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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Visualizzazione post con etichetta Italiani nel mondo e cultura.. Mostra tutti i post
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mercoledì 8 ottobre 2014

Luigi Del Bianco and Mount Rushmore





Dear friends,




When we talk about the United States of America, one can not speak of a national symbol: the Mount Rushmore, a mountain located in the Black Hills, in the State of South Dakota.

giovedì 19 dicembre 2013

Bravo Luca Manfè! Auguri dall'Italia!

Cari amici ed amiche.

Ieri, qui in Italia si è vista l'ultima puntata del cooking reality show "Masterchef US", trasmissione condotta dagli chef Graham Elliot e Gordon Ramsay e dal ristoratore italo-americano Joe Bastianich.

martedì 17 settembre 2013

domenica 3 marzo 2013

Auguri Buddy Valastro



Cari amici ed amiche.
Faccio gli auguri a un grande italiano nel mondo, Buddy Valastro, il titolare della pasticceria Carlo's e "Cake Boss".  Oggi, Buddy compie gli anni.

domenica 26 agosto 2012

Feliz cumpleano, Uruguay!

Cari amici ed amiche.

Il 25 agosto 1825, l'Uruguay si staccò dal Brasile, dopo essersi reso indipendente dalla Spagna nel 1811, ad opera di Josè Gervasio Artigas.

lunedì 16 luglio 2012

15 luglio: anniversario della nascita di Santa Francesca Cabrini, protettrice degli emigranti

Cari amici ed amiche.
Leggete questo articolo che mi è stato inviato dall'amico Marco Stella:
ari amici ed amiche.

"Tra il 1901 e il 1913 emigrarono in America ben quasi cinque milioni di italiani, di cui oltre tre milioni provenivano dal meridione. Un vero morbo sociale, un salasso, come lo hanno definito parecchi politici e sociologi. Accanto ai drammi che l'emigrazione ebbe a suscitare, merita ricordare una santa italiana, festeggiata il 22 dicembre, che a questo  fenomeno guardò con gli occhi umanissimi di donna, di cristiana, meritando così il titolo di “madre degli emigranti”: Santa Francesca Saverio Cabrini.
Nata a Sant’Angelo Lodigiano il 15 luglio 1850 e rimasta orfana di padre e di madre, Francesca desiderava chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua salute malferma. Accettò allora l'incarico di accudire un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. Da poco diplomata maestra, la ragazza fece ben di più: convinse alcune compagne ad unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del Sacro Cuore; era il 1880.
Ispirandosi al grande San Francesco Saverio, sognava di salpare per la Cina, ma il Papa le indicò quale luogo di missione l’America, dove migliaia e migliaia di emigranti italiani vivevano in drammatiche e disumane condizioni. Anche lei nella prima delle sue ventiquattro traversate oceaniche condivise i disagi e le incertezze dei nostri compatrioti, poi con straordinario coraggio affrontò la metropoli di New York, badando agli orfani e agli ammalati, costruendo case, scuole e un grande ospedale. Passò poi a Chicago, quindi in California, onde allargare ancora la sua opera in tutta l'America, sino all'Argentina.
A chi si congratulava con lei per l’evidente successo di cotante opere, Madre Cabrini soleva rispondere in sincera umiltà: “Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?”.
La morte la colse in piena attività durante l’ennesimo viaggio a Chicago il 22 dicembre 1917. Il suo corpo venne trionfalmente traslato a New York presso la chiesa annessa alla “Mother Cabrini High School”, perché fosse vicino ai suoi “figli”. Nei suoi quaderni di viaggio aveva scritto “Oggi è tempo che l'amore non sia nascosto, ma diventi operoso, vivo e vero”. Papa Pio XII l’ha canonizzata nel 1946.
Francesco Arduino
Fonte: www.santiebeati.it

GUARDA IL NOSTRO REPORTAGE:
- il Parco dedicato alla Santa, clicca qui
- La casa-museo dove è nata Francesca Cabrini, clicca qui
- Intervista a Bruno Cerri, clicca qui
- La folla dei fedeli prima del lancio delle colombe, clicca qui
- Il tradizionale volo delle colombe, clicca qui
 - Inizio della funzione religiosa, clicca qui
- Carlo Muccio recita una ode a Santa Maria Cabrini, clicca qui
- La targa a ricordo dell'opera della Santa, clicca qui. ".

