Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Federico Punzi che è intitolato "Mattarella vince la guerra dei viceré, un finale già scritto: due anomalie sistemiche e una fatale scelta politica".
Ne riporto questo stralcio:
"Tre fattori hanno determinato la vittoria di Mattarella sull’altro sfidante alla carica di viceré d’Italia, Mario Draghi: due anomalie che potremmo definire “sistemiche” e una fatale scelta politica, che su Atlantico Quotidiano avevamo segnalato da tempo.
1) La prima anomalia sistemica è il precedente Napolitano, ovvero lo sdoganamento della rielezione del capo dello Stato uscente. Non prevista, ma nemmeno esplicitamente esclusa dalla Costituzione, è però chiaramente in contrasto con la figura stessa del presidente della Repubblica così come delineata dalla Carta: una carica non di indirizzo politico, un limite minimo di età (50 anni), un mandato lungo 7 anni (che con la rielezione arriverebbe a 14 anni), l’assenza di un limite al numero di mandati consecutivi, presente in caso sia prevista la rieleggibilità di un capo di Stato.
Con il precedente Napolitano, il presidente della Repubblica uscente diventa inevitabilmente un candidato a succedere a stesso, condizionando, che lo voglia o meno, la partita per la sua successione. E addirittura, per la centralità di questa istituzione nel nostro sistema politico, fa di lui un candidato particolarmente forte, rappresentando uno status quo appetibile e alla portata per la propria area politica.
Sebbene nel 2013 l’ipotesi di una rielezione di Napolitano fosse entrata nel dibattito politico prima della scadenza del suo mandato, essa arrivò dopo che la maggioranza di centrosinistra riuscì a bruciare ben due candidati della levatura di Franco Marini e Romano Prodi. Non sfuggirà agli osservatori più attenti che la rielezione di Mattarella ha avuto più il sapore di un copione già scritto. Fin dall’inizio Mattarella appariva, insieme a Draghi, tra i favoriti. Oltre 100 voti per Mattarella si sono materializzati ben prima che si arrivasse al presunto impasse. Se per davvero non fosse stato disponibile, come per mesi aveva lasciato intendere, avrebbe fatto trapelare la sua irritazione. Invece, silenzio dal Colle, mentre i voti salivano come una marea… Diversi i leader politici che tra venerdì sera e sabato mattina sembravano avere quasi fretta di chiudere su Mattarella, nonostante fino a quel momento fosse stata bocciata nelle urne una sola candidatura, di centrodestra, e nemmeno una di centrosinistra fosse stata almeno tentata.
Con il precedente Napolitano, il presidente della Repubblica uscente diventa inevitabilmente un candidato a succedere a stesso, condizionando, che lo voglia o meno, la partita per la sua successione. E addirittura, per la centralità di questa istituzione nel nostro sistema politico, fa di lui un candidato particolarmente forte, rappresentando uno status quo appetibile e alla portata per la propria area politica.
Sebbene nel 2013 l’ipotesi di una rielezione di Napolitano fosse entrata nel dibattito politico prima della scadenza del suo mandato, essa arrivò dopo che la maggioranza di centrosinistra riuscì a bruciare ben due candidati della levatura di Franco Marini e Romano Prodi. Non sfuggirà agli osservatori più attenti che la rielezione di Mattarella ha avuto più il sapore di un copione già scritto. Fin dall’inizio Mattarella appariva, insieme a Draghi, tra i favoriti. Oltre 100 voti per Mattarella si sono materializzati ben prima che si arrivasse al presunto impasse. Se per davvero non fosse stato disponibile, come per mesi aveva lasciato intendere, avrebbe fatto trapelare la sua irritazione. Invece, silenzio dal Colle, mentre i voti salivano come una marea… Diversi i leader politici che tra venerdì sera e sabato mattina sembravano avere quasi fretta di chiudere su Mattarella, nonostante fino a quel momento fosse stata bocciata nelle urne una sola candidatura, di centrodestra, e nemmeno una di centrosinistra fosse stata almeno tentata".
1) La prima anomalia sistemica è il precedente Napolitano, ovvero lo sdoganamento della rielezione del capo dello Stato uscente. Non prevista, ma nemmeno esplicitamente esclusa dalla Costituzione, è però chiaramente in contrasto con la figura stessa del presidente della Repubblica così come delineata dalla Carta: una carica non di indirizzo politico, un limite minimo di età (50 anni), un mandato lungo 7 anni (che con la rielezione arriverebbe a 14 anni), l’assenza di un limite al numero di mandati consecutivi, presente in caso sia prevista la rieleggibilità di un capo di Stato.
Con il precedente Napolitano, il presidente della Repubblica uscente diventa inevitabilmente un candidato a succedere a stesso, condizionando, che lo voglia o meno, la partita per la sua successione. E addirittura, per la centralità di questa istituzione nel nostro sistema politico, fa di lui un candidato particolarmente forte, rappresentando uno status quo appetibile e alla portata per la propria area politica.
