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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 5 settembre 2011

I GIOVANI E LA FEDE, UNA TESTIMONIANZA


Cari amici ed amiche.

Voglio parlare del rapporto tra i giovani e la fede. Lo voglio fare, portando una tesimonianza di un giovane, Angelo Fazio. Angelo è uno studente palermitano che ha fatto una scelta di vita che deve fare riflettere.
Leggete quanto mi ha scritto su Facebook:

"Caro Antonio Gabriele, ti scrivo quel messaggio che ti avevo promesso qualche giorno fa, riguardante la mia esperienza religiosa. Mi scuso per il ritardo, ma in questi giorni gli impegni non sono mancati (ho un esame universitario oramai imminente). Vorrei iniziare parlando brevemente del rapporto fra me e la Santa Madre Chiesa. E’ da dire che per molto tempo, nella mia vita, non sono stato un fervente cattolico, bensì un credente tiepido. Ebbene, iniziai ad avvicinarmi alla Fede, quando notai che la Chiesa era aggredita da tante parti. Hai presente la reazione del mondo islamico inviperito dopo il discorso del Pontefice a Ratisbona nel settembre 2006? Oppure, sempre in quel periodo, dovetti sentire le frasi gratuite e false da parte di alcuni dei miei amici sulla condotta del Papa e sulle posizioni della Chiesa (solite cose del tipo ”Chiesa retrograda che rivuole il medioevo”, ”le ricchezze del Vaticano mentre l’Africa muore di fame” e cose del genere, talmente ripetitive e prive di verità che sembrano uscire fuori dallo stampino, oltre che mancare di rispetto e memoria riguardo ai tanti meriti che la Chiesa ha avuto nell’edificare la nostra civiltà e nella difesa dei più deboli in ogni tempo). La mia reazione stupì anche me, perché quando la Chiesa subiva tali vili aggressioni, provavo un malessere interiore che mi spingeva a pormi delle domande, perché sentivo che ad essere colpita era una parte di me è non un corpo esterno alla mia persona. Il mio avvicinamento alla Fede fu dunque un esercizio di reazione intellettuale ad attacchi contro qualcosa che cominciai a sentire mia, intimamente mia, talmente da sentirmi male per Essa, se Costei veniva aggredita. Così cominciò uno straordinario percorso d’indagine, un’esplorazione delle realtà ecclesiali e delle persone che le compongono. Trattasi di un percorso in divenire, che, ancora ben lungi dal concludersi, ha un obiettivo ben preciso: quello di trovare il mio posto nella Chiesa.Certo, in questi anni ne ho scoperte di cose straordinarie! E di certo, ancora ne scoprirò prossimamente, con l’aiuto della Divina Provvidenza. Ho capito l’importanza di una Fede vissuta all’interno dell’unica, vera Chiesa, della Validità degli insegnamenti dei Romani Pontefici e del Primato Petrino, dell’esempio dei nostri Santi, della via indicata dai nostri Padri, del rapporto tra Fede e Ragione, di una Fede che arrivi a Cristo per il tramite della Vergine Maria, dell’esempio coraggioso di tanti sacerdoti e laici che compongono la Chiesa seguendo, ognuno il proprio carisma e la sua posizione, e tante altre cose. Ma ci fu un evento, qualche anno dopo, che consolidò il mio avvicinamento spirituale e intellettuale al Cattolicesimo Romano, ovvero la conversione in diretta mondiale, avvenuta (per mano di un battesimo somministrato da Benedetto XVI) la notte di Pasqua del 2008 di Magdi Cristiano Allam, un uomo da me molto ammirato anche in precedenza, poiché da mussulmano aveva sfidato la fatwa di condanna a morte emessa da Hamas contro di lui, che si batteva per un Islam dove non prevalessero gli istinti fondamentalisti e assassini. Ora che questa straordinaria figura di persona ricolma di coraggio e abnegazione per una causa che riguarda il futuro della nostra civiltà, si convertiva alla mia Fede, per me era una conferma di straordinario valore della bontà della mia scelta e una ragione molto valida per proseguire in questa via. Adesso vorrei trattare dall’altra questione che mi riguarda e che di certo complica il percorso, ovvero la mia peculiarità: infatti io sono un laico votato al celibato. A dispetto di una Fede giovane, è da sempre (dalla più tenera età) che mi sento chiamato a questo stile di vita anche se prima davo delle spiegazioni decisamente diverse a questo stato di cose. Erano delle ragioni, per così dire, “laiche” e ancora oggi non sono del tutto scomparse dal mio orizzonte. Infatti, io ho da sempre provato una grande attrazione per persone celibi che donarono la loro vita ad una causa suprema, che identifica i destini di una maggiore collettività, piuttosto che