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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 18 marzo 2012

PRAGA E GLI ITALIANI, UN LEGAME FORTE.









Cari amici ed amiche.




Su Facebook ho trovato questa interessante nota:



"La presenza italiana nell’attuale territorio della Repubblica Ceca, vanta un’antica e importante tradizione. Se nel corso di tutto il Medioevo, il numero degli italiani presenti a Praga non era tale da permetterci di parlare di una vera e propria migrazione verso i territori della corona ceca, nella seconda metà del Cinquecento, invece, esisteva già nella città di Rodolfo II – dal 1583 Capitale dell’Impero - una nutrita colonia italiana composta principalmente da maestranze edili e mercanti che vi si erano stabiliti con le loro famiglie.
I mercanti italiani si occupavano principalmente del commercio di beni di lusso al tempo molto richiesti dalla corte imperiale, ma il gruppo più numeroso della colonia era composto da architetti, muratori, scalpellini e stuccatori che erano impiegati nei numerosi cantieri del Palazzo Reale e delle residenze della nobiltà ceca attratta dallo stile rinascimentale. Gli italiani stabilitisi nella Capitale, provenivano principalmente dalla regione compresa tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, e a Praga risiedevano nelle vicinanze del Castello e sulla via Vlašska, (la “Via Italiana”), mentre le loro botteghe circondavano l’attuale Piazza di Mala Strana, conosciuta al tempo con il nome di: “Piazza Italiana”.
Con il passare degli anni, la colonia italiana crebbe a tal punto da indurre i Gesuiti del Collegio Clementino - presenti a Praga dal 1556 - a tenere, a partire dal 1560, sermoni in lingua italiana presso la chiesa di San Clemente nella zona della Città Vecchia. Furono proprio i Gesuiti a iniziare una vera e propria opera di organizzazione della comunità italiana e fu così che sotto impulso della Compagnia di Gesù, tra il 1573 e il 1575 (le fonti discordano al riguardo) la comunità si diede un’organizzazione stabile dando vita alla Congregazione della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo; un’istituzione con fini assistenziali e religiosi ispirata al modello delle Congregazioni Mariane dei collegi gesuitici. Gli scopi della Congregazione erano sintetizzati nel motto: “Pro Deo et paupere” ed erano principalmente due: la difesa della fede cattolica nella Boemia protestante e la realizzazione di opere caritatevoli come l’assistenza ai poveri e ai bisognosi e la cura degli ammalati, senza riguardo per la loro fede religiosa. Primo coadiutore spirituale della nuova istituzione fu l’italiano Padre Blasius Montanini.
In Boemia, la Congregazione italiana rappresentava una delle minoranze cattoliche sul territorio e per questo ottenne, nel 1580, speciali indulgenze dal papa Gregorio XIII.
Nel 1569 gli italiani avevano già costruito nella Città Vecchia un proprio oratorio presso il Clementinum e una cappella all’interno della stessa area, dove venivano celebrate le funzioni religiose. Questa Cappella fu in seguito demolita nel 1589 perché ormai troppo piccola e fu ricostruita completamente a partire dal 1590. Questa nuova Cappella, consacrata nell’agosto del 1600 da Monsignor Filippo Spinelli, Nunzio Pontificio presso Rodolfo II, occupa ancora oggi un posto di rilievo nella storia dell’architettura in quanto risulta essere il primo esempio di cappella italiana a pianta ovale nell’Europa d’oltralpe. La Cappella, sormontata da una cupola, era ornata con un maestoso affresco raffigurante l’assunzione in cielo della Vergine Maria, opera di un ignoto maestro italiano dell’epoca. Pur essendo dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, la Cappella fu sempre chiamata dal popolo: “Cappella Italiana” e continua ad esserlo ancora oggi.
La creazione della Congregazione contribuì notevolmente a rafforzare la coesione tra la minoranza italiana a Praga e, grazie alle sue opere caritatevoli, fu ben vista anche dalla popolazione locale ed ottenne un prestigio tale che, nel corso del tempo, anche cittadini non italiani vollero entrare a farne parte.
