Cari amici ed amiche.
Leggete questo articolo del giornale "Vatican Insider" che è intitolato "Vaticano: "Serve una nuova autorità finanziaria mondiale" che recita:
" Il documento del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace accusa il ''liberismo economico senza regole e controlli'' di aver avuto un effetto devastante sulla società Alessandro Speciale
Città del Vaticano
Per uscire dalla crisi, il mondo non deve rinchiudersi nei vecchi egoismi nazionali o di classe ma ha bisogno di uno scatto di solidarietà e di globalizzazione: è la ‘ricetta’ offerta questa mattina dal Vaticano, in nuovo documento intitolato “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”.
Una proposta, quella formulata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, cui di certo non manca il tempismo: dopo mesi di polemiche e mezze decisioni, i Paesi europei sono chiamati in questi giorni a offrire risposte concrete alla crisi del debito sovrano. nel documento presentato dal cardinale Peter. K.A. Turkson e da monsignor Mario Toso
Oltreoceano, negli Stati Uniti, prende il via in queste settimane una campagna elettorale dominata dai temi economici, in un sistema politico dove è diventato anatema anche solo ventilare tasse più alte per i ricchi. Intanto, in Asia, si addensano i timori per un brusco rallentamento dell’economia cinese che piomberebbe l’intero pianeta in una nuova fase di stagnazione.
In questo scenario, mentre è sotto gli occhi di tutti la sempre maggiore interconnessione e interdipendenza delle economie e delle società di tutto il mondo, è “surreale” e “anacronistico” rifugiarsi in forme deteriori di nazionalismo, con Stati che ritengono di “poter conseguire in maniera autarchica” il bene dei propri cittadini.
Nel mondo di oggi, per il Vaticano, non ci si salva se non insieme. Anzi, la Santa Sede arriva a suggerire la creazione di una Autorità politica mondiale in grado di governare – con i mezzi del consenso e della sussidiarietà – problemi e sfide che hanno ormai dimensioni planetarie.
Per la Santa Sede, la crisi che dura ormai da quattro anni è figlia in larga misura di un “liberismo economico senza regole e senza controlli”, trasformato in una “ideologia” fine a se stessa.
I benefici della globalizzazione nel secolo scorso sono stati grandissimi. Ma “se non si pone un rimedio alle varie forme di ingiustizia” e di ineguaglianza che sono esplose negli ultimi decenni, la conseguenza sarà “un clima di crescente ostilità e perfino di violenza” che arriverà a “minare le stesse basi delle istituzioni democratiche, anche di quelle ritenute più solide”.
Per il Vaticano, quella di un’Autorità politica mondiale è un’idea che viene da lontano: il primo a proporla fu papa Giovanni XXIII nella sua enciclica Pacem in Terris. Benedetto XVI ha fatto proprio l’idea nella sua Caritas in Veritate, pubblicata nel luglio 2009, nel pieno della crisi.
Oggi, tratteggiando con maggiore dettaglio la proposta vaticana, Giustizia e Pace spiega che questa Autorità dovrà avere come compito quello di “servire il bene comune”, dotandosi di “strutture e meccanismi adeguati, efficaci”. Soprattutto, dovrà essere in grado di adottare “politiche e scelte vincolanti poiché orientate alla realizzazione del bene comune a livello locale, regionale e mondiale”.
L’approccio multilaterale seguito fino ad oggi per ‘governare’ il mondo – ‘club’ più o meno grandi, come il G7 o il G20, che provano a decidere ‘tra eguali’, senza un’autorità super partes – non solo non ha funzionato ma ha sempre messo all’angolo le esigenze dei Paesi più poveri.
Per il Vaticano, come in passato si è superata la “lotta ‘anarchica’ tra clan e regni rivali” con la costruzione degli Stati nazionali, oggi “l’umanità deve oggi impegnarsi nella transizione da una situazione di lotte arcaiche tra entità nazionali, a un nuovo modello di società internazionale più coesa, poliarchica, rispettosa delle identità di ciascun popolo, entro la molteplice ricchezza di un’unica umanità”.
Quello auspicato dal Vaticano, insomma, non è un altro organismo dove si fanno alte dichiarazioni di principio ma privo di poteri concreti. Certo, il Vaticano non si nasconde che si tratta di un “processo complesso e delicato”, che potrebbe partire dalla riforma delle organizzazioni internazionali esistenti, a cominciare dall’Onu.
La nascita di questa Autorità “non può essere imposta con la forza, ma dovrebbe essere espressione di un accordo libero e condiviso” e dovrebbe sorgere “da un processo di maturazione progressiva delle coscienze e delle libertà, nonché dalla consapevolezza di crescenti responsabilità”.
Dovrà operare tramite il “consenso”, senza essere espressione di lobby o di un gruppo di Stati più o meno sviluppati, e lavorare secondo il principio della sussidiarietà, ovvero intervenendo solo laddove i singoli Stati o organismi interregionali non sono in grado di rispondere efficacemente.
Il Vaticano tratteggia anche alcune delle caratteristiche concrete e delle decisioni che questa Autorità potrebbe prendere.
Ad esempio, si legge nel documento, di fronte alla perdita di legittimità e di autorità del Fondo Monetario Internazionale, c’è la proposta di una ‘Banca centrale mondiale che “regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali”.
Poi, la comunità internazionale dovrebbe riflettere sull’introduzione di “misure di tassazione delle transazioni finanziarie” globali – come la Tobin Tax proposta dalla Commissione Europea – per creare “una riserva mondiale,” che possa “sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario”.
Infine, il Vaticano dice sì a “forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici”, purché siano legate a “comportamenti ‘virtuosi’ e finalizzati a sviluppare l’economia reale”.
Proposte che danno corpo alla provocatori constatazione del gesuita americano Thomas Reese, ex-direttore del prestigioso settimanale ‘America’, alla vigilia della pubblicazione del documento: Benedetto XVI, sulle tematiche economiche, è molto "a sinistra" non solo rispetto a Barack Obama, ma anche di quasi tutti i politici d’Oltreoceano, e probabilmente anche del resto del mondo.".
Se nessuno la controllasse, essa farebbe quello che vuole e non risolverebbe il problema che è la speculazione finanziaria.
La verità, però, è che per contrastare questa situazione di crisi serve un ritorno della politica.
Infatti, la politica ha abdicato in favore dei mercati e quando c'è stata la globalizzazione la politica si è mostrata debole rispetto a quegli stessi mercati che spostano capitali a destra e a manca.
Ergo, se oggi un Parlamento facesse una legge sgradita ai mercati, questo ultimi andrebbero ad investire altrove.
Forse, i vari Stati devono reagire facendo in modo che la politica al loro interno riprenda il posto che le compete.
Ci dovrebbe essere una reazione "corale" dei vari Stati, soprattutto di quelli ricchi, e si dovrebbero riscrivere anche le stesse regole della democrazia.
Solo così si potrebbe anche parlare di "autorità sovranazionale".
Cordiali saluti.
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