Oggi, c'è stata la IX edizione del "Pranzo dei Poeti Mantovani".
L'evento è stato organizzato dal Cenacolo dei poeti dialettali mantovani "Al Fogolèr", presso il ristorante "Il Nespolo", che si trova a San Biagio, uina frazione del Comune di Bagnolo San Vito.
Hanno partecipato ad essi i cenacoli trentini, capitanati da Elio Fox, quelli veronesi, quelli ferraresi ed altri poeti.
Tra questi ultimi, oltre al sottoscritto, hanno partecipato anche il noto poeta dialettale mantovano Alfredo Facchini ed un ragazzo di dodici anni che ha recitato una poesia in dialetto lucano.
L'evento è iniziato alle ore 10.30, con il discorso di Sergio Aldrighi, presidente del "Fogolèr", che ha parto un convegno con due realtori che hanno trattato la storia della parlata mantovana. Ha cominciato un a dei relatori, il professor Giancarlo Gozzi, che parlato di una storia del dialetto mantovano che è legata ai trovatori provenzali. Infatti, il dialetto mantovano fa parte di quei dialetti che sono definiti "gallo-italici". Esso si sviluppò attraverso le contaminazioni portate dai pellegrini francesi e dai trovatori provenzali. Il dialetto mantovano, infatti, ha molte affinità con le parlate della Provenza. Sembra quasi un caso, ma queste parole si ricollegano alla ricerca che ho fatto sui catari e Roncoferraro (http://italiaemondo.blogspot.com/2011/12/la-provenza-i-catari-e-roncoferraro.html) .
Poi, ha parlato il professor Giancarlo Malacarne.
Questi ha parlato della storia della poesia dialettale e del senso stesso della poesia.
Egli ha detto che chi fa poesia deve sapere ciò che scrive e declama.
Il professor Malacarne ha letto alcuni brani antichi.
Uno di questi fu scritto dal marchese Francesco II Gonzaga (1466-1519).
In questi brani antichi si nota che il mantovano di allora fu più simile al veronese.
Poi cambiò.
Questo deve farci riflettere.
Guarda caso, sembra che la parlata mantovana attuale, che è simile a quella emiliana, si sia sviluppata con l'avvento dei Gonzaga.
Inoltre, il professor Malacarne ha detto che è un bene scrivere poesie e ha suggerito di conoscere le varie forme poetiche, come il madrigale, il sonetto, il carme, la rima baciata, il verso libero e l'assonanza.
Poi, è iniziato il dibattito.
Ha preso la parola il poeta Alfredo Facchini, detto "Fredon".
Egli ha detto che non si può definire poesia un componimento con due versi e sul quotidiano "La Voce di Mantova", nella pagina dedicata alla poesia, compaiono delle poesie che, a suo parere, sono delle baggianate.
Inoltre, ha parlato del fatto che una poesia debba essere fruibile a tutti.Poi, ha declamato una sua poesia dedicata a questi componimenti che non ha giudicato positivamente e ha fatto un'osservazione sul "Fogolèr", definendolo poco coeso.
Sinceramente, io penso che in quest'ultimo frangente, il "Fredon" abbia sbagliato.
Lo dico con il massimo rispetto per il personaggio.
Il "Fogolèr" si impegna da anni a svolgere eventi come questo.
Se non fosse coeso, il "Fogolèr" non farebbe molta strada.
A me, sembra che il cenacolo stia lavorando bene. Se porta avanti degli eventi, vuole dire che funziona.
A me, sembra che il cenacolo stia lavorando bene. Se porta avanti degli eventi, vuole dire che funziona.
Questa osservazione ha innescato qualche polemica.
Poi, il dibattito è proseguito.
Ci sono state altre domande sul dialetto.
Poi, c'è stata la declamazione delle poesie.
Prima hanno cominciato i trentini, poi i veronesi, i comaschi, i ferraresi e, dulcis in fundo, sono arrivati i mantovani.
Tra questi ultimi, hanno iniziato quelli non iscritti al "Fogolèr".
Io sono stato il secondo di questi.
Prima di me, c'è stato un ragazzino di dodici anni di Viadana che ha declamato una poesia in dialetto lucano.
Era molto bella.
Poi, è stato il mio turno.
Io ho declamato una poesia intitolata "SATOR", che potrete leggere qui sotto.
Hanno concluso la "kermesse" i poeti del "Fogolèr", con le loro belle poesie in dialetto mantovano.
Poi, c'è stato il pranzo.
L'antipasto è consistito in salumi misti, cotechino e polenta molle.
I primi piatti erano due ed erano i tortellini in brodo ed i bigoli (maccheroni al torchio) al ragù d''anatra.
Il secondo era lo stracotto d'asino e come contorni c'erano polenta abbrustolita e verdure gratinate.
Vi sono stati tre dessert che erano la macedonia di frutta, il tiramisù e la torta alla crema di limone.
C'è stato anche il brindisi.
Durante le pause tra le varie portate, ci sono state declamazioni di poesie e canti.
Ha cantato l'otttimo Wainer Mazza.Il "Fredon" ha composto e declamato una poesia in cui mi ha citato, per il mio dialetto siciliano, che non ha capito.
Non so se abbia voluto farmi un complimento o se abbia voluto polemizzare con me.
Io l'ho presa come un complimento.
Il fatto che un poeta che vanta un importante curriculum come il "Fredon" mi abbia citato vuole dire che io ho fatto qualcosa di importante.
Il pranzo è stato buono, ad eccezione dei bigoli che, a mio parere (e non solo), erano un po' sconditi.
Oltre ad avere portato le mie poesie, a quell'evento ho portato anche una poesia dell'amico Angelo Fazio, con cui su Facebook ho instaurato molte sinergie e proficui scambi di materiale.
L'ho messa nello stesso fascicolo delle mie poesie, la cui copertina è raffigurata nella foto in alto.
C'è anche la mia firma.
Nella foto in basso c'è la poesia di Fazio che ho fatto leggere alla poetessa Katia Tonini, autrice del libro "In dla fumana dal tenp" .
La casa editrice è la "E.Lui" di Reggiolo.Per saperne di più, contattate, il cenacolo "Al Fogolèr" che si trova in Piazza Adua n°10, presso il Centro Sociale di Pietole di Virgilio, in Provincia di Mantova.
Lei ha detto che Fazio ha fatto una bella poesia.
Ho lasciato il fascicolo all'amico Claudio Quarenghi, a cui ho chiesto di commentare la poesia di Fazio.
L'evento mi è paciuto molto.
Mi sono divertito molto e ho conosciuto molta gente.
Ho potuto fare conoscere le mie poesie e mettermi a confronto con altri.
Per me è sempre un piacere partecipare a questi eventi.
Questa è la mia poesia:
SATOR
Ira...chì ùn abbia l'omu...
cù l'Alfa et l'Omega et si chiddi tene...
tuttu 'n vuluntati...cù u Patri nostru 'n chisti palori:
cù l'Alfa et l'Omega et si chiddi tene...
tuttu 'n vuluntati...cù u Patri nostru 'n chisti palori:
“SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS”.
Hè chista di Diu vuluntati:
"Yerushalayim l'omu sempri avi a purtari!"
Sì...accussì avi a fari...picchì murìu so' Figghiu...pì livari i piccati!
"Yerushalayim l'omu sempri avi a purtari!"
Sì...accussì avi a fari...picchì murìu so' Figghiu...pì livari i piccati!
Cordiali saluti.
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