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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 6 novembre 2014

Il caso di Brittany Maynard



Cari amici ed amiche,

l'amico Samuele Maniscalco, responsabile della campagna dell'associazione "Generazione Voglio Vivere", mi ha inviato questo messaggio:



"Caro Antonio Gabriele,


la storia di Brittany Maynard, che aveva fissato al 1 novembre il giorno della sua eutanasia, è stata ripresa dai maggiori quotidiani del mondo.

Brittany aveva 29 anni e sabato scorso si è suicidata in Oregon con “l’aiuto” dell'associazione Compassione e Scelta.

Brittany aveva un tumore al cervello: glioblastoma di quarto livello.

Il dottor Ira Byock, specialista in medicina palliativa ha affermato:
"L'hanno informata male. Potrebbe avere cure eccellenti. I suicidi assistiti non sono una scelta personale, ma un atto sociale".

Poco prima dell’ora X questa giovane donna americana ha detto: «Mi sento ancora abbastanza bene e provo ancora gioia, risate, sorrisi con la mia famiglia e gli amici e non mi sembra il momento giusto».

Sentirsi ancora troppo vivi per dire addio a una vita che in fondo amava ancora. Sentirsi importante per le persone che le stavano attorno: sentirsi come vorremmo sentirci tutti, sempre, soprattutto nei giorni più difficili e tristi.

Chi ha appoggiato Brittany nella sua scelta ha sfruttato il suo dolore parlando di compassione e morte dignitosa!

Spesso i fautori dell’eutanasia dicono che nessuno vorrebbe continuare a vivere dipendendo dagli altri ma la verità è che noi non siamo padroni della nostra esistenza e che dipendiamo continuamente da quanti abitano la nostra vita: dal momento in cui nasciamo fino al momento in cui moriamo non esiste un singolo istante che non sia vissuto grazie alla presenza di qualcun altro.

E’ nella relazione con le persone che amiamo che costruiamo la nostra esistenza.

La storia di Brittany deve ricordarci che la vita umana ha sempre una sua intrinseca dignità, che nessuna malattia potrà mai cancellare: No alla mercificazione del dolore, No all’Eutanasia!




Un saluto cordiale,






Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere".

L'idea dell'eutanasia non è frutto di "pietas christiana" ma di egoismo, l'egoismo di chi non vuole vedere la sofferenza altrui e di chi ritiene la sofferenza altrui come un peso per la collettività.
A fronte di ciò, chi è malato terminale si sente invogliato a morire.
In fondo, questa idea non è molto diversa dalla concezione malthusiana o (peggio) da quella nazista.
Io, se fossi un malato terminale e se fossi conscio di questa mia condizione, non farei la scelta di Brittany ma cercherei di vivere la vita fino in fondo perché la vita è un dono che Dio ci ha dato e come tale va vissuta.
Diciamo tutti "no" alla "cultura della morte".
Cordiali saluti.


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Ringrazio un caro amico di questa foto.