L'articolo è stato scritto sul sito dei "Lombardi nel Mondo". 
Gli italiani sono un popolo di emigranti.
Questa caratteristica era già forte secoli passati.
Lo è anche oggi.
La storia lo dice.
Basti pensare a Giovanni Caboto, un navigatore che nel XV e nel XVI secolo fu al servizio della corona britannica. 
Essi andarono ovunque.
Aiutarono alla costruzione dello Stato di Israele,  portarono nuove forze e nuove menti a Paesi, come Stati Uniti, Germania, Uruguay, Argentina e Brasile.
Gli italiani sono gente ricca di inventiva e di cultura.
Chi afferma il contrario non capisce nulla!
A Santa Francesca Cabrini affidiamo tutti gli italiani nel mondo!
Cordiali saluti. 




martedì 27 marzo 2012

ARTISTI ITALIANI NEL BRASILE IMPERIALE

Cari amici ed amiche.

L'amico Marco Stella mi un articolo scritto sul Portale dei Lombardi nel Mondo, che è intitolato "Artisti italiani nel Brasile Imperiale" .
Esso parla di un'esposizione dedicata ai pittori italiani che vissero in Brasile tra il XVIII ed il XIX secolo, quando il Brasile era il centro di un impero.
Io credo che questa mostra possa fare capire cosa sia stata veramente la storia di questo Paese e la sua fioritura culturale, a cui contribuirono molti nostri connazionali.
Cordiali saluti,.

domenica 18 marzo 2012

PRAGA E GLI ITALIANI, UN LEGAME FORTE.









Cari amici ed amiche.




Su Facebook ho trovato questa interessante nota:



