Leggete questo testo che mi è stato inoltrato dall'amico Giovanni Covino (SEFT) che è intitolato "Beati i poveri di spirito. Dal "Discorso sulle beatitudini" di san Leone Magno":
"Il valore dell'umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti i poveri nella scarsità dei mezzi hanno per amica la mitezza. I ricchi nell'abbondanza hanno come loro familiare l'arroganza.Non si deve negare, tuttavia, che in molti ricchi si trovi quella disposizione a usare della propria abbondanza non per orgogliosa ostentazione, ma per opere di bontà. Essi considerano grande guadagno ciò che elargiscono a sollievo delle miserie e delle sofferenze altrui.Questa comunanza di virtuosi propositi si può riscontrare fra gli uomini di tutte le categorie. Molti effettivamente possono essere uguali nelle disposizioni interiori anche se rimangono differenti nella condizione economica. Ma non importa quanto differiscano nel possesso di sostanze terrene, quando si trovano accomunati nei valori spirituali.Beata quella povertà che non cade nel laccio teso dell'amore dei beni temporali, né brama di aumentare le sostanze del mondo, ma desidera ardentemente l'arricchimento dei tesori celesti.Un modello di questa povertà magnanima ce l'hanno offerto per primi gli apostoli, dopo il Signore. Essi lasciarono tutte le loro cose senza distinzione e, richiamati dalla voce del divino Maestro, da pescatori di pesci si sono rapidamente cambiati in pescatori di uomini (cfr. Mt 4, 19).Essi resero uguali a sé molti, quanti cioè imitarono la loro fede. Era quello il tempo in cui i primi figli della Chiesa erano "un cuor solo e un'anima sola" (At 4, 32). Separatisi da tutto ciò che possedevano, si arricchivano di beni eterni, attraverso una povertà squisitamente religiosa. Avevano imparato dalla predicazione apostolica la gioia di non aver nulla e di possedere tutto con Cristo. Per questo san Pietro apostolo quando all'ingresso del tempio fu richiesto dell'elemosina dallo zoppo disse: "Non possiedo né argento, né oro, ma quello che ho te lo do. Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina" (At 3, 6).Quale cosa vi può essere di più sublime di questa umiltà? Quale cosa più ricca di questa povertà? Non ha la garanzia del denaro, ma conferisce i doni della natura. Quell'uomo che la madre generò infermo dal suo seno, Pietro rese sano con la parola. E colui che non diede l'immagine di Cesare stampata sulla moneta, riformò l'immagine di Cristo nell'uomo. I benefici di questo tesoro non li sperimentò solo colui che acquistò la possibilità di camminare, ma anche quei cinquemila uomini che, dopo le esortazioni dell'Apostolo, credettero in virtù della guarigione miracolosa da lui operata (cfr. At 4, 4).Quel povero, che non aveva nulla da dare al questuante, diede tanta copia di grazia divina, che risanò un uomo nei suoi arti e guarì tante migliaia di uomini nei cuori. Restituì agili, sulla via di Cristo, coloro che aveva trovato zoppicare nella infedeltà giudaica.".
Ringrazio Giovanni.
L'ultima parte del discorso non è un attacco contro gli ebrei ma essa si riconduce a certi passi del Nuovo Testamento in cui Gesù criticò coloro che (come i farisei e gli scribi) andavano vestiti "con le lunghe vesti e sedevano ai primi posti nelle sinagoghe" e in cui San Paolo criticò quelli che non videro il messaggio salvifico di Cristo.
Quindi, il discorso va contestualizzato.
Ora, guardate il video qui sopra.
Esso mostra una puntata della serie TV americana "Hazzard" che è intitolata "10 million dollar Sheriff", in cui lo sceriffo Rosco P. Coltrane (James Best) diventa milionario per via di un'eredità.
Rosco inizia a farsi prendere da certe smanie, smanie che lo rendono sempre più ingordo e vendicativo (nei confronti di boss Hogg (Sorrell Booke, che nella stessa mattina gli aveva chiesto di pagare le autopattuglie distrutte) e voglioso di rifarsi sui cugini Bo e Luke Duke (John Schneider e Tom Wopat), al punto che (per fare arrestare questi ultimi) arriva ad assoldare Jason Steele (William Smith) un tipo losco che fa l'investigatore privato e che non ha molti scrupoli.
Alla fine, la situazione si ritorce contro Rosco. L'eredità non c'è mai stata, boss Hogg ( che è stato messo sul lastrico da Rosco) si vendica di lui e, non potendo avere i soldi promessi da Rosco, Steele minaccia di ucciderlo.
Rosco viene salvato dai due cugini Duke.
Morale della storia (tornando ad un discorso serio) spesso e volentieri un povero che diventa ricco non diventa libero ma schiavo del denaro.
Paradossalmente, una persona ricca da sempre è meno soggetta a farsi comandare dal denaro.
Anzi, ella è più portata a guardare il denaro con distacco.
Al contrario, un povero è sempre tentato di riscattarsi da tutto il male subito e quando egli diventa ricco questa sua tentazione lo spinge al punto da diventare schiavo del suo denaro.
Egli, quindi, perde la sua libertà.
Questo dimostra che un uomo debole si lascia influenzare facilmente da certe situazioni da lui esterne.
Il denaro, infatti, è un ottimo servo , se non lo mettiamo al primo posto della nostra vita.
Al contrario, se lo mettiamo al primo posto, esso diventa un padrone.
La parola di Gesù Cristo (come quella di San Leone Magno, che è qui citata) ci mette in guardia da ciò.
Noi dobbiamo stare attenti.
Un uomo che pone il denaro al centro di tutto lascia spazio libero alla sua superbia.
Da situazioni come queste nascono i conflitti e le discordie.
Cordiali saluti.
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