Nel 1602, a causa del numero sempre maggiore di poveri e bisognosi che i membri della Congregazione ospitavano presso le proprie case, questa acquistò, per un cifra simbolica, la casa di Domenico de Bossi, suo illustre membro, situata nel quartiere di Mala Strana e ne fece la sede di un ospedale creato per assistere i bisognosi, soprattutto bambini, che ricevevano assistenza sia medica che sociale. Ma ben presto neanche questa struttura fu più sufficiente e la Congregazione chiese all’imperatore Rodolfo il permesso di acquistare altre case vicine all’Ospedale. Nel 1608 l’Istituzione ricevette dall’Imperatore, che ne apprezzava le opere di beneficenza, il permesso di acquistare altri immobili per l’ampliamento della struttura e altre concessioni importanti a suo favore come l’esenzione totale da ogni tipo di tasse e tributi e la possibilità, anche in futuro, di acquistare case e terreni per ulteriori ampliamenti. Questi privilegi furono riconfermati dagli imperatori Leopoldo I, nel 1691, Carlo VI nel 1732 e dall’imperatrice Maria Teresa nel 1744. In seguito l’edificio di Mala Strana fu più volte ampliato e addirittura ricostruito ex novo nel 1611 per essere ultimato nel 1617. All’interno dell’Ospedale vi era anche una cappella a una navata, dedicata alla Vergine Maria Assunta e a San Carlo Borromeo, realizzata nel 1617 e consacrata il 23 luglio dello stesso anno dall’arcivescovo di Praga Jan Lohelius.
A partire dal 1622, all’interno dell’Ospedale, venne inaugurata anche una scuola per bambini italiani e la cappella venne ornata di ricchi stucchi. Da semplice ospedale per i poveri, l’edificio dell’attuale via Vlašská divenne un orfanotrofio e nel 1671 scelse come suo patrono S. Francesco Borgia.
La decorazione artistica dell’Ospedale viene considerata tra i maggiori gioielli del primo barocco praghese, mentre le pitture murali poste nella volta della navata e nelle piccole cappelle laterali della Cappella maggiore, tra le prime opere d’epoca barocca a Praga.
Negli anni a venire, l’edificio subì vari danni a causa della Guerra dei Trent’Anni durante la quale andò perduto anche l’archivio della Congregazione, ma l’edificio venne ricostruito e ingrandito con nuove costruzioni. Per avere un’idea di quanto importante fosse l’Ospedale, basti pensare che nel 1779, secondo le fonti, i ricoverati nella struttura raggiunsero la cifra di 1187.
L’Ospedale degli italiani venne soppresso nel 1789 per volontà di Giuseppe II, ma nel 1804, gli italiani residenti a Praga, rinnovarono la Congregazione sotto il protettorato di Sua Altezza il Serenissimo Arciduca Luigi Salvatore di Toscana e fondarono un orfanotrofio maschile il 7 settembre dello stesso anno. La fondazione dell’Orfanotrofio che si occupava di mantenere ed educare fanciulli, orfani e bisognosi senza distinzione di nazionalità, fu resa possibile grazie all’impegno di commercianti italiani residenti a Praga. Negli Statuti del 1804 si ribadiscono gli scopi religiosi e umanitari della Congregazione e dell’Orfanotrofio, tra i quali: la conservazione della Cappella italiana della Città Vecchia, il mantenimento dell’Orfanotrofio e l’istituzione di un fondo speciale per soccorre i membri della Congregazione in caso di bisogno. Nel 1830 l’Orfanotrofio fu trasferito nuovamente nell’edificio storico dell’Ospedale di Mala Strana che fu riacquistato dalla Congregazione, e nel 1839 la sua Cappella venne riconsacrata. L’Orfanotrofio si occupava dell’educazione di ragazzi maschi fino all’età di 15 anni e offriva, ai più meritevoli, la possibilità di continuare gli studi anche dopo questa età. Quando nel 1915 l’Italia entrò nel conflitto mondiale, il governo austriaco tolse agli italiani l’amministrazione dell’Orfanotrofio, ma al termine della guerra, questi riuscirono a ottenerne nuovamente la gestione dal nuovo governo cecoslovacco. L’Orfanotrofio continuò la sua attività tra varie difficoltà e vicissitudini fino al 1941 nel corso della Seconda Guerra Mondiale, anno in cui fu soppresso, e la Congregazione italiana, con delibera del 7 giugno 1942, sancì il passaggio allo Stato italiano della sede dell’ex Ospedale di Mala Strana e della Cappella della Vergine Maria nella Città Vecchia. La Congregazione, tuttavia, non decretò mai il suo scioglimento anche se, di fatto, tutte le sue attività cessarono. L’antica sede di Mala Strana, che per secoli era stata il punto di riferimento della comunità italiana di Praga, fu da quel momento destinata ad ospitare la “Casa d’Italia” e l’Istituto di Cultura Italiana (dagli anni Novanta rinominato “Istituto Italiano di Cultura”) ancora attivo e cuore pulsante dell’italianità in Repubblica ceca. ".



Ora, esprimo una mia opinione.

La presenza italiana a Praga potrebbe essere stata anteriore di almeno due secoli al 1583, nel Medio Evo.