"La presenza italiana nell’attuale territorio della Repubblica Ceca, vanta un’antica e importante tradizione. Se nel corso di tutto il Medioevo, il numero degli italiani presenti a Praga non era tale da permetterci di parlare di una vera e propria migrazione verso i territori della corona ceca, nella seconda metà del Cinquecento, invece, esisteva già nella città di Rodolfo II – dal 1583 Capitale dell’Impero - una nutrita colonia italiana composta principalmente da maestranze edili e mercanti che vi si erano stabiliti con le loro famiglie.
I mercanti italiani si occupavano principalmente del commercio di beni di lusso al tempo molto richiesti dalla corte imperiale, ma il gruppo più numeroso della colonia era composto da architetti, muratori, scalpellini e stuccatori che erano impiegati nei numerosi cantieri del Palazzo Reale e delle residenze della nobiltà ceca attratta dallo stile rinascimentale. Gli italiani stabilitisi nella Capitale, provenivano principalmente dalla regione compresa tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, e a Praga risiedevano nelle vicinanze del Castello e sulla via Vlašska, (la “Via Italiana”), mentre le loro botteghe circondavano l’attuale Piazza di Mala Strana, conosciuta al tempo con il nome di: “Piazza Italiana”.
Con il passare degli anni, la colonia italiana crebbe a tal punto da indurre i Gesuiti del Collegio Clementino - presenti a Praga dal 1556 - a tenere, a partire dal 1560, sermoni in lingua italiana presso la chiesa di San Clemente nella zona della Città Vecchia. Furono proprio i Gesuiti a iniziare una vera e propria opera di organizzazione della comunità italiana e fu così che sotto impulso della Compagnia di Gesù, tra il 1573 e il 1575 (le fonti discordano al riguardo) la comunità si diede un’organizzazione stabile dando vita alla Congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo; un’istituzione con fini assistenziali e religiosi ispirata al modello delle Congregazioni Mariane dei collegi gesuitici. Gli scopi della Congregazione erano sintetizzati nel motto: “Pro Deo et paupere” ed erano principalmente due: la difesa della fede cattolica nella Boemia protestante e la realizzazione di opere caritatevoli come l’assistenza ai poveri e ai bisognosi e la cura degli ammalati, senza riguardo per la loro fede religiosa. Primo coadiutore spirituale della nuova istituzione fu l’italiano Padre Blasius Montanini.
In Boemia, la Congregazione italiana rappresentava una delle minoranze cattoliche sul territorio e per questo ottenne, nel 1580, speciali indulgenze dal papa Gregorio XIII.
Nel 1569 gli italiani avevano già costruito nella Città Vecchia un proprio oratorio presso il Clementinum e una cappella all’interno della stessa area, dove venivano celebrate le funzioni religiose. Questa Cappella fu in seguito demolita nel 1589 perché ormai troppo piccola e fu ricostruita completamente a partire dal 1590. Questa nuova Cappella, consacrata nell’agosto del 1600 da Monsignor Filippo Spinelli, Nunzio Pontificio presso Rodolfo II, occupa ancora oggi un posto di rilievo nella storia dell’architettura in quanto risulta essere il primo esempio di cappella italiana a pianta ovale nell’Europa d’oltralpe. La Cappella, sormontata da una cupola, era ornata con un maestoso affresco raffigurante l’assunzione in cielo della Vergine Maria, opera di un ignoto maestro italiano dell’epoca. Pur essendo dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, la Cappella fu sempre chiamata dal popolo: “Cappella Italiana” e continua ad esserlo ancora oggi.
La creazione della Congregazione contribuì notevolmente a rafforzare la coesione tra la minoranza italiana a Praga e, grazie alle sue opere caritatevoli, fu ben vista anche dalla popolazione locale ed ottenne un prestigio tale che, nel corso del tempo, anche cittadini non italiani vollero entrare a farne parte.
Nel 1602, a causa del numero sempre maggiore di poveri e bisognosi che i membri della Congregazione ospitavano presso le proprie case, questa acquistò, per un cifra simbolica, la casa di Domenico de Bossi, suo illustre membro, situata nel quartiere di Mala Strana e ne fece la sede di un ospedale creato per assistere i bisognosi, soprattutto bambini, che ricevevano assistenza sia medica che sociale. Ma ben presto neanche questa struttura fu più sufficiente e la Congregazione chiese all’imperatore Rodolfo il permesso di acquistare altre case vicine all’Ospedale. Nel 1608 l’Istituzione ricevette dall’Imperatore, che ne apprezzava le opere di beneficenza, il permesso di acquistare altri immobili per l’ampliamento della struttura e altre concessioni importanti a suo favore come l’esenzione totale da ogni tipo di tasse e tributi e la possibilità, anche in futuro, di acquistare case e terreni per ulteriori ampliamenti. Questi privilegi furono riconfermati dagli imperatori Leopoldo I, nel 1691, Carlo VI nel 1732 e dall’imperatrice Maria Teresa nel 1744. In seguito l’edificio di Mala Strana fu più volte ampliato e addirittura ricostruito ex novo nel 1611 per essere ultimato nel 1617. All’interno dell’Ospedale vi era anche una cappella a una navata, dedicata alla Vergine Maria Assunta e a San Carlo Borromeo, realizzata nel 1617 e consacrata il 23 luglio dello stesso anno dall’arcivescovo di Praga Jan Lohelius.
A partire dal 1622, all’interno dell’Ospedale, venne inaugurata anche una scuola per bambini italiani e la cappella venne ornata di ricchi stucchi. Da semplice ospedale per i poveri, l’edificio dell’attuale via Vlašská divenne un orfanotrofio e nel 1671 scelse come suo patrono S. Francesco Borgia.
La decorazione artistica dell’Ospedale viene considerata tra i maggiori gioielli del primo barocco praghese, mentre le pitture murali poste nella volta della navata e nelle piccole cappelle laterali della Cappella maggiore, tra le prime opere d’epoca barocca a Praga.
Negli anni a venire, l’edificio subì vari danni a causa della Guerra dei Trent’Anni durante la quale andò perduto anche l’archivio della Congregazione, ma l’edificio venne ricostruito e ingrandito con nuove costruzioni. Per avere un’idea di quanto importante fosse l’Ospedale, basti pensare che nel 1779, secondo le fonti, i ricoverati nella struttura raggiunsero la cifra di 1187.
L’Ospedale degli italiani venne soppresso nel 1789 per volontà di Giuseppe II, ma nel 1804, gli italiani residenti a Praga, rinnovarono la Congregazione sotto il protettorato di Sua Altezza il Serenissimo Arciduca Luigi Salvatore di Toscana e fondarono un orfanotrofio maschile il 7 settembre dello stesso anno. La fondazione dell’Orfanotrofio che si occupava di mantenere ed educare fanciulli, orfani e bisognosi senza distinzione di nazionalità, fu resa possibile grazie all’impegno di commercianti italiani residenti a Praga. Negli Statuti del 1804 si ribadiscono gli scopi religiosi e umanitari della Congregazione e dell’Orfanotrofio, tra i quali: la conservazione della Cappella italiana della Città Vecchia, il mantenimento dell’Orfanotrofio e l’istituzione di un fondo speciale per soccorre i membri della Congregazione in caso di bisogno. Nel 1830 l’Orfanotrofio fu trasferito nuovamente nell’edificio storico dell’Ospedale di Mala Strana che fu riacquistato dalla Congregazione, e nel 1839 la sua Cappella venne riconsacrata. L’Orfanotrofio si occupava dell’educazione di ragazzi maschi fino all’età di 15 anni e offriva, ai più meritevoli, la possibilità di continuare gli studi anche dopo questa età. Quando nel 1915 l’Italia entrò nel conflitto mondiale, il governo austriaco tolse agli italiani l’amministrazione dell’Orfanotrofio, ma al termine della guerra, questi riuscirono a ottenerne nuovamente la gestione dal nuovo governo cecoslovacco. L’Orfanotrofio continuò la sua attività tra varie difficoltà e vicissitudini fino al 1941 nel corso della Seconda Guerra Mondiale, anno in cui fu soppresso, e la Congregazione italiana, con delibera del 7 giugno 1942, sancì il passaggio allo Stato italiano della sede dell’ex Ospedale di Mala Strana e della Cappella della Vergine Maria nella Città Vecchia. La Congregazione, tuttavia, non decretò mai il suo scioglimento anche se, di fatto, tutte le sue attività cessarono. L’antica sede di Mala Strana, che per secoli era stata il punto di riferimento della comunità italiana di Praga, fu da quel momento destinata ad ospitare la “Casa d’Italia” e l’Istituto di Cultura Italiana (dagli anni Novanta rinominato “Istituto Italiano di Cultura”) ancora attivo e cuore pulsante dell’italianità in Repubblica ceca. ".



