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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 28 settembre 2012

Da "Il Legno storto", in Italia più che gli euro mancano le palle

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del quotidiano "Il Legno storto", che è in intitolato "In Italia più che gli Euro mancano le palle":



"Il Giornale - Fa un certo effetto sapere di dover andare in carcere.
Ma non è questo il problema, non il mio. In un Paese dove più che gli euro mancano le palle, non voglio concedere nessuna via d'uscita a chi ha partecipato a questa porcata. Non ho accettato trattative private con un magistrato (il querelante) che era disponibile a lasciarmi libero in cambio di un pugno di euro, prassi squallida e umiliante più per lui, custode di giustizia, che per me. Non accetto ora di evitare la cella chiedendo la pena alternativa dell'affidamento ai servizi sociali per sottopormi a un piano di rieducazione. Perché sono certo che mio padre e mia madre, gli unici titolati a educarmi, abbiano fatto un lavoro più che discreto e oggi, che purtroppo non ci sono più, sarebbero orgogliosi di me e di loro.

E ancora. Non chiederò la grazia a Napolitano perché, detto con rispetto, nel suo settennato nulla ha fatto di serio e concreto per arginare quella magistratura politicizzata che con odio e bava alla bocca si è scagliata contro chiunque passasse dalle parti del centrodestra e che ora, dopo avere ripassato i politici, vuole fare pulizia anche nei giornali non allineati alle loro tesi. Non voglio poi risolvere io il problema di Mario Monti, accademico di quella Bocconi che dovrebbe essere tempio e fucina delle libertà, che si trova al collo, complice il suo sostanziale silenzio e il suo immobilismo sul caso, la medaglia della sentenza più illiberale dell'Occidente. Così come il ministro della giustizia Paola Severino, definita da tutti come la più illuminata tra gli avvocati illuminati, dovrà ora chiedersi se per caso non è colma la misura della giustizia spettacolo degli Ingroia e dei suoi piccoli imitatori in cerca di fama.

Stamane scriverò al Prefetto di Milano, per annunciargli che rinuncio alla scorta (ragazzi meravigliosi e sottopagati che non finirò mai di ammirare) che da due anni mi protegge notte e giorno da concrete e reiterate minacce. Non posso accettare che una parte dello Stato, il ministero degli Interni, spenda soldi pubblici per tutelare una persona che un'altra parte dello Stato, la magistratura, considera in sentenza definitiva soggetto socialmente pericoloso.

E ultimo, ma primo in ordine di importanza, oggi mi dimetto, questo sì con enorme sofferenza, da direttore responsabile del Giornale, per rispetto ai lettori e ai colleghi. Il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno e fino in fondo il proprio pensiero perché fisicamente in carcere o sotto schiaffo da parte di persone intellettualmente disoneste che possono in ogni momento fare scattare le manette a loro piacimento.

Ringrazio tutti voi per la pazienza e l'affetto che mi avete dimostrato e vi chiedo scusa per i non pochi errori commessi. Ma non mi arrendo, questo mai. La battaglia per cambiare in meglio il Paese continua, e questo sopruso, sono convinto, può essere trasformato in una opportunità in più per tutti noi.
".

Sono d'accordo con quanto detto dall'oramai ex-direttore Alessandro Sallusti.
In questo Paese, molte persone non hanno gli attributi per dire le cose per come stanno.
Secondo me, è la paura di fare una figuraccia, di essere tacciati come qualunquisti e di essere isolati, sapendo che vi è chi isola e, passatemi il termine, sputtana, a fare sì che molti preferiscano tacere di fronte a situazioni sbagliate.
Lo so per certo.
Qui c'è un sistema vecchio e bloccato su certi schemi.
Questi schemi sono il prodotto di un indottrinamento di parte delle masse da parte di certi intellettuali, mass media e partiti politici e dalla paura di essere messi in cattiva di quella parte delle masse che non non è stata indottrinata.
Così, anziché lamentarsi apertamente di una disfunzione, si preferisce tacere in pubblico e dire le cose in privato, per paura di passare come "Bastian contrario", per "rompiscatole" o per "nemico della società".
Lo so bene.
Io, per esempio, qui a Roncoferraro (Mantova), dico apertamente che l'amministrazione comunale commetta degli errori.
Lo faccio in modo costruttivo, facendo istanze e cercando di essere propositivo e non limitandomi solo a contestare.
Altri, invece, stanno zitti in pubblico e si lamentano nelle loro case delle disfunzioni dell'amministrazioni.
E' chiaro che ciò non vada bene.
Che senso ha lamentarsi in privato e non dire niente in pubblico?
Si tace per mantenere la propria integrità agli occhi del pubblico e per evitare di essere messi in cattiva luce da chi sostiene il sistema e dagli "utili idioti" che sono funzionali al suo operato.
Ogni giorno, io metto la faccia in quello che dico e scrivo.
Lo faccio volentieri, quando parlo in difesa della Chiesa, della vita (e quindi contro l'aborto), della famiglia, della sussidiarietà, di Israele, dei valori della destra e del diritto di scelta tra la scuola pubblica e quella privata.
Io ho sempre detto quello che penso sull'immigrazione e sono contro un certo buonismo.
Lo faccio con una voglia maggiore quando parlo di una necessità di una riforma della giustizia, di federalismo,  di presidenzialismo (o premierato) o della necessità di nuove infrastrutture.
Io ho mostrato perplessità verso la scelta fatta l'anno scorso dal Comune di Roncoferraro di fare la festa per il centocinquantesimo anno dell'Unità d'Italia.
Lo dico con il massimo rispetto.
Vista la crisi, forse si sarebbe potuto evitare di spendere soldi per una torta.
Del resto, io avrei preferito che ci fosse stata anche un po' di controcultura.
Nella mia vita ho imparato a mettere in discussione me stesso e certi clichet comuni tra la gente.
Le mie idee mi costano molto.
Mi sono costate la perdita di amicizie e di immagine agli occhi di molti ma almeno ho la consapevolezza di non essere "l'"utile idiota" di nessuno.
A questo sistema serve uno shock.
Forse, il caso Sallusti potrebbe rappresentare lo shock per fare una svolta e fare in modo che questo sistema malato cambi.
Il precedente che si è creato è pericoloso e potrebbe avere gravi ripercussioni.
Termino, invitandovi a leggere l'articolo scritto dall'amica Francesca Padovese sul suo blog "Stand Up and Fight" e che è intitolato "Vergogna!".
Cordiali saluti.


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Ringrazio un caro amico di questa foto.