Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

martedì 31 gennaio 2012

ISAAC NEWTON, L'ALCHIMIA E LA SINDROME DI ASPERGER



Cari amici ed amiche ed amiche.

Questa frase è nota a tutti e recita:

" Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus".

Questa frase parla di Isaac Newton (25 dicembre 1642-31 marzo 1727), un uomo che un luminare della scienza ma che ebbe anche parecchi lati oscuri.
Uno di questo riguardò una sua scoperta, quella della luce.
Egli capì che la luce fu fatta di particelle ma pare che fosse arrivato a quella tesi attraverso un esperimento di alchimia.
Pare, infatti, che egli avesse appreso le tecniche alchemiche dagli scritti di un alchimista polacco vissuto nella corte di re Sigismondo Vasa, Carpeoro Michael Sendivogius (che è raffigurato nell'immagine in basso che io ho ripreso dal libro "Europa misteriosa", un testo della casa editrice "Reader's Digest" che è in mio possesso, 1566-1636).
Per gli alchimisti del XVI e del XVII secolo, Sendivogius fu un maestro.
Egli faceva esperimenti con il piombo, rifacendodosi al "Viridarium Chymicum", un'opera di Stolcius, la cui pubblicazione fu fatta nel 1624.
In questo trattato vengono spiegati alcuni esperimenti alchemici con il rame (cuprum) e con altri elementi chimici.
Pare che Newton fosse venuto a conoscienza di tali teorie e che avesse voluto usarle per fare esperimenti sulla luce.
In base a queste teorie, pare che egli avesse fatto l'esperimento per scoprire la natura della luce.
Vi sarebbero delle prove certe che lui avesse fatto un esperimento alchemico che io credo di avere potuto riassumere attraverso la seguente equazione chimica:

4KNO3+2C->2K2CO3+2N2O3

Per dirla in parole povere, Newton mise del salnitro (nitrato di potassio, KNO3) in un crogiolo, scaldandolo sul fuoco.
Il sanitro si fuse e Newton aggiuse del carbonio (come carbone nero, C).
Da ciò si innescò una reazione di ossidoriduzione in cui l'azoto nitrico si ridusse dal numero di ossidazione +5 al numero di ossidazione +3, acquisendo due elettroni, ed il carbonio si ossidò dal numero di ossidazione 0 a +4, perdendo quattro elettroni.
Il calore fece da catalizzatore.
Questa reazione generò il carbonato neutro di potassio (K2CO3) e l'anidride nitrosa (triossido di diazoto N2O3).
Il calore fece da catalizzatore.
Che Newton si fosse interessato all'alchimia era cosa nota.
Tuttavia, egli non poté comunicare al mondo questa sua passione.
La chimica, infatti, non fu ancora vista come scienza.
Solo con Robert Boyle (1627-1691), la chimica ebbe una cittadinanza nel mondo delle scienze.
Prima di lui, l'alchima e la chimica erano viste come la stessa cosa.
Egli fu interessato all'alchimia ma coltivò anche un interesse per l'esoterismo e per la teologia.
Da protestante incallito, Newton ebbe una vera e propria ossessione per la Bibbia.
In particolare, egli volle scoprire la data dell'Apocalisse, attraverso la scienza ed i ragionamenti scientifici.
Trattai l'argomento nell'articolo intitolato "Newton potrebbe avere calcolato la data dell'Apocalisse?".
Ora, tutto ciò potrebbe essere ricoducibile ad una vera e propria malattia che potrebbe avere affilitto lo scienziato inglese, la Sindrome di Asperger.
Questa malattia crea delle disfunzioni cerebrali che rendono incapace di realzionarsi con gli altri la persona che ne è affetta.
In pratica, il cervello di un malato di questa malattia funziona in modo diverso da quello di una persona normale.
Le dodici parti che compongono il cervello funzionano in modo dissociato, come se fossero dodici computers.
Questo rende la persona malata capace di fare calcoli e leggere molto ma nel contempo incapace di essere empatico verso il prossimo e di relazionarsi con gli altri.
Anzi, per queste persone il sapere diventa quasi un'ossessione.
Pare che altri uomini di cultura e di scienza ne fossero stati affetti.
Cito Charles Darwin ed Albert Einstein.
Io credo di avere capito cosa potrebbe avere fatto ammalare Newton.
Come ho già detto, egli praticava l'alchimia.
Nell'alchimia venivano usati anche elementi come piombo e mercurio, due elementi tossici poiché si legano con i gruppi -SH degli enzimi, inattivandoli.
Questo genera anche letargie e turbe mentali.
Trattai l'argomento in vari articoli, come quello intitolato "L'impero che (forse) morì col piombo".
Inoltre, va tenuto conto anche dell'inquietudine religiosa dell'Inghilterra dell'epoca.
Da qui potrebbe essere nata la malattia che potrebbe avere afflitto Newton fino alla morte.
Tra l'altro, in punto di morte, egli fece bruciare tanta parte dei suoi scritti.
Perché fece questo?
E' una domanda che ancora non ha risposta.
Comunque, Newton diede un forte contributo alla scienza ma non si può non tenere conto della sua realtà personale e del contesto in cui visse.
Cordiali saluti.

LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE, SI STA ANDANDO OLTRE


Cari amici ed amiche.

Prima a Cortina d'Ampezzo, poi in Liguria ed ora a Milano, la Guardia di Finanza continua con il blitz presso i vari esercizi commerciali.
Io penso che si stia andando oltre.
Anziché colpire chi, come la maggior parte dei commercianti, dei piccoli imprenditori e degli artigiani, paga le tasse e cerca di sopravvivere ad una pressione fiscale altissima, la Guardia di Finanza dovrebbe colpire chi evade realmente il fisco o i potenziali evasori fiscali.
Ad esempio, perché non controlla certi laboratori cinesi, che spesso sono veri e propri "Stati negli Stati" e di cui non si sa nulla?
Mi risulta che in molti di quei laboratori si lavora in nero.
Perché la Guardia di Finanza non controlla gli immigrati che fanno transazioni con il meccanismo del "Money Transfer"?
Si possono citare altre situazioni di potenziale evasione fiscale.
I piccoli imprenditori chiudono e la disoccupazione aumenta.
Visto che sono disoccupato so di cosa parlo.
I commercianti fanno fatica, come gli alberghi ed i ristoranti.
Qui si rischia di mettere in ginocchio chi crea ricchezza.
Cordiali saluti.

UNGHERIA? UN PAESE LIBERO!-COMMENTO ALL'ARTICOLO DI "TEMPI"


Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo di "Tempi" che è intitolato ""Ungheria. Un paese libero": smascherate le balle dei giornali sulla Costituzione "oscurantista"".
Certi settori politici dell'Unione Europea e certi mass media (come RAI3) stanno dipingendo l'Ungheria come un Paese sotto dittatura ed il premier Viktor Orban (nella foto) come un mostro.
La realtà è ben diversa.
Oggi, l'Unione Europea è governata da una lobby tecnocratica e germanocentrica che ha rinnegato le proprie radici storiche e culturali.
E' questa la vera dittatura e la cosa è dimostrata.
I casi di Grecia ed Italia, i cui governi eletti democraticamente sono stati abbattuti, lo dimostrano.
Del resto, anche il noto esponente politico inglese Nigel Farage l'aveva detto ed aveva ragione.
Ora, l'Unione Europea attacca l'Ungheria, il premier è "colpevole" di avere citato le radici giudaico-cristiane nella sua Costituzione e di avere rifiutato la "protezione" della stessa Unione, in nome della difesa dell'identità nazionale, che nulla ha che fare con il nazionalismo.
Infatti, il nazionalismo è l'odio verso gli altri.
Quello che ha fatto Orban, invece, è stato un atto di amore verso la propria nazione, in cui le minoranze sono rispettate.
Questo lo dice la Costituzione ungherese, la tanto vituperata Costituzione ungherese.
Questa Unione Europea somiglia molto all'Impero di Napoleone Bonaparte, quell'impero che per sopravvivere ricorse alla politica delle annessioni, soggiogando vari popoli.
Lo stesso fu fatto dal III Reich di Adolf Hitler come dall'Unione Sovietica.
Sia l'uno che gli altri finirono male, rovinando vari popoli.
La storia potrebbe ripetersi anche per ciò che riguarda l'Unione Europea.
Allora, riflettiamo.
Cordiali saluti.

LA MEMORIA, LA SCUOLA E LA POLITICA



Cari amici ed amiche.

Una riflessione fatta su Facebook dall'amica Irene Bertoglio mi ha dato l'idea di scrivere questo articolo.
Irene, infatti, ha riflettuto sul fatto che si parli tanto della Shoah mentre si parli poco di altri crimini non meno gravi.
Basta aprire un libro di testo di storia.
Sulla Shoah si legge di tutto e di più, anche il più piccolo dei particolari.
In realtà, la Shoah non fu (e non è) il solo ed unico crimine contro l'umanità.
Questo fu riconosciuto dallo stesso Simon Wiesenthal ha parlato di altri crimini, come ad esempio il Genocidio armeno.
Il problema, allora, è l'egemonia ideologica di una parte politica nel mondo della cultura.
Sappiamo tutti che la scuola pubblica, come un certo mondo intellettuale, è infeudata dalla sinistra.
Se qualcuno, ad esempio, critica la "Resistenza", parla delle foibe piuttosto che degli ebrei uccisi in Ucraina dai comunisti, ecco che si viene tacciati di dire delle falsità, di ignoranza o, peggio ancora, di filo-nazismo.
Ora, sappiamo tutti che la storia fu ben diversa da quella scritta sui libri.
Per esempio, non tutti i partigiani vollero liberare l'Italia.
Anzio, molti di loro vollero portare il comunismo nel nostro Paese.
Riguardo alle foibe, i soldati del dittatore comunista jugoslavo Tito non colpirono dei pericolosi nazisti ma dei civili inermi che ebbero la colpa di essere italiani.
Quanto agli ebrei uccisi in Ucraina, i nazisti non c'entrarono ma furono i comunisti.
Avete mai sentito parlare dell'Holodomor?
Parecchie persone furono fatte morire di fame!
Che differenza c'era tra i nazisti (che mettevano la gente nei lager) ed i sovietici che fecero l'Holodomor?
Rispondo io...nessuna!
Lo stesso discorso vale anche per Papa Pio XII, che è stato accusato di avere taciuto di fronte agli orrori della Shoah.
La realtà, dice che Papa Pio XII cercò di salvare tanti ebrei (e non solo), facendo in modo che essi venissero ospitati nei conventi e nelle chiese.
Eppure, se qualcuno dice qualcosa di diverso da quanto scritto nella storiografia "ufficiale", viene "massacrato" dagli altri.
Viene definito "ignorante" o tacciato di filo-nazismo.
Io penso che quando si falsa la memoria (in nome dell'ideologia politica) si faccia solo del male alle generazioni future.
Falsare la memoria significa ucciderla.
Uccidere la memoria rischia di fare sì che certi crimini si ripetano.
Cordiali saluti.

