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sabato 30 agosto 2014

Un ragionamento di fondo sulla mafia

Cari amici ed amiche,

una volta ho sentito parlare l'attuale Sindaco di Roncoferraro Federico Baruffaldi, quando era candidato alle primarie per la candidatura del Partito Democratico alle elezioni comunali.
Per dovere di cronaca, io non sono del Partito Democratico (ma faccio parte dello schieramento ad esso avverso) ed ero lì come osservatore esterno e semplice cittadino.
Baruffaldi ha detto che per combattere la mafia serve prima di tutto un cambio nei comportamenti della gente.
Io sono in parte d'accordo con lui.
Certamente, serve un cambio dei comportamenti della gente ma penso anche che la vera forza della mafia non sia rappresentata dalle armi né dal denaro.
La vera forza della mafia sta in istituzioni pubbliche non funzionano bene e che fanno sì che il cittadino si allontani da esse.
Quando ci sono istituzioni che tassano fino a fare pignorare le case, che hanno una pletora di burocrati arroganti ed inefficienti e che non garantiscono una giustizia che funziona, il cittadino perde la fiducia nelle istituzioni stesse.
Quando il cittadino perde la fiducia nelle istituzioni la mafia ha campo libero.
Io sfido chiunque a denunciare un mafioso quando è ben noto che la giustizia non funziona.
Io sfido chiunque a denunciare un mafioso quando questi dà lavoro a della gente.
Si sa, la mafia è una rete che ha dentro anche degli imprenditori.
Io penso che prima di tutto la mafia sia un fenomeno da capire bene o meglio da studiare.
La mafia è prima di tutto un'associazione criminale che punta ad essere "alternativa" alle istituzioni legali.
Ricordo la leggenda di Garduna, la leggenda che parla un'associazione segreta e criminale del Medio Evo che era presente in Spagna nel Medio Evo di cui fecero parte i tre cavalieri Osso, Mastrosso e Carcagnosso, i presunti fondatori della mafia, della 'ndrangheta e della camorra.
Ricordo che prima del 1861 la mafia non era presente in tutta la Sicilia ma solo nella zona occidentale dell'isola, ove le forze anti-borboniche erano più forti.
Secondo alcune fonti, pare che lo stesso Giuseppe Garibaldi si sia messo d'accordo con la mafia.
Al contrario, la mafia era scarsamente presente nella zona di Messina e di Catania, ove vi erano una nobiltà ed una borghesia che dai Borboni avevano avuto molti benefici.
Ora, due cose le debbo dire.
In primo luogo, trovo insensato che, a seguito degli spiacevoli episodi degli inchini fatti dai portantini delle statue dei santi di fronte alle case dei boss mafiosi, si vogliano vietare le processioni religiose.
A differenza di quanto accade qui al nord, le processioni sono cose molto sentite nelle realtà dell'Italia meridionale e della Sicilia.
Esse fanno parte della religiosità popolare e della cultura di quei posti.
Essendo di origini siciliane, conosco bene le realtà del sud dell'Italia.
Il divieto delle processioni rischia di essere un boomerang e di creare ancora più ostilità tra i cittadini e le istituzioni.
Un'altra cosa che debbo dire è che non si può fare della lotta alla mafia una lotta politica.
La mafia non ha un colore politico.
Io penso che in tale senso i messaggi lanciati da personaggi come Roberto Saviano siano deleteri poiché puntano a dividere la società civile.
Di fronte ad una società divisa, la mafia è più forte.
Io penso anche che si debba parlare di queste cose e mi auguro che (per esempio) qui a Roncoferraro si faccia un convegno dedicato a questo tema, visto che la mafia non è più solo "roba del Sud".
Cordiali saluti.




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