Ora, esprimo una mia opinione.

La presenza italiana a Praga potrebbe essere stata anteriore di almeno due secoli al 1583, nel Medio Evo.

Teniamo conto della questione delle eresie religiose e movimenti scismatici.

Infatti, in Provenza si sviluppò il movimento dei catari (di cui ho parlato in vari articoli, tra cui quello intitolato "La Provenza, i catari e Roncoferraro, http://italiaemondo.blogspot.it/2011/12/la-provenza-i-catari-e-roncoferraro.html) che arrivò fino al Mantovano.

A Milano ci furono i patarini (XI secolo).

Nelle valli piemontesi e francesi si svilupparono le comunità valdesi, in seguito alla predicazione di Pietro Valdo di Lione (1130-1206).

Nella Boemia si sviluppò un altro movimento religioso, l'hussitismo, in seguito alle predicazioni di Jan Hus (1371-1415), che prese spunto dalle opere del teologo inglese John Wycliffe (1329-1384).

Ora, però, potrebbe esserci anche un'altra teoria.

Jan Hus potrebbe avere preso spunto anche direttamente da qualcuno di quei movimenti che ho citato prima, come i catari, i patarini ed i valdesi.

Com' noto, Wycliffe potrebbe avere preso spunto dai valdesi o dai patarini.

Quindi Hus potrebbe avere fatto lo stesso.

Quindi, gli italiani potrebbero avere giocato un ruolo importante nella formazione dell'hussitismo, che ebbe anche tendenze gnostiche, come i catari, che furono presenti in Italia.

Tra gli hussiti, infatti, ci furono anche gli Adamiti, un movimento fondato da Martin Huska (http://www.eresie.it/it/Huska.htm).

Questi predicavano il totale rifiuto del mondo, proprio come i catari, un rifiuto del mondo che si manifestava anche con l'abitudine di andare in giro nudi.

Quindi, Praga potrebbe essere stata la città in cui vari movimenti religiosi (come catari, patarini e valdesi) potrebbero essersi rifiugiati.

Questo potrebbe avere fatto sì che anche molti italiani si siano rifiugiati a Praga.

Tra l'altro, gli italiani di Praga erano mercanti e uomini di manovalanza.

Questo ricorda quello un'altra possibile situazione, quella dei catari e degli ebrei che si rifugiarono nella Valle dei Signori, una zona della Provincia di Mantova che si trova nel Comune di Roncoferraro (che di recente ho visitato, di cui ho parlato nell'articolo il cui link è http://italiaemondo.blogspot.it/2011/05/roncoferraro-gli-ebrei-ed-i-catari.html e di cui parlerò).

Tra l'altro, anche a Praga ci fu una forte comunità ebraica che sicuramente ebbe scambi con le comunità ebraiche italiane, tra cui quella di Mantova.

Proprio nel capoluogo virgiliano (durante il Rinascimento), ad esempio, c'erano cinque sinagoghe.

Una di queste era di rito askenazita, un rito presente nell'Europa centro-orientale.

Quindi, Praga potrebbe essere stata un "ricettacolo" di italianità e di scambio tra il mondo slavo, quello germanico e quello latino.

