Presentazione

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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 13 ottobre 2019

Presentazione del libro "Come varia il dialetto nel territorio mantovano": ottimo lavoro!

Oggi, ho partecipato alla presentazione del libro intitolato "Come varia il dialetto nel territorio mantovano", che si è tenuta qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, presso la Biblioteca Comunale "Giorgio Zamboni".
Esso è stato scritto dal professor Giancarlo Gozzi ed è stato promosso dal Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr". La casa editrice è la "E Lui Editore".
L'evento è stato organizzato e patrocinato dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Roncoferraro, che nella persona dell'assessore Roberto Archi, si è impegnato molto in tale iniziativa.
Proprio Archi, ha iniziato un con discorso inerente alla tradizione e alla cultura locale, citando anche altri eventi che si faranno, ed annunziando anche la questione del dialetto mantovano e dalle differenze che si riscontrano in esso nelle varie zone della Provincia.
Dopo di lui, ha preso la parola Sergio Aldrigi, il presidente del Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr", il quale ha fatto una scaletta dell'evento.
Poi, ha parlato l'autore del libro, il professor Gozzi.
Egli ha parlato del dialetto mantovano, che con l'avvento della parlata toscana (la quale divenne il calco dell'italiano) fu ridotto ad una parlata di "rango inferiore", con gli altri dialetti.
Così, egli ha fatto un excursus storico del dialetto mantovano, il quale nacque dal latino, come tutte le parlate italo-romanze.
Il latino si contaminò con elementi delle lingue di Liguri e Celti (che furono le popolazioni precedenti all'avvento dei Romani in Pianura Padana) e poi con quelli delle lingue portate dagli invasori del V secolo, come Eruli, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi ecc.
Nel XIV secolo, arrivò la parlata toscana (grazie a poeti come Dante Alighieri) ed il dialetto iniziò ad essere confinato solo al livello del popolo  e fu trattato come "lingua comica" dai colti e dai potenti.
Nel XVI secolo, il dialetto mantovano fu già presente e se non ci fosse stata l'unità d'Italia, forse, la Provincia di Mantova parlerebbe mantovano, come quella bresciana parlerebbe bresciano, quella bergamasca parlerebbe bergamasco ecc.
Poi, i poeti del cenacolo hanno declamato le poesie usando il dialetto mantovano nelle sue varianti.
Così, per esempio, la parlata della zona dell'Oglio-Po (vicino a Comuni come Gazzuolo, Commessaggio, Dosolo e Viadana) si sente molto un intercalare con l'influenza cremonese e parmense.
Il dialetto dell'Alto Mantovano risente molto dell'influenza bresciana.
Il dialetto della città e di tutta zona circostante (come Roncoferraro) è ritenuto essere il mantovano "standard", pur con delle minute differenze tra Comune e Comune.
Il dialetto parlato nella zona orientale risente dell'influenza del Veneto.
Il dialetto del Basso Mantovano risente dell'influenza del reggiano e del modenese.
Le declamazioni sono state intervallate dagli intermezzi musicali del grande cantastorie Wainer Mazza.
Mi è piaciuta molto la canzone intitolata "Pino l'orb", di cui ha parlato anche l'assessore Archi.
Poi, l'evento si è concluso con una mia poesia.
Forse, qualcuno è rimasto spiazzato dal fatto che io non scriva mantovano ma scriva in maccheronico-siciliano.
Però, senza volerlo, anche io mi sono fatto influenzare da un mantovano vissuto cinquecento anni fa: Teofilo Folengo (8 novembre 1491-9 dicembre 1544).
Questi latinizzò il mantovano creando il maccheronico.
Io ho fatto lo stesso con il siciliano, essendo di origini siciliane.
La mia poesia è questa:



AD MEMORIAM VICTORIS BERGOMI EPISCOPI

Poli cardinali cappiddanu...

accussì 'n Bergomum mitra...

forsi pì razia ricivìu...

dâ casa di Soranzo Victor...

et regula visti accussì mantuana...

pì Beneficium Christi...

ma factu vinni di fidi lutherana.

A MEMORIA DI VITTORE VESCOVO DI BERGAMO

Del cardinal Polo cappellano...

così in Bergamo mitra...

forse...per grazia ricevette...

della casa di Soranzo Vittore...e

regola vide così mantovana...

per Beneficio di Cristo...

ma fatto venne di fede luterana.


Come ha detto il professor Gozzi, il dialetto mantovano è uno di quelli che stanno risentendo maggiormente della situazione dei tempi attuali.
Sempre meno gente lo parla e l'italiano lo sta soppiantando.
Penso che sia doveroso salvaguardarlo perché esso è patrimonio della terra di Mantova.
Ho iniziato a leggere il suo libro, che ho acquistato.
Esso contiene una sorta di dizionario con tutti i vocaboli e le loro radici.
Per esempio, il nome della pianta del luppolo si dice lovartis o lóartis e deriva dal latino lupurtica.
Il verbo "guarir" (in italiano, "guarire") deriva dalla lingua germanica della Franconia "warjan".
Consiglio di acquistare il libro alla modica cifra di Euro 20. Mi sembra un prezzo ragionevole. 
L'evento mi è piaciuto molto e faccio i miei sinceri complimenti all'assessore Archi.
Confesso che fa effetto che l'unico "poeta" di Roncoferraro (che sarei io) non sappia scrivere in mantovano.
Spero che i roncoferraresi mi perdonino, se non ho dato lustro al paese.
Sul posto, mi è venuta da dire questa battuta: "Se provassi a scrivere in mantovano, dovrei scappare da Roncoferraro, perché i roncoferraresi mi correrebbero dietro con i forconi, visto il "disastro linguistico" che combinerei. Il mantovano deve essere salvaguardato e non massacrato". 
Battute a parte, ringrazio di cuore il presidente del Cenacolo Dialettale Mantovano "Al Fogolèr" delle spazio concessomi e della stima riservatami. 
Ovviamente, la stima è reciproca. 
Termino, chiedendo scusa se non ho letto benissimo.
Nel leggere, ho avuto un capogiro che è un postumo dell'incidente subito il 25 agosto scorso.
Chiedo scusa di nuovo.
Termino, annunziando che su "La Civetta", la rivista dell'Associazione Culturale "Pensiero e Tradizione" di Mantova, scriverò un articolo sui dialetti.












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