Sebbene nel 2013 l’ipotesi di una rielezione di Napolitano fosse entrata nel dibattito politico prima della scadenza del suo mandato, essa arrivò dopo che la maggioranza di centrosinistra riuscì a bruciare ben due candidati della levatura di Franco Marini e Romano Prodi. Non sfuggirà agli osservatori più attenti che la rielezione di Mattarella ha avuto più il sapore di un copione già scritto. Fin dall’inizio Mattarella appariva, insieme a Draghi, tra i favoriti. Oltre 100 voti per Mattarella si sono materializzati ben prima che si arrivasse al presunto impasse. Se per davvero non fosse stato disponibile, come per mesi aveva lasciato intendere, avrebbe fatto trapelare la sua irritazione. Invece, silenzio dal Colle, mentre i voti salivano come una marea… Diversi i leader politici che tra venerdì sera e sabato mattina sembravano avere quasi fretta di chiudere su Mattarella, nonostante fino a quel momento fosse stata bocciata nelle urne una sola candidatura, di centrodestra, e nemmeno una di centrosinistra fosse stata almeno tentata.
Con il precedente Napolitano, il presidente della Repubblica uscente diventa inevitabilmente un candidato a succedere a stesso, condizionando, che lo voglia o meno, la partita per la sua successione. E addirittura, per la centralità di questa istituzione nel nostro sistema politico, fa di lui un candidato particolarmente forte, rappresentando uno status quo appetibile e alla portata per la propria area politica.
Sebbene nel 2013 l’ipotesi di una rielezione di Napolitano fosse entrata nel dibattito politico prima della scadenza del suo mandato, essa arrivò dopo che la maggioranza di centrosinistra riuscì a bruciare ben due candidati della levatura di Franco Marini e Romano Prodi. Non sfuggirà agli osservatori più attenti che la rielezione di Mattarella ha avuto più il sapore di un copione già scritto. Fin dall’inizio Mattarella appariva, insieme a Draghi, tra i favoriti. Oltre 100 voti per Mattarella si sono materializzati ben prima che si arrivasse al presunto impasse. Se per davvero non fosse stato disponibile, come per mesi aveva lasciato intendere, avrebbe fatto trapelare la sua irritazione. Invece, silenzio dal Colle, mentre i voti salivano come una marea… Diversi i leader politici che tra venerdì sera e sabato mattina sembravano avere quasi fretta di chiudere su Mattarella, nonostante fino a quel momento fosse stata bocciata nelle urne una sola candidatura, di centrodestra, e nemmeno una di centrosinistra fosse stata almeno tentata".
Effettivamente, anche questa ipotesi può sembrare credibile.
Di fatto, vi è un partito del premier Mario Draghi, un partito che avrebbe votato quest'ultimo o proprio il presidente in carica Mattarella, il quale l'ha messo a Palazzo Chigi, opponendosi di fatto ad ogni possibilità di voto.
Oramai, tutto il sistema è diventato anomalo.
Dal 2011 ad oggi si sono succeduti governi non espressi dal democratico voto ed abbiamo dei presidenti della Repubblica che vengono rieletti.
Sia chiaro, la Costituzione non vieta di rieleggere un presidente dalla Repubblica ma non favorisce neppure una situazione simile.
Il concetto di alternanza del potere è venuto meno.
In una democrazia tutto ciò è anomalo.
Il centrodestra è uscito molto male.
Il centrosinistra ha vinto per demerito del centrodestra.
Avrebbe potuto cambiare la storia e invece ha fatto di tutto per perdere questa partita.
Dunque, si è creato una sorta di "partito di Draghi" o "partito del sistema" che non vuole nessun cambiamento.
Questo partito è trasversale.
Non ha un simbolo poiché i suoi esponenti sono nei partiti che (guarda caso) oggi sostengono il Governo.
Dunque, si è fatto in modo di eleggere Mattarella.
L'"alternativa" a Mattarella sarebbe stata Mario Draghi.
Draghi bramava il Quirinale.
Però, in alcuni dei partiti che alla fine hanno scelto Mattarella vi era l'anima "draghiana" ma vi era anche quella contraria.
Per esempio, nella Lega vi sono il "draghiano" Giancarlo Giorgetti e l'"anti-draghiano" Claudio Borghi Aquilini.
Lo stesso dicasi per il Movimento 5 Stelle.
Così, dopo l'affossamento della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, sembrava che questi partiti si stessero accordando sul nome di Elisabetta Belloni e anche altri partiti accettassero una figura simile.
Purtroppo, qualcosa non ha funzionato.
Il Partito Democratico ha sostenuto Mattarella e con il naufragio della candidatura di Belloni anche la Lega ed il Movimento 5 Stelle hanno seguito tale onda.
Certamente, i partiti più "draghiani" sono quelli di centro, da Forza Italia ad Azione, passando per altri soggetti politici come Coraggio Italia, Noi con l'Italia, Unione di Centro, Più Europa e Centro Democratico ed Italia Viva.
Questi partiti hanno trainato tutti gli altri.
Guarda caso, i centristi del centrodestra (come Coraggio Italia) hanno affossato la presidente Casellati.
Essi volevano Draghi al Quirinale.
Però, hanno scelto Mattarella che di Draghi era (ed è) il garante.
Questa è stata la farsa.
Allora, sorge una domanda: perché Mattarella non è stato proposto alla prima votazione?
La risposta è semplice.
Infatti, i centristi volevano Draghi.
Però, una parte della Lega e del Movimento 5 Stelle non avrebbero accettato.
Da qui è partita tutta la manfrina.
Tutta la Lega ha votato Casellati.
Però, il sospetto è che i "draghiani" della Lega abbiano votato Casellati perché sapevano già che ella non avrebbe avuto i numeri, in quanto i centristi del centrodestra la avrebbero silurata.
Insomma, si è messo in piedi questa teatrino per tornare al punto di partenza.
La politica è caduta molto in basso.
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