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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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venerdì 8 agosto 2014

E' in atto una "Soluzione finale" contro i cristiani in Iraq?

Mar Mattai, monastero siro ortodosso fondato nel IV secolo
Cari amici ed amiche,

l'amico e collaboratore Angelo Fazio ha postato su Facebook questo articolo scritto da Giorgio Bernardelli su  "La Nuova Bussola Quotidiana" che è intitolato "Cristiani in Iraq, si avvicina la soluzione finale":
"Quante volte abbiamo sentito in questi anni il ritornello sul rischio di un Medio Oriente senza cristiani? Forse lo abbiamo preso per un'iperbole, una di quelle frasi ad effetto che si dicono esagerando un po' per attirare l'attenzione. Invece da ieri è cosa fatta non solo a Mosul, ma in una regione molto più ampia del nord dell'Iraq. Dall'altra notte ci sono centomila cristiani in fuga dalla Piana di Ninive, l'ultima enclave rimasta: sono dovuti scappare a piedi, con appena i propri vestiti indosso, in un'area desertica dove il sole picchia a cinquanta gradi. Tutti: anche donne, anziani, malati, bambini. Accomunati nella sorte in queste ore ai yazidi, l'altra minoranza religiosa messa nel mirino dai fondamentalisti islamici dell'Isis, loro in fuga sulle montagne di Sinjar, al confine con la Turchia.

Per gli ultimi cristiani del nord dell'Iraq il dramma si è materializzato alle undici di sera: a Qaraqosh, la maggiore città cristiana della piana di Ninive, con i suoi cinquantamila abitanti, da ore sotto i colpi dei mortai del califfato, il comandante locale delle milizie curde ha comunicato all'arcivescovo che il suo contingente si stava per ritirare da lì e dagli altri villaggi cristiani della zona. La guerra tra gli islamisti e i curdi è ormai a tutto campo e la difesa della piana di Ninive (come ampiamente prevedibile) non rientra tra le priorità dei peshmerga che vedono anche i propri territori minacciati. Così – nel cuore della notte – i cristiani di Qaraqosh si sono ritrovati abbandonati con i miliziani islamisti ormai in città. “I jihadisti del califfato sono arrivati in forze e con gli altoparlanti hanno imposto alla popolazione di abbandonare le loro case così come erano – ha raccontato all'agenzia Fides suor Luigina, una religiosa delle Suore Caldee Figlie di Maria Immacolata presente a Qaraqosh -. La gente è stata costretta a scappare in pigiama”. Un racconto che non è affatto azzardato accostare a quello della notte dei cristalli, una delle pagine più buie della persecuzione nazista contro gli ebrei.

Ai cristiani iracheni non è rimasta altra possibilità che la fuga. Ma la domanda è immediatamente diventata: verso dove? Dopo aver accolto già da Mosul centinaia di migliaia di profughi (non solo cristiani), il Kurdistan ha fatto resistenza a farli entrare entro i propri confini. Così migliaia di persone, abbandonate a se stesse, si sono ritrovate senza cibo, acqua, una tenda per ripararsi. Fortunatamente – di fronte alle proporzioni della catastrofe – la situazione in giornata si è sbloccata e ancora una volta sono state le parrocchie di Erbil ad aprire le porte per l'accoglienza.

Da ieri, dunque, il cristianesimo nel nord dell'Iraq è rimasto solo ad Erbil. Comunità la cui presenza risale alla predicazione degli apostoli sono state spazzate via in pochi giorni. Sono dovuti andare via persino i monaci di Mar Mattai, un monastero siro ortodosso fondato nel IV secolo, uno dei più antichi al mondo. Espulsi anche loro e con ogni probabilità distrutti i preziosissimi manoscritti che custodivano: un patrimonio inestimabile di testi siriaci, memoria di quei figli della comunità di Antiochia che furono i grandi evangelizzatori del primo millennio.

È tenendo presente tutto questo che bisogna leggere l'appello lanciato ieri, immediatamente, da Papa Francesco. “Sua Santità - vi si legge - rivolge il suo pressante appello alla Comunità Internazionale, affinché, attivandosi per porre fine al dramma umanitario in atto, ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui”.

Che cosa questo significhi concretamente sempre ieri l'ha spiegato il patriarca caldeo Raphael Sako. Con la consapevolezza di chi di appelli ne ha lanciati a decine nelle ultime settimane nella speranza che il mondo facesse qualcosa per evitare questo esito drammatico. Ma non è servito a nulla. Contro quell'Isis che una gestione assolutamente scellerata della crisi siriana ha contribuito a creare e a rendere forte, gli Stati Uniti e l'Europa hanno preferito cullarsi nell'illusione che bastassero i peshmerga curdi a porre un argine al dilagare del califfato.

Così ieri il patriarca Sako ha messo nero su bianco l'ennesimo messaggio, quanto mai chiaro: “È evidente a tutti che il governo centrale iracheno è incapace di imporre la legge e l'ordine in questa parte del Paese – ha scritto -. E ci sono dubbi anche sulla capacità del governo regionale del Kurdistan di fermare da solo l'avanzata dei jihadisti. Appare evidente la mancanza di collaborazione tra il governo centrale e quello della regione autonoma. C'è bisogno di un sostegno internazionale e di un esercito professionale e ben equipaggiato. Facciamo appello con tristezza e dolore alla coscienza di tutti i popoli di buona volontà, alle Nazioni Unite e all'Unione europea, affinché salvino dalla morte queste persone innocenti. Sperando che non sia troppo tardi”. Qualcuno - almeno adesso - lo ascolterà?
".

Ringrazio Angelo.
Quello che sta accadendo in Iraq e che potrebbe accadere in altri Paesi del Medio Oriente è inquietante.
Non ho paura di paragonarlo a quello che capitò agli ebrei nell'epoca del nazismo.
Anche il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Hussein Obama si è svegliato (meglio tardi che mai) e non ha escluso l'uso della forza contro ISIS.
Io temo che possa essere troppo tardi.
Per troppo tempo, l'Occidente è stato immobile verso questo fondamentalismo islamico.
A parte alcuni Paesi (come l'Australia) l'Occidente è stato immobile.
Anzi, l'Europa ha accolto gli islamici e li ha quasi trattati come i "salvatori della patria", senza rendersi conto di avere fatto un vero e proprio "patto faustiano".
In Iraq la situazione è peggiorata.
Infatti, ISIS ha conquistato Qaradosh, la più grande città cristiana nella piana di Ninive.
Si parla già di una grande catastrofe umanitaria di 100.000 cristiani in fuga.
L'Occidente ha una grande responsabilità.
Si sta comportando come si comportarono Francia ed Inghilterra nel 1938, quando permisero a Hitler di prendersi la Cecoslovacchia, secondo gli accordi di Monaco di Baviera.
Arthur Neville Chamberlain e Edouard Daladier (rispettivamente Primo Ministro britannico e Primo Ministro di Francia di allora) videro in ciò la possibilità di pace.
Winston Churchill, invece, disse: "Avrebbero potuto scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore ed avranno la guerra".
Sappiamo tutti come andò la storia.
Ci fu una guerra mondiale e 6.000.000 di persone morirono nei lager.
Il clima è identico.
Spero di non essere un buon profeta.
L'Occidente faccia una cosa buona e si schieri con Israele, unica garanzia per i cristiani in Terra Santa.
Cordiali saluti.



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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questa foto del quotidiano " Libero ".