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mercoledì 27 agosto 2014

I fatti della Vandea? Vanno rivalutati



Cari amici ed amiche,

l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha portato all'attenzione questo testo di Aleksandr Isaevič (Solženicyn, "Famiglia Cristiana", n. 41/1993, pp.80-81) che è veramente interessante:
"Già due terzi di secolo fa, da ragazzo, leggevo con ammirazione i libri che evocavano la sollevazione della Vandea, così coraggiosa e così disperata, ma non avrei mai potuto immaginare, neppure in sogno, che nei miei tardi giorni avrei avuto l’onore di partecipare all’inaugurazione di un monumento agli eroi e alle vittime di questa sollevazione. […] gli avvenimenti storici non vengono mai compresi appieno nell’incandescenza delle passioni che li accompagnano, ma a distanza, una volta che il tempo li abbia raffreddati.
Per molto tempo ci si è rifiutati di capire di accettare quel che gridavano coloro che morivano, che venivano bruciati vivi: i contadini di una contea laboriosa, per i quali la rivoluzione sembrava essere fatta apposta, ma che la stessa rivoluzione oppresse e umiliò fino alle estreme conseguenze: e proprio contro essa si rivoltarono. […]. E' stato il ventesimo secolo ad appannare, agli occhi dell’umanità, quell’aureola romantica che circondava la rivoluzione del XVIII secolo […] le rivoluzioni distruggono il carattere organico della società; quanto rovinino il corso naturale della vita; quanto annichiliscano i miglioramenti della popolazione, lasciando campo libero ai peggiori; come nessuna rivoluzione possa arricchire un Paese, ma solo qualche imbroglione senza scrupoli; come nel proprio Paese, in generale, essa sia causa di morti innumerevoli, di un esteso depauperamento e, nei casi più gravi, di un decadimento duraturo della popolazione
."

Ringrazio Angelo, un collaboratore ed amico fantastico.
Quello che accadde in Vandea nel 1793 fu un fatto gravissimo.
I vandeani erano cattolici e monarchici e protestarono contro la decapitazione di re Luigi XVI e la Costituzione Civile del Clero, il provvedimento con cui lo Stato rivoluzionario francese volle imbrigliare la Chiesa, facendo un'opera peggiore anche di quella che nel 1534 fece re Enrico VIII Tudor, quando provocò lo Scisma anglicano in Inghilterra
Anche se scismatico e pazzo, re Enrico VIII restò cristiano.
I rivoluzionari francesi, invece, non odiavano solo la Chiesa in quanto istituzione ma odiavano anche il Cristianesimo, aprendo la strada ad ideologie malsane, pestilenziali e portatrici di orrori, come il nazismo ed il comunismo.
Ricordo che i rivoluzionari portarono avanti una politica di scristianizzazione.
Le chiese venivano trasformate in depositi, stalle o uffici oppure (peggio ancora) in templi dedicati alla dea Ragione, una sorta di religione neo-pagana per la quale si facevano riti in cui partecipavano le donne, spesso vestite in abiti succinti.
I reliquiari venivano distrutti, come le immagini di Gesù Cristo, della Madonna e dei santi.
Le Bibbie venivano bruciate e si facevano mascherate anticristiane, tra cui quella dell'"Asino mitrato", in cui un asino veniva fatto passare con una mitra vescovile sul capo. L'asino trainava un carro con i fantocci che ritraevano il Papa, il re ed i nobili.
I vandeani protestarono ed il governo rivoluzionario mandò contro di loro l'esercito.
Questa fu la dimostrazione della falsa democraticità della Rivoluzione francese.
I rivoluzionari uccisero tanta gente innocente, gente che ebbe la colpa di essere cattolica e monarchica e quindi dissenziente rispetto alla linea politica dominante in quel tempo.
I bolscevichi in Russia (nel 1918) ed i nazisti in Germania dal 1933.
Di questo, però, certa storiografia influenzata dal marxismo non parla.
Ciò non è un buon servizio alla comunità.
Come disse un grande bibliofilo che stimo come Marcello Dell'Utri, la storia va letta senza pregiudizi.
Sulla Vandea c'è un forte pregiudizio.
Bisogna capire perché i Vandeani protestarono.
Cordiali saluti.




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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".