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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 14 gennaio 2012

BRAVEHEART? ERA CATTOLICO!







Cari amici ed amiche.

Sul sito "Vatican Insider" è comparso questo articolo che è intitolato "Braveheart? Era un vero eroe cattolico".
Ringrazio l'amico Samuele Maniscalco che l'ha messo su Facebook.
Com'è noto, la Scozia (con il capo del suo Governo Alexander Salmond) chiede l'indipendenza dal resto del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord.
La chiede usando come simbolo William Wallace, Braveheart, il noto condottiero vissuto tra il 1270 ed il 1305, su cui è stato fatto un film con Mel Gibson, nel 1995.
Ora, va fatta una considerazione.
Wallace non era solo un nobile ed un condottiero ma era anche un uomo di cultura e di grande fede cattolica.
Addirittura, pare che indossasse il saio e non il tradizionale kilt.
Di nobile famiglia, egli studiò presso i monaci dell'Ordine Agostiniano e di quelli dell'Ordine Benedettino.
Purtroppo, nella Scozia di allora c'era una forte violenza.
Dalla vicina Inghilterra venivano gli attacchi.
Il re d'Inghilterra Edoardo I (Edward I Longshanks) voleva espandere il suo dominio in Scozia.
Gli Scozzesi, naturalmente, non ci stavano.
Anche la stessa famiglia di Wallace fu trucidata dalle truppe inglesi, forse per avere sostenuto la causa del pretendente al trono scozzese Giovanni (John Balliol) .
Forse, potrebbe essere stata questa violenza a fare sì che William abbandonasse la vita religiosa, per iniziare una vera e propria guerra contro gli Inglesi.
Quando c'era da combattere, Wallace non si tirò mai indietro.
Combatté vincendo o non subendo grossi danni.
Tuttavia, egli dovette scontrarsi con l'invidia di parte della nobiltà che temevano William volesse diventare re.
Questa invidia sfociò in tradimenti e defezioni.
Essi ci furono nella memorabile Battaglia di Falkirk, battaglia che avvenne il 22 luglio 1298.
All'inizio, le sorti parvero favorevoli a Braveheart ma poi i nobili scozzesi si ritirarono e gli Inglesi riuscirono a sconfiggere l'esercito scozzese. Un cronista dell'epoca scrisse che molti morirono cadendo come frutti dell'orto quando sono maturi.
Wallace ebbe anche occasione di girare per l'Europa.
Andò in Norvegia, in Francia, per cercare aiuti, e si recò persino a Roma, ove Papa Bonifacio VIII cercò di mediare con gli Inglesi per favorire un accordo tra le parti.
Oramai, le sorti stavano volgendo a favore degli Inglesi e re Edoardo I fece delle offerte di pace.
Molti nobili scozzesi passarono dalla parte degli Inglesi.
Allora, re Edoardo I gli mise una taglia sulla testa.
Fu catturato nel maggio 1305. Fu tradito da un suo amico che per denaro rivelò il suo nascondiglio.
Fu portato a Londra e fu processato.
Era chiaro che il processo non fosse regolare.
Fu incoronato con l'alloro, per alludere alla sua aspirazione (non vera) di diventare re, non ebbe difesa.
La sentenza fu ovvia.
Wallace venne condannato a morte. La condanna divenne esecutiva il 22 agosto 1305.
Sul patibolo, egli si confessò con l'arcivescovo di Canterbury e gli chiese di pregare il Salterio.
Ancora vivo, fu trascinato per chilometri da coppie di cavalli. Fu torturato e mutilato.
Morì sventrato mentre recitava i Salmi penitenziali,
Fu decapitato e la sua testa fu issata su un palo.
Il corpo, invece, fu smembrato in quattro parti che vennero mandate in quattro città.
Un prete che si trovò nel luogo dell'esecuzione affermò di avere visto l'anima di Wallace andare in cielo.
Tuttavia il mito di Braveheart rimase.
La Scozia di Braveheart non è quella attuale.
Nel 1560, John Knox portò il suo progetto di Riforma religiosa che portò la Scozia dal cattolicesimo al protestantesimo.
Questo distrusse tanta parte patrimonio storico della Scozia e generò anche del malcontento.
Infatti, le rendite che erano prima dei monasteri e che servivano a sfamare parecchie persone vennero usate solo da pochi mentre, come i preti cattolici in precedenza, molti pastori protestanti esigevano delle decime spesso esose. Inoltre, molti pastori erano sposati con donne che erano già sposate ed i cui mariti legittimi erano ancora viva.
I cattolici furono perseguitati.
Nel 1603, re Giacomo VI Stuart divenne re in Inghilterra ed assunse il nome di re Giacomo I.
Fu il primo passo dell'unione tra Scozia ed Inghilterra, unione che si concretò nel 1707, pur con tante resistenza da parte degli Scozzesi.
Oggi, la Scozia vuole tornare indipendente e lo vuole fare adottando Braveheart come simbolo.
Purtroppo, molti scozzesi lo fanno ignorando quelli che furono i valori di questo grande personaggio storico.
Oggi, la Scozia è molto secolarizzata ed è anche divisa.
Basti pensare alle due squadre di calcio di Glasgow, i Rangers ed il Celtic.
Quindi, mi sembra un po' azzardato usare Braveheart come simbolo, senza conoscere quello che egli rappresentava.
Vi invito a leggere questo articolo del blog del sito di Plinio Correa de Oliveira:

