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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 21 ottobre 2016

Da "Apostolato Accademico Salvatoriano", la questione dell'amicizia



Cari amici ed amiche,

l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha portato questo testo preso dall'Apostolato Accademico Salvatoriano:
"L’amore che possiamo vivere nell’amicizia diventa l’occasione per comprendere che essere consacrato non vuol dire amare di meno, bensì vivere l’amore in una forma diversa. Se questo avverrà nel campo della carità e della perfezione cristiana, allora sì si tratterà di un’amicizia perfetta!".

Prendo anche questo commento di Angelo, che ringrazio:

"C'è un tipo di amicizia che mi piacerebbe che si sviluppasse più spesso in ambito cattolico. Quella fra persone consacrate che creano relazioni solide finalizzate esclusivamente al bene degli altri, del resto della collettività. Non credo che ci voglia uno scienziato per rendersi conto che persone non sposate dispongono di più tempo da dedicare ad una causa. Trovo splendida l'idea di tante persone che vivono quella vocazione che mettono insieme questa specie di patrimonio (il tempo a disposizione) per qualcosa di concreto. Quando succede è molto bello, ma mi rendo conto che un'idea del genere a volte è un po' fantascientifica. Sono troppo romantico!".

Ringrazio Angelo, che è un buon amico e collaboratore.
Avrei piacere se collaborasse attivamente su questo blog. Merita di essere valorizzato.
Ora, io prendo spunto da queste riflessioni per fare un discorso più laico, non essendo io un consacrato.
Sull'amicizia, io nutro spesso dei dubbi.
Forse, sarà stata qualche brutta esperienza di troppo.
Mi viene in mente quella in cui un mio amico, che reputavo tra i migliori, il quale mi aveva fatto uno sgarbo per avere irriso una cartolina che gli avevo spedito da un santuario.
Mi vengono in mente altre esperienze in cui persone che ritenevo amiche hanno diffuso cose non vere su di me o non mi hanno difeso da certe dicerie.
Mi vengono in mente persone che mi sono state amiche solo per ottenere qualcosa in cambio.
Posso dire anche altro.
Io penso che l'amicizia vera sia (prima di tutto) una cosa disinteressata.
Si è amici non per convenienza ma perché si crede nel rapporto tra persone.
Un rapporto per convenienza è un rapporto può essere chiamato "collaborazione" o "rapporto di buon vicinato" ma non "amicizia".
Qui nel Mantovano, c'è la cultura del "fare una mangiata insieme" per fare amicizia.
Ora, il cibo è senza dubbio qualcosa che lega ma l'amicizia va al di là del cibo.
Gli amici si aiutano nel momento del bisogno.
Non è detto che una persona che mangia nello stesso tavolo di un'altra sia amica di quest'ultima.
Magari, le persone mangiano allo stesso tavolo ma nella vita l'una può fregarsene dell'altra.
Termino sul discorso dei social-network.
I rapporti stabiliti su Facebook vengono chiamati "amicizie".
Io le chiamo "potenziali amicizie".
Questi rapporti possono diventare amicizie se vengono vissuti realmente.
Questo è il mio pensiero.
Cordiali saluti.

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