LAUREA AL PRESIDENTE NAPOLITANO? INOPPORTUNA!

Cari amici ed amiche.

Pur rispettando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vorrei dire che la laurea "honoris causa" che ieri gli è stata conferita dall'Università di Bologna sia stata, quantomeno, inopprtuna, come credo che siano state inopportune altre lauree simili date a personaggi altrettanto famosi.
Io penso che le università, come tutti gli istituti di formazione, debbano premiare il merito negli studi.
Penso ai vari ragazzi e ragazze che studiano e che pagano delle rette pesantissime.
Infatti, in questo momento, la politica non gode di una buona reputazione.
Per questo, specialmente in questo momento, io credo che una laurea come quella data al presidente Napolitano sia inopportuna.
Cordiali saluti.

lunedì 30 gennaio 2012

I GIOVANI E DIO


Cariici ed amiche.


Ieri, presso l'oratorio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Roncoferraro (Mantova) si è tenuto l'incontro intitolato "Ti presento un Grande Amico".
Esso era parte di quel ciclo di incontri intitolato "La famiglia chiede aiuto" ed era stato organizzato dall'Unità pastorale di San Leone Magno e dal Consultorio di Mantova, con il patrocinio del comune di Roncoferraro.
Relatrice della dell'incontro è stata la professoressa Luisa Nattero Gabbi, un'insegnante di religione, che è collega della mia ex professoressa della stessa materia, la professoressa Maria Cerutti, che saluto con stima.
I moderatori sono stati don Giovanni Telò (parroco di Villa Garibaldi di Roncoferraro) e don Alberto Bertozzi, parroco di Roncoferraro, il padrone di casa.
Il tema dell'incontro è il rapporto tra giovani ed il sacro.
La professoressa Nattero Gabbi ha fatto un discorso molto esauriente sulla problematica inerente ai giovani.
Ha parlato del ruolo della famiglia nel rapporto tra i giovani ed il sacro, dall'insegnamento della preghiera alla frequenza della Messa.
Secondo la professoressa, non è giusto costringere i giovani ad andare a Messa.
Infatti, Dio ha creato l'uomo libero e la libertà è un rischio.
Infatti, sempre secondo la professoressa, la Messa non deve essere proposta come un obbligo dettato da un'istituzione ma come l'incontro tra l'uomo e Dio.
Quindi, con i giovani servono la pazienza e la costanza per fare capire che Dio ha un progetto per loro.
Di conseguenza, i cattolici (ed i familiari dei giovani in primis) devono farsi "seminatori della Parola di Dio".
La professoressa Nattero Gabbi ha preseguito affermando che aprirsi a Dio significa aprirsi al prossimo e stabilire con lui una relazione.
Ha spiegato ciò con una metafora interessante, quella della persona che viene messa in cima all'Empire State Building e coperta d'oro.
Una persona in quelle condizioni potrebbe avere il mondo intero ma, se rimanesse sola, sarebbe destinata a morire.
Nel parlare di questo argomento, la professoressa Nattero Gabbi ha parlato della crisi e di due pulsioni che essa sta portando, l'egoismo e l'altruismo.
La professoressa sostiene che l'uomo deve aprirsi agli altri.
Terminato il discorso della professoressa Nattero Gabbi, si è dato spazio agli interventi.
Il primo ad intervenire sono stato io.
Io ho parlato delle mie esperienze personali e ho citato quelle di altre persone con cui mi sono confrontato.
Ad esempio, ho citato l'esperienza del ben noto amico Angelo Fazio, quella dell'amico Samuele Maniscalco e del suo operato nell'ambito di "Tradizione, Famiglia e Proprietà", l'associazione di Plinio Correa de Oliveira, quelle degli amici Stefania Ragaglia e Filippo di Giorgianni, Vittorio Leo e di altri.
Spero che nessuno si offenda se li chiamo amici.
Ovviamente, non ho fatto i nomi.
Ho detto che i giovani cattolici devono farsi "seminatori della Parola di Dio", con qualsiasi mezzo.
Ad esempio, io ho parlato di questo blog.
Inoltre, ho anche detto che ogni uomo è come un equilibrista che cammina su una corda.
Egli si trova in bilico tra l'altruismo e l'egoismo.
Ogni giorno deve vedersela con queste due pulsioni.
Io stesso mi trovo a dovere lottare.
A volte, mi dico: "Ma chi te lo fa fare di dare consigli agli altri, di scrivere su questo blog (condividendo testimonianze e pensieri) o di fare del bene agli altri, che sono pronti a fregarti, come ti hanno fregato in passato? Chi te lo fa fare di impegnarti in politica?".
In realtà, questa domanda me la pongono anche altre persone.
Però, per essere veramente umani, non si deve fare così.
Bisogna andare contro certe pulsioni.
All'inizio si soffre un po' (dato che l'egoismo e la diffidenza duro da combattere, specie dopo avere avuto delle brutte esperienze) ma poi ci si sta bene.
Come ha detto la professoressa Nattero Gabbi, il volere di Dio è anche una croce e l'ha spiegato raccontando la storiella dell'uomo che tagliò la propria croce (per renderla meno pesante) e che poi si trovò al ciglio di un burrone insieme agli altri.
Questo ultimi avevano conservato le loro croci e ne avevano fatto ponti per passare il burrone.
L'uomo che aveva tagliato la priopria croce non poté e cadde nel burrone.
Ci sono stati altri interventi, tutti fondati su esperienze personali e considerazioni.
Questo incontro è stato molto interessante e forse ci ha fatto capire che il giovane va educato nella fede fin dall'inizio.
Cordiali saluti.

SCALFARO, L'OPINIONE DI MARCO INVERNIZZI, "LA MORALE PRIVATA ED I PUBBLICI COMPROMESSI"

Cari amici ed amiche.

Ho qui un articolo scritto da Marco Inverizzi. Ringrazio l'amica Alessandra Spanò che me l'ha fatto trovare su Facebook.
Esso recita:

"Nato nel 1918 da padre napoletano e madre piemontese, Oscar Luigi Scalfaro è morto il 29 gennaio all'età di 93 anni, dopo avere ricoperto le principali cariche istituzionali della Repubblca.
Studiò giurisprudenza e divenne magistrato giurando fedeltà allo Stato nel 1943, quando il fascismo stava uscendo di scena, ma ebbe ancora a che fare con i fascisti in quanto coinvolto come giudice in alcuni dei processi che portarono alla condanna a morte di molti, ritenuti ex fascisti; processi che lui stesso riterrà molti anni più tardi inquinati dal clima di odio ideologico nel quale si svolsero.

Tuttavia, giá nel 1946 lascia la Magistratura per approdare in Parlamento alle elezioni per la Assemblea Costituente nelle fila della Dc, dove approda da cattolico militante nell'Azione Cattolica, alla quale si era iscritto a soli dodici anni.

Nel partito occuperá sempre posizioni di destra, appartenendo alla corrente di Mario Scelba prima e poi opponendosi con molti altri democristiani alla politica di centro-sinistra e a quella del compromesso storico, rispettivamente negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Ciò lo portò a diventare ministro nell'epoca dei governi guidati da Bettino Craxi, nella stagione successiva al fallimento del compromesso storico, negli anni Ottanta.

Eletto Presidente della Camera nel 1992, vi rimase solo un mese per diventare Capo dello Stato, eletto al sedicesimo scrutinio, il 25 maggio. Si era alla fine della Prima Repubblica e iniziava il disfacimento dei principali partiti per via giudiziaria, ma propiziato dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Inizierà durante il suo settennato una nuova fase politica segnata dal cambio di sistema elettorale da proporzionale a parzialmente maggioritario e dalla vittoria elettorale della coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi nelle elezioni del 1994.

La sua Presidenza sarà segnata dal rifiuto opposto al Presidente del Consiglio Berlusconi di andare al voto anticipato dopo che alcune forze politiche alleate fecero cadere il governo pochi mesi dopo la vittoria elettorale. Scalfaro usò le prerogative costituzionali che gli permettevano di favorire la nascita di un nuovo governo, ma così inaugurò un lungo periodo di contrapposizione della Presidenza della Repubblica con le forze politiche di centro-destra che fece dire a molti che il Capo dello Stato parteggiava apertamente per una parte politica. E infatti, dopo la fine del suo mandato, Scalfaro entrò nel Partito Democratico e si impegnò pubblicamente nei vari comitati in difesa della Costituzione, sorti per opporsi ai progetti di revisione costituzionale proposti, anche se non attuati, nelle fila del centro-destra.

La sua parabola politica, iniziata e confermata a lungo nel centro-destra, seppure internamente alla Dc, e poi approdata nel centro-sinistra, è emblematica per spiegare una certa declinazione del cattolicesimo in politica. Scalfaro infatti si ritenne sempre un cattolico in politica, col suo distintivo dell'Aci sempre visibile, con il suo impegno religioso mai nascosto. Tuttavia, il cristianesimo non doveva, e non voleva, influenzare la cultura politica e possibilmente le stesse istituzioni. Lo disse chiaramente in una intervista dove confermò che una legge dello Stato doveva essere accettata non soltanto di fatto, ma anche promossa, sebbene contraria al diritto naturale.* La sua cultura politica spiega come mai tanti ministri Dc firmarono la legge 194 sull'aborto oppure il perché Romano Prodi andò a votare nel referendum sulla legge 40, probabilmente sentendosi coerenti con la loro cultura politica.

Emblematico l'episodio che verrà ricordato in questi giorni da molti, quando nel 1950 apostrofò pubblicamente in un ristorante una signora che aveva le spalle scoperte, accusandola di immoralità. Ne nacque un processo, e la sfida a duello da parte del marito della signora, che Scalfaro rifiutò. Ma quello che oggi a noi importa è il modello di cattolicesimo espresso dall'uomo pubblico, moralista nelle circostanze della vita privata, e acquiescente al volere della maggioranza, sempre e comunque, nella vita pubblica. Me lo disse una volta Luigi Gedda, parlandomi del tipo democristiano con cui ebbe spesso a scontrarsi: per lui, mi spiegava, la democrazia conta più della veritá.

Oggi Scalfaro è arrivato al traguardo della vita, e queste considerazioni sono importanti soltanto per noi che siamo ancora sulla terra. A lui, adesso, è giusto riservare soprattutto una preghiera.


* Intervistato da Vittorio Messori (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino, 1987, p. 218) a proposito dell'atteggiamento avuto dalla DC di fronte alla legge sull'aborto, Scalfaro rispose: «Era un atto dovuto. Il mio partito poteva solo opporsi nella discussione in parlamento e poi opporsi nella votazione. Il che è stato fatto. Poi, la maggioranza si è espressa, ed era quel che era. A quel punto, Presidente della repubblica, Presidente del consiglio, ministri competenti non potevano far altro che firmare: un atto dovuto...».".