"Anche quest’anno la TFP italiana ha organizzato un’Accademia estiva per i giovani universitari. Hanno partecipato una ventina di ragazzi provenienti da tutta l’Italia, ai quali si sono aggregati tre romeni, un austriaco e un olandese oltre, ovviamente, agli scozzesi, padroni di casa. L’evento ha avuto luogo nella sede della TFP britannica a Milngave, nella periferia nord di Glasgow, un’antica farm che, per la sua costruzione in pietra e legno, ricorda un po’, in piccolo, le antiche abbazie che una volta costellavano queste terre.
Edinburgh Military Tattoo

Suggestivo l’argomento affrontato quest’anno: “Quella dolce primavera della Fede: la Civiltà cristiana medievale”, con particolare riferimento al Regno di Scozia e alle sue vicende storiche.
Dopo aver esposto il tema, i relatori si sono soffermati su alcune figure storiche della Cristianità scozzese: la regina santa Margherita, il re san Davide I, William Wallace, Robert the Bruce, per finire con una commovente visione della “regina martire”, Maria Stuarda.

Il fitto programma accademico ha previsto anche visite culturali ai centri storici di Glasgow e Edimburgo, ai castelli di Holyrood e Stirling, nonché ai luoghi di celebri battaglie come Stirling e Banockburn. Il tour comprendeva anche una tappa al castello di Inverary, appartenente ai Duchi di Argyll, e un corso di degustazione di whisky tenutosi nella distilleria di Glengoyne. Non sono mancate attività di sano svago come la partecipazione al famoso Edinburgh Military Tattoo e una escursione a Loch Lomond.

Il Sig. Julio Loredo, presidente della TFP in Italia, introduce il tema dell'Accademia

L’Ordine cristiano

Osservando la natura umana, troviamo in essa una tendenza innata a relazionarsi con altri uomini. È il cosiddetto istinto di socialità, che determina nell’uomo un bisogno imperioso di vivere permanentemente in società. Essendo l’Autore della natura umana, Dio è anche l’Autore dell’istinto di socialità e, dunque, di tutte le sue conseguenze. In altre parole, la società è voluta da Dio.

