Leggete l'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Adesso Rodotà minaccia: voglio querelare Alfano".
Com'è noto, il giurista Stefano Rodotà ha definito "comprensibile" la lettera fatta dai membri delle Nuove Brigate Rosse che hanno invitato i No Tav a fare un "passo avanti", ossia a fare azioni di guerriglia (per non dire di terrorismo) contro chi vuole che questa ferrovia ad alta velocità che unirà Lione a Torino.
Il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha detto: "Le dichiarazioni sono gravissime, inquietanti. Le condanno duramente, mi auguro che Rodotà le rettifichi. Mi chiedo se non ci sia da temere per il ritorno dei cattivi maestri".
Rodotà ha minacciato di querelarlo, dicendo: "Una mia dichiarazione su una lettera di brigatisti è stata deliberatamente falsificata da alcuni organi di stampa e esponenti politici, malgrado le mie immediate, chiarissime, non equivoche precisazioni, che peraltro non sarebbero state necessarie se le mie parole fossero state lette con onestà intellettuale. Aggiunge quindi di aver dato mandato perché‚ siano esercitate le opportune azioni legali nei confronti di Libero e de Il Giornale, e del ministro Alfano, le cui imprudenti dichiarazioni sono all’origine di una vicenda gravemente lesiva della mia onorabilità".
Io sono d'accordo con Alfano.
In questo momento di crisi non servono agitatori.
Una parola fuori posto (a prescindere dal fatto che chi la pronuncia sia in buona fede o meno) può creare problemi.
Bisogna misurare le parole.
I No Tav aggrediscono chi la pensa in modo diverso da loro e tra di loro ci sono personaggi contigui con chi è vicino al terrorismo.
Basti pensare ai petardi sequestrati quattro giorni fa.
Questi petardi potevano uccidere.
Rodotà avrebbe fatto meglio a stare in silenzio.
Cordiali saluti.
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