Io penso che Oscar Luigi Scalfaro sia stato il prodotto di quel declino del cattolicesimo impegnato in politica.
In pratica, Scalfaro e tutti coloro che la pensavano (e la pensano) come hanno mantenuto solo i caratteri esteriori del cattolicesimo.
Essere cattolici, però, significa non cedere a certi compromessi.
Ad esempio, sull'aborto, Scalfaro ha ceduto ad un compromesso.
Lo stesso discorso può valere per l'eutanasia.
Prendiamo il caso di Eluana Englaro, la ragazza che è rimasta in coma per diciassette anni e che poi è stata fatta morire con eutanasia dal padre Beppino nel 2009.
Io mi ricordo che i cattolici di sinistra non hanno detto nulla contro quello che stava per fare il padre Beppino.
Un cattolico deve essere contro l'eutanasia.
I cattolici impegnati in politica devono portare i loro valori, ossia i valori cattolici.
Mi viene in mente San Tommaso Moro, che difese i suoi valori pagando con la vita.
Di sicuro, Scalfaro non può essere paragonato a San Tommaso Moro.
Mi viene in mente anche quanto accadde qui a Roncoferraro (Mantova) con il supermercato di fronte al cimitero.
I cattolici di sinistra non dissero nulla contro ciò.
Io penso che essere cattolici impegnati in politica significhi anche avere la responsabiltà di opporsi a certe cose che sono contrarie alla fede cattolica.
Di fronte a certe situazioni, il cattolico deve fare obiezione di coscienza.
Altrimenti, a che serve definirsi cattolici?
Cordiali saluti.


CONCILIO VATICANO II, LA PAROLA AD IRENE BERTOGLIO


Cari amici ed amiche.

Da qualche tempo a questa parte, l'amica Irene Bertoglio condivide con me e con altri amici su Facebook alcune interessanti riflessioni.
Mi fa piacere essere coinvolto in queste discussioni perché sono interessanti e mi auguro che questa "collaborazione" vada avanti.
Fare "rete" con altri giovani con cui condivido parecchi ideali (come per l'appunto Irene, piuttosto che Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Vittorio Leo, Angelo Fazio, Samuele Maniscalco ed altri) è una bella cosa.
Anzi, propongo loro di fare una vera e propria "collaborazione" tra siti e blogs e a livello di Facebook.
I siti ed i blogs ci sono. Cito, ad esempio, il blog "Symposium: Somnium Scipionis" (di Stefania Ragaglia e di sua sorella Valentina), piuttosto che quello del "Circolo di Plinio Correa de Oliveira" o quello di Riccardo Di Giuseppe .
Oggi, Irene ha fatto una riflessione sul Concilio Vaticano II.
L'ha fatto citando Rino Cammilleri, la cui frase dice:

"Vedo che i preti, sempre in ritardo di un paio di rivoluzioni, come disse qualcuno, a volte si mostrano afflitti come da un bisogno di essere accettati dal mondo moderno. L'ultima spiaggia su cui li vedi ormai resistere è oramai l'aborto, e per alcuni verrebbe da dire quasi a malincuore, essendo un ostacolo al "dialogo". Per il resto posizioni sfumate, parlare involuto e non di rado ambiguo e una linea di pensiero che sembra mutuata dai Verdi, apertura indiscriminata all'immigrazione, ecologismo, terzomondismo, pauperismo, bacchettate al capitalismo, perdonismo a tutto campo. Non so voi ma io mi sento disorientato da chi dovrebbe orientarmi.".

Irene ha poi parlato della sua inquietudine di fronte a questa situazione.
Io comprendo l'inquietudine di Cammilleri come quella dell'amica Irene.
Anche io sono inquieto (per non dire sgomento) di fronte a certe situazioni che riguardano la Chiesa e che sono state causate da deviazioni di quella politica conciliare.
Ora, faccio una considerazione.
L'estate scorsa, quando ero in Sicilia, ho presenziato alla Messa celebrata dal parroco di Galati Mamertino, don Giuseppe.
Ho notato che l'approccio con cui le Messe erano state celebrate era ben diverso rispetto a quello con cui i parroci della mia zona celebrano le medesime funzioni.
In Sicilia, ho percepita una certa solennità nella funzione.
Sembrava che la funzione fosse veramente sentita.
Purtroppo, qui da noi, molte parrocchie non fanno altrettanto.
Anzi, ci sono anche preti che, ad esempio, parlano di "accoglienza indiscriminata degli immigrati" o di ecologismo e che, dal modo in cui parlano, sembrano certi politici, come Nichi Vendola, Paolo Cento, Alfonso Pecoraro Scanio, Massimo D'Alema o Gianfranco Fini.
Finché dicono certe cose in privato, può anche starci.
Il problema c'è quando dicono certe cose durante le Messe che celebrano.
Io penso che la Messa non debba essere un comizio politico e che la chiesa non sia una "Casa del Popolo".
Questo fenomeno è particolarmente forte qui al nord, dove c'è una secolarizzazione più forte e dove certe idee (come il marxismo) hanno permeato una certa parte di società.
Questo rischia di snaturare la dottrina cristiana.
Io, quando vado a Messa, voglio ricevere i Sacramenti ed ascoltare la Parola del Signore e non sentire un comizio politico.
La chiesa non è un centro sociale!
Noi giovani "contro-rivoluzionari" (mi si scusi il termine ma voglio fare capire che il cattolicesimo è una religione "contro-rivoluzionaria", ossia contro quel tipo di idee di cui ho parlato prima) dobbiamo fare "rete" e portare avanti una "battaglia culturale".
Ad esempio, quei cattolici che bacchettano il capitalismo dovrebbero leggere (ad esempio) il "Manuale di confessione" di Thomas di Cobham, un vescovo inglese del XII secolo, il cui brano recita:

"Vi sarebbe na grande mancanza in molti paesi se i mercanti non portassero ciò che abbonda in un luogo in altro dove queste stesse cose mancano. Perciò possono a buon diritto ricevere il prezzo del loro lavoro.".

Dovrebbero leggere anche questo brano scritto da San Tommaso d'Aquino che recita:

"
Se ci si dedica al commercio per il bene comune, se si vuole che le cose necessarie alla vita non manchino al paese, il guadagno, invece di essere considerato come un fine , è solo richiesto come ricompensa del lavoro.".

Questa deve essere la nostra "battaglia".
Qui nessuno vuole fare la guerra al Concilio Vaticano II ma bisogna prendere atto del fatto che da esso fossero venute fuori anche delle situazioni che rischiano di fare male alla Chiesa.
Cordiali saluti.




domenica 29 gennaio 2012

CARLO I STUART ERA UN "CRIPTOCATTOLICO"?


Cari amici ed amiche.

Oggi si commemora San Carlo I Stuart, re d'Inghilterra e martire della Chiesa anglicana.
Egli, infatti, morì il 30 gennaio 1649, martirizzato dai populisti puritani di Oliver Cromwell.
Su San Carlo I Stuart ho detto e scritto e tanto.
Ora, però, sorge una domanda che è più che legittima:

San Carlo I Stuart potrebbe essere stato criptocattolico?

Suo figlio, Carlo II (che regnò dal 1660 al 1685) era criptocattolico.
Ufficialmente, egli era anglicano ma intimamente era legato al cattolicesimo, tanto da firmare un trattato segreto nel 1669.
Questo trattato era stato stipulato con il re di Francia Luigi XIV a Dover ed impegnava re Carlo II a sospendere ogni legge contraria ai dissenzienti religiosi e a farsi cattolico.
Il Parlamento impedì ciò.
Re Carlo II fu costretto a firmare il "Test Act" (1671) che impose l'anglicanesimo a tutti coloro che rivestivano cariche pubbliche.
Inoltre, dovette firmare atti di condanne a morte contro molti cattolici inglesi, come l'arcivescovo di Armagh (in Irlanda), Oliver Plunkett.
Queste condanne furono particolarmente forti dopo l'incendio che distrusse Londra nel 1666, poiché si ritenne che esso fosse stato causato da un "Popish plot", un "complotto papista".
Questa teoria assurda fu messa in piedi da Titus Oates (1649-1705), un ex gesuita passato all'anglicanesimo.
Tuttavia, re Carlo II abbracciò il cattolicesimo in punto di morte.
Meglio ancora, fece suo fratello, che regnò dal 1685 al 1688 con il nome di Giacomo II.
Egli si convertì al cattolicesimo quando era ancora Duca di York, tra il 1668 ed il 1669.
Quando salì al trono, egli si fece incoronare da vescovi anglicani ma rifiutò la Comunione anglicana.
Re Giacomo II Stuart regnò dal 1685 al 1688 e cercò di riportare l'Inghilterra al cattolicesimo.
Non vi riuscì e fu deposto nel 1688, con la "Gloriosa Rivoluzione".
Si racconta che egli avesse gettato il sigillo reale nel Tamigi, per non consegnarlo al re protestante (e genero, poiché aveva sposato sua figlia Maria) Guglielmo III d'Orange.
Chiarite le posizioni dei suoi due figli maggiori, resta da comprendere quella di re Carlo I, il loro padre.
Può essere di aiuto un fatto che riguarda re Carlo I da giovane, quando era principe ereditario.
Nel 1623, Carlo andò in Spagna con George Villiers, I Duca di Buckingham, il favorito del padre, re Giacomo I.
I due fecero quel viaggio per trattare il matrimonio tra Carlo e l'Infanta di Spagna Isabella.
In queste trattative intervenne anche il Conte Olivares che chiese la conversione al cattolicesimo di Carlo.
Ufficialmente la conversione non ci fu ma ci fu qualcosa di strano.
Il matrimonio con l'Infanta non ci fu ma Carlo sposò ugualmente una cattolica, la principessa Enrichetta Maria di Borbone, figlia di re Enrico IV di Francia.
Come mai il Papa non disapprovò l'unione tra Carlo ed Enrichetta Maria?
Le condizioni per farlo c'erano tutte, visto che era in corso la Guerra dei Trent'anni e che la famiglia del futuro re Carlo I era implicata.
Sua sorella, Elisabetta Stuart, era sposata con l'Elettore Palatino Federico V, uno dei capi protestanti.
La "Guerra dei Trent'anni" era anche una guerra di religione tra cattolici e protestanti.
Inoltre, almeno ufficialmente, i rapporti tra re Giacomo I ed il Papa non erano buoni.
Re Giacomo I era anche uno scrittore.
Nel 1599, quando era ancora re di Scozia (con il nome di Giacomo VI), egli redasse un'opera letteraria intitolata "Basilikon doron" , un'opera antipapista.
Eppure Papa non disapprovò questa unione tra Carlo ed Enrichetta Maria.
In Spagna, potrebbe essere successo qualcosa.
Carlo, infatti, rispettava la Chiesa cattolica ed entrava nelle chiese cattoliche e pregava in ginocchio.
Inoltre, egli amava discutere di teologia, tanto che il duca di Buckingham dovette scrivere al padre per fare sì che queste discussioni cessassero.
Inoltre, una Processione Eucaristica passava sotto le sue finestre, Carlo si affacciava.
Quindi, Carlo potrebbe avere fatto qualcosa di più di una semplice preghiera nelle chiese cattoliche spagnole.
Egli potrebbe anche essersi segretamente convertito.
Queste sono solo ipotesi ma anche solo il fatto che, quando fu re, Carlo avesse sempre cercato di contrastare le leggi anticattoliche potrebbe dare conferma a tutto ciò.
Comunque, egli morì anche per noi cattolici.
Termino, ora, con questa poesia-preghiera da me scritta.