Questi scambi tra Praga e gli Stati italiani potrebbero avere attirato gli italiani che nel XVI secolo contribuirono a favorire l'attecchimento della cultura rinascimentale italiana nell'allora capitale del Sacro Romano Impero, che attualmente è capitale della Repubblica Ceca.

Del resto, un altro legame tra Praga è l'Italia è presente anche qui da me, nel Mantovano.

Qui da noi si presta culto ad un santo boema, San Giovanni Nepomuceno.

Questi fu predicatore alla corte dell'imperatore Venceslao IV e vicario generale dell'arcidiocesi di Praga. Visse tra 1349 ed il 1393.

Egli difese il suo arcivescovo, contro il desiderio dell'imperatore che volle erigere a diocesi l'abbazia di Kladrau per un suo favorito.

L'imperatore lo fece arrestare e lo fece annegare nella Moldava.

La Chiesa lo canonizzò e lo proclamò martire.

Ora, il culto di San Giovanni Nepomuceno è molto presente in aree come il Mantovano.

Ad esempio, non lontano da casa mia, nel Comune di Gazzo Bigarello, c'è la "Pila del Galeotto", un'antica riseria-mulino.

Sulla facciata campeggia una statua di San Giovanni Nepomuceno, che è santo protettore contro le alluvioni.

Senza dubbio, gli "Italiani di Praga" contribuirono a portare qui in Italia il culto di questo santo.

Quindi, tra Praga e l'Italia, i legami sono fortissimi.

Su simili legami culturali si deve fondare l'Europa.

Cordiali saluti.










venerdì 24 febbraio 2012

FESTA DELL' UVA A CAIXIAS DO SUL




Cari amici ed amiche.



Leggete l'articolo dell'amico Marco Stella che è intitolato "Festa dell’Uva di Caixias do Sul" ed il cui link è http://portale.lombardinelmondo.org/nazioni/brasile/articoli/storiaemigrazione/cocho#.T0a9PBhBtq4.facebook.

Esso parla di un importante evento che si è svolto a Caixias do Sul, una cittadina brasiliana.

Com'è noto, in Brasile vi sono molti italiani.

Vi sono tanti veneti, lombardi e siciliani.

La coltivazione dell'uva è senz'altro una peculiarità della tradizione italiana.

Pensiamo alle coltivazioni di vitigni con cui si fanno i grandi vini italiani, come il Barbera piemontese, l'Amarone veronese, l'Enantio veneto e trentino, il Traminer altoatesino, il Prosecco trevigiano, il Taj friulano, il Lambrusco mantovano ed emiliano, il Verdicchio marchigiano, il Chianti toscano, l'Est est est laziale, il Montepulciano d'Abruzzo, il Negramaro salentino ed il Nero d'Avola siciliano.

Ora, tanta parte della coltivazione della vite in Brasile è un'eredità degli italiani.

Bisogna mantenere vivo ciò che unisce noi che stiamo qui in Italia e gli italiani nel mondo.

Possiamo dire che la cultura del vino sia uno di questi legami tra noi che stiamo qui in Italia ed i nostri connazionali emigrati in tutto il mondo.

Cordiali saluti.


lunedì 10 ottobre 2011

BUDDY VALASTRO, THE REVIEW-BUDDY VALASTRO, LA RECENSIONE


Cari amici ed oggi.

