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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 27 marzo 2012

Serve il Corano per capire Tolosa

Cari amici ed amiche.

Leggete questa nota che l'amica Maria Venera mi ha inoltrato su Facebook:

"Il testo sacro dell’Islam e il germe del terrorismo di Ruggero Guarini

La paura fa novanta, ma quella di Allah deve fare almeno novecento. Solo una sconfinata paura dell’Islam può essere infatti il motivo per cui in tutti o quasi tutti i commenti suggeriti dall’atroce eccidio dei bambini ebrei di Tolosa, compresi quelli dettati da un sincero orrore per il crimine di Merah, nonché da un sincerissimo sdegno per la sua matrice antisemita, si è evitato con cura ogni accenno allo specialissimo rapporto fra la follia criminale di simili gesti e la fede che non solo li giustifica ma addirittura li incoraggia ed esige. Questa paura è trapelata anche dalla serietà con cui si è discusso se quel disgraziato fosse un pazzo o un mostro, un lupo solitario o l’elemento di un branco: problemi assolutamente secondari rispetto a quello che in questi casi dovrebbe imporsi come la questione decisiva, ossia appunto il fatto che le infamie del terrorismo islamista, che molti si ostinano a considerare forme degenerative della vera religioni maomettana, sono al contrario esplicitamente richieste dal suo testo fondativo. La diffusione, oggi in Europa, dell’idea che la fede maomettana, nella sua originaria espressione, non abbia niente a che fare con le atrocità perpetrate dalle diverse forme dell’attuale terrorismo islamico è forse l’effetto più allarmante dell’ideologia relativista che sta incrinando in tutto l’Occidente la sua antica fiducia in se stesso. Eppure pochi compiti sono facilmente eseguibili come verificare che il seme del terrorismo islamista è racchiuso proprio nel Corano, come ognuno può constatare limitandosi a leggervi i versetti più eloquenti. Per esempio, le seguenti invettive di Allah fedelmente registrate dal suo profeta in quel "testo sacro": «Ecco, sto per gettare il terrore nel cuore dei miscredenti: decapitateli, mozzate loro le dita... Questo dovranno soffrire, perché essi si sono opposti ad Allah, e chiunque si oppone ad Allah e al suo profeta deve sapere che Allah sarà terribile nel castigarlo... Questo è il vostro castigo, verrà detto loro: il tormento del fuoco agli infedeli... Allah sconfessa gli infedeli e li sconfessa anche il Profeta... Pentitevi, dunque, sarà meglio per voi... Castighi atroci Egli annuncia ai miscredenti... Ammazzateli dovunque li troviate... Assediateli, catturateli, fateli cadere nelle imboscate... Lasciateli andare liberi soltanto se si pentono... Combatteteli fino a che non si siano umiliati, e non abbiano pagato, uno ad uno, il "pizzo"...». Questi sono alcuni versetti di due famose sure del Corano: l’ottava, sul tema della guerre e del bottino, e la nona, sul tema del pentimento. Li ho citati fedelmente permettendomi una sola libertà: al posto di "tributo", con cui viene di solito tradotto il termine arabo "jizya", ho messo "pizzo". Mi sembra infatti evidente che appunto questo sia il vero nome di un obolo che se non lo paghi ti accoppano. Arcinota è l’obiezione che viene di solito mossa a questo elementare richiamo all’incitazione alla persecuzione assassina contenuta nel Corano. Questo richiamo – si è soliti dire – non è un tratto esclusivo della religione maomettana. Anche la storia del popolo ebraico, come viene narrata nell’Antico Testamento, è piena di episodi in cui essa appare cosparsa di orrendi crimini. E persino quella dell’Occidente cristiano ha conosciuto inaudite vicende di persecuzione e terrore. È vero. Ma in nessuno dei nostri testi sacri si trova la minima giustificazione di quegli orrori, e meno che mai la più vaga esortazione a commetterli. Ragion per cui si può sostenere tranquillamente che delle tre grandi religioni monoteistiche che hanno fecondato la civiltà occidentale quella islamica è la sola che sfoggi così sfacciatamente una vocazione inoppugnabilmente criminale. Che cosa se non la paura che l’Islam sta incutendo a tutto il mondo occidentale può dunque indurci a misconoscere, nelle nostre analisi delle cause del terrorismo islamista, la fondamentale importanza del Corano?

http://club.iltempo.it/onebrowser/get/xml/ILTEMPO/2012/03/26/xml/01_NAZIONALE/16/GIRATA2A.x".


Effettivamente, nel Corano vi sono espressioni e parole che suonano come inquietanti.

Inoltre, l'Islam non ha una vera e propria guida religiosa che sappia fare esegesi e che dia un'interpretazione univoca del suo testo sacro.

Va detto anche che, come dice Magdi Cristiano Allam, per noi cristiani, Dio si fece uomo in Gesù Cristo, morì sulla croce e risorse, riscattandoci dai nostri peccati.

Per l'Islam, invece, Dio si fece carta nel Corano.

Quindi, ci può essere l'interpretazione in cui tutto ciò che è dissonante rispetto al Corano possa essere visto come negativo e, quindi, da distruggere.

A ciò, ad esempio, è correlata anche la concezione islamica che vede gli ebrei e noi cristiani come seguaci delle Scritture, Scritture che, però, sono state corrotte da comandamenti umani.

Se poi, aggiungiamo anche il fatto che per l'Islam la vita secolare e quella religiosa siano un tutt'uno, il quadro è completo.

Da qui, nasce il fondamentalismo islamico.

Cordiali saluti.


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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".