LITANIA A SAN CARLU I STUART

Cù lu Patri nto cori chi ranni vi fici...Orate pro nobis.
Cù lu Figghiu chì comu voi ebbe suppliziu...Orate pro nobis.
Cù lu Spiritu Santu chì vostra spata fù...Orate pro nobis.
Pì lu puvireddu 'n suffriri chì staci...Orate pro nobis.
Pì onne malatu chì su lu Calvariu 'nchiana...Orate pro nobis.
Pì onne omu di travagghiu et pì chiddu chì faci...Orate pro nobis.
Pì tutti li piccatura et pì onne anima pia...Orate pro nobis.
Pì nuatri priati...o Carlu rè!
Amen...in Jesu et Maria!

Cordiali saluti.

SCALFARO, BASTA CON L'IPOCRISIA

Cari amici ed amiche.

E' morto l'ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Per carità di Dio, umanamente, esprimo il mio cordoglio.
Tuttavia non si possono trascurare certe sue iniziative e certe sue espressioni alquanto controverse.
Pertanto, vi porto alcune riflessioni fatte da alcune persone che sono in contatto con me su Facebook.
Una di queste, ad esempio, riguarda Enrico Vezzalini (Prefetto di Novara) ed i militi Arturo Missiato, Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante, che furono fatti fucilare da lui, quando questi era un giovane magistrato.
Ringrazio l'amica Irene Bertoglio, che su Facebook ha portato alla mia attenzione la questione.
Un cattolico deve predicare la giustizia non la vendetta.
Scalfaro si dimenticò di ciò.
Si dimenticò di essere cattolico anche quando difese la legge che regolamenta l'aborto.
Inoltre, vi riporto una citazione fatta da Scalfaro, quando questi era ancora presidente della Repubblica, il 07 novembre 1997.
Scalfaro disse:

""L' ATTENTATO contro Israele è stata una cosa penosissima, una bomba alla speranza, ma la volontà d' incominciare a costruire case in Gerusalemme, anche se non è corso sangue, è stato un atto di guerra contro la pace.".

Ringrazio l'amico Morris Sonnino che ha portato alla mia attenzione questa espressione.
Io trovo che sia abominevole paragonare ad un atto di guerra la costruzione di qualche casa a Gerusalemme, tenendo conto del fatto che Israele abbia il diritto di esistere.
Inoltre, vi consiglio di rileggere quanto ho scritto nell'articolo intitolato "E' morto Scalfaro, una riflessione.".
Inoltre, faccio notare anche un'altra cosa che è gravissima.
Mentre si fanno peani su Scalfaro, viene fatta passare in secondo piano una notizia che è veramente scioccante.
L'INPS di Catania ha tolto la pensione di invalidità a Salvatore Crisafulli, un uomo uscito dal coma che è invalido.
Leggete questo articolo del sito "Siciliaweb" che è intitolato "INPS etnea. Ritirata la pensione a Salvatore Crisafulli.".
Va bene il cordoglio per Scalfaro (e la preghiera per lui, poiché il rispetto è cosa dovuta a tutti) ma smettiamola con l'ipocrisia.
Cordiali saluti.

ECONOMIA E MATERIALISMO, PARLA IRENE BERTOGLIO

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amica Irene Bertoglio ha condiviso questa riflessione su Facebook con me e gli altri amici.
L'ha fatto citando "Il piccolo principe", il noto romanzo di Antoine e Saint Euxpéry.

"C'è un solo problema, uno solo per il mondo, ridare agli uomini il significato spirituale, inquietudini spirituali.
Non si può vivere di frigoriferi, di politica, di bilanci, di parlo incrociate. Non si può più.
Non si può vivere senza poesia, senza calore né amore.".

Questa espressione è molto forte ma fotografa la situazione.
Oggi, ci si accapiglia tanto sulle questioni materiali che, per carità di Dio, saranno importanti.
Tuttavia, oggi si tralascia ciò che è fondamentale, anche lo stesso senso della vita.
Oggi si ignora persino il motivo dell'esistenza umana.
Si fa tutto meccanicamente.
Mentre siamo cresciuti a livello di conoscenze e di saperi, abbiamo perso i valori veri, come la fede e la ricerca di ciò che è più profondo e spirituale.
Nei casi in cui viene fatta, questa ricerca viene fatta (scusatemi il gioco di parole) nel modo sbagliato.
Essa viene limitata più allo spiritismo (cosa pericolosa) o alla formulazione di astratti teoremi.
I valori, come la carità e l'amicizia, vengono meno e spesso ridotti a pura filantropia.
Gli effetti si vedono.
C'è un maggiore individualismo, le famiglie si distruggono, la scuola è in crisi e ci sono conflitti in ogni dove.
Se noi recuperassimo il senso della spiritualità autentica, tante cose migliorerebbero.
Cordiali saluti.

E' MORTO SCALFARO, UNA RIFLESSIONE

Cari amici ed amiche.

E' morto l'ex-presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Fu presidente della Repubblica dal 1992 al 1999.
Umanamente, esprimo il mio cordoglio.
Tuttavia, non posso ricordare la sua azione politica come positiva.
Anzi, essa ebbe molte ombre.
Come presidente della Repubblica, troppo spesso egli si schierò politicamente, andando contro quello che era il principio di rappresentanza dell'unità del popolo italiano.
Inoltre, vi fu anche la nota vicenda di quando era ministro degli Interni.
Leggete questo articolo su "Il Tempo" che è intitolato "Scalfaro sapeva tutto"Ecco i verbali di Gifuni".
Comunque, vale il detto "Sic transit gloria mundi".
La storia giudicherà.
Esprimo, umanamente, il mio cordoglio.
Cordiali saluti.

TEDESCHI, ADESSO BASTA! IO STO CON "IL GIORNALE"

Cari amici ed amiche.

Parlo da italiano, da persona che ama il suo Paese.
Giorni fa, il quotidiano tedesco "Der Spiegel" ha fatto un paragone infelice tra il popolo italiano ed i comandante della nave "Concordia" Francesco Schettino.
Il quotodiano "Il Giornale" gli ha risposto con un titolo più che eloquente che recita:
" A noi Schettino, a voi Auschwitz".
Subito, certi buonisti italiani hanno iniziato ad attaccare il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti.
Ora faccio qualche mia considerazioni.
Io, se fossi stato nel Presidente della Repubblica (o nel Presidente del Consiglio), avrei chiamato l'ambasciatore tedesco ed avrei preteso le scuse ufficiali dalla Germania, pena l'incidente diplomatico.
Coloro che qui in Italia hanno attaccato "Il Giornale" sono le stesse persone stanno portando il nostro Paese alla rovina e stanno rendendo Roma una succursale di Berlino.
Visto che certi tedeschi vogliono darci lezioni moralità, io vorrei ricordare loro alcune cose.
Ricordo che nel XX secolo la Germania fu la causa di due guerre che insanguinarono l'Europa e, nella seconda, morirono più di 6.000.000 di persone in nome del "mito della razza ariana".
La Germania fu anche la patria di ideologie aberranti, come comunismo e nazismo.
Inoltre, se oggi l'Unione Europea è in crisi, la colpa è della Germania, che ha scelto di non portare avanti certe misure.
Quindi, prima di dare lezioni agli altri, bisogna guardare in casa propria.
Io non odio in tedeschi o la Germania tout court ma non posso sopportare che il mio Paese venga bistrattato in questo modo.
Cordiali saluti.

sabato 28 gennaio 2012

LA DEMONIZZAZIONE DEGLI EBREI


Cari amici ed amiche.

Qui sopra riporto una foto di un libro di storia intitolato "Gli Ebrei e l'Europa-Duemila anni di storia".
Il libro è stato scritto da Elena Romero Castellò e da Uriel Macias Kapòn.
Questa foto riporta la leggenda medioevale dell'arcidiacono Teofilo, che per recuperare il prestigio perduto fece un patto con il diavolo e un ebreo mediò con quest'ultimo.
Ora, va fatta una precisazione.
Nei secoli passati, gli ebrei furono visti come "agenti del demonio", "affamatori dei popoli" e "nemici dell'umanità".
La leggenda di Teofilo fu riportata nel testo della "Lambeth Apocalyspse", un testo inglese del 1260.
Il testo può essere trovato nella Lambeth Library di Londra.
Sugli ebrei fu detto di tutto.
Fu detto che furono agenti del demonio e che impastavano i loro pani azzimi con il sangue dei bambini cristiani.
La Chiesa cattolica venne vista come la principale accusatrice degli ebrei.
La realtà fu ben diversa.
Infatti, paradossalmente, l'antisemitismo fu più forte quando la Chiesa cattolica ebbe dei momenti di crisi.
Anzi, spesso e volentieri, gli episodi di violenza contro gli ebrei furono particolarmente efferata quando la Chiesa non fu in grado di controllare le persone.
Ciò non valse solo per gli ebrei.
Un esempio fu quanto accadde nel 1204 AD, con la Quarta Crociata.
I crociati entrarono a Costantinopoli, la saccheggiarono e stuprarono le suore.
Lì non vennero colpiti deglio ebrei ma dei cristiani ortodossi.
Particolarmente eclatante fu il caso di quanto accadde nel XIV secolo, durante il periodo della "Peste Nera".
Accusati di essere degli "untori", molti ebrei furono massacrati.
I massacri particolarmente violenti furono in Germania, nella zona che corrisponde all'attuale Westfalia, Renania-Palatinato e Baden-Wuttemberg.
La Chiesa fu impotente, a causa di una sua crisi interna.
La situazione si ripeté nel XVI secolo, durante il periodo della Riforma protestante.
Anche qui la crisi della Chiesa fu forte.
Non parliamo, poi, dell'Ottocento e della prima metà del XX secolo.
Purtroppo, conosciamo tutti ciò che accadde, dall'Affaire Dreyfus all'holodomor sovietico, arrivando al nazismo.
Anche qui, ci fu il minimo comune denominatore, la Chiesa indebolita.
Per contro, quando la Chiesa fu forte, ci furono momenti in cui tra ebrei e cristiani ci fu una proficua collaborazione.
Prendiamo, ad esempio, i Radaniti del periodo di Carlo Magno (742-814), ebrei che commerciavano con tutto il bacino del Mar Mediterraneo.
Prendiamo, come altro esempio, la corte reale aragonese di re Alfonso I d'Aragona (1082-1134), che regolamentò i rapporti tra le varie comunità religiose, dando loro pari dignità.
I suoi successori, ebbero rapporti proficui con gli ebrei, tanto da averli a corte come diplomatici.
Allora, perché ci fu la violenza contro gli ebrei?
Il perché fu molto semplice.
Fu una questione politica.
Andando in crisi la Chiesa cattolica incominciarono ad emergere i re ed i principi locali e nazionali e si affermò una mentalità nazionalistica.
Quindi, l'ebreo venne visto come un "nemico della nazione" perché diverso.
Lo stesso discorso, però, si può fare per altre realtà e per altre confessioni religiose.
Prendiamo, ad esempio, i cattolici nella Svezia di re Gustavo I Vasa (1496-1560) la Danimarca di re Cristiano III (1503-1559).
Furono trattati come gli ebrei.
Oggi, però, c'è una coscienza nuova.
Gli ebrei furono scelti da Dio come "Popolo eletto".
Dio avrebbe potuto scegliere altri popoli più ricchi e potenti.
Invece, scelse quel piccolo popolo, per farne il suo portavoce nel mondo e la culla del Messia che avrebbe dovuto salvare il mondo intero.
Inoltre, Gesù, nostro Signore (il Messia), era un ebreo.
Ci sarà stato un perché di tutto ciò?
Se Dio fece degli ebrei il "Popolo eletto" e suo Figlio Gesù Cristo visse da ebreo, chi siamo noi per negare ciò?
Se Dio oggi è conosciuto e rivelato a tutti noi, fu grazie a suo Figlio Gesù, il Salvatore, che era un ebreo.
Quindi, nell'antisemitismo (specialmente quello di tipo nazista e comunista) vi è anche una certa volontà di ribellione a Dio.
Aveva ragione Papa Pio XI che il 06 settembre 1938 affermò:

