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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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sabato 12 ottobre 2019

Latrodectus tredicimguttatus

Niura et rubra...
da Altari a Trinacria...
si ancu granni nun eni...
Latrodectus tredicimguttatus...
fera chista pì scientia...
accussì chiamata Malmignatta...
et damnata ca ridi...
ca fussi, pirchì feli teni chidda,
l'anima...cu 'n scantu cridi.

Italiano:

Nera e rossa...
dal Altari a Trinacria...
se anche grande non è...
Latrodectus tredicimguttatus...
fiera questa per scienza...
così chiamata Malmignatta...
e dannata che irride...
che sia, perché fiele tiene quella,
l'anima....chi in paventare crede.

Per un aracnofobico come me, questa poesia non è un toccasana.
Questa poesia da me scritta in maccheronico-siciliano e in italiano parla di uno dei due ragni pericolosi qui in Italia: il Latrodectus tredicimguttatus, detto anche malmignatta, falangio volterraneo, bottone o arza.
Questo ragno è parente stretto della vedova nera americana ed è diffuso in una zona che comincia dalla Liguria e che arriva in Sicilia.
Esso è presente anche in Basilicata e in Puglia.
Questo ragno è diffuso nella macchia mediterranea, tra i sassi e nei muretti.
La femmina, che è grande 15 cm e che è colorata di nero con tredici macchie rosse, è realmente pericolosa.
Il suo morso è pericoloso per l'uomo.
Infatti, il suo veleno è neurotossico e provoca crampi addominali, nausea, vomito, febbre e cefalea.
In alcuni casi, esso può portare alla morte ma i casi mortali sono rari.
Infatti, il rischio di morte dipende dall'età e dalle condizioni della vittima.
Un bambino, un anziano o un uomo adulto debilitato ha maggiori possibilità di morire.
Lo stesso dicasi per chi soffre di allergie alle punture di insetti.
Ora, nella poesia, ho lanciato una sorta di "maledizione" a chi irride noi aracnofobici.
Sia chiaro, è una cosa tra il serio ed il faceto ma penso che irridere senza cercare di capire non sia mai bello.
L'aracnofobia sia diffuse anche a seguito di un certo tipo di mitologia che tratta i ragni.
Penso, per esempio, al caso di Aracne.
Ella fu una ragazza figlia di un tintore di nome Idmone.
Aracne fu una tessitrice e decise di tessere un arazzo che ebbe per tema gli amori degli dei.
La dea Atena si adirò e distrusse l'opera.
Aracne fu presa dallo sconforto e si impiccò.ma la dea la trasformò in un ragno, costringendola filare per tutta la vita con la bocca.
Così, ella pagò per la sua arroganza.
Virgilio, Ovidio e Dante scrissero di Aracne.
Inoltre, il ragno è visto come un essere infido, dato che è un tessitore di trame, è un predatore ed è anche cannibale.
Anche questo contribuì a fare diffondere l'aracnofobia tra le persone.

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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".