Oggi faccio una recensione su un grande esempio di italianità nel mondo, Buddy Valastro, il noto pasticcere della pasticceria "Carlo's Bake Shop" che si trova ad Hoboken, nel New Jersey, terra in cui, per altro, ho dei parenti e che ospita molti siciliani. Lo stesso Buddy, come i miei parenti, è originario della magnifica Trinacria.
La sua terra d'origine è Lipari, in provincia di Messina, la stessa provincia di cui è originaria la famiglia di mia madre. Buddy rappresenta la quarta generazione di una grande famiglia di pasticceri siciliani che iniziò a lavorare del 1910.
Pensate, la "Carlo's Bake Shop" opera da oltre cento anni. In questo suo centenario, la pasticceria ha portato sulle tavole americane (e non solo) dolci di vario tipo, molti dei quali figli della tradizione italiana e in particolare siciliana.
Basti pensare ai cannoli. questi dolci sono figli di una sapiente ed antica tradizione. Infatti, essi nacquero in un convento del Palermitano. Un discorso analogo si può fare per i frutti della Martorana. Essi sono una sorta di dolci fatti di marzapane (pasta di mandorla) e con le forme di vari frutti. Devono il loro nome al fatto che essi fossero stati inventati nel convento della Martorana, il convento che si trova vicino alla chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio che fu fondata dall'ammiraglio normanno Giorgio d'Antiochia nel 1143. Il convento fu fondato da Eloisa Martorana e le suore che abitavano in esso confezionarono questi dolci per sostituire la frutta che si sarebbe dovuta usare per abbellirlo, in occasione della visita del Papa dell'epoca.
Come già scrissi un'altra volta, quando trattai la questione del ristorante "Il Conventino" , il cibo è cultura e Buddy è sicuramente un uomo di cultura.
Il mezzo per diffondere questa cultura è sicuramente la televisione.
Buddy, infatti, conduce la trasmissione "Il Boss delle torte" (The Cake Boss)" , una trasmissione televisiva in cui il pasticcere ed i suoi parenti (che lavorano nell'azienda di famiglia) producono torte su ordinazione.
Buddy si sbizzarrisce con la sua creatività, come nel caso della torta a forma di tavolo da biliardo.
Del resto, il pasticceri siciliani sono degli scultori.
Tra le varie gag di questa famiglia italo-americana, Buddy crea autentici capolavori che sono belli da vedere e, sicuramente, buoni da mangiare.
Un aspetto della famiglia Valastro è il valore che viene dato alla famiglia in quanto cellula fondante della società.
Questo è un concetto che noi italiani abbiamo nel sangue e che dobbiamo difendere come un tesoro fondamentale. Una cosa che mi ha toccato è stata proprio un discorso fatto da Buddy (durante la sua trasmissione televisiva) in cui diceva di avere promesso a suo padre che avrebbe portato il nome della sua pasticceria in tutto il mondo. Io credo che ci sia riuscito.
Non credo che Buddy abbia bisogno di consigli.
Se lo avessi davanti, gli proporrei di mettere tra i suoi dolci l'Anello di Monaco , un dolce natalizio della mia città natale, Mantova, la cui pasta è simile a quella del panettone. Le sue origini sono tedesche, precisamente di Monaco di Baviera.
La ricetta di questa ciambella alta come un panettone (che può essere trovata su internet) è la seguente:

500 gr di farina bianca 70 gr di lievito di birra 4 uova 140 gr di burro o strutto 1 cucchiaio e mezzo di zucchero 1 presa di sale latte tiepido 1 bicchiere.

Si scioglie in una tazza il lievito di birra con un cuchiaino di zucchero, un cucchiaio colmo di farina e pochissimo latte tiepido. Coprire il panetto di farina facendo sopra la croce. Ben coperto metterlo in un posto tiepido.
Intanto che lievita si prepara il ripieno con 250 gr di noci sgusciate e 150 di zucchero. Si fa bollire lo zucchero con dieci cucchiai d'acqua stando bene attenti di non far caramellare lo zucchero. Si mescola con le noci tritate finemente. Quando l'impasto è freddo si aggiungono due chiare d'uovo montate a neve.
Si riprende il panetto lievitato, ed in una zuppiera si mescola con la farina, il sale, la buccia di limone, due tuorli, due uova intere ed il burro. Impastare subito tirando le mani verso l'alto, finchè l'impasto non si stacca.
Si copre ancora e si lascia lievitare una seconda volta, e dopo circa mezz'ora si versa la pasta su di un'asse infarinata.
Le si dà una forma rettangolare o circolare, alta circa due dita, si spalma il ripieno, si arrotola e si mette in uno stampo bene imburrato in forno. Lo stampo deve essere molto pesante (rame) e circolare.
Si mette in forno freddo e si tiene per circa 40 minuti a calore piuttosto elevato. A cottura ultimata (il dolce deve essere rosso sopra) spegnere il forno e lasciarlo aperto per 5 minuti. Quando si toglie, ancora nel recipiente, si spalma sopra una glassa fatta con due etti di zucchero a velo in pochissima acqua, addensata leggermente sul fuoco. C'è chi ricopre questo dolce anche con la glassa al cioccolato.


Pertanto se andate ad Hoboken, non potete non andare alla "Carlo's Bake Shop", che si trova in 95 Washington Street, Hoboken, New Jersey (cap 07030). Ritroverete un pezzo di Italia negli Stati Uniti d'America.

Cordiali saluti.



martedì 16 agosto 2011

COMPLIMENTI, ONOREVOLE ROMAGNOLI ED AUGURI!

Cari amici ed amiche.