"Ma l'antisemitismo è inammissibile. Spiritualmente siamo tutti semiti".

Inoltre, lancio anche una provocazione.
Gli ebrei aspettano ancora un Messia. Noi cristiani abbiamo già un Messia, Gesù Cristo.
Questi dovrà tornare. Sarà la parusia.
Potrà essere Gesù Cristo, quando tornerà, il Messia che gli ebrei aspettano?
Allora, riflettiamo!
Cordiali saluti.

COMMENTO AL VANGELO DI OGGI


Cari amici ed amiche.

Insieme al brano del libro del Deuteronomio (capitolo 18, versetti 15-20), del Salmo 94 (95) e della I lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (capitolo 7, versetti 32-35) nelle Messe di oggi e di domani sarà letto il seguente brano del Vangelo secondo Marco (capitolo 1, versetti 21-28):

"[21] Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.

[22] Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.

[23] Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:

[24] "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio".

[25] E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo".

[26] E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

[27] Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!".

[28] La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. ".


Il brano è stato preso dal sito della Santa Sede.
A Cafarnao, Gesù iniziò a rivelare la sua missione.
Entrando nella sinagoga, egli si imbatté in un uomo posseduto dal demonio.
Questi iniziò ad urlare e cercò di rivelare chi fosse realmente Gesù.
Il demonio fece questo per un motivo molto semplice.
Egli, infatti, conosce le debolezze umane e conobbe la vera natura di Gesù e la sua missione, ossia morire in croce e risorgere.
Ora, se la avesse dato retta all'indemoniato, la gente avrebbe seguito Gesù per il miracolismo e non per fede autentica.
Infatti, quando sarebbe finito sulla croce, la gente avrebbe abbandonato Gesù.
Dio, però, è più forte del demonio e, in quanto Figlio di Dio, Gesù lo fece tacere e lo fece andare via dal corpo dell'uomo.
Proprio perché Dio è più forte e Gesù è Figlio di Dio, il demonio se ne andò.
Questo brano fa il paio con quello che parla delle tentazioni di Gesù.
Anche qui, il diavolo tentò Gesù con il miracolismo, quando gli disse di gettarsi dal pinnacolo più alto del Tempio di Gerusalemme.
Sappiamo tutti come finì la storia.
Se vogliamo essere realmente cristiani dobbiamo capire fino in fondo ogni cosa, per potere discernere il bene dal male.
Cordiali saluti.

TERREMOTI E VULCANI, COSA POTREBBE SUCCEDERE?


Cari amici ed amiche.

Da giorni, qui nel nord dell'Italia, vi sono scosse di terremoto.
Ieri ve n'è stata una nel Parmense che si è sentita anche qui nel Mantovano e in altre parti.
L'intensita è stata di magnitaudo 5.4.
In realtà, vi sono situazioni ben peggiori.
Prendiamo, ad esempio, la Cintura di Fuoco, ossia quell'insieme di faglie che si trovano intorno all'Oceano Pacifico.
Qui vi sono i più pericolosi vulcani, come il Tambora (Indonesia), l'Augustin ed il Saint Helens (Stati Uniti d'America) ed il Popocateptl (Messico).
Ci sono anche forti terremoti.
Cito, ad esempio quello che l'anno scorso colpì il Giappone.
Come mai vi sono questi pericolosi eventi?
Il motivo è semplice.
L'attività è causata da moltemplici fattori.
Tra questi va citata la subduzione, ossia il movimento della placca oceanica che si infila sotto quella continentale.
La placca oceanica porta con sé acqua che, evaporando in contatto con il magma, fa aumentare la pressione dello stesso quando risale nei camini vulcanici.
In pratica , i vulcani sono come delle bottiglie di spumante piene di gas.
Più c'è gas, più forte è la pressione. Pù forte è la pressione più forte sarà l'eruzione, che sarà a carattere esplosivo.
A ciò, si unisce anche il tipo di lava.
Le lave di quei vulcani sono lave ricche di silice (SiO2, biossido di silicio).
Le lave ricche di silice (dette lave acide) sono molto viscose.
Questo favorisce la formazione degli stratovulcani, ossia i vulcani con il caratteristico monte a cono.
La lava viscosa fatica ad uscire e ciò contribuisce ad aumentare la pressione.
Questo rende forti anche i terremoti.
La situazione va studiata fino in fondo.
Ciò vale anche per altre aree del nostro pianeta.
Prendiamo, ad esempio, l'Italia, con il Vesuvio, i Campi Flegrei e l'Etna.
Capendo le cose, si potrà essere più attenti a certi fenomeni e, forse, evitare certe disgrazie.
Cordiali saluti.

venerdì 27 gennaio 2012

GIOVANI, UNA RIFLESSIONE DI IRENE BERTOGLIO


Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amica
Irene Bertoglio (nella foto) ha fatto una riflessione sui giovani.
Mi ha colpito molto questo suo commento:

"Grazie a tutti voi, è veramente un balsamo per me leggere ciò che scrivete! E in particolare aggiungo qualcosa su un punto che avete trattato, che è vero: ci si crede e ci si vuole "liberi", ma di una libertà falsa, di un feticcio che porta solo ad autodistruzione... Dovremmo ritrovare il vero senso di questa nobile parola, altrimenti, come giustamente scritto sopra, si è solo schiavi inconsapevoli, liberi solo di allungare le proprie catene! Grazie ancora!".

Oggi, noi giovani siamo in balia degli eventi.
Io penso che questo disagio sia dovuto a quella cultura relativista che divenne di massa dal '68 in avanti.
Infatti, questa "pseudo-cultura" permeò i giovani che vissero tra gli anni '60 e '70 e si propagò.
Così nacquero, ad esempio, la cultura del "genitore-amico" quella dell'"insegnante-amico".
Ora, un genitore deve mostrare la sua umanità verso il proprio figlio come l'insegnante deve fare altrettanto verso l'alunno.
Tuttavia né l'uno né l'altro può essere amico del figlio e dell'alunno.
Il genitore ha un ruolo che è quello di educare il proprio figlio così come l'insegnante ha il dovere di trasmettere nozioni e di contribuire all'educazione dell'uomo del domani.
La cultura sessantottina stravolse il tutto.
I ruoli si confusero e da qui nacquero tanti altri problemi, dalla crisi della famiglia e della scuola al bullismo nelle scuole stesse.
Riguardo a quest'ultima situazione, purtroppo, ebbi qualche esperienza.
Anche il fatto che un giovane debba seguire certe mode del suo gruppo (pena l'esclusione) è di per sé una forma di bullismo.
Io penso che si debba riflettere su ciò.
Cordiali saluti.


UNA DEDICA A SIMON WIESENTHAL E AD ISRAELE




Cari amici ed amiche.

Voglio portare alla vostra attenzione questa nota scritta dall'amico Angelo Fazio su Facebook, che è intitolata “Quella storia è finita. È finita una volta per tutte, qui non succederà più” e che recita:

"Confusi, impoveriti, banditi e spaventati dalla Rivoluzione d'ottobre, dalla guerra civile e dal potere rosso, gli scrittori ebrei di Odessa e gli attivisti sionisti si dispersero in ogni dove. Lo zio Yosef e la zia Zipporah, insieme a molti loro amici, immigrarono in terra d'Israele alla fine del 1919 a bordo della nave Ruslan, approdata al porto di Giaffa con la terza ondata migratoria. Altri fuggirono da Odessa verso Berlino, Losanna e l'America.

Nonno Alexander e nonna Shlomit, insieme ai loro due figli, invece, non andarono in terra d'Israele - malgrado l'ardore che rimbombava nelle poesie russe del nonno, quel paese gli sembrava ancora un po' troppo esotico, selvaggio arretrato. privo di un'igiene ancorché minima oltre che dei più rudimentali fondamenti di cultura. Così si diressero verso la Lituania. che i Klausner - cioè i genitori del nonno, dello zio Yosef e dello zio Bezalel - avevano lasciato più di venticinque anni prima. Vilna era a quell'epoca sotto il dominio della Polonia e l'antisemitismo violento, sadico, congenito da quelle parti. andav a crescendo in quegli anni sempre più: in Polonia e in Lituania il nazionalismo e l’odio per gli stranieri erano fortissimi. Per i lituani sottomessi e frustrati, la cospicua minoranza ebraica rappresentava l'agente di forze estranee e minacciose. Oltre confine, poi, cioè dalla Germania, spirava il vento algido e micidiale dell'odio antiebraico nazista.

