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venerdì 6 settembre 2013

Siria, cosa farebbe Sir William Vernon Harcourt?

Cari amici ed amiche.

Il mio fidato amico e collaboratore Angelo Fazio ha portato alla mia attenzione questo testo da egli scritto:


"Nel New York Times di oggi vi era un interessantissimo editoriale scritto a quattro mani dal geopolitologo Alexandre Del Valle e dalla giornalista Bridget Conley-Zilkic in merito alla questione dell’intervento militare americano in Siria.L’articolo si intitolava “Cosa farebbe Sir William?”, riferendosi a William Harcourt, noto parlamentare e giornalista inglese del XIX secolo che, nel corso della guerra di secessione americana, propose (in un articolo scritto a Londra in quegli anni) un intervento del Regno Unito in quel conflitto interno agli Stati Uniti. La proposta suscitò enorme clamore nell’opinione pubblica inglese e un vasto dibattito.
Del Valle e la Conley-Zilkic fanno un’attenta analisi dello scenario geopolitico degli ultimi decenni, partendo dall’intervento aereo della NATO in Bosnia nel 1995. I due studiosi fanno notare che, allora, i caccia della NATO non posero fine ai massacri del Balcani di quegli anni.
Fanno pure notare, inoltre, come la Siria di oggi, nulla c’entri con uno scenario come quello del genocidio in Ruanda del ’94, caratterizzato da inerzia e complicità da parte della comunità internazionale.
La loro conclusione è che l’intervento in Siria non sarebbe una scelta ottimale, prendendo spunto proprio da Sir William, il quale espresse il parere che il Regno Unito avrebbe dovuto intervenire nella guerra civile americana, ma solo se le parti in lotta fossero state disposte ad un dialogo e ad un accordo politico.
Di conseguenza, sostengono Del Vallè e la Conley-Zilkic, poiché nell’odierno scenario siriano non sussistono le condizioni per il dialogo e la soluzione diplomatica, l’intervento dell’occidente contro Assad sarebbe un opzione disastrosa per gli attori interessati
.".

In fatto di geopolitica, Angelo è davvero forte!
E' un collaboratore fantastico ed un leale amico.
Egli ha portato all'attenzione un discorso di Sir William Vernon Harcourt , un politico inglese del XIX secolo.
Il problema siriano è complesso.
Da una parte abbiamo Bashar al Assad, un dittatore che è nemico di Israele e che non vede bene l'Occidente ma che a tempo stesso è laico.
Dall'altra abbiamo un'opposizione che ha nelle sue file fondamentalisti islamici e terroristi.
Oltre a ciò, la Siria è pesante da un punto di vista geopolitico.
La Siria ebbe in passato un ruolo chiave.
Nel 64 BC, essa fu presa dai Romani, che da lì poterono espandersi ad oriente.
Nel VII secolo AD, gli Arabi presero la Siria e da lì poterono espandersi ad occidente, minacciando Costantinopoli e l'Europa.
Anche oggi, la Siria pesa.
Se dovesse diventare uno Stato fondamentalista, ci sarebbero rischi per il Libano, per la Giordania e per Israele.
A tempo stesso, anche Assad è ostile ad Israele e non vede di buon occhio l'Occidente.
Bisogna capire quale sia il male minore.
In Siria serve un cambio di politica ma non si può tollerare una svolta verso il fondamentalismo.
Una Siria fondamentalista destabilizzerebbe il Libano ed attaccherebbe Israele.
A tempo stesso, il dittatore Assad va tenuto sotto controllo.
Per questo, c'è del vero nelle parole di Harcourt.
La situazione è confusa.
In pratica, l'Occidente è come un elefante in una cristalleria.
Il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Hussein Obama rischia di fare danni.
Tra l'altro, vi invito a leggere l'articolo intitolato "Obama elogia i Fratelli Musulmani americani che vogliono "rimpiazzare il governo Usa con un Califfato". .
Quando andranno a votare, gli Americani si ricordino di ciò.
Intanto, anch'io do la mia adesione alla Giornata di Digiuno e Preghiera indetta dal Santo Padre Papa Francesco.
Le preghiere che dirò alla messa di oggi saranno per la pace.
Cordiali saluti.



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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa foto presa dalla pagina Facebook di Christian Ricchiuti, esponente di Fratelli d'Italia.