La società deve seguire certe leggi. I motivi sono almeno due: da una parte, se la società è di origine divina, appartiene all’ordine dell’universo voluto da Dio e deve quindi assoggettarsi alla legge naturale ed eterna. D’altra parte, se vogliamo che la società adempia al suo scopo - il bene comune dei cittadini - deve osservare le condizioni che producono pace ed ordine:

- un ordine materiale, per il quale ogni elemento deve essere disposto correttamente e gerarchicamente secondo il suo fine o funzione;

- un ordine morale che implica che la società non può restare indifferente, ma ha il dovere di promuovere la rettitudine;

- un ordine soprannaturale, perché il dovere e il bisogno degli uomini di relazionarsi con Dio non scompare quando essi vivono in società. Essendo l’uomo fatto di corpo ed anima, spetta alla società non solo la soddisfazione dei suoi bisogni materiali, ma anche di quelli spirituali attraverso la promozione della religione.

La sacralità

Alzabandiera solenne al canto del Credo

Tale ordine non si può spiegare senza la vita soprannaturale. Il ruolo della grazia consiste precisamente nell’illuminare l’intelligenza, fortificare la volontà, e temperare la sensibilità perché tendano al bene. L’uomo, quindi, lucra enormemente con la vita soprannaturale, che lo eleva al di sopra delle miserie della natura decaduta. La società cristiana è dunque fondamentalmente sacrale.

La sacralità dell’ordine temporale era, forse, il più importante tema del pensiero e dell’azione di Plinio Corrêa de Oliveira. Distinguendo perfettamente fra ordine spirituale e ordine temporale, egli voleva tuttavia che la vita cristiana penetrasse profondamente quella sociale, e che questa, a sua volta, servisse “ministerialmente” l’ordine spirituale. Proprio a questo tema egli ha dedicato alcuni dei suoi più importanti saggi, come «La crociata del secolo XX» e «Note sul concetto di cristianità».

La civiltà cristiana medievale

Re Robert The Bruce

Quest’ordine non è una chimera, esso è veramente esistito.

Parliamo, è chiaro, della Cristianità medievale, la più alta realizzazione, per quanto lo permettessero le concrete condizioni dei tempi e dei luoghi, della civiltà cristiana.

È a quest’ordine che Leone XIII si riferiva quando scriveva, nell’enciclica Annum Ingressi (1902), “Ci fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava gli Stati”.

Due riunioni sono state dedicate all’analisi della Cristianità medievale.

Quest’ordine è stato giusto non soltanto perché, nella sua composizione sociale, politica ed economica incorporava i principi della giustizia, divina e naturale, ma soprattutto perché aveva come principio cardine la Fede di Cristo e la fedeltà alla Sua Santa Chiesa.

Così istituito, l’ordine medievale diede frutti in ogni campo che nessun artificio storico potrà cancellare.

Il cardo e la croce

Una caratteristica della Civiltà cristiana è quella di comportare molte “incarnazioni”, vale a dire attuazioni storiche concrete che, pur mantenendo intatta l’unità spirituale, possono variare in modo accidentale. Queste variazioni sono, anzi, un’esigenza dell’estetica dell’universo che richiede unità nella varietà. Una di queste “incarnazioni” fu la Cristianità scozzese.

Riunione di formazione:
"La Civiltà cristiana in Scozia"

“Siamo, e promettiamo di esserlo sempre, disposti a eseguire la Vostra volontà in ogni cosa, come figli obbedienti del Vicario di Cristo, e obbedienti a Cristo stesso, Supremo Re e Giudice. Noi ci impegniamo solennemente a difendere la Sua causa, deponendo in Lui tutta la nostra speranza. Che Egli ci ispiri il coraggio di annientare i Suoi nemici”.

Ecco quanto si legge nella Dichiarazione di Arbroath, del 1320, con la quale i nobili scozzesi proclamavano la loro fedeltà alla Cattedra di Pietro, nella persona del Papa Giovanni XXII e, nel contempo, gli chiedevano di riconoscere l’indipendenza del Regno, allora contestata da Edoardo II d’Inghilterra.

La Fede approda in queste contrade agresti tramite l’apostolato del grande san Columba che, nel 563, fonda il monastero di Iona e, successivamente, incorona Aidan McGabrain Re di Dalriada. Il Regno sarà successivamente unificato nell’843 sotto Kenneth I McAlpin, capostipite della dinastia che regnerà sulla Scozia per tutto il Medioevo.