Anche a Vilna il nonno si occupava di commercio. Non in grande: comprava qua e là e vendeva qua e là, e fra un acquisto e l'altro a volte riusciva a guadagnare qualcosa: i due figli li mandò dapprima a una scuola ebraica e poi al liceo pubblico "classico" (cioè umanistico). I fratelli Davíd e Arieh, o Ziuzya e Lonya, avevano portato con loro da Odessa tre lingue: in casa parlavano russo e yiddish, per strada russo, e all'asilo sionista di Odessa avevano imparato a parlare l'ebraico. Qui, al liceo classico di Vilna, si aggiunsero il greco e il latino, il polacco, il tedesco e il francese. Poi, nel dipartimento di Letterature europee dell'università, arrivarono anche l'inglese e l'italiano, e in quello di Filologia semitica mio padre imparò l'arabo, l'aramaico e la scrittura cuneiforme. Lo zio David divenne ben presto docente di letteratura, mentre mio padre, Yehudah Arieh, terminato il primo grado di laurea all'Università di Vilna nel 1932, s'accingeva a seguire le orme del fratello maggiore - ma l'antisemitismo montò sino a che la situazione divenne intollerabile. Gli studenti ebrei erano costretti a subire umiliazioni, botte, angherie quando non torture vere e proprie.

"Ma che cosa vi facevano esattamente?" domandai a papà. "Che specie di soprusi? Vi picchiavano? Vi strappavano i quaderni? E perché non vi lamentavate?"

"Tu," rispose papà, "non potrai mai capirlo. Ed è un gran bene che sia così. Ne sono felice, anche se so che tu non potrai capire questo mio sentimento, capire perché io sia contento che tu non capisca com'era laggiù: non voglio assolutamente che tu capisca. Non ce n'è bisogno, del resto. Non ce n'è più bisogno, tutto qui. Perché quella storia è finita. È finita una volta per tutte. Cioè, qui non succederà più. E adesso parliamo d'altro: parliamo del tuo album dei pianeti, vuoi? Di nemici ovviamente ne abbiamo ancora. Ci sono guerre. C'è l'assedio, e subiamo non poche perdite. Certo. Non si può negarlo. Ma non ci sono persecuzioni. Questo no. Niente persecuzioni, niente umiliazioni e niente pogrom. Niente sadismo da subire. Tutto questo non tornerà mai più. Non qui. Ci aggrediscono? E allora noi rendiamo il doppio di botte. Tu, guarda qua, hai incollato nell'album Marte fra Saturno e Giove. Errore. No, non ti dico nulla. Trova tu l'errore, e correggilo da solo."

Dei tempi di Vilna non resta che un logoro album di fotografie: ecco papà e suo fratello David, tutti e due liceali, tutti e due con un'aria seria, pallidi, le grandi orecchie che sporgono sotto il cappello a visiera, tutti e due in giacca, cravatta e camicia con il colletto rigido. Ecco nonno Alexander, con già un principio di calvizie, ma ancora i baffi, elegante, perfetto, assomiglia un po' a un funzionario di basso rango nella Russia zarista. Ecco alcune foto di una cerimonia, forse il diploma liceale. Papà o suo fratello David? Difficile dirlo: i volti sono un poco sfocati. Tutti portano il cappello, i ragazzi con la visiera e le femmine dei berretti rotondi. Hanno quasi tutte i capelli neri, qualcuna sfoggia un'ombra vaga di sorriso, un sorriso da Gioconda che sa qualcosa che tu muori dalla voglia di sapere ma non lo saprai perché non ti spetta.

A chi spetta, allora? È assai probabile che quasi tutti i ragazzi e le ragazze in quella foto di classe siano stati spogliati nudi e fatti correre, a suon di frustate, inseguiti dai cani, scheletrici dalla fame e raggelati dal freddo, verso le fosse comuni nel bosco di Funar. Chi fra loro sarà sopravvissuto, a parte mio padre? Osservo la foto contro la luce forte e tento di decifrare qualcosa che forse è impressa nei tratti dei loro volti: forse l'astuzia o la determinazione, forse una rigidità interiore che possa aver spinto quel ragazzo, quello li nella seconda fila di sinistra, a intuire ciò che lo aspettava, a diffidare delle parole rassicuranti, a scendere in tempo dentro la fogna sotto il ghetto, fuggire dai patrioti nei boschi. O questa bella ragazza proprio in mezzo all'immagine, con un'espressione cinica e spiritosa, no cari miei, me non mi fate fessa, sono ancora una ragazzina, certo, ma so già tutto io, so persino cose che voi nemmeno vi sognate che io sappia. Sarà scampata? Fuggita verso il campo dei combattenti nel bosco di Rudnik? Nascosta, grazie al suo "aspetto ariano" in un quartiere fuori dal ghetto? Rifugiata in un convento? O sfuggita in tempo ai tedeschi e alle loro guardie lituane, oltre confine, verso la Russia? O immigrata in tempo in terra d'Israele, e vissuta fino a settantasei anni, facendo la pioniera a denti stretti, lavorando sodo alla mielicoltura o con i polli in un kibbutz della valle?

Ecco mio padre da giovane, qui assomiglia molto a mio figlio Daniel (che porta anche il suo nome, Yehudah Arieh), una somiglianza che fa davvero rabbrividire, mio padre a diciassette anni, magro e lungo come una pannocchia ma tutto elegante con tanto di farfallino, gli occhi ingenui che mi guardano da dietro le lenti rotonde, un po' intimidito e un po' orgoglioso, gran chiacchierone ma anche tremendamente timido (e senza che vi sia contraddizione fra i due atteggiamenti), i capelli neri tirati alla perfezione in su, sul viso un ottimismo allegro, insomma, non preoccupatevi, cari amici, tutto andrà a posto, supereremo tutto, tutto passerà prima o poi, che volete che sia, niente di grave, andrà tutto bene.

In questa foto, mio padre è più giovane di mio figlio. Se solo fosse possibile, entrerei nella foto ad avvertire lui e la sua allegra compagnia. Proverei a raccontare loro quel che li attende. Quasi certamente non mi crederebbero, riderebbero di me.

[Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Milano, Feltrinelli, 2003 pp. 135/138]".


Questa nota parla di un libro scritto da Amos Oz e che è intitolato "Una storia di amore e di tenebra".
Esso parla della brutalità dell'antisemitismo.
Com'è noto, ieri è stato il Giorno della Memoria della Shoah.
Lo vorrei ricordare facendo una dedica a Simon Wiesenthal (1908-2005) un sopravvissuto alla Shoah che si dedicò alla ricerca di tutti i nazisti.
Egli ne fece giudicare e condannare tanti.
Quell'uomo era apparentemente fragile ma aveva una forza molto grande.
Ogni volta che leggo un libro che parla di lui o che guardo in televisione un documentario sulla sua vita, io provo un senso di ammirazione e quasi di stima.
Egli volle fare giustizia per i suoi correligionari, il suo popolo.
Non lo fece, però, con la forza e la brutalità.
Lo fece con il sapere e con l'intelletto.
Io non ho mai avuto la fortuna di conoscerlo. Se lo avessi conosciuto, gli avrei fatto tante domande.
Gli avrei chiesto, ad esempio, delle sue ricerche su Cristoforo Colombo.
Lui era un uomo veramente libero.
Era stato libero anche nell'orrenda prigionia nazista.
Di sicuro, merita rispetto, come merita rispetto il popolo di Israele.
Ieri è comparso su "Il Fatto Quotidiano" il titolo che recitava: "Israele spara sulla pace".
La foto qui sopra (che mi è stata inoltrata su Facebook dall'amico Morris Sonnino) lo mostra.
Ora, a mio modesto parere, chi ha fatto quel titolo dovrebbe vergognarsi!
Le genti che popolano oggi Israele soffrirono la prigionia e l'odio nazista.
Oggi, esse sono minacciate dal "novello Aman" o il "nuovo Hitler", Ahmadinejad, e da altri.
Il popolo di Israele avrà pure il sacrosanto diritto di difendersi?
Mi fa specie sentire parlare certe persone che dicono di essere amiche degli ebrei e che condannano la Shoah ma poi attaccano Israele, schierandosi, di fatto, con chi nega la Shoah.
Vorrei terminare con un ultimo pensiero.
La foto al centro è stata messa su Facebook dall'amica Irene Bertoglio.
La Shoah fu un crimine molto grave, un'ecatombe. Non va minimizzata.
Però, ci furono crimini analoghi.
Cito, ad esempio, il Genocidio armeno, il pogrom contro gli ebrei in Russia, l'Holodomor perpetrato dai sovietici in Ucraina, le violenze dei Khmer rossi in Cambogia, le persecuziuoni dei cristiani nella Cina comunista, il massacro delle foibe, qui in Italia, e le varie persecuzioni contro i cristiani nei Paesi musulmani.
Anche questi furono crimini contro l'umanità.
Cordiali saluti.

SANT'ANSELMO E GLI EBREI



Cari amici ed amiche.

Oggi è il Giorno della Memoria della Shoah.
Voglio fare la commemorazione a modo mio, cercando di parlare di ciò che univa (e che unisce) gli ebrei e noi.
Lo faccio, parlando di una cosa molto particolare.
Qui a Mantova, c'è la mummia di Sant'Anselmo, vescovo di Lucca che operò nel capoluogo virgiliano come legato permanente al tempo di Matilde di Canossa (1046-1115).
Ora, nel 1086, Anselmo morì ed il suo corpo rimase a Mantova, ove tuttora riposa.
Esso fu mummificato.
Come poté avvenire una cosa simile.
Il suo corpo, infatti, è ben conservato e ciò è strano.
Infatti, il clima del territorio padano è umido.
Anzi, in quel tempo c'erano le paludi e si trovava su una sorta di isolotto in mezzo ai laghi e alle paludi.
Quindi, il clima era sicuramente più umido e la mummificazione sarebbe stata impossibile.
Inoltre, le tecniche di mummificazione erano sconosciute.
Di sicuro, la città di Mantova del tempo di Matilde di Canossa non era la Palermo del XVI secolo, secolo a cui risalgono le mummie della Cripta dei Cappuccini.
Eppure, Sant'Anselmo era mummificato e ben conservato.
Come poté accadere una simile cosa.
Al di là di tutte le spiegazioni soprannaturali (che sono plausibili), potrebbe esserci stata un'opera umana.
Allora, chi avrebbe potuto fare questo?
A mummificare il corpo di Sant'Anselmo potrebbero essere stati gli ebrei.
Potrebbe essere stata la stessa Matilde di Canossa come la stessa Chiesa mantovana ad avere chiesto agli ebrei di praticare la mummificazione.
La comunità ebraica, infatti, era molto colta ed era in contatto con altre culture di altri popoli.
Può darsi che alcuni dotti ebrei avessero appreso l'arte della mummificazione dall'Egitto e che l'avessero trasmessa ai loro discendenti.
Quindi, il corpo di Sant'Anselmo, una personalità molto amata da noi cattolici mantovani e non solo, potrebbe essere stato salvato dagli ebrei, a cui dovremmo essere grati.
Qui ci si riallaccia, manco a dirlo, al discorso da me fatto più volte su Roncoferraro, gli ebrei ed i catari.
Questa è una dimostrazione del fatto che in sé la cattolicità medioevale non fu malevola verso gli ebrei.
I problemi, infatti, ci furono dopo.
Purtroppo, l'ambizione politica, unita all'odio e all'ignoranza, di alcune persone portarono morte e distruzione.
La Shoah, come il progrom in Russia e l'Holodomor dei sovietici, fu un esempio di ciò.
Cordiali saluti.

giovedì 26 gennaio 2012

IL CAOS ITALIANO? HA RADICI PROFONDE


Cari amici ed amiche.