una sola persona. Per molto tempo ho coltivato una grande passione per gli eroi celibi (e ancora oggi ritengo che un eroe celibe e solitario abbia un fascino particolare, senza per questo voler sottovalutare lo straordinario merito delle persone sposate che compiono un gesto davvero eroico, con i sacrifici che fanno per mantenere una famiglia). La mia conoscenza della storia mi ha portato a conoscere e ammirare Thomas Edward Lawrence, il leggendario “Lawrence d’Arabia”, archeologo, agente segreto e condottiero inglese, un’icona del ventesimo secolo e la cui sposa era un’intera nazione (i popoli arabi, per i quali si sentì tradito a causa delle politiche coloniali dei governi inglese e francese dopo la grande guerra). Nell’ambito narrativo mi concedo ancora oggi (e non credo che questa sia un’abitudine malsana) una moderata passione nei confronti di quelle serie televisive, oppure cinema, letteratura e fumetti che narrano di eroi di questa estrazione, laddove questa non urti con la Fede, che, ovviamente è più importante. Cerco di discernere, dunque, muovendomi all’interno di una strana commistione di elementi laici e religiosi. L’eroe del cinema americano di un tempo era molto spesso un celibe, specie nel genere western, ad esempio il cowboy che dopo aver servito la collettività e aiutato i deboli, scompare all’orizzonte rifuggendo alle ricompense. Uno di questi esempi è “The Lone Ranger”, personaggio creato dalla matita di Fran Striker nel 1938 come fumetto e che, in un secondo momento, passò ad essere una serie televisiva facendo, saltuariamente, delle apparizioni sul grande schermo, l’ultima delle quali, nel 1981 con il film “The Legend of Lone Ranger”. Costui è un eroe solitario texano a cavallo, interpretato da Clayton Moore negli anni cinquanta, che infiammò gli animi di generazioni di americani per alcuni decenni e che da questa parte dell’oceano è in pratica sconosciuto, oppure il “pistolero senza nome” motivo trainante del cinema “spaghetti-western” di Sergio Leone. Poi venne la conversione, la scoperta della Fede e passai dall’attrazione per il celibato (in un certo senso) “romantico” e sostenuto da idee prettamente laiche a quello di tipo religioso, poiché vidi che questi ideali, che all’inizio erano poco chiari e sbiaditi, adesso, non solo non sparivano, ma addirittura ricevevano un consolidamento spirituale a dir poco confortante. E’ da allora, con l’adeguato supporto sacerdotale, sto crescendo in questa via, poiché tale inclinazione rappresenta il leit-motiv della mia esistenza e sostanzia il più profondo del mio essere. Le ragioni che hanno rafforzato questa convinzione sono molteplici: 1.Il celibato non ha solo una dimensione utilitaristica (avere un po’ di tempo in più per gli altri). Per quanto l’elemento tempo sia rilevante, non è certamente quello decisivo (infatti, a volte, tale principio si ritrova ad essere sconfessato dalla realtà pratica). Come giustamente diceva Benedetto XVI, esso è profezia per il Regno di Dio, quando non ci sarà più la mediazione sacramentale. Un’ottima spiegazione è data dal Pontefice nel libro-intervista di Peter Seewald “Luce del mondo”, che trattava del celibato, inteso però come quello sacerdotale. 2.Un argomentazione che mi ispira molto in questo senso è quello della vita casta, intesa come “vita angelica sulla terra”, una tradizione che risale ai padri della Chiesa e che è stata (parzialmente) messa da parte dopo il Concilio Vaticano II, ma che è ancora valida (perché la sapienza dei padri non viene mai messa da parte!). Dicevano loro, in particolare San Giovanni Crisostomo, che la vita verginale (nel caso specifico quella monastica, sul quale il Santo scrisse un trattato), è un tipo di vita umana che è decisamente un’imitazione di quella angelica. I monaci, come gli angeli, non si sposano, lottano contro satana, hanno una perfetta armonia fra loro e sono al servizio di tutti. 