Teniamo conto della questione delle eresie religiose e movimenti scismatici.

Infatti, in Provenza si sviluppò il movimento dei catari (di cui ho parlato in vari articoli, tra cui quello intitolato "La Provenza, i catari e Roncoferraro, http://italiaemondo.blogspot.it/2011/12/la-provenza-i-catari-e-roncoferraro.html) che arrivò fino al Mantovano.

A Milano ci furono i patarini (XI secolo).

Nelle valli piemontesi e francesi si svilupparono le comunità valdesi, in seguito alla predicazione di Pietro Valdo di Lione (1130-1206).

Nella Boemia si sviluppò un altro movimento religioso, l'hussitismo, in seguito alle predicazioni di Jan Hus (1371-1415), che prese spunto dalle opere del teologo inglese John Wycliffe (1329-1384).

Ora, però, potrebbe esserci anche un'altra teoria.

Jan Hus potrebbe avere preso spunto anche direttamente da qualcuno di quei movimenti che ho citato prima, come i catari, i patarini ed i valdesi.

Com' noto, Wycliffe potrebbe avere preso spunto dai valdesi o dai patarini.

Quindi Hus potrebbe avere fatto lo stesso.

Quindi, gli italiani potrebbero avere giocato un ruolo importante nella formazione dell'hussitismo, che ebbe anche tendenze gnostiche, come i catari, che furono presenti in Italia.

Tra gli hussiti, infatti, ci furono anche gli Adamiti, un movimento fondato da Martin Huska (http://www.eresie.it/it/Huska.htm).

Questi predicavano il totale rifiuto del mondo, proprio come i catari, un rifiuto del mondo che si manifestava anche con l'abitudine di andare in giro nudi.

Quindi, Praga potrebbe essere stata la città in cui vari movimenti religiosi (come catari, patarini e valdesi) potrebbero essersi rifiugiati.

Questo potrebbe avere fatto sì che anche molti italiani si siano rifiugiati a Praga.

Tra l'altro, gli italiani di Praga erano mercanti e uomini di manovalanza.

Questo ricorda quello un'altra possibile situazione, quella dei catari e degli ebrei che si rifugiarono nella Valle dei Signori, una zona della Provincia di Mantova che si trova nel Comune di Roncoferraro (che di recente ho visitato, di cui ho parlato nell'articolo il cui link è http://italiaemondo.blogspot.it/2011/05/roncoferraro-gli-ebrei-ed-i-catari.html e di cui parlerò).

Tra l'altro, anche a Praga ci fu una forte comunità ebraica che sicuramente ebbe scambi con le comunità ebraiche italiane, tra cui quella di Mantova.

Proprio nel capoluogo virgiliano (durante il Rinascimento), ad esempio, c'erano cinque sinagoghe.

Una di queste era di rito askenazita, un rito presente nell'Europa centro-orientale.

Quindi, Praga potrebbe essere stata un "ricettacolo" di italianità e di scambio tra il mondo slavo, quello germanico e quello latino.

Questi scambi tra Praga e gli Stati italiani potrebbero avere attirato gli italiani che nel XVI secolo contribuirono a favorire l'attecchimento della cultura rinascimentale italiana nell'allora capitale del Sacro Romano Impero, che attualmente è capitale della Repubblica Ceca.

Del resto, un altro legame tra Praga è l'Italia è presente anche qui da me, nel Mantovano.

Qui da noi si presta culto ad un santo boema, San Giovanni Nepomuceno.

Questi fu predicatore alla corte dell'imperatore Venceslao IV e vicario generale dell'arcidiocesi di Praga. Visse tra 1349 ed il 1393.

Egli difese il suo arcivescovo, contro il desiderio dell'imperatore che volle erigere a diocesi l'abbazia di Kladrau per un suo favorito.

L'imperatore lo fece arrestare e lo fece annegare nella Moldava.

La Chiesa lo canonizzò e lo proclamò martire.

Ora, il culto di San Giovanni Nepomuceno è molto presente in aree come il Mantovano.

Ad esempio, non lontano da casa mia, nel Comune di Gazzo Bigarello, c'è la "Pila del Galeotto", un'antica riseria-mulino.

Sulla facciata campeggia una statua di San Giovanni Nepomuceno, che è santo protettore contro le alluvioni.

Senza dubbio, gli "Italiani di Praga" contribuirono a portare qui in Italia il culto di questo santo.

Quindi, tra Praga e l'Italia, i legami sono fortissimi.

Su simili legami culturali si deve fondare l'Europa.

Cordiali saluti.










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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa foto presa dalla pagina Facebook di Christian Ricchiuti, esponente di Fratelli d'Italia.