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giovedì 15 settembre 2011

GLI SCHELETRI DI CASTEL D'ARIO, LA CADUTA DEI BONACOLSI E PICO DELLA MIRANDOLA


Cari amici ed amiche.

Sto per parlarvi di una storia agghiacciante che riguarda il mio territorio, la Provincia di Mantova.
Siamo nel 1851, a Castel d'Ario, un paese in Provincia di Mantova, non lontano da casa mia.
Il parroco di allora, un tale don Masè, si trovava nel vecchio castello a fare alcuni lavori di restauri.
Dentro un muro trovò dei macabri reperti, sette scheletri, di cui uno in catene e due abbracciati tra loro.
In seguito ad una ricerca, si scoprì che quegli scheletri appartennero a Francesco I Pico della Mirandola, ai suoi due figli e ai figli e ai nipoti di Rinaldo Bonacolsi, detto Passerino, ultimo signore di Mantova della casata.
Le mura di quel castello raccontano ancora oggi la triste vicenda.
Siamo nel XIV secolo e Passerino (1308-1328) ebbe dei problemi con la città di Mirandola (oggi in Provincia di Modena).
Egli accusò Francesco I Pico della Mirandola di avere aizzato gli abitanti contro di lui.
Lo fece prigioniero e lo portò al castello di Castel d'Ario, maniero che pare fosse stato fondato da Ario, un signore romano, e che funse da vera fortezza, prima in mano ai vescovi-principi di Trento, poi ai Bonacolsi e poi ai Gonzaga.
Venne tradotto al forte con i suoi due figli e lì vennero murati vivi e fatti morire di fame.
La storia, però, si vendicò.
Nel 1328, una famiglia nobile proveniente da una zona al di là del Po, i Corradi di Gonzaga, presero il potere a Mantova, rovesciando Passerino.
Il nuovo signore di Mantova, Ludovico I Gonzaga (1268-1360), decise di fare assaggiare al suo predecessore la sua stessa "medicina".
Prese due figli di lui ed i due figli di suo fratello Bonaventura (detto Butirone) e li portò allo stesso forte in cui furono murati vivi e fatti morire di fame. La torre del castello in cui avvenne questa vicenda venne chiamata "Torre della Fame".
Anche la vita di Passerino ebbe un macabro epilogo. Mentre il vincitore entrava nel duomo di Mantova in trionfo, egli fu ferito alla testa da un certo Alberto da Saviola. Morì dissanguato. Secondo una leggenda, pare che il suo corpo fosse stato mummificato e pare che su di esso ci fosse stato anche un sortilegio di una strega.
Secondo questo sortilegio, i Gonzaga avrebbero dovuto tenere il corpo di Passerino, insieme ad un armadillo, un vitello, dei coccodrilli scorticati, un drago a sette teste, una testa umana imbalsamata ed un unicorno. Del resto, sui Gonzaga vi sono tante leggende, come quella del Gusano Rojo, un animale mitologico delle Americhe che sarebbe stato cercato dal duca Vincenzo I Gonzaga (Mantova 21 settembre 1562-18 febbraio 1612) e che gli sarebbe servito per combattere l'impotenza ed avere vita lunga.
Del resto, negli ambienti dei Gonzaga era praticata l'alchimia, come dimostra la grotta del Palazzo Te, a Mantova.
Secondo la leggenda, il corpo di Passerino sarebbe state gettato nel lago nel 1708. L'ultima duchessa fu stanca di quell'inquietante "cimelio". Nello stesso anno il Ducato di Mantova fu annesso a quello di Milano, un possedimento degli Asburgo.
E così, la storia di Mantova ebbe anche questi momenti, come la storia di qualsiasi altra realtà.
Se volete sapere di più sul castello di Castel d'Ario, contattate il sito del Comune, seguendo il link http://www.comune.casteldario.mn.it/com/site/.
Cordiali saluti.

2 commenti:

  1. Mi stupisce sempre la tua cultura! Io sono di Mirandola, eppure non avevo mai sentito questa lugubre storia. E' sempre bello scoprire come ogni piccola realtà celi segreti così particolari. Parlando di persone murate vive, penso che questa vicenda abbia poco da invidiare a quelle accadute in sperduti castelli britannici medievali.

    RispondiElimina
  2. Grazie!
    Anche tu non sei meno colto di me.
    Anzi, hai tanta passione per la cultura e per la storia.
    Di storie segrete e particolari ce ne sono tante.
    Con stima.

    RispondiElimina

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Ringrazio un caro amico di questa foto.