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mercoledì 27 giugno 2012

La vera, perfetta ed eterna amicizia. Dal trattato «L'amicizia spirituale» del beato Aelredo, abate

Cari amici ed amiche.

Leggete questa nota che è stata messa su Facebook dall'amico Giovanni Covino (SEFT) che riprodoce un brano di Sant'Aelredo abate:


"Quel nobilissimo fra i giovani, Giònata, non badando al blasone regale, né alla successione del regno, strinse amicizia con Davide e, mettendo sullo stesso piano dell'amore il servo al suo sovrano, preferì a se stesso lui, scacciato dal padre, latitante nel deserto, condannato a morte, destinato ad essere trucidato, a tal punto che, umiliando se stesso ed esaltando l'altro, gli disse: «Tu sarai re ed io sarò secondo dopo di te» (1Sam 23,17).

O specchio grande e sublime di vera amicizia! Mirabile cosa! Il re era furibondo contro il servo e gli eccitava contro, come ad un emulo del regno, tutta la nazione. Accusando i sacerdoti di tradimento, li fa ammazzare per un solo sospetto. S'aggira per boschi, si inoltra in vallate, attraversa montagne e dirupi con bande armate. Tutti promettono di farsi vendicatori dell'indignazione del re. Solo Giònata, che unico avrebbe potuto, a maggior diritto, portargli invidia, ritenne di doversi opporre al re, di favorire l'amico, di dargli consiglio tra tante avversità e, preferendo l'amicizia al regno, dice: «Tu sarai re ed io sarò secondo dopo di te».

Ed osserva come il padre del giovanetto ne eccitasse la gelosia contro l'amico, insistendo con invettive, spaventandolo con le minacce di spogliarlo del regno, ricordandogli che sarebbe stato privato dell'onore.

Avendo infatti quegli pronunziato la sentenza di morte contro Davide, Giònata non abbandonò l'amico. «Perché dovrà morire Davide? Cos'ha commesso, cos'ha fatto? Egli mise a repentaglio la sua vita ed abbatté il Filisteo e tu ne fosti felice. Perché dunque dovrebbe morire?» (1Sam 20,32; 19,3). A queste parole il re, montato in furia, cercò di trafiggere Giònata alla parete con la lancia e, aggiungendo invettive e minacce, gli fece questo oltraggio: Figlio di una donna di malaffare. Io so che tu lo ami per disonore tuo e vergogna della tua madre svergognata (cfr. 1Sam 20,30). Poi vomitò tutto il suo veleno sul volto del giovane, ma non trascurò le parole d'incitamento alla sua ambizione, per fomentarne l'invidia e per suscitarne la gelosia e l'amarezza. Fino a quando vivrà il figlio di Iesse, disse, il tuo regno non avrà sicurezza (cfr. 1Sam 20,31). Chi non sarebbe rimasto scosso a queste parole, chi non si sarebbe acceso di odio? Non avrebbe forse ciò corroso, sminuito e cancellato qualsiasi amore, qualsiasi stima e amicizia? Invece quel giovane affezionatissimo, mantenendo i patti dell'amicizia, forte davanti alle minacce, paziente di fronte alle invettive, spregiando il regno per la fedeltà all'amico, dimentico della gloria, ma memore della stima, disse: «Tu sarai re ed io sarò secondo dopo di te».

Questa è la vera, perfetta, salda ed eterna amicizia, che l'invidia non intacca, il sospetto non sminuisce, l'ambizione non riesce a rompere. Messa alla prova non vacillò, bersagliata non cadde, battuta in breccia da tanti insulti rimase inflessibile, provocata da tante ingiurie restò incrollabile. «Va', dunque, e fa' anche tu lo stesso» (Lc 10,37).
".

Invidio chi non ha mai avuto problemi di amicizie.
L'amicizia è uno dei sentimenti più nobili della natura umana.
L'amicizia ("philia", nella dicitura greca dell'enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus Caritas Est")  fa parte della carità.
L'amicizia, però, è disinteressata.
Il caso di Gionata e Davide fu il paradigma di ciò.
Gionata sapeva che suo padre, re Saul, fu rigettato da Dio e che Davide avrebbe preso il suo posto sul trono.
Eppure, l'amicizia di Gionata fu vera e pura.
Questa è la vera amicizia.
Purtroppo, con questa vita frenetica l'amicizia è spesso e volentieri trascurata.
Anzi, purtroppo, oggi c'è una cultura edonista ed individualista.
L'uomo è in mezzo agli altri ma è da solo, poiché pensa a sé stesso, soffocato dalle sue ambizioni.
Avere ambizioni non è in sé negativo ma esse non vanno messe al primo posto.
Infatti, se l'uomo mette al primo posto l'ambizione e sé stesso perde la sua umanità.
L'uomo non è più libero e diventa incapace di amare e di socializzare.
Un uomo incapace di amare è un uomo che non fa la carità.
Un uomo che non fa carità è destinato alla rovina.
Si rovina nel mondo e si rovinerà nella vita futura.
Ora, l'amicizia è anche merce rara.
Oggi, l'uso del termine è inflazionato ma non con il senso originale.
Ci sono i social network (come Facebook e Twitter) e le persone stringono "amicizie" via internet.
Tuttavia c'è da chiedersi quante di queste siano vere o potenzialmente tali.
Io, sinceramente, non riesco a considerare come amici, nel senso stretto del termine, le persone che ho conosciuto su Facebook.
Potenzialmente, posso considerare queste persone come "amici".
Però, non possono essere considerate realmente come amici.
Il mio augurio è che qualcuna di loro diventi mia amica veramente.
Mi piacerebbe conoscere direttamente la magentina Irene Bertoglio, la veneta Francesca Padovese, Il modenese Emanuele Bignardi,  le viterbesi Anna Castaldo e Francesca Romana Norcia Castaldo, il romano Morris Sonnino, l'abruzzese Riccardo Di Giuseppe o i siciliani Filippo Giorgianni, Stefania Ragaglia, Angelo Fazio e Vittorio Leo ed altri.
Solo così si potrà parlare di amicizia.
L'amicizia si fonda sul vero scambio di esperienze.
Cordiali saluti. 










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