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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 13 marzo 2012

Marcel de Corte, "Una definizione della Destra", in 'la Destra. Rivista internazionale..." n. 1/1972, pagg. 4-8

Cari amici ed amiche.

Su Facebook, l'amico Filippo Giorgianni mi ha fatto trovare questa nota:

«L’uomo di Destra è l’uomo che accetta la condizione umana. Correlativamente, chiunque non accetti la condizione umana non è di Destra, anche se si dice o lo si dice di Destra. È chiaro. È netto. È tutto, e potremmo fermarci qui, se la mente dei nostri contemporanei non fosse imbottita di miti e di pregiudizi, se il pensiero moderno potesse ancora vedere la realtà alle quali il linguaggio rinvia. Accettare la condizione umana, significa ammettere la duplice e unica limitazione della nascita e della morte, con tutto ciò che comporta, né più né meno. Questo consenso non è né l’atto della vita inconscia né quello dello spirito cosciente: nell’uomo, la vita senza lo spirito non è la vita, ma il suo rottame, e lo spirito senza la vita non è lo spirito, ma la sua caricatura. Ciò che è proprio dell’uomo maturo è l’accettazione totale della vita e della morte. Egli non le sceglie. Nascita e scomparsa si pongono per lui al di là della sua libertà. Se è lucido, contempla, con un sorriso beffardo, le contorsioni degli esistenzialisti che pretendono “farsi da loro stessi”, in una specie d’incesto da cui un Aristofane potrebbe trarre, se scrivesse delle nuove Nuvole, i suoi più sicuri effetti scenici. Quanto alla morte, l’essere umano la può scegliere soltanto apparentemente. Anche riflettendo poco, il suicidio non è un atto che emanerebbe dall’uomo in cui lo spirito e la vita fanno una cosa sola, ma dall’uomo che non è già più uomo, che ha già rotto i ponti con la vita, che si è fatto puro spirito e che, troncando con la condizione umana, non esercita più la sua libertà di uomo. Acconsentire alla nascita, significa molto semplicemente acconsentire all’irrevocabile relazione che ci unisce a una determinata famiglia, a un determinato ambiente, a una determinata civiltà. Questo è un dono ricevuto in deposito che possiamo accettare, rifiutare, sprecare, dissipare. L’uomo di Destra lo investe e lo fa fruttare nel profondo dell’anima sua. Se ne sente radicalmente responsabile e tanto più in quanto si sente incaricato di trasmetterlo con la stessa liberalità usata nel riceverlo. È la sola ricchezza totale che possa tenere per tale e che è così incorporata al suo essere totale che si confonde con lui e egli stesso con tutti coloro che l’hanno ricevuta in retaggio. In questo caso, l’uomo di Destra è infinitamente più socialista e comunista di qualsiasi seguace di Marx, infinitamente più ricco di tutti i banchieri e i grossi industriali del mondo. Sottrarsi agli imperativi della nascita è il segno infallibile della mentalità di Sinistra, come della plutocrazia che le è intimamente collegata, perché ciò che è proprio della ricchezza in valori monetabili è sostituire l’avere all’essere, in quanto indice del Sacro. […] L’uomo di Sinistra, come il finanziere puro, esclude dal suo campo visivo tutti i valori gratuiti legati alla nascita e tiene in considerazione soltanto quei valori convertibili in cifre e in statistiche. Per questo la Finanza è quasi sempre complice del socialismo che aborre in apparenza. Tutta la sua storia, nel corso di questi ultimi due secoli, è quella delle sue opposizioni e delle sue concessioni coniugate al socialismo. Essa ricerca ostinatamente un terreno d’intesa con esso perché ha la sua stessa struttura. […] L’uomo di Destra è incapace di entrare in questa dialettica quantitativa. I valori della nascita, che gli sono cari, sono per lui valori ontologici che fanno parte del suo essere. Invitarlo a metterli sullo stesso piano dei valori economici, significa spingerlo a trasformarsi in uomo di sinistra, e negare se stesso. Non più di qualunque essere umano, egli disprezza i valori economici. Ma, per lui, essi sono strettamente e rigorosamente subordinati ai valori della nascita, della famiglia, della patria, della cultura e della civiltà, da cui il suo essere non si separa mai. Ciò vuol dire che l’uomo di Destra trova estreme difficoltà vivendo nel mondo attuale lasciato in balìa del primato economico. È bene che egli le subisca. Si effettua allora una scelta tra gli autentici uomini di destra e gli altri che fanno finta o sono persuasi di essere tali. L’enorme confusione che colpisce attualmente la Destra politica e sociale, le divisioni che la dilaniano derivano dal vaglio che si sta compiendo sotto i nostri occhi laboriosamente, ma necessariamente. […] L’uomo di Destra, oggi, non ha più che una sola scelta possibile: o trasmettere ai suoi discendenti un’eredità intatta di cui avrà illuminato la sostanza, trionfando così della morte, o iscriversi al partito dei suoi carnefici, “passare ai Barbari”. Questa presa di coscienza della condizione umana e del dono gratuito che essa presuppone può condurre soltanto a Dio, alla Divinità che veglia in defettibilmente sulla Casa, sulla Patria e su questa Civiltà che suo Figlio ha eletto come luogo di nascita. Armato in questo, l’uomo di Destra può resistere, invincibile, a tutti gli assalti di una Barbarie che finirà per distruggere se stessa. […]. È dunque il senso nudo, liberato da ogni mitologia, il senso mistico e sacro, spogliato da ogni accidente, ridotto alla sua sostanza purissima, che egli deve ormai riconoscere alla Casa, alla Patria, alla Civiltà, alla Tradizione. Il grande albero sotto il quale si riparavano i suoi padri è stato abbattuto dai Barbari. Ma lui, l’uomo di Destra, ne conserva il seme prezioso, imperituro. Non c’è altro modo d’integrare il passato e l’avvenire che la presenza di questo piccolissimo germe che li contiene. […] ecco ciò che d’ora in avanti è richiesto all’uomo di Destra. In una parola: non sembrare, ma essere. Non tollerare attorno a sé, né soprattutto in sé alcuna apparenza, alcuna chimera, alcuna utopia, alcun miraggio. Dissipare tutte le suggestioni del mondo artificiale che ci circonda. […] Recuperando la propria realtà, la propria pura condizione umana, l’uomo recupera il vincolo nuziale che lo unisce costitutivamente all’universo reale: nella misura, nella sola misura in cui saremo uomini reali, potremo percepire e comprendere la realtà accessibile all’uomo. Ciò è di un’evidenza solare: per raggiungere l’altro, è necessario essere se stessi. […] Odio, da parte mia, quei sedicenti uomini di Destra che si vergognano di esserlo. L’autentico uomo di Destra è colui che ripugna a quella “Destra”, la cui caratteristica principale è di cedere a tutte le pressioni sociali del rispetto umano, della paura, della moda e del conformismo. L’uomo di Destra è l’uomo che affronta, che capisce le umili realtà della Nascita malgrado tutti i sarcasmi della plebe e delle “élites”, che traccia il suo solco, dritto davanti a sé. È l’uomo del progresso umano, perché è l’uomo della realtà umana, della sua definizione d’uomo. Gli altri? Dalla Sinistra a questa Destra, dei retrogradi.»

