza della comunità non usufruirebbe.
Se dovesse solo incentivare l'opera senza condizioni e se questa dovesse essere fatta da gruppi indipendenti dall'amministrazione, farebbe una cosa davvero irresponsabile perché si rischierebbe di trovarsi nella stessa situazione di Sarajevo, di cui ho parlato prima.
Io penso che i cittadini milanesi farebbero meglio a riflettere, prima di andarea a votare.
Cordiali saluti.

venerdì 22 aprile 2011

MANTOVA, SALVAGUARDIAMO IL CIMITERO EBRAICO!


Cari amici ed amiche.

Oggi, sulla "Voce di Mantova" è comparso un articolo con cui si vuole lanciare un allarme.
Il Cimitero ebraico di Mantova (che si trova di fronte alla ex-SS 10 "Padana Inferiore") rischia di essere seriamente danneggiato.
Esso è assediato dai cantieri vicini e necessita di manutenzione.
Ora, questo non è solo un luogo di culto di una comunità religiosa ma è anche un pezzo della cultura mantovana.
Mantova deve molto agli ebrei.
Pensate che nel XVI gli ebrei rappresentavano l'8% della cultura mantovana.
Se andate a Mantova, fate una visita alla "Biblioteca Teresiana" (http://www.bibliotecateresiana.it) troverete testi ebraici molto antichi, tra cui quelli della Qabbalah.
Quindi, la Sinagoga Norsa-Torrazzo, i testi ebraici della Biblioteca Teresiana ed il Cimitero non sono solo un patrimonio degli ebrei ma di tutti noi mantovani e non solo.
Vi invito a visitare il link http://www.demologia.it/mantova/calendario/ebrei/documenti/cimitero.htm.
Ricordiamocelo!

Translate

I vaccini hanno fatto danni...ed è ora di ammetterlo

Ringrazio l'amico Morris Sonnino dello screenshot del quotidiano " La Verità ".