Il nostro Paese vive un momento difficile.
C'è il caos più totale in ogni dove e la povertà sta aumentando.
Questa situazione, in realtà ha radici molto più profonde di quanto si possa immaginare.
Già nel 1861, anno in cui il nostro Paesi si unì, ci furono situazioni anomale.
Se prendiamo come esempi gli altri Paesi, come Spagna, Inghilterra e Francia, notiamo che essi si costituirono con processi lunghi secoli ed intorno alle loro Chiese e con il consenso preminente dei loro popoli.
Nel caso dell'Italia, il processo di unificazione avvenne in pochi decenni e fu contro la Chiesa e tanta parte del popolo.
Questo inficiò il rapporto tra il nuovo Stato e vari settori della popolazione che non si riconoscevano in esso.
Il non riconoscersi nello Stato portò, da una parte, alla nascita di uno Stato che temeva il cittadino e che, quindi, doveva "controllarlo" con il fisco e con tanta burocrazia, dall'altra, a quella cultura nota a tutti dell'evasione fiscale o del vedere lo Stato come un nemico.
Oggi ci sono entrambi gli aspetti.
Da una parte, ci troviamo con uno Stato burocratizzato e poco liberale in cui, ad esempio, non si riesce a fare impresa, e, dall'altra, il cittadino si sente strozzato dal fisco e vessato dallo Stato e, quando può farlo, disobbedisce ad esso evadendo.
Intendiamoci, non voglio giustificare l'evasione fiscale (che è reato e peccato) ma voglio solo fare una riflessione.
Oltretutto, lo Stato italiano nacque centralista, contro quella che fu la storia del popolo italiano, un popolo che per tredici secoli fu diviso.
Ad esempio, la storia della Lombardia fu diversa da quella della Sicilia.
Sarebbe stato più logico organizzare lo Stato in senso federale.
A ciò, si unì anche la mancanza di una politica di sussidiarietà, un principio che avrebbe favorito i processi virtuosi.
Al contrario prevalse e (purtroppo) ancora oggi prevale la logica dell'assistenzialismo, una politica che dirottò fondi pubblici verso progetti che furono utili solo ad un certo tipo di classe politica e non alla gente.
A ciò si unirono anche le scelte tecnocratiche.
Mi riferisco all'adesione a questo tipo di Unione Europea, un' Unione Europea che oggi è un mostro tecnocratico che non ha una vera istituzione politica ma che ha tolto la sovranità agli Stati aderenti.
L'avere aperto le frontiere e l'avere aderito all'Euro, senza prima avere creato le condizioni giuste ed atte a tutelare, ad esempio, il nostro prodotto, ci sta portando alla rovina.
Da qui nascono, ad esempio, i problemi dei pescatori.
Inoltre, quando c'era la Lira, l'Italia poteva fare concorrenza agli altri Stati (come la Germania) svalutando la moneta.
Oggi non può più fare ciò e gli effetti si vedono.
Vi sono Stati (come la Germania) che si permettono di fare il bello ed il cattivo tempo anche in casa nostra.
Uno degli ultimi provvedimenti del governo Monti (e sostenuto dal Popolo della Libertà) era atto a contrastare il peso di Stati, come la Germania.
Mi riferisco alla Mozione sull'Unione Europea.
Lo sforzo è apprezzabile ma io temo che esso sia solo un palliativo.
Il governo stesso ha al suo interno pulsioni diverse e contrarie rispetto a ciò che si è prefisso.
Un Paese in queste condizioni non può fare altro che andare male.
Cordiali saluti.

ANNIE BESANT ED IL FEMMINISMO

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amica Irene Bertoglio ha condiviso con me e con altri amici una sua riflessione sul femminismo e sul rapporto tra uomo e donna.
Secondo Irene, la donna si è sempre più "mascolonizzata" mentre l'uomo è sempre più "effeminato".
Irene ha perfettamente ragione ed il le ho consigliato di studiare il caso di Annie Besant, colei che qualcuno considera la "pioniera" del feminismo.
Nata a Londra il 1 ottobre 1847, Annie fu esponente della famiglia Wood, una ricca famiglia borghese.
Rimasta orfana di padre, sposò un pastore conformista, di cui avrebbe mantenuto il nome.
Ebbe due figli, un maschio ed una femmina.
Nel 1871, Annie volle suicidarsi ma non lo fece perché affermò di avere sentito una voce che le diceva di non farlo.
Ruppe così i rapporti con la Chiesa e lasciò il marito ed il figlio mentre tornò da sua madre con la figlia.
Aderì alle idee marxiste.
Iniziò un'attività di scrittrice, mentre sei anni dopo aderì alla Lega Malthusiana, un'associazione che si rifaceva alle idee di Thomas Malthus, un sostenitore della contraccezione e del controllo demografico.
I suoi comizi duri la resero celebre.
Perse così la custodia della figlia ma ottenne il diritto delle donne di presentarsi agli esami superiori.
Tuttavia, Annie si avvicinò alla società teosofica (quindi esoterica) di Helena Blavatskij.
Morì nel 1933.
Ora, il caso di Annie Besant fu un esempio di gnosi.
Ella abbandonò tutti i dogmi cristiani ed abbracciò il nichilismo.
In tale proposito di vi invito a leggere questo brano di Seraphim Rose che mi è stato suggerito da Filippo Giorgianni:

«Che cos’è, più realisticamente, questa “mutazione”? Che cos’è questo “uomo nuovo”? È l’uomo senza radici, strappato da un passato che il nichilismo ha distrutto, la materia prima del sogno di ogni demagogo; il “libero pensatore”, lo scettico, chiusi l’uno e l’altro solo alla verità ma “aperti” a ogni nuova moda intellettuale perché essi stessi non hanno alcun fondamento intellettuale; il ricercatore di una “nuova rivelazione”, pronto a credere a qualsiasi cosa nuova perché la vera fede è stata in lui annullata; il pianificatore e sperimentatore che adora il “fatto” perché ha abbandonato la verità, che considera il mondo come un vasto laboratorio nel quale egli è libero di decidere quello che è “possibile”; l’uomo autonomo che aspira all’umiltà di chiedere soltanto i suoi “diritti” ma pieno tuttavia dell’orgoglio che gli fa pretendere che tutto gli sia dato in un mondo dove non esiste autorità che possa negare qualcosa; l’uomo del momento, senza coscienze o valori e perciò alla mercé dello “stimolo” più forte, il “ribelle” che odia ogni limitazione e ogni autorità perché è l’unico dio di se stesso; l’uomo-massa, questo nuovo barbaro totalmente “ridotto” e “semplificato” capace soltanto delle idee più elementari, che tuttavia disprezza chiunque osi indicargli valori più alti o la reale complessità della vita. Questi uomini sono tutti un unico uomo, l’uomo la cui modellazione è stata il vero scopo del nichilismo.».

Anche il femminismo di Annie Besant fu un prodotto del nichilismo, la cui massima espressione fu il marxismo.
Il nichilista punta a distruggere l'ordine naturale delle cose.
Così volle fare Annie Besant.
Il fatto, ad esempio, che ella avesse abbracciato le idee malthusiane fu la dimostrazione di ciò.
Dal nichilismo alla gnosi (come l'esoterismo) il passo fu breve.
Come disse Gilbert Keith Chesterton, quando non si crede più in Dio, si inizia a credere in tutto ciò che non è Dio.
Il caso di Annie Besant fu il paradigma di ciò.
Annie Besant fu una ribelle, come lo fu Lucifero.
Lucifero puntò a distruggere l'ordine naturale delle cose. Annie volle fare esattamente lo stesso.
Di certo, un certo tipo di femminismo non è cristiano.
Pensiamo ad alcuni simboli come la mimosa.
Questo fiore fa parte della famiglia dell'acacia.
L'acacia è un simbolo di quella massoneria relativista.
Si sa che il relativismo è contro la tradizione cristiana.
Da qui nasce il caos che sta portando anche ad una confusione tra sessi.
Allora, riflettiamo.
Cordiali saluti.