Figura centrale è, senza dubbio, la regina santa Margherita (1045-1093), moglie di Malcolm III. Nata in Ungheria nella corte di Andrea il Cattolico, madre di otto figli, alcuni venerati come santi, Margherita portò in quelle terre, ancora rozze, non solo una Fede salda e militante, ma anche un grande impulso civilizzatore.

Abbazia di Cambuskenneth, distrutta dai protestanti nel XVI secolo

Riforma e distruzione

Nella piazza antistante alla cattedrale di san Mungo, a Glasgow, un’insegna proclama con mal celata fierezza: “Unica chiesa rimasta intatta dopo la Riforma”. Infatti, tutte le altre chiese, cappelle e monasteri del Regno furono rasi al suolo dalla rabbia dei riformatori presbiteriani.

L’odio iconoclasta dei protestanti, incitati da John Knox, si scagliò non solo contro gli edifici religiosi, i santuari, le immagini sacre e le reliquie ma, soprattutto, contro i cattolici stessi. Le terre di Scozia sono intrise del sangue dei martiri, a cominciare da san John Ogilvie, sacerdote gesuita martirizzato nel 1615. Non è affatto esagerato qualificare la politica dei protestanti nei confronti del cattolici scozzesi come vero e proprio “genocidio”. È fatto poco noto, ma le prime eliminazioni di massa della storia moderna — precursori di quella “soluzione finale” di infausta memoria — furono eseguite ai danni dei clan cattolici delle Highlands.

Monumento a William Wallace, eroe nazionale

Ricordiamo, per esempio, l’esecrabile massacro di Glen Coe (1692), nel quale furono trucidati i trentotto capi del clan MacDonald, insieme a quaranta tra donne e bambini, per aver rifiutato di giurare fedeltà al protestante Guglielmo d’Orange.

Ancor oggi sussistono non poche restrizioni ai cattolici. Le chiese, per esempio, non possono avere una torre campanaria.

Dalla visita alle rovine dell’abbazia di Holyrood a quelle dell’abbazia di Cambuskenneth, l’Accademia è stata un vero pellegrinaggio attraverso le rovine della Cristianità. Non sono, però, rovine di morte. Da esse emana una promessa di restaurazione, per la quale abbiamo pregato con fervore ad ogni passo.

Messa solenne e chiusura

Per tutta la durata dell’Accademia è stata celebrata la Santa Messa quotidianamente in rito cattolico bizantino. L’ultimo giorno l’antica liturgia di S. Giovanni Crisostomo è stata celebrata con molto splendore.

Cena finale: il suonatore di cornamusa introduce lo haggins, piatto tipico scozzese

La riunione di chiusura è stata affidata a Juan Miguel Montes, della TFP italiana – qui il testo. L’Accademia si è conclusa con una cena conviviale tipicamente scozzese, a base di haggis, un insaccato di interiora di pecora, rigorosamente innaffiato al whisky.

Secondo la tradizione, lo haggis è introdotto solennemente su un vassoio di argento al suono delle cornamuse. Prima di servirlo, un araldo racconta vecchie storie di guerra e di caccia.

Alla fine, alzando il dram di whisky, esclama ad alta voce, in gaelico, “Slainte!”, ovvero “Salute!” Per la Scozia, per i partecipanti all’Accademia e per il trionfo della Civiltà cristiana in queste terre e nel mondo.".

La Scozia deve recuperare il suo patrimonio storico, culturale e religioso.
Termino con questa mia piccola poesia:

PRO LIBERTATE!

Libbiru hè l'omu...si ùn canusci brama...
accussì com'iddu, Wilielmus di Wallace, a cu' onne fogghia di 'ddauru...
su lu capu mittuta fù...pì minazzari et pì fari dama...
di lu populu humiliatio et pì mettiri di sangue sciauru...
ma lu so' populu propriu fici lu cantu...
pì libertati chì fù 'n razia Domini...chì da onne culpa lavau..
et quannu murìu...iddu fici la morti santu!

Cordiali saluti



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