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martedì 28 luglio 2020

Erdogan è pericoloso



Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Michele Marsonet che è intitolato "Pacifismo e dialogo non basteranno a difendere i nostri interessi in Libia (né i nostri confini)". 
Ne riporto questo stralcio:

"La crisi libica indica, una volta di più, che essere agnelli in mezzo ai lupi può dare soddisfazioni morali, seguendo le esortazioni di Papa Francesco, ma rischia anche di cancellare le poche briciole di influenza che ci restavano da spendere nel panorama internazionale.

L’intervento di Erdogan, le cui forze armate hanno dimostrato un invidiabile grado di efficienza a dispetto delle epurazioni seguite al fallito golpe del 2016, è in grado di causare seri danni alla nostra politica energetica. Se il Sultano turco si fermerà non sarà certo a causa degli appelli alla pace che gli vengono rivolti. Saranno piuttosto i carri armati di Al Sisi e gli aerei di Putin a fargli capire che la Libia non è roba sua. Ammesso, ovviamente, che non sia troppo tardi
.".

Questo articolo conferma pedissequamente quanto da me scritto più volte riguardo alla basilica di Santa Sofia.
Il rais turco Recep Tayyip Erdogan ha trasformato la Turchia dallo Stato laico fondato da Ataturk in una sorta di "Nuovo Impero Ottomano".
Ora, Erdogan vuole allungare le mani sulla Libia.
In Libia, vi è il petrolio.
Ora, la cosa deve interessare anche noi, per gli interessi che abbiamo nel Paese nordafricano.
Se la Turchia si prendesse di fatto la Libia, per noi ci sarebbero grossi problemi.
Non abbiamo l'autosufficienza energetica, dovendo importare petrolio ed energia elettrica.
Noi importiamo petrolio anche dalla Libia.
Dunque, il fatto che Erdogan metta le mani sulla Libia mette in pericolo anche i nostri interessi.
Anzi, non solo mette in pericolo i nostri interessi ma mette in pericolo la pace e la sicurezza del Medio Oriente, del Nord Africa e del mondo intero.
Gli appelli alla pace non bastano.
Erdogan ricorda certi dittatori del secolo scorso.
Gli appelli alla pace non bastano con certa gente. 

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