3. Di notevole importanza è il discorso del distaccamento dal mondo e quindi il problema dedicare la propria vita ad un ideale sovrannaturale. Sappiamo che anche nell’Antico Testamento ci sono degli esempi di persone celibi, ovvero i profeti Geremia, Elia ed Eliseo. In particolare, Elia è un esempio di vita decisamente al di fuori dal comune, uomo combattivo, coraggioso e mai morto (è stato rapito su un carro di fuoco, e portato al cielo, stando a quanto dice la Scrittura). Su un piano più squisitamente ideale invece, amo molto parlare di un personaggio dei racconti del ciclo arturiano, ovvero sir Galahad (figlio di sir Lancillotto e di Elena di Cobernic), il cavaliere casto e celibe, perfeto in tutto, conosciuto per la sua nobiltà e purezza. Rimase celibe e offrì la sua spada al servizio di re Artù. Egli fu l’unico personaggio di questi straordinari racconti medievali a cui fu dato il privilegio di vedere il Sacro Graal. Siccome è chiaro i personaggi dei racconti cavallereschi arturiani possono certamente avere un valore anche per l’uomo reale e contemporaneo, ho trovato una spiegazione che riguarda proprio Galahad, e che contiene una significativa soluzione alla mia personale controversia su come condurre una vita sovrannaturale, nel mondo, amando il mondo pur non cedendo alle sue lusinghe. E questa spiegazione la trovi in una foto che ho postato nel mio profilo di Facebook, su cui mi permetto di taggarti, sperando di farti cosa gradita, così potrai leggerla (dato che vedo che Galahad è fra i tuoi interessi nel tuo profilo, penso che ti potrebbe fare piacere).4. Infine è fondamentale il fatto che la Chiesa, per volere di Pio XII, nel 1948, tramite la Costituzione Apostolica “Provvida Mater” , riconobbe la possibilità dei laici di consacrarsi pur rimanendo nel mondo tramite la creazione dei cosiddetti “Istituti secolari”, ovvero associazioni composte da laici celibi. Da siffatte realtà sono venute fuori persone del calibro dei Servi di Dio Giorgio La Pira (sindaco siciliano di Firenze) e Giuseppe Lazzatti (uno dei rettori dell’Università cattolica), oppure la Venerabile Armida Barelli. Anche varie organizzazioni religiose prevedono la consacrazione interna dei membri (Comunione e Liberazione, Opus Dei, Focolarini, ecc…). Seguendo l’evoluzione di ciò che scriveva Papa Pacelli più di mezzo secolo fa, ho potuto notare che sono in molti, fra quelli “del mestiere” a sostenere che i laici consacrati rappresentano l’unica categoria di fedeli che realizza la piena identificazione cristologica nel mondo. Oltre a questo, ho anche scoperto che la paternità può realizzarsi pure sul piano spirituale e che la vita celibataria può essere straordinariamente feconda, nel senso di una procreazione prettamente spirituale di idee che danno i loro frutti. Se ti interessa approfondire questi punti, ti segnalo qualche link sull’argomento: qualche articolo qua e la, qualche scritto di don Giuseppe Tomaselli (straordinaria figura di sacerdote ed esorcista salesiano siciliano morto in odore di santità che si è occupato dell’argomento), e la stessa costituzione apostolica Provvida Mater , succitata. http://www.preghiereagesuemaria.it/libri/vita%20angelica%20sulla%20terra.htm http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=282 http://www.seccagrande.com/seccagrande/15giorni/la%20verginita%20nel%20mondo.htm http://www.intratext.com/ixt/ITA2237/_P2.HTM http://www.apostoline.it/perscegliere/laici/vita_donare_modello.htm http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/apost_constitutions/documents/hf_p-xii_apc_19470202_provida-mater-ecclesia_it.html Come vedi, il percorso fatto fino ad oggi non è concluso ed ha come scopo, quello di capire dove vivere questa mia particolare inclinazione (magari in un istituto secolare o qualcosa del genere), ma l’obiettivo è anche più profondo: dare un significato alla mia esistenza, più precisamente un significato di redenzione. E’ bene non avere fretta in questi casi, perché Dio ha i suoi tempi e di certo Lui prima o poi provvederà.Come vedi, il percorso fatto fino ad oggi non è concluso ed ha come scopo, quello di capire dove vivere questa mia particolare inclinazione (magari in un istituto secolare o qualcosa del genere), ma l’obiettivo è anche più profondo: dare un significato alla mia esistenza, più precisamente un significato di redenzione. E’ bene non avere fretta in questi casi, perché Dio ha i suoi tempi e di certo Lui prima o poi provvederà. Ma il modo come ho parlato fino ad ora in questa mail (nell’enfasi posta sullo stile di vita celibatario), potrebbe fare pensare che io sottovaluti la scelta dei miei fratelli e delle mie sorelle sposati o fidanzati, ebbene, posso assicurare che non è così. Lungi da me avere simili opinioni. Ho grande stima per questa straordinaria categoria di persone, ammiro molto la loro scelta, i loro sacrifici e il loro ruolo insostituibile nel mostrare l’amore di Dio per la Sua Chiesa, e nel permettere il disegno meraviglioso della creazione. Proprio oggi, poco prima di scrivere questo messaggio ho provato una grande gioia nel fare gli auguri ad una giovane coppia di sposi che ha da poco avuto il