Durante la mia villeggiatura in Sicilia (di cui ho ampiamente parlato nell'articolo intitolato "Il mio viaggio in Sicilia"), ho saputo che l'onorevole Massimo Romagnoli (Popolo della Libertà) è diventato presidente dell'Orlandina calcio, la società calcistica di Capo d'Orlando, la sua città, in provincia di Messina.
Il 07 agosto scorso, Romagnoli è diventato ufficialmente presidente della società di calcio che milita nel campionato di Eccellenza. Per l'Orlandina, questo è un ottimo acquisto. Infatti, per una società di calcio non conta che vi siano solo dei buoni giocatori ed un buon allenatore ma devono esservi anche dei buoni dirigenti ed un buon presidente. L'esempio è il Milan del presidente Berlusconi. Certo, il paragone potrà sembrare esagerato (visto che il Milan è la squadra più titolata al mondo mentre l'Orlandina milita in un campionato di Eccellenza) ma voglio solo fare capire che per fare andare avanti una società di calcio servono le giuste motivazioni sia nei giocatori e nello staff tecnico e sia nella dirigenza e nella proprietà, che devono avere anche un progetto credibile. Romagnoli ha tutto questo. Inoltre, da italiano all'estero, ha sicuramente visto varie realtà e forse avrà anche molte basi culturali con cui portare avanti un progetto credibile.
Al suo fianco vi sarà Sergio Brio, l'ex-stopper della Juventus degli anni '70, '80 e'90 (nella quale militò anche un certo Michel Platini), che opererà nel settore giovanile.
Sicuramente, Romagnoli saprà dare un buon contributo sia alla stessa Orlandina e sia alla città di Capo d'Orlando.
A mio modesto parere, questo suo contributo potrebbe essere quello di aiuto per i giovani di Capo d'Orlando.
L'Orlandina potrebbe fare sì che i giovani si avvicinino allo sport ed imparino tante cose utili.
Lo sport, quello vero, è portatore di valori.
Pensiamo alle società grandi, come il già citato Milan o l'Inter, che hanno fatto delle vere e proprie "scuole calcio".
Lo sport non aiuta le persone solo da un punto di visto fisico ma anche da quello valoriale.
Ad esempio, nelle scuole calcio di grandi società, come nei piccoli club (come per l'appunto l'Orlandina), i giovani imparano a stare insieme e a rispettarsi a vicenda.
Questo è molto importante.
Anzi, il fatto che l'Orlandina sia un piccolo club può essere un vantaggio perché non ha certe pressioni che sono tipiche delle società di Serie A e di quelle di Serie B. Quindi, la nuova dirigenza ha più tempo per portare avanti il proprio progetto.
Pertanto, auguro a Romagnoli che possa riuscire a portare avanti nel migliore dei modi questo suo progetto che può fare solo bene ad una realtà come quella di Capo d'Orlando.
Cordiali saluti.





martedì 29 marzo 2011

ITALIANI D'AMERICA, UN PATRIMONIO!


Cari amici ed amiche.