RE CARLO II STUART E GLI EBREI



Cari amici ed amiche.
Leggendo il libro di Elena Romero Castellò e Uriel Macias Kapon, il cui titolo è "Gli Ebrei e l'Europa-duemila anni di storia", mi è capitato di leggere qualcosa su re Carlo II Stuart.
Figlio di re Carlo I Stuart e di Enrichetta Maria di Borbone, re Carlo II (29 maggio 1630-6 febbraio 1685) fu il primo re dopo la dittatura di Cromwell.
Fu incoronato nel 1660.
Ora, Carlo I dovette fronteggiare quelle che furono le problematiche dell'Inghilterra che era appena uscita dalla sbornia rivoluzionaria (e tirannica) di Oliver Cromwell.
Per fare ciò, troppo spesso si trovò a dover lottare anche con la propria coscienza.
Formalmente anglicano ma criptocattolico, Carlo dovette trovarsi di fronte ad una vera e propria nevrosi anticattolica di tanta parte del popolo inglese.
Per non inimicarsi un Parlamento suscettibile ai fermenti rivoluzionari, Carlo fu costretto a firmare delle condanne a morte contro i cattolici e dovette firmare il "Test Act" (1671) che impose l'anglicanesimo a chi rivestiva cariche pubbliche. Il "Test Act" recita:
"I, N, do declare that I do believe that there is not any transubstantiation in the sacrament of the Lord's Supper, or in the elements of the bread and wine, at or after the consacration thereof by any person whatsovever .".
In punto di morte, però, il re si convertì al cattolicesimo, la nostra religione.
Tuttavia, re Carlo I cercò la mediazione con il mondo cattolico e, in cuor suo, volle farsi cattolico e sospendere le leggi anticattoliche.
Egli cercò di portare avanti la cultura.
Durante il suo periodo, ad esempio, operava Isaac Newton.
Eppure, c'è un aspetto che molti ignorano.
Egli, infatti, riconobbe la comunità ebraica sefardita.
Nel XVI secolo, gli ebrei residenti in Spagna e Portogallo furono costretti scappare.
Era stata imposta a loro la conversione al cattolicesimo. Le alternative furono l'esilio e la morte.
Era chiaro che il vero motivo di tutto ciò fu politico.
Molti ebrei convertiti al cattolicesimo praticavano di nascosto la religione ebraica.
Quando venivani scoperti, essi venivano arrestati, torturati e messi a morte.
E così, molti ebrei e criptogiudei (ebrei convertiti al cattolicesimo che erano segretamente fedeli alla fede dei loro avi) lasciarono la Spagna ed il Portogallo e si trasferirono in altre zone, come l'Impero Ottomano, l'Italia e l'Olanda.
Molti di loro tornarono alla loro fede d'origine e formarono comunità forti in Olanda e ad Amburgo.
Nel 1655, il rabbino Manasseh ben Israel, un rabbino di una comunità "iberica" di Amsterdan, contattò la Repubblica d'Inghilterra, l'Inghilterra tiranno Cromwell.
Si lavorò per favorire l'ingresso degli ebrei in Inghilterra ma ci fu l'ostracismo dei commercianti inglesi.
E così, gli ebrei che si erano stabiliti in Inghilterra poterono praticare il loro culto segretamente.
Nel 1660, tornò la monarchia in Inghilterra e re Carlo II riconobbe ufficialmente la comunità ebraica.
Ora, questo fatto ci fa capire quella che fu la vera psicologia di re Carlo II.
Egli avrebbe voluto vedere un'Inghilterra diversa da quella che si trovò.
Egli capiva cosa significasse dovere nascondere la propria fede e le proprie idee, quando il popolaccio era sempre in agguato.
Inoltre, tenendo conto del fatto che re Carlo fosse criptocattolico venne dimostrata anche un'altra cosa.
Venne dimostrato che il cattolicesimo non è antisemita.
Del resto, l'Inquisizione fu più una cosa politica, tenendo conto anche della perdita di potere del Papato dalla fine del Medio Evo.
Questo è un altro capitolo.
Noi cattolici dovremmo rivalutare l'opera fatta dai re della casa reale dei Stuart.
Cordiali saluti.

PROTESTA DEI PESCATORI? UN BRUTTO CLIMA!




Cari amici ed amiche.

C'è un brutto clima.
Ieri, c'è stata una protesta dei pescatori e ci sono stati momenti di tensione.
Il video qui sopra, lo dimostra.
Purtroppo, i pescatori sono penalizzati da certe norme europee (che pongono limiti) e dalle misure del governo sul carburante.
Io penso che il governo debba tutelare anche la pesca italiana e mediare con l'Unione Europea perché questi limiti vengano modificati.
Inoltre, bisogna fare sì che i pescatori possano lavorare.
Per questo, dovrebbero essere modificate le imposizioni fiscali sul carburante.
La pesca è una risorsa.
Comunque, il clima è davvero brutto e, se il governo non media, potrebbero esserci dei problemi.
Cordiali saluti.

mercoledì 25 gennaio 2012

I BOSGNACCHI, I NAZISTI E RONCOFERRARO


Cari amici ed amiche.

Vi parlo di un tema che avevo già portato all'Esame di Stato nel 1999.
Nella Penisola Balcanica esistono tante popolazioni.
Esistono varie etnie, come quelle di origine latina (Romeni ed Italiani), di origine ugro-finnica (Magiari), di origine slava e di altra origine, come Albanesi, Zingari e Greci.
Gli Slavi sono, a loro volta, divisi in Sloveni, Croati, Serbi, Montenegrini, Macedoni e Bulgari.
Essi sono divisi dalle lingue, come serbo-croata (scritta con caratteri cirillici in Serbia e latini in Croazia), quella slovena, quella macedone e quella bulgara.
Anche la religione è diversa in questi popoli.
I Serbi, i Macedoni ed i Bulgari sono cristiano-ortodossi, gli Sloveni ed i Croati sono cattolici mentre gli Slavi della Bosnia-Erzegovina sono musulmani.
Proprio di questi ultimi vi voglio parlare.
I Bosgnacchi (o Bosniaci musulmani) sono una popolazione slava di lingua serbo-croata e di religione islamica.
Per la storiografia (ufficiale e non), i Bosgnacchi sono discendenti di serbi e croati che si convertirono all'Islam, quando i Turchi Ottomani penetrarono nella Penisola Balcanica.
Ora, i Turchi Ottomani prendevano a forza i figli dalle famiglie cristiane, le convertivano all'Islam e ne facevano i feroci Giannizzeri, i soldati della fanteria turca.
Nel caso dei Bosgnacchi, però, questo non avvenne.
Essi si convertirono all'Islam volontariamente.
Perché avvenne questo?
Il motivo fu molto semplice.
I Bosgnacchi non erano cattolici né ortodossi.
Essi professavano una loro religione che fu predicata nel IX secolo da un prete bulgaro, Bogomil.
Prima dell'arrivo dei Turchi (1309-1403), nell'attuale Bosnia-Erzegovina (Bosna-Hercegovna) vi erano popolazioni di stirpe slava (serbo-croata) e di origine latina, gli Aromeni.
Come gli attuali Romeni e Moldavi, gli Aromeni erano discendenti dai Romani.
Questi formarono delle élites che si opposero al potere imperiale di Costantinopoli, il basileus bizantino.
Anche per questo motivo, essi abbracciarono il bogomilismo.
Come ho già detto più volte, il bogomilismo, fu una religione fortemente dualistica.
Secondo Bogomil, Dio ebbe due figli, Satanel e San Michele Arcangelo.
Satanel, il maggiore, si ribellò a Dio (diventando Satana) e creò il mondo visibile e l'uomo.
Quindi, per i seguaci del bogomilismo, il mondo fu creato da Satana.
Dio, però, ebbe compassione verso il mondo e verso l'uomo e decise di salvarli mandando San Michele.
Questi entrò attraverso l'orecchio destro di Maria e si incarnò, diventando Gesù.
Gesù, che non fu concepito come Figlio di Dio (per come lo intendiamo noi) ma come eone (angelo incarnato), sconfisse Satana, che fu chiamato "El".
Nel bogomilismo, si praticava l'ascetismo e venivano rifiutati i testi del Vecchio Testamento, tranne i Salmi ed i libri dei profeti.
Si racconta che nel 1118 Alessio Comneno avesse fatto giustiziare il capo della setta e vari eretici.
I bogomili rifiutavano ogni culto esteriore, la Chiesa (cattolica ed ortodossa), le immagini sacre e persino i Sacramenti.
Anzi, per loro il Battesimo cattolico ed ortodosso era visto come un marchio dell'Anti-Cristo.
Tanti aspetti della loro dottrina entrarono, poi, in un'altra religione ereticale, il catarismo, di cui ho parlato più volte.
Anzi, tra catari e bogomili il legame fu forte.
Attraverso la Dalmazia e la Pianura Padana catari e bogomili si incontravano.
Nel 1167, a Saint Felix de Caraman (vicino a Tolosa, Francia), ci fu il Concilio cataro.
Ad esso parteciparono anche i bogomili.
Anzi, il concilio fu presieduto dal vescovo bulgaro Nikita.
Come ho già detto, il bogomilismo si diffuse tra le élites nobiliari contro il potere dell'Impero Romano d'Oriente, l'Impero Bizantino.
Anzi, queste contribuirono a fare cadere l'impero stesso.
Nel XIV secolo, l'Impero Bizantino fu scosso da una gravissima guerra civile.
Tra il 1332 ed il 1391, l'impero fu governato dal basileus Giovanni V, figlio di Andronico III e di Anna di Savoia.
Scoppiò una tremenda guerra civile nei Balcani e qui emerse il re serbo Stefano Uros IV Dusan.
Pare che re Stefano fosse stato sostenuto dalla nobiltà bogomila.
Anzi, ci fu la certezza che ciò fosse avvenuto.
Ai bogomili, re Stefano andava bene.
Egli sarebbe stato controllabile.
La guerra civile aprì la strada ai Turchi, che dal 1309 (sotto il sultano Othman) si installarono nell'Anatolia, in una zona compresa tra Brussa (Bursa), Eskinsehir e Nicea (Iznik), e si stavano espandendo.
Vedendo ciò, la maggior parte dei bogmili scelse di convertirsi all'Islam e di adottare nomi islamici.
Da qui si spiega l'uso di cognomi di origine turca o islamica da parte dei Bosgnacchi o di persone di origine bosgnacca.
E' il caso, ad esempio, del giocatore svedese (ma di origine bosgnacca) Zlatan Ibrahimovic, che noi tifosi del Milan conosciamo bene.
L'adesione all'Islam fu dovuta a due motivi.
Il primo fu una presunta affinità tra bogomili e musulmani. Ovviamente, furono i bogmili a sostenere ciò.
Il secondo fu un calcolo politico.
Come ho già detto, i bogomili furono una lobby e, convertendosi all'Islam, avrebbero avuto il potere.
Tra l'altro, l'Islam dei Bosgnacchi era molto particolare.
Infatti, in Bosnia-Erzegovina era diffuso il sufismo, una corrente mistica dell'Islam.
Ancora oggi, se pur sunniti, i Bosgnacchi risentono di ciò.
In pratica, se scaviamo più a fondo, quei musulmani bosgnacchi di oggi sono i bogomili di ieri.
Questo fu capito anche da Aldolf Hitler e dai nazisti.
Infatti, nella loro speculazione, Hitler ed i nazisti ebbero molte attenzioni verso i musulmani e, in particolare, verso i bosgnacchi, tanto da creare un reparto di SS islamiche.
In realtà, nella loro follia pura e nel loro cieco e becero odio verso gli ebrei, Hitler ed i suoi volevano distruggere il Cristianesimo, ritenuto una "contaminazione semitica", e creare una loro religione.
Per farlo, si sarebbero serviti anche dei musulmani.
Vorrei terminare, tornando a parlare di Roncoferraro e dei catari.
Alla luce di quanto scritto qui sopra e dei vari articoli, come quello intitolato "La Provenza, i Catari e Roncoferraro" e di altri scritti molto interessanti, come quello di Vittorio Sabbadini che intitolato "La Chiesa catara di Bagnolo San Vito", faccio appello a chi di dovere, dall'Assessore alla Cultura del Comune di Roncoferraro fino alle più alte sfere che si facciano maggiori studi su quello che ci fu (o che potrebbe esserci stato) qui a Roncoferraro, in provincia di Mantova.
Invito a leggere anche questo bellissimo articolo del blog "Symposium: Somniun Scipionis" che è intitolato "Quel buco nero tra antichità e Rinascimento, rivalutiamo il Medio Evo".
Cordiali saluti.

Translate

Sunak manda i migranti in Ruanda e l'Italia...

Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screenshot del sito " Ansa ".