Leggete il documento intitolato "Cos'è la sicurezza energica? Una riflessione preliminare".
Leggete anche questa riflessione che l'amico Angelo Fazio ha messo su Facebook:
"Il concetto di sicurezza energetica, pur variando a seconda delle epoche e delle aree geografiche, ha origine dalla constatazione che l’energia svolge un ruolo centrale nel garantire il benessere economico e la forza militare di uno Stato.
Il crescente fabbisogno energetico delle economie industrializzate e l’impossibilità di soddisfarlo attraverso la produzione interna hanno provocato la crescente dipendenza di questi Paesi dalle importazioni di materie prime energetiche – principalmente idrocarburi. Tale trend ha avuto importanti conseguenze sia sulle economie dei Paesi importatori sia su quelle dei Paesi produttori. Infatti, come le economie dei Paesi da esse dipendenti entrerebbero in crisi senza le importazioni di materie prime energetiche, analogamente le economie dei Paesi esportatori dipendono – in molti casi in maniera ancor più marcata – dagli introiti delle esportazioni. Di conseguenza, ogni riflessione relativa alla sicurezza energetica non può che prendere in considerazione tutti i Paesi coinvolti e non solo i consumatori finali.
Storicamente, la riflessione sulla sicurezza energetica ha raggiunto il grande pubblico in occasione delle crisi petrolifere degli anni Settanta e ha trovato nuova popolarità a partire dagli anni Novanta, con la fine del bipolarismo, il diffondersi del terrorismo internazionale e la rapida crescita dei Paesi in via di industrializzazione.
In Europa la sicurezza energetica è generalmente – e unilateralmente – definita come la disponibilità di energia a prezzi ragionevoli. Questa definizione si compone di due aspetti ben distinti, anche se interdipendenti. Il primo è quello dell’affidabilità (reliability) del flusso di materie prime, che dipende dall’accessibilità dei giacimenti e dal funzionamento delle infrastrutture di trasporto. Il secondo aspetto, decisamente più sfumato, è quello della ragionevolezza economica (affordability), cioè la garanzia che i prezzi non varino eccessivamente o in modo imprevedibile, mandando in crisi le economie coinvolte.
Esistono diversi fattori che hanno un impatto potenzialmente negativo sull’affidabilità degli approvvigionamenti. In particolare, l’aumento dei volumi importati da giacimenti sempre più remoti fa aumentare le probabilità che si verifichino incidenti durante il trasporto (rischio tecnico), le occasioni di compiere atti terroristici o sabotaggi (rischio criminale) e le possibilità che i flussi siano interrotti a causa di instabilità politica o per contenziosi coi Paesi di transito (rischio geopolitico).
Altri fattori, invece, riguardano non tanto la possibilità di scambiare materie prime energetiche quanto il loro prezzo. Al di là delle variazioni di breve periodo – legate spesso a speculazioni sul mercato dei prodotti finanziari collegati all’energia – ad influenzare i livelli dei prezzi sono la domanda e l’offerta di materie prime energetiche.
La contrazione dell’offerta – e il conseguente aumento dei prezzi – può essere ricondotto a due fattori: da un lato, ad un livello troppo basso di investimenti in nuova capacità produttiva, che rischia di creare delle carenze di offerta nel medio periodo – soprattutto se nel contempo la domanda di energia in alcune aree del mondo cresce rapidamente. Dall’altro, esiste anche la possibilità che i Paesi esportatori impieghino deliberatamente il loro potere di mercato per aumentare i prezzi e i profitti, o minaccino di farlo per perseguire scopi extraeconomici.
La contrazione della domanda può invece avvenire in conseguenza o di una crisi economica, che se prolungata e globale può compromettere stabilmente i livelli di domanda; oppure in seguito all’attuazione di politiche in altri settori – come quello ambientale – che abbiano ricadute dirette sui consumi di energia. Come l’aumento dei prezzi può danneggiare le economie dei Paesi importatori, specularmente un crollo della domanda può portare a gravi problemi di liquidità – e di stabilità politica – nei Paesi esportatori.