Prima di parlare dell'argomento, vi segnalo un evento culturale della Fondazione Italia-USA. Infatti, giovedì 14 aprile, alle ore 17, la Fondazione Italia-USA(http://www.italiausa.org/) organizzerà a Roma (presso la Camera dei Deputati, nella sala conferenze di Palazzo Marini, in via Pozzetto 58) un dibattito che tratta l'uso del cellule staminali e che è incentrato sul confronto tra Italia ed USA su questo tema. Vi saranno il presidente della fondazione, onorevole Rocco Girlanda, il senatore Ignazio Marino, Commissione Sanità del Senato, il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, il dottor Renato Calabria, Palstic Surgeon MD, Beverly Hills, California, ed altri. La partecipazione deve essere conformata tramite e-mail, scrivendo all'indirizzo info@italiausa.org. Proprio dello storico rapporto tra il nostro Paese e gli USA, parlerò in questo articolo. Questo rapporto è molto profondo perché tanti americani ed americane hanno radici nel nostro Paese. Tra l'altro, questa storia riguarda anche la famiglia, poiché tra i tanti italo-americani vi sono dei miei parenti, figli di alcuni cugini di mia madre che tanti anni or sono emigrarono da Galati Mamertino, in Provincia di Messina, e si trasferirono negli USA. L'emigrazione italiana verso gli USA incominciò nel XIX, e coloro che emigrarono negli USA furono, per lo più, garibaldini e socialisti. Essa fu circoscritta a poche unità. Poi, ci fu un'emigrazione più massiccia ed ebbe i suoi picchi agli inizi del XX secolo. Molto forte fu l'emigrazione dalla Sicilia. Ad emigrare furono padri di famiglia in cerca di migliori fortune che nella terra d'origine non ebbero. Tra il 1900 ed il 1920 circa 4.000.000 di persone sbarcarono ad Ellis Island a New York. Tra il 1921 ed il 1924, il Governo USA promulgò delle leggi che arginassero l'immigrazione italiana, "Emergency Quota Acts", dando priorità a quella dal Nord Europa. Gli italiani furono così discriminati. Essi reagirono in modi diversi. Alcuni di loro mantennero la lingua e gli usi del Paese d'origine, come anche la religione, prevalentemente cattolica. Altri, adottarono la lingua inglese ed alcuni usi anglosassoni ma conservarono la religione cattolica ed altri usi. Altri ancora, invece, adottarono tutti gli usi anglosassoni, compresa la religione protestante o anglicana. Addirittura, alcuni di questi ultimi cambiarono i propri cognomi, riadattandoli alla lingua inglese. Durante la II Guerra Mondiale, gli italiani negli USA vennero internati e tutti i giornali in lingua italiana furono chiusi. Intanto, in Italia, molti italiani si arruolarono nell'esercito americano per avere poi la cittadinanza americana. A metà degli anni '60, l'emigrazione dall'Italia agli USA riprese, per poi ridursi a partire dagli anni '80. Oggi, l'emigrazione italiana è ridotta a poche unità ed è circoscritta a giovani ricercatori (come gli ingegneri nucleari) che cercano maggiori fortune. La comunità italo-americana è oggi di circa 18.000.000. Accanto all'inglese, gli italo-americani parlano l'italiano ed il dialetto. Le religioni prevalenti nelle comunità italo-americane sono quella cattolica e quella protestante. Vi sono anche degli ebrei. In realtà, la cultura italiana permeò profondamente il panorama culturale americano. Pensiamo al cibo. Oggi, esiste una cucina italo-americana. Per esempio, è noto che negli USA non si possa importare la carne, ad eccezione di alcuni prodotti, come il Prosciutto di Parma, quello di San Daniele, i prodotti in lattina, lo speck o la mortadella . Ebbene, gli italo-americani si adattarono a fare i cibi italiani con prodotti USA, producendo un qualcosa di unico. In qualche caso, si inventarono vari escamotages per portare il prodotto carneo italiano negli USA , come la soppressa dentro il caciocavallo. Oggi, questo prodotto è rinomato. Ben presto, la cucina italo-americana si diffuse anche nei ristoranti più famosi. Inoltre, anche nel cinema, gli italo-americani diedero il loro contributo. Pensiamo al cinema, in cui vi erano e vi sono vari registi attori come Rodolfo Valentino, Ben Gazzara, Danny Aiello, Frank Capra, Ray Romano, Danny De Vito, Vincent Spano, Leonardo Di Caprio, Nicholas Cage, Dino De Laurentiis, Brian De Palme, Susan Sarandon, Al Pacino, Robert De Niro, Patti LuPone, Mary Elizabeth Mastrantonio, Dan Castellaneta ed altri. Pensiamo ai numerosi personaggi dello sport, come l'ex-calciatore ed ex-Commissario Tecnico della Nazionale di calcio USA Bruce Arena o l'ex-lottatore del Wrestling Hulk Hogan. Pensiamo anche ai musicisti, come la rockstar Jon Bon Jovi (all'anagrafe John Bongiovanni) o all'ex-chitarrista dei Red Hot Chili Peppers Tony Frusciante oppure a quello dei Creeds Mark Tremonti. Pensiamo anche ad alcuni poeti, come John Ciardi, ad alcuni artisti, come il pittore Costantino Brumidi, o ad alcuni politici, come il Governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, l'ex-ambasciatore USA in Italia Ronald Spogli oppure il Segretario della Sicurezza interna Janet Napolitano. Gli italo-americani fecero molto nella storia americana, come anche in quella italiana. Essi portarono la nostra cultura nel mondo. Dedico agli italo-americani una mia poesia:



Ellis Island

Comu da li campi lu viddanu...

di la cità vinni lu povuru...

da lu mari...su unu lignu...

al di Novu Mondu la porta, Ellis Island,

cusì 'n Novum Eboracum...induve staci di la Libertati la dama...

et fù cusì l'anticu talianu...

pè nova la vita avè...comu di li so' figghi...

et cusì fù 'n travagghiu...iddu novu miricanu!



Cordiali saluti.

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I vaccini hanno fatto danni...ed è ora di ammetterlo

Ringrazio l'amico Morris Sonnino dello screenshot del quotidiano " La Verità ".