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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 21 ottobre 2011

Ottone d’Asburgo, "The Divine Right of Minorities", in 'Modern Age. A Quarterly Review' n. 3/1958, pag. 280-IL COMMENTO


Cari amici ed amiche.

L'amico Filippo Giorgianni mi ha segnalato questo brano su Facebook.
Come sempre, Filippo mi dà degli ottimi spunti. Merita i miei ringraziamenti.
Questo brano è dell'arciduca ereditario Ottone d'Asburgo (20 novembre 1912-04 luglio 2011) e parla della funzione del re.
Leggetelo. Esso recita:

"«L’idea stessa del legislatore come fonte del diritto è interamente anticristiana e la teoria del re onnipotente, il legislatore assoluto, che divenne corrente in Europa con il Rinascimento, è derivata dalle idee romane sulla divinità dell’imperatore. Per quanto fosse grande il danno procurato dalle monarchie assolute del diciassettesimo secolo al concetto di regalità cristiana, a conti fatti nessuna di esse fu assoluta, e il tessuto perennemente cristiano della società permaneva sempre nel costume delle loro regole assolutistiche, così che il legislatore illimitato e arbitrario è divenuto una realtà solo ai nostri giorni, dove dittatori auto-designatisi o eletti violano ripetutamente la legge di Dio in nome della volontà popolare. La più alta funzione del monarca è quella giudiziale, e il giudice non crea la legge, la amministra. La teoria della monarchia ereditaria è quella secondo cui la persona che occupa la posizione più alta dello stato e che succede ad essa, per così dire, nel corso naturale degli eventi, è probabilmente più di tutte le altre quella ad essere imparziale e a godere della libertà da pressioni, necessaria per amministrare la Giustizia. La sua posizione unica gli permette di essere indipendente dai partiti e dalle fazioni, di stare fuori da qualunque gruppo di interesse specifico e di rifiutare tutte le misure a breve termine che siano utili semplicemente a soddisfare la popolarità. Al medesimo tempo, il disinteresse non è lontano dalle preoccupazioni comuni; il re non è il freddo oracolo della legge, ma è lì a provvedere che le leggi particolari siano fatte per gli uomini così essi come sono; e questa parte del suo ruolo è espressa nella semplice risposta che l’Imperatore Francesco Giuseppe diede a Theodore Roosevelt quando l’americano gli chiese come vedeva il suo posto nei tempi moderni: “Proteggere il mio popolo dal suo governo”.» "

Diciamo che nei tempi passati i sovrani tendevano a volere avere anche degli attributi divini, per legittimare il loro potere agli occhi della gente.
Nel testo di Ottone d'Asburgo (arciduca ereditario) si cita l'Impero Romano.
Nell'Impero Romano, l'imperatore aveva attributi divini.
Anzi, vi fu chi, come Caligola (31 agosto 12-24 gennaio 41) pretese di essere venerato come un dio, sul modello dei faraoni egizi che si ritenevano le reincarnazioni di Horo, figlio del dio Osiride.
Molto spesso, gli imperatori si attribuivano un ruolo divino per acquisire potere sugli altri.
Con l'avvento del Cristianesimo (380 AD) e la separazione dell'Impero Romano in Impero Romano d'Occidente ed Impero Romano d'Oriente (395 AD), le cose cambiarono.
Infatti, nell'Impero Romano d'Oriente ci fu una coincidenza tra potere civile e potere religioso.
Si fece strada la concezione del sacerdozio secondo il principio del re-sacerdote Melchisedek.
L'imperatore d'Oriente presiedeva i concili, era nelle teste delle processioni e decideva in materia di fede e religione.
Nell'Impero Romano d'Occidente, invece, si fece strada la il principio del sacerdozio di Aronne.
Qui la religione era cosa del Papa mentre l'imperatore era solo il capo di Stato.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e la formazione dei regni romano-barbarici (476 AD) la Chiesa di trovò di fronte dei capi di Stato che, in quanto ariani o pagani, erano in conflitto con essa.
Solo con la conversione al cattolicesimo del re dei Franchi Clodoveo I (496 AD) e la nascita del Sacro Romano Impero sotto Carlo Magno (800 AD), le cose mutarono.
Qui ci fu un sovrano cristiano che si pose come protettore della cristianità.
La celeberrima Cappella Palatina di Aquisgrana dice tutto ciò.
Con le colonne di stile romano (che furono prese dall'Italia) ed il suo trono fatto con i marmi del Santo Sepolcro di Gerusalemme il sovrano del Sacro Romano Impero volle dimostrare l'alleanza tra trono e altare.
Questa alleanza fu in realtà una convivenza forzata.
Sa l'imperatore Carlo Magno riuscì ad avere un certo equilibrio, con i suoi successori la situazione fu ben diversa.
Ci furono infatti, le lotte per le investiture (secoli XI e XIII).
Gli imperatori pretesero di nominare i vescovi ed i Papi. I Papi vollero fare valere il loro magistero universale anche sugli imperatori.
Tuttavia, senza l'imperatore il Papa non poteva esercitare il suo magistero universale e così l'imperatore non aveva poteri senza il Papa
Il declino dell'impero e quello del papato (XIV secolo) coincisero con la nascita delle monarchie nazionali (Regni di Francia, Spagna ed Inghilterra).
Queste monarchie si legittimarono usando il nome di Dio.
Qui ci fu quella concezione che vedeva il re come capo di Stato e legislatore assoluto di cui parla il brano di Ottone d'Asburgo.
La concezione si rafforzò con la Riforma protestante (1517).
I protestanti vinsero ove si allearono con il monarca (Principati tedeschi del nord, Paesi scandinavi, Paesi Bassi, Cantoni svizzeri ed Inghilterra) e le Chiese protestanti furono di fatto assoggettate ai governi secolari e ai monarchi.
Nei Paesi rimasti cattolici, invece, si svilupparono le dottrine come il giuseppinismo, gallicanesimo e giansenismo.
Le strutture ecclasiastiche degli Stati rimasero cattoliche, così come la dottrina, ed i monarchi si ritennero protettori della Chiesa e formalmente obbedivano al Papa.
Di fatto, erano contro il Papa e puntavano al loro potere.
A ciò si unì anche l'Illuminismo che contribuì a rompere il rapporto tra l'uomo e Dio.
Con la Rivoluzione francese (1789) nacque lo Stato che si erse a dio.
Lo Stato non ammise altro dio all'infuori di sé.
Fu lo Stato il dio dei cittadini ed il Dio della Chiesa non ebbe più cittadinanza.
La stessa logica fu anche nei Paesi comunisti.
Forse, noi dovremmo tornare a quella logica che vede la politica come servizio verso gli altri e non come mezzo per avere potere.
Historia magistra vitae est.
Cordiali saluti.

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Ringrazio un caro amico di questa foto.