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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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martedì 23 ottobre 2012

Il Padre nostro. Dalla «Lettera a Proba» di sant'Agostino, vescovo

Cari amici ed amiche.

Leggete questo testo che mi è stato riportato su Facebook da Giovanni Covino (SEFT) e che è intitolato " Il Padre nostro. Dalla «Lettera a Proba» di sant'Agostino, vescovo":




"A noi sono necessarie le parole per richiamarci alla mente e considerare quello che chiediamo, ma non crediamo di dovere informare con esse il Signore, o piegarlo ai nostri voleri.

Quando dunque diciamo: «Sia santificato il tuo nome», stimoliamo noi stessi a desiderare che il suo nome, che è sempre santo, sia ritenuto santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato. Cosa questa che giova non a Dio, ma agli uomini.

Quando poi diciamo: «Venga il tuo regno» che, volere o no, certamente verrà, eccitiamo la nostra aspirazione verso quel regno, perché venga per noi e meritiamo di regnare in esso.

Quando diciamo: «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra», gli domandiamo la grazia dell'obbedienza, perché la sua volontà sia adempiuta da noi, come in cielo viene eseguita dagli angeli.

Dicendo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», con la parola «oggi» intendiamo nel tempo presente. Con il termine «pane» chiediamo tutto quello che ci è necessario, indicandolo con quanto ci occorre maggiormente per il sostentamento quotidiano. Domandiamo anche il sacramento dei fedeli, necessario nella vita presente per conseguire la felicità, non quella temporale, ma l'eterna.

Quando diciamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori», richiamiamo alla memoria sia quello che dobbiamo domandare, sia quello che dobbiamo fare per meritare di ricevere il perdono.

Quando diciamo: «E non ci indurre in tentazione», siamo esortati a chiedere l'aiuto indispensabile per non cedere alle tentazioni e per non rimanere vinti dall'inganno o dal dolore.

Quando diciamo: «Liberaci dal male», ricordiamo a noi stessi che non siamo ancora in possesso di quel bene nel quale non soffriremo più alcun male. Questa domanda è l'ultima dell'orazione domenicale. Essa ha un significato larghissimo. Perciò, in qualunque tribolazione si trovi il cristiano, con essa esprima i suoi gemiti, con essa accompagni le sue lacrime, da essa inizi la sua preghiera, in essa la prolunghi e con essa la termini.

Le espressioni che abbiamo passato in rassegna hanno il vantaggio di ricordarci le realtà che esse significano. Tutte le altre formule destinate o a suscitare o ad intensificare il fervore interiore, non contengono nulla che non si trovi già nella preghiera del Signore, purché naturalmente la recitiamo bene e con intelligenza.

Chiunque prega con parole che non hanno alcun rapporto con questa preghiera evangelica, forse non fa una preghiera mal fatta, ma certo troppo umana e terrestre. Del resto stenterei a capacitarmi che una tale preghiera si possa dire ancor ben fatta per i cristiani. E la ragione è che, essendo essi rinati dallo Spirito, devono pregare solo in modo spirituale.".


Il "Padre nostro" è la preghiera fondamentale del Cristianesimo.
Essa ci fu insegnata da Gesù Cristo in persona e deriva da un Kaddish ebraico.
Questa preghiera sta alla base delle preghiere cristiane e viene detta durante le Messe.
La preghiera recita così:

"Padre nostro, 
 che sei nei cieli,
 sia santificato il tuo nome.
 Venga il tuo regno,
  sia fatta la tua volontà,
  come in Cielo così in Terra.
  Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 
  rimetti a noi i nostri debiti,
  come noi li rimettiamo ai nostri debitori 
  e non ci indurre in tentazione
  ma liberaci dal male.
  Amen.".

Il "Padre nostro" racchiude in sé i precetti cristiani: amare Dio ed il prossimo.
L'ultima parte è importante, quella che recita: "Ma liberaci dal male".
Questa parte è un vero e proprio esorcismo.
Qui, l'uomo chiede a Dio di tenere lontano da lui il male.
Per male non si intende definire solo la serie di difficoltà quotidiane o il male fisico ma soprattutto il male dell'anima, quello spirituale che porta alla morte dell'anima.
Quando si prega con il "Padre nostro" si prega per sé stessi e per gli altri.
Cordiali saluti.



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