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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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giovedì 20 ottobre 2016

Trump è pro-life!

Cari amici ed amiche,

non ci facciamo mancare niente.
Prima ho commentato le parole di Hillary Clinton sull'aborto al nono mese di gravidanza.
L'ho fatto con disgusto.
Le parole di Hillary Clinton mi hanno fatto venire la nausea.
Adesso ho i conati nel commentare quest'altra notizia.
Secondo quanto riportato da "La Nuova Bussola Quotidiana" , Donald Trump ha scritto una lettera anti-aborto ed i mass media americani l'hanno ignorata.
Questa è la traduzione (fatta da Marco Respinti) della lettera di Trump:




"Consentitemi di essere chiaro. Io sono per il diritto alla vita. Ho questa posizione pur ammettendo eccezioni in casi di stupro, incesto o quando è a rischio la vita della madre. Non sempre l’ho pensata così, ma una esperienza personale assai significativa mi ha portato a riconsiderare il prezioso dono della vita. L’aneddoto è ben documentato e quindi non lo racconterò di nuovo ora (1). Tuttavia, nello spazio che mi rimane, voglio esprimere ciò che provo nei confronti della vita e della cultura della vita proprio mentre cade il 43° anniversario del caso Roe v. Wade (2).

Io sono un costruttore. Per costruire bisogna seguire un metodo. Ci si serve di molte arti di cui l’ingegneria è la più importante. Le regole per assemblare le strutture sono molto rigide proprio come lo sono le regole della fisica. Le regole hanno superato la prova del tempo e sono diventate il modo per assembleare le strutture che perdura e che produce bellezza. Gli Stati Uniti, quando sono al loro meglio, seguono un insieme di regole che funzionano sin dall’epoca della fondazione. Una di queste regole è che noi, come statunitensi, onoriamo la vita e questo abbiamo fatto sin da quando i nostri fondatori hanno fatto della vita il primo, e il più importante, dei nostri diritti «inalienabili» (3).

Con il tempo la cultura della vita di questo Paese ha preso a scivolare verso una cultura della morte. La prova forse più decisiva su cui si regge quest’affermazione è che dalla sentenza pronunciata dalla Corte Suprema nel caso Roe v. Wade 43 anni fa a oggi più di 50 milioni di statunitensi non hanno avuto la possibilità di godere delle opportunità che il nostro Paese offre. Non hanno avuto la possibilità di diventare dottori, musicisti, agricoltori, insegnanti, mariti, padri, figli e figlie. Non hanno avuto la possibilità di arricchire la cultura questa nazione o di contribuire con i propri talenti, le proprie esistenze, i propri affetti e le proprie passioni al tessuto di questo Paese. Mancano e ci mancano.

Nel 1973 la Corte Suprema fondò quella sentenza immaginando diritti e libertà che nella Costituzione non ci sono. Se prendessimo per vera la parola di quel tribunale, ovvero che l’aborto sia una questione di privacy, dovremmo logicamente concludere che è il denaro privato quello che deve finanziare questa scelta e non il mezzo miliardo di dollari erogato ogni anno dal Congresso federale ai procuratori di aborti. Il finanziamento pubblico dei procuratori di aborti è quanto meno un insulto alla coscienza delle persone e al meglio un affronto al buon governo.

Inoltre, come se usare il denaro dei contribuenti per agevolare lo scivolamento verso la cultura della morte non fosse già abbastanza, la sentenza del 1973 è diventata una pietra miliare nel dimostrare il disprezzo totale che quel tribunale riserva al federalismo e al Decimo Emendamento (4). Il caso Roe v. Wade ha infatti dato alla Corte Suprema una scusa per smantellare le decisioni prese dalle assemblee legislative dei diversi Stati dell’Unione e il voto espresso dalla gente. Un modo di fare, questo, che da allora la Corte ha ripetuto mille volte. La sentenza nel caso Roe v. Wade è quindi diventata solo l’ennesimo esempio dello scollamento tra il popolo e il suo governo.

Siamo nel pieno di un ciclo politico che porterà all’elezione di un nuovo presidente federale e fra pochi giorni si voterà. I cittadini di questo Paese avranno la possibilità di votare per il candidato che rappresenta la loro visione del mondo. Spero che sceglieranno il costruttore, l’uomo che ha la capacità d’immaginare la grandezza di questa nazione. Il prossimo presidente dovrà seguire i princìpi che meglio funzionano e che rafforzano la venerazione che gli statunitensi hanno nei confronti della vita. La cultura della vita è troppo importante perché la si lasci eclissare per convenienza o correttezza politica. È preservando la cultura della vita che Faremo Grandi Ancora gli Stati Uniti.

*candidato del Partito Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti. Traduzione e cura di Marco Respinti
".

Tradendo la grande tradizione della democrazia americana, tradizione che io ho sempre ammirato e rispettato, i mass media americani hanno ignorato questa lettera di Trump contro l'aborto.
In compenso, hanno fatto di tutto per metterlo in cattiva luce, per favorire Hillary Clinton.
Questa non è più informazione ma propaganda.
Quando l'informazione diventa propaganda, il cittadino non è più tutelato.
Trump è contro l'aborto e si cerca di insabbiare tutto.
Invece, si spacciano per normali le parole di Hillary Clinton in favore dell'aborto al nono mese.
Qui non c'è niente di normale.
Contro Trump sono stati fatti attacchi mediatici di ogni tipo.
Hillary Clinton viene presentata come una santa, quando santa non è.
Vergogna!
Cordiali saluti.


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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.