Voglio commentare questa nota in modo pratico, da uomo di destra quale sono.
Lo voglio fare, facendo un introduzione storica sul rapporto tra destra e cattolicesimo.
Tra il XVII ed il XVIII secolo, nacquero in Inghilterra due partiti politici, i Wighs ed i Tories.
I Wighs erano i progressisti ed erano legati al Parlamento e al presbiterianesimo.
I Tories, invece, erano i conservatori ed erano legati al re e all'anglo-cattolicesimo.
Questi ultimi erano inclini a simpatizzare con i cattolici.
Ora, i Wighs e i Tories furono il "prototipi" della sinistra e della destra.
Da tutto ciò si evince che un cattolico che si voglia impegnare in politica possa stare solamente a destra.
L'uomo destra, infatti, come dice la nota, è l'uomo che accetta la sua condizione umana, con tutti i punti di forza e quelli di debolezza.
Il cattolicesimo insegna la stessa cosa.
Infatti, come il cattolicesimo, l'identità di destra non è rivoluzionaria poiché la rivoluzione è un rifiuto della propria condizione.
Sapete chi fu colui che tentò di fare una rivoluzione nella notte dei tempi?
Il prototipo del rivoluzionario fu Lucifero, l'angelo che si ribellò a Dio.
Ora, il peccato di Lucifero fu la non accettazione della propria condizione.
L'uomo di destra, quindi, non rifiuta la propria condizione, pur cercando di migliorarla.
Essere di destra, quindi, deve essere qualcosa di cui andare e non di cui doversi vergognare.
Qualcuno al giorno d'oggi impari.
Cordiali saluti.

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