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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 12 settembre 2012

Alcoa, è colpa dei sindacati e dello Stato.

Cari amici ed amiche.

La questione dell'ALCOA di Cagliari è spinosa.

Io vorrei dire una cosa a riguardo.
Gli operai sono preoccupati e temono di perdere il posto di lavoro.
Hanno ragione ma ha ragione anche l'azienda americana che gestisce l'ALCOA e che vuole andarsene.
Infatti, io non mi sento di condannare l'azienda.
Quindi, quegli operai che attaccano l'azienda sbagliano.
Essi dovrebbero prendersela con i sindacati e con lo Stato.
I primi, hanno sempre fatto manifestazioni a destra e a manca e hanno sempre posto veti ad importanti riforme.
Non è accettabile che dei sindacati abbiano tutto questo potere.
Essi, in fondo, furono la "cinghia di trasmissione" del Partito Comunista Italiano ed oggi sono la "longa manus" della sinistra attuale, sua erede.
La colpa è anche dello Stato che per anni non ha fatto alcuna riforma, per tenere buona la "lobby dei sindacalisti".
Tra la burocrazia e le elevate tasse, fare impresa in Italia è impossibile.
Ci aveva provato il presidente Berlusconi (che in parte era riuscito) ma, dato che dava fastidio, le cose sono andate nel modo che noi conosciamo.
Hanno messo Mario Monti e lo status quo è mantenuto.
Su Facebook, ho letto questo testo di Gianni Pardo, un giornalista del giornale "Affaritaliani.it":

"MARIO MONTI E' LA CAUSA DELLA RECESSIONE
Mario Monti: "Si dice che con le nostre decisioni abbiamo contribuito ad aggravare la congiuntura. Certo solo uno stolto può pensare che sia possibile incidere in elementi strutturali che pesano da decenni senza provocare nel breve periodo un rallentamento dovuto al calo della domanda. Solo in questo modo si può avere la speranza di avere più in là un risanamento".

Il Primo Ministro non è uno stolto. L'ammissione della recessione, pure aritmeticamente evidentissima, non è da tutti. Per esempio non si ricorda che l'abbia constatata Pierferdinando Casini. Ma a Monti va ricordato che, mentre la recessione non possiamo negarla, perché in atto, non è evidente che una qualunque altra politica sarebbe stata anche peggiore. Dunque si ha diritto allo scetticismo. E con questo ci si dimostra più benevoli di quanto lui si dimostrò nei confronti di Silvio Berlusconi quando, nell'ottobre del 2011, scrisse che "le principali responsabilità di questa situazione vengono attribuite al governo italiano in carica da tre anni e mezzo", cioè da quando Berlusconi aveva vinto le elezioni. Mentre ora parla di "elementi strutturali che pesano da decenni". Allora, tre anni e mezzo o decenni? In quell'occasione scrisse anche che "la permanenza in carica dell'attuale presidente del Consiglio viene vista da molti come una circostanza ormai incompatibile con un'attività di governo adeguata, per intensità e credibilità, a sventare il rischio di crisi finanziaria e a creare una prospettiva di crescita". Dunque un altro Presidente del Consiglio la crisi finanziaria l'avrebbe evitata e le prospettive di crescita le avrebbe create. Ora il nuovo Presidente è lui: l'ha forse evitata, la crisi finanziaria? Ha realizzato la crescita?

Bisogna tuttavia riconoscere che i guai attuali dipendono da un modello di società che gli italiani non vogliono cambiare. In Sicilia c'è disoccupazione ed ecco che il governo regionale assume oltre ventimila forestali, mentre l'immenso Canada pare ne abbia cinquemila. Le vertenze del Sulcis e dell'Alcoa confermano che tutti sono convinti che lo Stato abbia non solo il diritto ma addirittura il dovere di agire in maniera dissennata, finanziando gestioni deficitarie. In Italia l'economia è sempre stata considerata come un inciampo "ragionieristico" sul cammino che conduce verso il sol dell'avvenire.

Ai dipendenti si sono concessi vantaggi economici e giuridici tali che gli stranieri non si azzardano ad investire da noi. Si è permesso l'assenteismo nella Pubblica Amministrazione. Sono stati concessi sussidi di invalidità anche a falsi storpi e a falsi ciechi. Poco importa che noi abbiamo un numero di magistrati più o meno pari di quello della Francia. Importa che se da noi qualcuno si azzarda a usare la parola "produttività" viene crocifisso sull'altare dell'indipendenza della magistratura. E allora teniamoci una giustizia che condanna al carcere una professoressa che ha fatto scrivere a un bulletto "sono un deficiente". E nel frattempo si è creduto che i contribuenti avessero le tasche sempre piene di soldi, come il pozzo di San Patrizio, fino ad una pressione fiscale castrante. Si è agito per decenni senza tener conto né della legge, né dell'economia, né del buon senso e si sono ripianati i buchi facendo debiti.

Purtroppo questo ha scombinato i parametri mentali di tutti. In tutte le direzioni gli italiani sono divenuti vacche sacre. Ora i nodi hanno cominciato a venire al pettine e l'Italia non può essere salvata perché ognuno si aggrappa disperatamente al proprio vantaggio, legittimo o illegittimo che sia. Inoltre, i governanti non riescono a diagnosticare la malattia della nazione se persino chi è tanto competente in economia da essere professore, tanto autorevole da essere Rettore, e tanto superiormente dotato da essere rettore non di un'Università qualunque ma della Bocconi, manca ancora talmente di buon senso da essere capace di attribuire ad un uomo soltanto i mali dell'Italia.

Fra l'altro Mario Monti si vanta di qualcosa che non ha fatto. Non è vero che questo governo abbia seriamente inciso sugli "elementi strutturali": si pensi alle leggi sul lavoro. Come non è vero che: "Solo in questo modo si può avere la speranza di avere più in là un risanamento". Per salvare veramente l'Italia non bisognava aumentare le tasse e spingere la gente a tirare la cinghia, bisognava macellare le vacche sacre. I partiti non gliel'avrebbero consentito? E sia. Ma allora non si dica che la sua era l'unica soluzione e che la recessione ci guarirà.

Monti meriterebbe che gli si desse il torto dell'attuale situazione. Ma per quanto si possa amare rimbeccare qualcuno che ha detto una sciocchezza, bisogna amare innanzi tutto la verità: e la verità è che Monti è innocente. Quasi quanto Berlusconi, che certo non aveva l'appoggio del Pd.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
Mercoledì, 12 settembre 2012 - 08:04:00
(da Affari Italiani)
".

Il presidente Berlusconi stava rimettendo a posto l'Italia ma i vecchi poteri non gli hanno consentito di andare avanti.
Oggi, noi ci troviamo di fronte ad una grave disoccupazione (cosa che conosco, essendo anch'io senza lavoro) e con aziende che chiudono!
Coloro che hanno voluto la caduta del presidente Berlusconi sono le stesse persone che in passato avevano fatto in modo che in Italia non si facesse nessuna riforma.
Prima o poi, i nodi verranno al pettine.
Riflettete!
Cordiali saluti. 


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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".