Donald Trump continua a parlare di rischio di brogli alle elezioni USA.
Potrebbe non avere tutti i torti, specialmente se si parla di George Soros, un noto magnate di origini ungheresi che ha idee progressiste.
Vi invito a leggere un articolo del blog de "Il Giornale" che è intitolato "Mani di Soros su elezioni USA?".
L'articolo è di Massimo Carnieletto.
Di esso, vi riporto questo pezzo:
"L’allarme è stato lanciato dal Daily Caller, quotidiano on-line di stampo conservatore. Alle prossime elezioni americane, un’azienda legata a George Soros controllerà “le macchine per le votazioni in sedici Stati” americani. Tra questi anche quelli che rappresentano veri e propri campi di battaglia per Hillary Clinton e Donald Trump, come Arizona, Colorado, Florida, Michigan, Nevada, Pennsylvania e Virginia.
Smartmatic e l’amico di Soros
L’azienda che si occuperà di fornire i sistemi per raccogliere i voti degli elettori americani si chiama Smartmatic ed ha sede a Londra. Sul sito della società si legge che Smartmatic ha già coperto numerose elezioni americane dal 2006 al 2015, impiegando oltre cinquantasettemila macchine per votare e assistendo oltre trentacinque milioni di elettori.
Il presidente di Smartmatic è Lord Mark Malloch-Brown, politico che siede alla “camera alta” del parlamento inglese e che fa parte di Open Society, il celebre istituto fondato da Soros. In passato, Malloch-Brown è stato anche vicepresidente del fondo di investimenti del magnate di origini ungheresi e segretario generale delle Nazioni Unite,
lavorando al fianco di Kofi Annan. Un’amicizia – quella tra Soros e Malloch-Brown – che spaventa i repubblicani americani in quanto il magnate ungherese ha speso, come scrive Politico, 25 milioni di dollari per sostenere Hillary Clinton e la causa dei democratici. L’ipotesi di possibili brogli elettorali è stata rilanciata con forza anche da Trump durante il dibattito di ieri notte: “Ci saranno milioni di persone registrate per votare senza poterlo fare”.".
Forse, Trump potrebbe non avere tutti i torti a parlare di pericolo di brogli o (comunque) di situazioni strane alle elezioni presidenziali.
Soros non è nuovo a fare endorsement a politici progressisti.
Soros è anche un sostenitore di questo Euro.
Insomma, come si dice in gergo, Soros ha le "mani in pasta dappertutto".
Basti pensare al fatto che Renzi abbia ingaggiato anche il "guru" di Obama, un tale Jim Messina, per la campagna referendaria per il "sì".
Voglio essere ironico, affermando che quel signore, Jim Messina, potrebbe anche essere mio parente, essendo mia madre è una Messina. Da conservatore ferreo quale sono, io dico: "Una cosa del genere sarebbe proprio una sfiga!".
Battute a parte, anche se per davvero ho parenti negli USA, la cosa è veramente seria.
Noi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui negli USA un candidato, la democratica Hillary Clinton, ha l'endorsement di molti mass media, i quali attaccano lo sfidante Donald Trump quasi con attacchi ad orologeria.
Pur con tutte le mie riserve, per via dei toni che usa, se fossi americano, voterei Trump.
Pur con tutte le mie riserve, per via dei toni che usa, se fossi americano, voterei Trump.
Qui da noi, il "sì" ad una riforma che, se passerà al referendum, paralizzerà il nostro sistema (e di conseguenza il nostro Stato democratico, con il rischio di avere le due Camere del Parlamento con composizioni politiche differenti) favorendo di fatto la tecnocrazia.
Queste due cose hanno un comune denominatore nel magnate.
Hillary Clinton e le riforme di Matteo Renzi sono nate sotto lo stesso cavolo, quello di George Soros.
Cordiali saluti.
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