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domenica 12 luglio 2020

Santa Sofia, la riflessione di Giulio Meotti



Questa sono le parole scritte da Giulio Meotti sulla sua pagina Facebook:
"Bene il Papa su Santa Sofia all'Angelus. Ma l'Islam politico se ne frega del "dolore" del pontefice e del nostro per il ritorno a moschea di quella che fu la più grande chiesa al mondo per 900 anni. Parliamo di un capo di stato che ancora nega il genocidio di oltre un milione di cristiani armeni. L'unica volta che l'Islam politico ha mostrato rispetto, quello vero, quello che si tributa a uno sfidante, è per Benedetto XVI a Ratisbona e infatti cercarono (e riuscirono) di linciarlo. Ratzinger evocò una frase critica su Maometto dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo nel corso di un dialogo con un persiano durante l’assedio di Costantinopoli: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". Odio e fanatismo, disse Ratzinger, sono "patologie" della religione, il jihad è "irragionevole" e "contrario" a Dio, rivendicando le radici ebraiche, greche e cristiane della nostra identità, spiegando perché erano diverse dal monoteismo islamico. Benedetto XVI disse la verità, l'Islam lo capì e non gli fu perdonato. Il Vaticano oggi avrebbe tre motivi per guardare all’Islam con preoccupata attenzione e realismo, come dimostra il caso di Santa Sofia. Il primo è la sorte dei cristiani nei paesi musulmani. Sono decimati, sfollati, cancellati. Il secondo è la rivalità tra le due religioni in Africa, il grande banco di prova demografico del futuro. Il terzo è la crescente presenza di musulmani in Europa con tutto quello che comporta dal punto di vista culturale, religioso e sociale. I dirigenti della Chiesa dopo Ratisbona non si sono semplicemente astenuti dal criticare l’Islam. Hanno colto ogni occasione per lodare l’Islam, per aprirgli le porte, per dichiarargli solidarietà, per aderire a ogni iniziativa islamica. Questa strategia dello struzzo ha fallito. E' il momento di pensarne un'altra, una che si fondi sul rapporto onesto e non ipocrita fra due competitori, sul rispetto della storia, sul legame fra cristiani ed ebrei, sulla protezione delle minoranze. Il resto è aria fritta e il canto del muezzin che torna su Santa Sofia dopo un secolo".

Ora, guardate la foto qui sopra.
La foto in questione mostra il dittatore turco Recep Tayyip Erdogan dentro la basilica di Santa Sofia.
Guardate la figura ritratta nel mosaico dell'abside.
La figura è quella della Vergine Maria, la Theotokos, con Gesù Bambino benedicente.
Si tratta di iconografia tipicamente bizantina.
Ora, l'Islam è una religione che non accetta la raffigurazione di figure umane.
Di conseguenza, al di là delle rassicurazioni da parte turca, noi rischiamo di non vedere più un'immagine simile.
Questa immagine è una rappresentazione di amore e vale per tutti.
Per noi cristiani, essa rappresenta la Vergine Maria, Theotokos, con Gesù Cristo, il Figlio di Dio.
Per altri, questa immagine rappresenta una madre con un bambino, un simbolo di amore. 
Mantenere la basilica di Hagia Sophia (o Santa Sofia) come museo avrebbe garantito l'uso di questo edificio da parte di tutti.
Ricordo che nel 2006, dopo la visita di Papa Benedetto XVI, il governo turco decise di aprire una stanzetta dell'edificio per la preghiera a chiunque l'avesse desiderato.
Questa sarebbe stata la situazione migliore per tutti.
Invece, Erdogan ha deciso di riconvertire la basilica in una moschea, rendendola non più fruibile da parte di tutti.
Quanto accaduto è stato molto grave.
Il fatto in questione è la testimonianza del fatto che la Turchia sia governata da un personaggio che non vuole la pace.
Erdogan ha dimostrato di avere una politica politica aggressiva e razzista.
La sua politica mette insieme l'islamismo ed il nazionalismo turco di stampo neo-ottomano.
Questi sono i tristi dati di fatto.



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