terzo figlio, che è stato battezzato proprio oggi. E’ mia intima convinzione che ogni fedele debba fare il suo dovere nel posto che il Disegno Divino gli ha riservato: sacerdoti, sposi e laici consacrati sono parte di un Grande disegno, in cui ognuno fa la sua parte, tre categorie fondamentali di fedeli, di cui nessuna è superiore alle altre, non esistono gradi e gerarchie che classifichino queste scelte di vita (o inclinazioni), trattasi di tre ruoli insostituibili e la Chiesa non può fare a meno di nessuna delle tre. Proprio al meeting di Comunione e Liberazione, svolto recentemente a Rimini, vi è stato un vivace dibattito con un esponente ebraico, il prof.Joseph Weiler, il quale, nel sostenere la posizione dell’Ebraismo nell’ambito dibattito, ha detto una frase molto bella e significativa, un’affermazione che ho fatto immediatamente mia. Paragonando gli Ebrei ai Memores Domini (i membri celibi di CL), ha detto il prof.Weiler che “il ruolo dei Memores Domini è importante, ma non tutti possono diventarlo, perché altrimenti il mondo finirebbe!”. Aggiungo che, una cosa che mi piacerebbe realizzare (purtroppo non ci sono ancora riuscito e dunque questo rimane un obiettivo per il futuro) è instaurare un dialogo proficuo con altre persone che hanno fatto tale scelta (magari coetanei, sarebbe preferibile), al fine di sostenersi a vicenda, confrontare le argomentazioni, più semplicemente capire meglio il perché di questo stato di cose… Come vedi,il percorso è ancora lungo e io cerco di percorrerlo al fine di crescere interiormente, tuttavia alcune cose sono abbastanza chiare: ovvero, sono consapevole di un sentire verso l’esistenza che è decisamente diverso dall’ortodossia delle inclinazioni umane, ma al tempo stesso, per merito di essa sento una grande pace interiore e uno spirito di grande fiducia e soddisfazione. Mi appresto a concludere, sperando di non essermi dilungato eccessivamente (ti avevo detto che l’argomento è piuttosto complesso e non si può, dunque, esaurire in poche righe) e spero che perdonerai i deliri che ho messo in questo messaggio; tuttavia come immaginerai, solo un tipo un po’ squinternato può operare una scelta del genere. Spero di esserti stato utile. A presto, Angelo".

Innanzitutto, ringrazio Angelo per tutti gli spunti che mi dà, compreso quest'ultimo. Possiamo dire che tanta parte dei miei articoli. E' un bravo ragazzo, a cui auguro ogni bene sia a livello professionale (e negli studi) che umano che rimanga sempre il ragazzo umile e di parola. Gli avevo chiesto se poteva spiegarmi (anche solo scrivendo due righe) la sua esperienza spirituale. Non solo mi ha risposto positivamente ma ha mantenuto la parola. Ora, una testimonianza simile deve farci riflettere, anche perché è molto profonda. In primo luogo, capisco Angelo, quando parla di certe frasi dette dai suoi amici, di fronte alla sua scelta. Anch'io ho avuto qualche situazione analoga. Nel 2005 andai in Abruzzo (la terra di mio padre) e visitai il Santuario di San Gabriele dell'Addolorata. Mandai delle cartoline a dei miei amici. Tempo dopo, venni a sapere che uno di questi e la sua famiglia risero perché "avevo mandato loro il santino". Infatti, nella cartolina vi era raffigurata la statua di San Gabriele nell'urna. Oggi la fede è irrisa. Forse, mai come in questi tempi i giovani sono lasciati in balia di loro stessi. A loro viene proposto un mondo del successo immediato, anche calpestando il loro prossimo. In questo mondo, la ricchezza materiale ed il benessero vengono posti in primo piano mentre "quello che conta veramente" , ossia i valori umani e Dio stesso, possono stare (al massimo) nella vita privata. Chi, in qualche modo, esce da questi "canoni" viene irriso e preso per bigotto, se non per matto. Oggi, molti ragazzi parlano di ragazzi e ragazze, di discoteche, di jeans, di calcio e di soldi. Per carità di Dio, nessuno dice che essi non debbano parlare di queste cose (anzi, ci mancherebbe altro, visto che, tra l'altro, anch'io sono tifoso di calcio, precisamente del Milan) ma ci sono ben altri valori, come l'impegno nella società, verso il prossimo e verso Dio, e di argomenti un po' più profondi. Angelo, ad esempio, ha scritto della sua passione per la storia medioevale ed il ciclo arturiano. Egli ha dimostrato di essere una persona che vuole conoscere. Questo gli fa onore. Bisogna stimolare i giovani ad essere curiosi verso il sapere. Perché un giovane che ha sete di sapere è un giovane capace di relazionarsi anche con gli altri e di affrontare meglio la vita.
