L'amico Giovanni Covino (SEFT) ha messo su Facebook questo testo di San Leone Magno (390 AD-491 AD) che è intitolato "Porrò le mie leggi nel loro animo. Inizio del «Discorso sulle beatitudini» di san Leone Magno, papa":
"Quando Nostro Signore Gesù Cristo predicava il Vangelo del Regno e guariva in Galilea le infermità più diverse, la fama dei suoi miracoli si era diffusa per tutta la Siria, e molte persone accorrevano in folla al medico celeste da tutta la Giudea. Poiché l’umana ignoranza è molto lenta a credere ciò che non vede e a sperare quel che non conosce, era necessario che coloro i quali dovevano essere confermati con la divina dottrina fossero stimolati con benefici materiali e con prodigi visibili. Così, sperimentando la potenza benefica del Signore, non avrebbero dubitato della sua dottrina apportatrice di salvezza.
Il Signore, dunque, volle cambiare le guarigioni esteriori in rimedi interiori e, dopo aver guarito i corpi, risanare le anime. Perciò si allontanò dalla folla che lo circondava, e si portò in un luogo solitario di un vicino monte. Là chiamò a sé gli apostoli, per istruirli con dottrine più elevate dall’alto di quella mistica cattedra. Con la scelta di un tale posto e di un tale ministero volle significare che era stato egli stesso a degnarsi di rivolgere un tempo la sua parola a Mosè. Ma là aveva parlato con una giustizia piuttosto tremenda, qui invece con la sua divina clemenza, perché si adempisse quanto era stato promesso per bocca del profeta Geremia: «Ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore» (Ger 31, 31. 33; cfr. Eb 8, 8).
Colui dunque che aveva parlato a Mosè, parlò anche agli apostoli e la mano veloce del Verbo, che scriveva nei cuori dei discepoli, promulgava i decreti del Nuovo Testamento. Non era circondato, come allora, da dense nubi, né da tuoni e bagliori terribili, che tenevano lontano dal monte il popolo. Ora si intratteneva con i presenti in un dialogo tranquillo e affabile.
Fece questo perché la soavità della grazia rimovesse la severità della legge e lo spirito di adozione eliminasse il terrore della schiavitù.
Quale sia l’insegnamento di Cristo lo manifestano le sue parole. Coloro che desiderano pervenire alla beatitudine eterna, riconosceranno dai detti del Maestro quali siano i gradini da percorrere per salire alla suprema felicità.
Cristo dice: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 3). Potrebbe forse ritenersi incerto quali siano i poveri, ai quali si riferisce la Verità se, dicendo poveri, non avesse aggiunto null’altro per far capire il genere di poveri di cui parla. Si sarebbe allora potuto pensare essere sufficiente per il conseguimento del regno dei cieli quella indigenza, che molti patiscono con opprimente e dura ineluttabilità. Ma quando dice: «Beati i poveri in spirito», mostra che il regno dei cieli va assegnato piuttosto a quanti hanno la commendatizia dell’umiltà interiore, anziché la semplice carenza di beni esteriori.".
Ora, questo testo mi ha dato lo spunto per una riflessione sulla figura di questo grande Santo e Papa e sul suo incontro con il terribile re degli Unni Attila, incontro che avvenne nel 452 AD.
Di questo incontro parlai in precedenti articoli intitolato "Dove avvenne l'incontro tra Attila e Papa Leone
Di questo incontro voglio parlare anche alla luce del fatto che esso possa essere avvenuto nella mia Provincia, Mantova, e nel mio Comune, Roncoferraro, in località Governolo.
Ora, secondo uno storico mio conterraneo, il professor Gualberto Storti, con cui ho parlato tramite telefono.
Secondo il professor Storti, pare che l'incontro non sia avvenuto a Governolo ma in un altro luogo, Ponteventuno, una frazione di Curtatone.
Storti è partito da questo presupposto:
A Governolo non ci sono chiese dedicate a San Leone.
Inoltre, va detto che la scelta di Governolo fu operata da Gabriele Bertazzolo (1570-1626) che ne 1609 (su ordine dei Gonzaga, dovette fare la chiusa di Governolo.
I Gonzaga chiesero a Bertazzolo anche un'altra cosa, l'erezione di un luogo dedicato a San Leone Magno, per commemorare l'incontro con Attila, incontro che salvò Roma.
Quindi, l'architetto avrebbe dovuto trovare il luogo esatto e vide in Governolo tale luogo.
Il Bertazzolo, però, ebbe dei dubbi.
La chiesa fu eretta ma crollò subito a causa di un terremoto.
Invece, vi sono fonti più antiche che dicono che la vera ubicazione sia Ponteventuno.
Storti si è rifatto a tracce geologiche e a documenti di storici importanti, come il goto Jordanes (VI secolo AD) e il longobardo Paolo di Varnefrido detto Paolo Diacono (720-799).
Secondo questi storici e certi rilevamenti, il fiume Mincio non sfociava nel Po a Governolo a vicino a Curtatone.
Questa zona era chiamata Mambulejo e fu confusa con l'Ager Ambulejanus, Governolo.
Qui si parla della zona chiamata "Mambulejo".
Secondo Jordanes, la zona era paludosa e soggetta a terremoti.
Quest'anno abbiamo avuto la conferma.
