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giovedì 26 gennaio 2012

IL CAOS ITALIANO? HA RADICI PROFONDE


Cari amici ed amiche.

Il nostro Paese vive un momento difficile.
C'è il caos più totale in ogni dove e la povertà sta aumentando.
Questa situazione, in realtà ha radici molto più profonde di quanto si possa immaginare.
Già nel 1861, anno in cui il nostro Paesi si unì, ci furono situazioni anomale.
Se prendiamo come esempi gli altri Paesi, come Spagna, Inghilterra e Francia, notiamo che essi si costituirono con processi lunghi secoli ed intorno alle loro Chiese e con il consenso preminente dei loro popoli.
Nel caso dell'Italia, il processo di unificazione avvenne in pochi decenni e fu contro la Chiesa e tanta parte del popolo.
Questo inficiò il rapporto tra il nuovo Stato e vari settori della popolazione che non si riconoscevano in esso.
Il non riconoscersi nello Stato portò, da una parte, alla nascita di uno Stato che temeva il cittadino e che, quindi, doveva "controllarlo" con il fisco e con tanta burocrazia, dall'altra, a quella cultura nota a tutti dell'evasione fiscale o del vedere lo Stato come un nemico.
Oggi ci sono entrambi gli aspetti.
Da una parte, ci troviamo con uno Stato burocratizzato e poco liberale in cui, ad esempio, non si riesce a fare impresa, e, dall'altra, il cittadino si sente strozzato dal fisco e vessato dallo Stato e, quando può farlo, disobbedisce ad esso evadendo.
Intendiamoci, non voglio giustificare l'evasione fiscale (che è reato e peccato) ma voglio solo fare una riflessione.
Oltretutto, lo Stato italiano nacque centralista, contro quella che fu la storia del popolo italiano, un popolo che per tredici secoli fu diviso.
Ad esempio, la storia della Lombardia fu diversa da quella della Sicilia.
Sarebbe stato più logico organizzare lo Stato in senso federale.
A ciò, si unì anche la mancanza di una politica di sussidiarietà, un principio che avrebbe favorito i processi virtuosi.
Al contrario prevalse e (purtroppo) ancora oggi prevale la logica dell'assistenzialismo, una politica che dirottò fondi pubblici verso progetti che furono utili solo ad un certo tipo di classe politica e non alla gente.
A ciò si unirono anche le scelte tecnocratiche.
Mi riferisco all'adesione a questo tipo di Unione Europea, un' Unione Europea che oggi è un mostro tecnocratico che non ha una vera istituzione politica ma che ha tolto la sovranità agli Stati aderenti.
L'avere aperto le frontiere e l'avere aderito all'Euro, senza prima avere creato le condizioni giuste ed atte a tutelare, ad esempio, il nostro prodotto, ci sta portando alla rovina.
Da qui nascono, ad esempio, i problemi dei pescatori.
Inoltre, quando c'era la Lira, l'Italia poteva fare concorrenza agli altri Stati (come la Germania) svalutando la moneta.
Oggi non può più fare ciò e gli effetti si vedono.
Vi sono Stati (come la Germania) che si permettono di fare il bello ed il cattivo tempo anche in casa nostra.
Uno degli ultimi provvedimenti del governo Monti (e sostenuto dal Popolo della Libertà) era atto a contrastare il peso di Stati, come la Germania.
Mi riferisco alla Mozione sull'Unione Europea.
Lo sforzo è apprezzabile ma io temo che esso sia solo un palliativo.
Il governo stesso ha al suo interno pulsioni diverse e contrarie rispetto a ciò che si è prefisso.
Un Paese in queste condizioni non può fare altro che andare male.
Cordiali saluti.

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