Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo di Stefano Magni che è intitolato "Non è “divisivo” Trump, ma chi vuole cancellare le identità degli Stati e la memoria dei vinti".
Ne riporto questo stralcio:
Stefano Magni ha fatto centro.
Quando si parla degli USA si parla di una realtà non monolitica e molto complessa.
Gli USA hanno tante diversità al loro interno.
Un americano dello Stato del Vermont è diverso da uno che vive nel Texas.
Eppure, queste diversità sono la forza degli USA.
La forza degli USA sta proprio nel riconoscere le diversità al suo interno.
Dunque, il presidente Donald J. Trump, che i "democratici" vedono come il male in persona, non è il problema.
Anzi, egli difende i simboli del proprio Paese, con tutto ciò che ne rappresenta le diversità, compresi i simboli dei vinti.
Ora, togliere la bandiera degli Stati Confederati è una pura follia.
La memoria della Guerra di Secessione (1861-1865) fa parte della storia americana.
In una guerra, ci sono i vincitori ed i vinti ed entrambi fanno parte della storia di un Paese.
Questo discorso vale anche per i vinti della Guerra di Secessione.
Togliere la bandiera degli Stati Confederati equivale a togliere una parte importante della storia americana.
Toccare la storia di un Paese è sempre molto pericoloso poiché genera conflitto.
Il conflitto può portare a gravi conseguenze sul futuro stesso del Paese.
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