Dal momento che i fattori di rischio per la sicurezza energetica sono molteplici ed eterogenei, le misure di policy collegate non possono che agire su diversi piani. In primo luogo, vi sono le misure relative alla resilienza dei sistemi energetici nazionali, cioè alla loro capacità di assorbire gli shocks: per i Paesi importatori si tratta essenzialmente di garantire una capacità di stoccaggio adeguata e di rendere quanto più possibile equilibrato il mix energetico, nonché di proteggere infrastrutture da minacce esterne. Per i Paesi esportatori, la resilienza è invece relativa al sistema economico e si può aumentare riducendo la centralità dei proventi delle esportazioni di energia, così da attutire l’impatto di possibili shocks di prezzo o interruzioni delle forniture.
Un secondo piano a cui agiscono le politiche di sicurezza energetica è quello della gestione della dipendenza. In particolare un’efficace strategia di contenimento del rischio è quella di diversificare i partners commerciali, tanto in termini di Paese di provenienza/destinazione, quanto in termini di corridoi di trasporto.
Il terzo e più importante piano è quello della gestione dell’interdipendenza energetica. In un contesto, come quello attuale, in cui la stabilità dello scambio di risorse energetiche è cruciale per la sicurezza di tutti gli Stati coinvolti, lo strumento più efficiente per la gestione dei flussi è un mercato internazionale stabile. Di conseguenza, l’adozione di misure volte a garantire lo sviluppo dei diversi mercati energetici è parte fondamentale delle politiche di sicurezza energetica tanto dei Paesi importatori quanto di quelli produttori.".
Ringrazio Angelo di questa riflessione, che sottoscrivo.
Che il benessere di una nazione dipenda anche dal fatto che essa produca la propria energia elettrica è cosa nota.
Ora, qui in Italia, si scelse di abolire l'energia nucleare.
Il problema è che oggi noi paghiamo questa scelta e vi spiego il perché.
Noi dicemmo no alle centrali nucleari ma non portammo avanti nulla di alternativo che potesse sopperire a questa mancanza.
Oggi, noi stiamo pagando il prezzo di ciò, dovendo prendere l'energia dall'estero (Francia), il metano dalla Russia ed il petrolio dal Medio Oriente .
E' chiaro che ciò comporti dei compromessi che non sono vantaggiosi per il nostro Paese.
Ora, la situazione è resa ancora più complessa dal terremoto che ha colpito l'Emilia ed il Mantovano e che ha risvegliato antiche paure.
Basti pensare ai depositi di gas metano.
Tuttavia, una soluzione al problema va trovata, altrimenti non potremmo garantire il benessere, qualora la situazione geopolitica globale dovesse cambiare.
Oggi, qui nel Mantovano, si sta studiando il biogas.
La soluzione è interessante ma va implementata bene.
Per esempio, a Castelletto Borgo, frazione dei Comuni di Mantova e Roncoferraro, si vuole fare un impianto che produce biogas.
La cosa in sé non è male.
Tuttavia, ci sono problemi dovuti ad un pessimo piano regolatore fatto dal Comune di Roncoferraro che mise delle zone residenziali vicine a quelle in cui si farà l'impianto e al fatto che come materia prima da fermentare (per produrre il biogas) si usi del tranciato di mais.
Questo mais andrebbe a sostituire le coltivazioni tradizionali di riso, frumento ed ortaggi.
Quindi, l'idea in sé è buona ma è stata male implementata ed oggi va rivista.
Tra l'altro, il Comune di Roncoferraro ha commesso l'altro errore di non partecipare alla Conferenza dei Servizi.
Lo stesso discorso vale l'impianto di teleriscaldamento "Fossil Free Energy", che fu fatto nel 2007, qui a Roncoferraro.
Riguardo a questo impianto, feci una relazione in collaborazione con il Comitato di Roncoferraro dell'Associazione Civica Mantovana nel 2011.
In pratica, il Comune di Roncoferraro costruì un impianto che sarebbe dovuto andare a cippato di legna che viene bruciato.
Ora, questo impianto ha mostrato parecchi difetti.
Ad esempio, il cippato deve essere comprato da fuori, poiché il Mantovano è molto antropizzato e non ci sono alberi sufficienti da cui ricavarlo.
Questa aumenta i costi.
Inoltre, il clima umido fa sì che il cippato renda meno.
Vi è anche il problema dell'aria inquinata dal PM10.
Vi sono anche dei difetti nell'impianto.
In pratica si spesero tanti soldi ed il Comune si indebitò per realizzare un impianto .
Quindi, io penso che si debba fare una riflessione sulle politiche energetiche.
Cordiali saluti.
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