Il Mincio aveva anche una diramazione che lo faceva sfociare al Mare Adriatico e passava per Governolo.
Inoltre, a Ponteventuno vi è una chiesetta dedicata a San Leone Magno.
Il nome del villaggio, sempre secondo storti, potrebbe derivare da "Ponte dell'Evento dell'Unno".
Da qui si può presumere che il Papa ed Attila si siano incontrati lì e non a Governolo.
Da roncoferrarese, dico che per i governolesi sarebbe un brutto colpo, se la teoria di Storti dovesse essere vera.
Sapete, tra Roncoferraro e Governolo c'è campanilismo.
I governolesi non potrebbero più vantarsi del fatto che Governolo sia stato il luogo dell'incontro tra Attila e San Leone Magno.
Ora, battute a parte, nessuno ha smentito la teoria di Storti ma nessuno l'ha mai confermata.
Io ho fatti varie visite nella zona della Chiavica del Moro in quella della Valle dei Signori, zone vicine al Mincio che pare siano state la prima dimora dei catari e degli ebrei.
Effettivamente, il terreno è molto ondulato.
Questo significa che in origine la Pianura Padano-Veneta fu un insieme di isole.
Questo conferma le tesi di Jordanes, tesi a cui si è rifatto Storti.
Per contro, però, questo non toglie spazio ad altre ipotesi.
Il termine "Governolo" significa "Governare le acque".
Quindi, a Governolo potrebbe esserci stata una chiusa che, in qualche modo, potrebbe avere regolato le acque dal Mincio al mare o dal Mincio a Po.
Non è da escludere, infatti, che il fiume possa avere avuto un'altra diramazione che l'avrebbe collegato al Po, magari proprio a Governolo.
Questo ridà quota alla "pista governolese" dell'incontro tra Attila ed il Papa.
Forse, le due teorie potrebbero essere vere entrambe.
Magari, Attila potrebbe avere incontrato il Papa a Governolo, dopo avere incontrato un'ambasceria a Ponteventuno.
Servono altre ricerche.
Comunque, a prescindere dal luogo dell'incontro, il Papa convinse Attila a non attaccare Roma.
Lo fece con la parola e con la fede in Dio.
Cordiali saluti.
Ho letto attentamente questa versione che in parte e fedele a quanto da medetto. Prima di arrivare ad una conclusione, così forte, ho dedicato molto tempo a questa ricerca e ho passato ore ed ore sui documenti rintracciati. Non dico una bugia se affermo che mi spiace dover deludere tanta gente, ma la storia non può sopportare l'inganno o la falsità. I documenti parlano.....i sogni e le speranze restano sempre tali. Della confluenza del Mincio in Po parla Paolo Diacono 320 anni dopo l'evento. Analizziamo quando da lui detto. Che il Mincio avesse la foce a Governolo ( a proposito del toponimo sembra dover derivare da Co ( da caput versus - foce rivoltata ) e non da governo delle acque, o a Borgoforte poco importa al fine della individuazione del luogo. Diacono non parlò dell'incontro, ma disse: CHE GLI UNNI AVEVANO POSTO IL LORO ACCAMPAMENTO. Giordane inceve, solo cento anni dopo l'avvenimento precisò dati molto indicativi ed importanti, che noi non troviamo a Governolo, anche se ci dotassimo di tanta immaginazione, ma solo nei pressi di Ponteventuno. Al di là del nome che ' favoleggia ' un ponte dell'evento dell'unno, una abbondante toponomastica dimostra che tra i due contendenti: Ponteventuno è in netto Vantaggio. Tutto, e quando dico tutto porta a Ponteventuno. La tradizione del pernottamento del papa A forte Urbano, la chiesa e il paese dedicati al snato prima dell'anno Mille, quando il campanilismo doveva ancora nascere. Il campo di Leone attuale Campione, la chiavica e la strada del papa, la ultima strada percorsa dagli Unni che lasciando la Postumia dopo aver distrutto Bedsriacum che è stata identificata attraverso ricerche aerofotogrammetriche. Da ltimo, si tratta di recentissima scoperta il sostantivo ventu, eventu, adventu che noi troviamo sia nella frase di Giordane " in acro ventu Mamboleio) ma troviamo anche nel toponimo ponte evento huni. Il termine adventus da cui la abbreviaziopne ventus, era un termine usato nella antichità e che si può tradurre in " presenza", " arrivo". " venuta "
RispondiEliminae non solo. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilissato per indicare l'arrivo di un funzionario, la visita del re o dell'imperatore, e talvolta anche di importanti vescovi. Queste notizie sono state fornite nientemeno che dal Co-papa Ratzingher, durante una sua omelia di cui esiste la pubblicazione del 2009. A dare queste spiegazioni è stato San Paolo. San Paolo è il Santo che insieme a san Pietro spaventò Attila ( questa la tradizione ) Domani 29 giugno è proprio San Pietro e Paolo ( di Tarso, quello della conversione ). E' forse una casualità.....La mia ricerca è iniziata con San Leo e d è terminata proprio oggi. alla vigilia della festa diei due santi.
Sono aperto ad ogni ipotesi.
RispondiEliminaComunque, Governolo è importante anche per altro. Nel 1526, vi morì Giovanni dalle Bande Nere.