Ora, il curriculum di Prodi non è molto brillante.
Per esempio, come riporta l'articolo, nella sua veste di presidente dell'IRI, Prodi cacciò via da Alitalia un manager esemplare come Umberto Nordio.
Era il 1988.
Da quell'anno in poi, la compagnia di bandiera andò in perdita.
Nel 1999, Prodi era premier.
La concessione ai Benetton delle Autostrade fu data in quell'anno.
I Benetton non sborsarono manco una Lira, dato che l'operazione fu pagata dalle banche e con gli aumenti di tariffe ad ogni Capodanno e gli incassi garantiti dalla concessione fecero veri e propri affari.
Per la cronaca, quando Autostrade per l'Italia fu ceduta, il presidente dell'IRI fu Gian Maria Gros Pietro, il quale divenne presidente del Gruppo Atlantia, il gruppo che ancora oggi fa capo ai Benetton.
In più, Prodi fu l'uomo del valore di cambio assurdo tra Lira ed Euro.
Oggi, Prodi dice: "Dobbiamo fare come i Francesi, Lo Stato aiuta le imprese e ne tiene una piccola partecipazione per evitare che queste dopo aver ricevuto gli aiuti possano cadere in mano a stranieri".
In pratica, Prodi propone una sorta di "economia sociale di mercato", un modello misto tra capitalismo e socialismo.
Se una cosa del genere si attuasse sarebbe un disastro.
Lo Stato metterebbe bocca nella gestione delle imprese e la libera concorrenza andrebbe a farsi benedire.
Che Dio ce ne scansi e liberi.
Ora, si vuole proporre Prodi come candidato al Quirinale.
Se Prodi fosse presidente della Repubblica sarebbe un grosso problema.
Basti ricordare anche quello che fece nel 1996, quando impose a tutti il pagamento dell'"Eurotassa", una tassa sul reddito e si basava su cinque aliquote progressive (dallo 0% al 3,5%) (su un reddito lordo di 30 milioni di Lire, al netto delle eventuali detrazioni, era pari a 278 000 Lire).
L'elezione di Prodi al Quirinale sarebbe la morte dell'Italia, la quale sarebbe schiacciata da questa Unione Europea tecnocratica e socialista.
Insomma, una cosa del genere sarebbe una sciagura.
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