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martedì 31 gennaio 2012

ISAAC NEWTON, L'ALCHIMIA E LA SINDROME DI ASPERGER



Cari amici ed amiche ed amiche.

Questa frase è nota a tutti e recita:

" Sibi gratulentur mortales tale tantumque exstitisse humani generis decus".

Questa frase parla di Isaac Newton (25 dicembre 1642-31 marzo 1727), un uomo che un luminare della scienza ma che ebbe anche parecchi lati oscuri.
Uno di questo riguardò una sua scoperta, quella della luce.
Egli capì che la luce fu fatta di particelle ma pare che fosse arrivato a quella tesi attraverso un esperimento di alchimia.
Pare, infatti, che egli avesse appreso le tecniche alchemiche dagli scritti di un alchimista polacco vissuto nella corte di re Sigismondo Vasa, Carpeoro Michael Sendivogius (che è raffigurato nell'immagine in basso che io ho ripreso dal libro "Europa misteriosa", un testo della casa editrice "Reader's Digest" che è in mio possesso, 1566-1636).
Per gli alchimisti del XVI e del XVII secolo, Sendivogius fu un maestro.
Egli faceva esperimenti con il piombo, rifacendodosi al "Viridarium Chymicum", un'opera di Stolcius, la cui pubblicazione fu fatta nel 1624.
In questo trattato vengono spiegati alcuni esperimenti alchemici con il rame (cuprum) e con altri elementi chimici.
Pare che Newton fosse venuto a conoscienza di tali teorie e che avesse voluto usarle per fare esperimenti sulla luce.
In base a queste teorie, pare che egli avesse fatto l'esperimento per scoprire la natura della luce.
Vi sarebbero delle prove certe che lui avesse fatto un esperimento alchemico che io credo di avere potuto riassumere attraverso la seguente equazione chimica:

4KNO3+2C->2K2CO3+2N2O3

Per dirla in parole povere, Newton mise del salnitro (nitrato di potassio, KNO3) in un crogiolo, scaldandolo sul fuoco.
Il sanitro si fuse e Newton aggiuse del carbonio (come carbone nero, C).
Da ciò si innescò una reazione di ossidoriduzione in cui l'azoto nitrico si ridusse dal numero di ossidazione +5 al numero di ossidazione +3, acquisendo due elettroni, ed il carbonio si ossidò dal numero di ossidazione 0 a +4, perdendo quattro elettroni.
Il calore fece da catalizzatore.
Questa reazione generò il carbonato neutro di potassio (K2CO3) e l'anidride nitrosa (triossido di diazoto N2O3).
Il calore fece da catalizzatore.
Che Newton si fosse interessato all'alchimia era cosa nota.
Tuttavia, egli non poté comunicare al mondo questa sua passione.
La chimica, infatti, non fu ancora vista come scienza.
Solo con Robert Boyle (1627-1691), la chimica ebbe una cittadinanza nel mondo delle scienze.
Prima di lui, l'alchima e la chimica erano viste come la stessa cosa.
Egli fu interessato all'alchimia ma coltivò anche un interesse per l'esoterismo e per la teologia.
Da protestante incallito, Newton ebbe una vera e propria ossessione per la Bibbia.
In particolare, egli volle scoprire la data dell'Apocalisse, attraverso la scienza ed i ragionamenti scientifici.
Trattai l'argomento nell'articolo intitolato "Newton potrebbe avere calcolato la data dell'Apocalisse?".
Ora, tutto ciò potrebbe essere ricoducibile ad una vera e propria malattia che potrebbe avere affilitto lo scienziato inglese, la Sindrome di Asperger.
Questa malattia crea delle disfunzioni cerebrali che rendono incapace di realzionarsi con gli altri la persona che ne è affetta.
In pratica, il cervello di un malato di questa malattia funziona in modo diverso da quello di una persona normale.
Le dodici parti che compongono il cervello funzionano in modo dissociato, come se fossero dodici computers.
Questo rende la persona malata capace di fare calcoli e leggere molto ma nel contempo incapace di essere empatico verso il prossimo e di relazionarsi con gli altri.
Anzi, per queste persone il sapere diventa quasi un'ossessione.
Pare che altri uomini di cultura e di scienza ne fossero stati affetti.
Cito Charles Darwin ed Albert Einstein.
Io credo di avere capito cosa potrebbe avere fatto ammalare Newton.
Come ho già detto, egli praticava l'alchimia.
Nell'alchimia venivano usati anche elementi come piombo e mercurio, due elementi tossici poiché si legano con i gruppi -SH degli enzimi, inattivandoli.
Questo genera anche letargie e turbe mentali.
Trattai l'argomento in vari articoli, come quello intitolato "L'impero che (forse) morì col piombo".
Inoltre, va tenuto conto anche dell'inquietudine religiosa dell'Inghilterra dell'epoca.
Da qui potrebbe essere nata la malattia che potrebbe avere afflitto Newton fino alla morte.
Tra l'altro, in punto di morte, egli fece bruciare tanta parte dei suoi scritti.
Perché fece questo?
E' una domanda che ancora non ha risposta.
Comunque, Newton diede un forte contributo alla scienza ma non si può non tenere conto della sua realtà personale e del contesto in cui visse.
Cordiali saluti.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa foto presa dalla pagina Facebook di Christian Ricchiuti, esponente di Fratelli d'Italia.