Oltre a ciò, perché diventi una persona capace, un giovane deve avere dei valori, come il rispetto verso l'altro, l'attaccamento al valore della famiglia ed il rispetto per la vita.
Purtroppo, con la crisi della famiglia ed il continuo attacco al concetto di sacralità della vita, i giovani sono molto disorientati.
A tutto, si uniscono la crisi della scuola (che ha perso, ad esempio, ogni riferimento alla meritocrazia) e la secolarizzazione.
Tutto ciò è correlato. Infatti, la crisi della famiglia e la perdita di quella concezione della sacralità della vita sono i prodotti della secolarizzazione, secolarizzazione che è figlia di un processo che iniziò secoli prima e che per secoli si protrasse (con il declino della Chiesa, la Riforma protestante, l'Illuminismo, la Rivoluzione francese e la nascita del socialismo scientifico) e che portò ad una certa concezione rivoluzionaria che si espresse nella fine degli anni '60. In questa concezione, l'uomo può fare quello che vuole, anche senza rispettare gli altri. Da questo pensiero perverso nacque quell'idea di egualitarismo che fece (e tuttora fa) parecchi danni. La scuola, risentì parecchio di questo pensiero, poiché le tolse ogni concezione di una sana logica mertocratica, una logica in cui il successo viene visto come una cosa dovuta a tutti e non come una cosa guadagnata da chi se lo merita. E' logico che tutto ciò abbia indebolito la fede nei giovani.
Tutto ciò è favorito da certi ceti "intellettuali". Questi ultimi vedono nella Chiesa quell'organo "reazionario" che va contro le libertà e cercano di spacciarla così. Nella sua esuberanza, il giovane dà ascolto a queste "sirene" che parlando del motto che dice che per essere liberi si deve fare ciò che si vuole sempre. La realtà è ben diversa. Infatti, non può esserci la libertà senza la resoponsabilità verso il prossimo e verso e verso Dio. La Chiesa insegna questo. Per questo, è molto osteggiata.
Va detto, però, che oggi tanti giovani stanno capendo che la persona veramente libera non è quella che pensa a sé stessa ma quella che comprende di avere delle responsabilità verso il prossimo ed anche verso Dio. Forse, per quell'esuberanza di cui ho parlato prima, esuberanza che li porta ad andare contro rispetto a quello che vogliono i loro genitori ed un certo tipo di società, molti giovani stanno riscoprendo il gusto della fede e la piena coscienza della responsabilità verso Dio e verso il prossimo.
Per questo motivo, ad esempio, nella recente Giornata Mondiale della Gioventù, ben 2.000.000 di giovani si sono recati a Madrid a seguire il Santo Padre Benedetto XVI e stanno aumentando i giovani che fanno volontariato. Sembra quasi una reazione verso questo mondo sempre in cui le persone sono sempre più indifferenti le une verso le altre e verso Dio. Ognuno cercherà Dio seguendo la propria strada, la propria vocazione. C'è chi, come Angelo, ha scelto il celibato. C'è chi si fa addirittura prete e chi, invece, ha scelto il proprio cammino impegnandosi per gli altri, anche sposandosi. Le vie sono tante, dal sacerdozio, al volontariato fino ad arrivare alla politica. Di quest'ultimo caso, abbiamo validi esempi, come San Tommaso Moro, che è uno dei miei punti di riferimento, insieme a San Gabriele dell'Addolorata e a re Carlo I Stuart, un Santo anglicano, che fu martirizzato anche per avere cercato di difendere i cattolici.
Cordiali saluti.

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