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mercoledì 7 settembre 2011

LA RIVOLUZIONE, IL NAZISMO, IL COMUNISMO E SATANA



Cari amici ed amiche.

Leggete questa ottima nota scritta su Facebook da Filippo Giorgianni. Giorgianni ha preso un testo scritto da Emil Cioran e che è intitolato "Storia e utopia". Esso tratta il tema dell'utopia, di quel mondo idealizzato da molti ma spesso illusorio.
Questo è il testo:

"Le nostre speranze nella condizione futura della specie umana si possono ridurre a questi tre punti importanti: la distruzione della disuguaglianza fra le nazioni, i progressi dell’uguaglianza in uno stesso popolo, infine il perfezionamento dell’uomo” (Condorcet). Fedele alla descrizione di città reali, la storia, che constata dappertutto e sempre il fallimento piuttosto che il compimento delle nostre speranze, non ha ratificato nessuna di tali previsioni. Per i Tacito non esiste una Roma ideale. […] L’utopia è un miscuglio di razionalismo puerile e di angelismo secolarizzato. Siamo affogati nel male. Non che tutti i nostri atti siano cattivi; ma, quando capita di commetterne di buoni, ne soffriamo per aver contrastato i nostri impulsi spontanei: la pratica della virtù si riduce a un esercizio di penitenza, all’apprendistato della macerazione. Angelo decaduto mutato in diemurgo, Satana, preposto alla Creazione, si erge davanti a Dio e si rivela, quaggiù, più a suo agio e perfino più potente di lui; lungi dall’essere un usurpatore, egli è il nostro padrone, sovrano legittimo che la spunterebbe sull’Altissimo, se l’universo fosse ridotto all’uomo. Abbiamo dunque il coraggio di riconoscere da chi dipendiamo! Le grandi religioni non hanno sbagliato su questo punto: ciò che Mâra offre a Buddha, Arimane a Zoroastro, il Tentatore a Gesù, è la terra e la supremazia sulla terra, realtà che è effettivamente in potere del Principe del mondo. E voler instaurare un regno nuovo, utopia generalizzata o impero universale, significa fare il suo gioco, cooperare alla sua impresa e perfezionarla, perché ciò che egli desidera sopra ogni cosa è che ci compromettiamo con lui e che al suo contatto ci distogliamo dalla luce, dal rimpianto della nostra antica felicità.".

Ora, provo a parlare di quanto scritto da un punto di vista pratico.
Già San Tommaso Moro (In inglese, Saint Thomas More 1478-1535), dedicò la sua opera più significativa, che è intitolata per l'appunto "L'Utopia". Quest'opera parla di una fittizia isola-regno in cui vigevano le leggi della cultura e della pace e della religione. Infatti, non c'era posto per gli atei.
Era una sorta di critica verso quell'Inghilterra, che era governata da re Enrico VIII, e quell'Europa, che era dilaniata dalle lotte religiose tra protestanti e cattolici.
Quel racconto dava una visione critica verso quel contesto, in cui i cristiani si scontravano contro altri cristiani e in cui non vi era la libertà di culto, a causa dell'idea del "Cuius regio, eius religio", ossia dell'obbligo dei fedeli di seguire la religione del principe o di emigrare, pena durissime persecuzioni.
Anche Tommaso, per essere rimasto fedele al Papa, pagò la sua scelta con la vita, poiché re Enrico VIII ruppe i rapporti con la Chiesa di Roma (Act of Supremacy, 1534) e si proclamò capo della Chiesa anglicana.
Ora, l'isola di Utopia era una sorta di "Europa a rovescio".
In realtà, il tema dell'utopia venne proposto spesso nei secoli.
Per molti, il sogno dell'utopia rappresentava un mondo migliore di quello esistente. La realtà fu ben diversa. Questo "mito" venne usato da chi ebbe interessi nel rovesciare un sistema ed instaurarne un altro.
Fu così anche nella Rivoluzione francese del 1789. Coloro che la vollero questa rivoluzione parlarono di un "mondo nuovo" e denigravano quello in cui vivevano. Il sogno fu bello ma la realtà fu cruda e spietata. La Francia uscita dalla Rivoluzione del 1789 non fu meno corrotta di quella precedente. A ciò si aggiusero le persecuzioni contro la Chiesa.
La cosa si aggravò con la nascita del socialismo. Dapprima vi fu un "socialismo utopico", quello voluto da Charles Fourier (1772-1837), un socialismo in cui tutti accettano di socializzare le risorse economiche, facendo sì che vi fosse la giustizia sociale.
Esso diede la base al "socialismo scientifico" di Karl Marx (1818-1883). Insieme a Friedrich Engels (1820-1895), Marx elaborò una teoria più radicale che criticava il capitalismo in ogni suo aspetto, Secondo il "socialismo scientifico", i proletari dovevano cambiare il mondo, sradicando la società esistente, compresa la religione che veniva vista come una sorta di alienazione che distraeva l'uomo dai bisogni materiali, proponendo una salvezza futura. Secondo questo pensiero, i proletari dovevano fare ogni cosa, anche delle azioni violente, per fare affermare questa nuova idea del mondo.
Per questo, il marxismo parla di "dittatura del proletariato", un vero e proprio bagno di sangue. Il sangue che avrebbe dovuto bagnare tutto sarebbe stato quello di coloro che erano contrari ai principi marxisti, come gli imprenditori, gli uomini di Chiesa o coloro che avevano un pensiero opposto a quello dei sostenitori comunisti.
In pratica, nel marxismo la Terra stessa sarebbe dovuta diventare l'isola di Utopia, un mondo che si sarebbe dovuto costruire anche eliminando delle vite umane e distruggendo ciò che c'era prima.
Il comunismo (come quello leninista) fu il diretto discendente del marxismo ma da questa idea ne nacque un'altra, unita ad una certa "mistica nazionalista" e all'esoterismo. Questa idea fu rappresentata dal nazionalsocialismo (o nazismo) e, se pur con qualche differenza, dal fascismo. Rileggete l'articolo intitolato "Lutero ed il nazismo, commento all'articolo di "Papalepapale.com".
Questi movimenti propugnavano i miti della Roma imperiale o di Thule, la terra leggendaria vista come luogo d'origine degli "Ariani", i popoli nordici che, secondo il pensiero nazista, erano immersi nella luce e che combattevano contro i "Semiti" che erano immersi nelle tenebre.
Tutte queste idee portavano un concetto di utopia. Furono sogni che poi si trasformarono in incubi e tante persone morirono.
Di certo, chi (come me) è credente, può dire che in questa storia c'entri Satana. Il diavolo è colui che inganna e che vuole la distruzione dell'uomo.
La distruzione e la rovina dell'uomo passano attraverso certe idee che parlano di libertà.
Cordiali saluti.

2 commenti:

  1. e che vuol dire? che il popolo non si doveva ribellare in francia?? anche se dopo c'è stato il "terrore" e ancora ingiustizie, anche quello è stato superato,se rimaneva la monarchia oggi la Francia non sarebbe il paese che è,dove il popolo non soffre la fame e ci sono re e regine che sperperano. Si deve sempre lottare per il cambiamnto, anche si c'è il rischio di andare peggio perche daje e daje poi si arriva al risultato!!!

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  2. Come fai a difendere il "Terrore"?
    Ma ti rendi conto di quello che scrivi?
    Ti consiglio di studiare la storia di Jacques René Hébert e quella del massacro in Vandea.
    Morirono tante persone innocenti!

    RispondiElimina

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