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lunedì 30 gennaio 2012

CONCILIO VATICANO II, LA PAROLA AD IRENE BERTOGLIO


Cari amici ed amiche.

Da qualche tempo a questa parte, l'amica Irene Bertoglio condivide con me e con altri amici su Facebook alcune interessanti riflessioni.
Mi fa piacere essere coinvolto in queste discussioni perché sono interessanti e mi auguro che questa "collaborazione" vada avanti.
Fare "rete" con altri giovani con cui condivido parecchi ideali (come per l'appunto Irene, piuttosto che Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Vittorio Leo, Angelo Fazio, Samuele Maniscalco ed altri) è una bella cosa.
Anzi, propongo loro di fare una vera e propria "collaborazione" tra siti e blogs e a livello di Facebook.
I siti ed i blogs ci sono. Cito, ad esempio, il blog "Symposium: Somnium Scipionis" (di Stefania Ragaglia e di sua sorella Valentina), piuttosto che quello del "Circolo di Plinio Correa de Oliveira" o quello di Riccardo Di Giuseppe .
Oggi, Irene ha fatto una riflessione sul Concilio Vaticano II.
L'ha fatto citando Rino Cammilleri, la cui frase dice:

"Vedo che i preti, sempre in ritardo di un paio di rivoluzioni, come disse qualcuno, a volte si mostrano afflitti come da un bisogno di essere accettati dal mondo moderno. L'ultima spiaggia su cui li vedi ormai resistere è oramai l'aborto, e per alcuni verrebbe da dire quasi a malincuore, essendo un ostacolo al "dialogo". Per il resto posizioni sfumate, parlare involuto e non di rado ambiguo e una linea di pensiero che sembra mutuata dai Verdi, apertura indiscriminata all'immigrazione, ecologismo, terzomondismo, pauperismo, bacchettate al capitalismo, perdonismo a tutto campo. Non so voi ma io mi sento disorientato da chi dovrebbe orientarmi.".

Irene ha poi parlato della sua inquietudine di fronte a questa situazione.
Io comprendo l'inquietudine di Cammilleri come quella dell'amica Irene.
Anche io sono inquieto (per non dire sgomento) di fronte a certe situazioni che riguardano la Chiesa e che sono state causate da deviazioni di quella politica conciliare.
Ora, faccio una considerazione.
L'estate scorsa, quando ero in Sicilia, ho presenziato alla Messa celebrata dal parroco di Galati Mamertino, don Giuseppe.
Ho notato che l'approccio con cui le Messe erano state celebrate era ben diverso rispetto a quello con cui i parroci della mia zona celebrano le medesime funzioni.
In Sicilia, ho percepita una certa solennità nella funzione.
Sembrava che la funzione fosse veramente sentita.
Purtroppo, qui da noi, molte parrocchie non fanno altrettanto.
Anzi, ci sono anche preti che, ad esempio, parlano di "accoglienza indiscriminata degli immigrati" o di ecologismo e che, dal modo in cui parlano, sembrano certi politici, come Nichi Vendola, Paolo Cento, Alfonso Pecoraro Scanio, Massimo D'Alema o Gianfranco Fini.
Finché dicono certe cose in privato, può anche starci.
Il problema c'è quando dicono certe cose durante le Messe che celebrano.
Io penso che la Messa non debba essere un comizio politico e che la chiesa non sia una "Casa del Popolo".
Questo fenomeno è particolarmente forte qui al nord, dove c'è una secolarizzazione più forte e dove certe idee (come il marxismo) hanno permeato una certa parte di società.
Questo rischia di snaturare la dottrina cristiana.
Io, quando vado a Messa, voglio ricevere i Sacramenti ed ascoltare la Parola del Signore e non sentire un comizio politico.
La chiesa non è un centro sociale!
Noi giovani "contro-rivoluzionari" (mi si scusi il termine ma voglio fare capire che il cattolicesimo è una religione "contro-rivoluzionaria", ossia contro quel tipo di idee di cui ho parlato prima) dobbiamo fare "rete" e portare avanti una "battaglia culturale".
Ad esempio, quei cattolici che bacchettano il capitalismo dovrebbero leggere (ad esempio) il "Manuale di confessione" di Thomas di Cobham, un vescovo inglese del XII secolo, il cui brano recita:

"Vi sarebbe na grande mancanza in molti paesi se i mercanti non portassero ciò che abbonda in un luogo in altro dove queste stesse cose mancano. Perciò possono a buon diritto ricevere il prezzo del loro lavoro.".

Dovrebbero leggere anche questo brano scritto da San Tommaso d'Aquino che recita:

"
Se ci si dedica al commercio per il bene comune, se si vuole che le cose necessarie alla vita non manchino al paese, il guadagno, invece di essere considerato come un fine , è solo richiesto come ricompensa del lavoro.".

Questa deve essere la nostra "battaglia".
Qui nessuno vuole fare la guerra al Concilio Vaticano II ma bisogna prendere atto del fatto che da esso fossero venute fuori anche delle situazioni che rischiano di fare male alla Chiesa.
Cordiali saluti.




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