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domenica 30 ottobre 2016

El malefizio de' Monti Sibillini




Suttu pur el diaccio...
et li rocci...cum la terra...el foco...
ché cum la Sibylla...di dimonio...staci...sì 'n prophetare...

cum ruina di Visso 'l monte si move...la minazza...
ché di quello 'l cor è 'Nfernu...
unni pur staci ché di Cristo la morti portò...
Pilato suttu de' traditori el lago...per ogni cosa ferir pur di 'mmernu!

Questa mia poesia fa il paio con un articolo che ho trovato sul blog "Ribellione Nazionale" che è intitolato "La maledizione dei Monti Sibillini".
Ora, il massiccio dell'Appennino umbro-marchigiano in cui oggi si verifica il sisma che è tanto rovinoso è ricco di storia e di leggende.
Secondo una leggenda, la regina Sibilla aveva un antro in quello che è oggi chiamato Monte Sibilla.
In questo antro vi erano creature meravigliose che vivevano in una sorta di regno fatato e in un festino perenne ma che per un giorno alla settimana si trasformavano in mostri.
Sul Monte Vettore vi è il Lago di Pilato.
Ne parla il "Guerrin Meschino" di Andrea da Barberino (1370-1432)
Secondo una leggenda Ponzio Pilato si sarebbe rifugiato presso l'antro della regina Sibilla durante il processo di cristianizzazione dell'Impero Romano.
Ora, secondo la storia. questa zona si cristianizzò più lentamente.
Continuano ad arrivare notizie spaventose.
A Norcia è crollata la basilica di San Benedetto.
Comuni come Visso e Ussita sono disastrati.
A Montorio al Vomano, il Comune in Provincia di Teramo in cui ho parenti, regna la paura.
Adesso riprendo in parte quanto scritto nell'articolo di "Ribellione Nazionale".
Loro (gli amici di "Ribellione Nazionale") sono drastici come è noto, ed allora si pongono una domanda semplice e brutale.
Ma se l'area dei Monti Sibillini,e da Norcia, a Foligno, alla Valle del Tronto, nelle Regioni di Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, oramai da oltre vent'anni, dal primo terremoto di Foligno, non trova pace. Ed è evidente che si sono innescati fenomeni di ampia scala, deformazioni considerevoli della crosta terrestre che possono metterci millenni prima di concludersi, non è il caso che venga tutta gradualmente abbandonata dalle popolazioni?
Per quanto l'uomo possa realizzare strutture a prova di terremoto, esisterà sempre un evento sismico tale che possa far crollare tutto, e quindi ci chiediamo, ha senso spendere milioni di euro per realizzare case supersismiche in zone ad altissimo rischio? Non si fa prima a trasferire le popolazioni in aree più sicure?
E' una domanda interessante e legittima.
A mio modesto parere, dire come risposta "sì" o "no" sarebbe alquanto semplicistico.
Sotto tutta quella zona ci sono faglie importanti che sono attive e si spostano.
Del resto, Sardegna a parte, l'Italia è sismica.
Essa viene colpita da terremoti tettonici, vulcanici e di crollo.
I terremoti tettonici sono dovuti al movimento delle placche della crosta terrestre, quelli vulcanici sono dovuti ad attività eruttive dei vulcani e quelli di crollo avvengono in zone carsiche, per crollo di caverne.
Il caso del Centro Italia è quello di un terremoto tettonico.
Ora, fare evacuare la zona (a mio giudizio) è un problema.
Pensate a chi ha delle proprietà lì (che perderebbe tutto, a meno che non ricevesse un risarcimento) ma pensate anche ad intere comunità locali che hanno una storia lunga.
Se si evacua la zona, queste comunità vanno perse.
La situazione è complessa.
Ci sarebbero problemi economici, sociali e culturali.
Io sono dell'idea che si debba fare come fanno popolazioni da sempre abituate a vivere in zone altamente sismiche, come il Giappone.
Si dovrebbe usare il meglio della tecnologia...e (finalmente) la si dovrebbe smettere con certe speculazioni edilizie.
Con l'incolumità delle persone non si scherza.
Cordiali saluti. 





2 commenti:

  1. Sono d'accordo, chiediamo il know how al Giappone e ricostruiamo con il sistema che usano loro che vivono perennemente coi terremoti.
    La gente non si sposterà mai dai luoghi a cui è legata, ma neppure i giappopnesi abbandoneranno mai la loro terra, nè lo faranno gli abitanti della California con la faglia di Sant'Andrea che può esplodere in qualunque momento

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