The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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domenica 24 agosto 2014
La questione del fascismo, della Costituzione e dell'Islam
Cari amici ed amiche,
sulla bacheca di un mio contatto su Facebook, ho trovato questo testo:
"Se il fascismo è anticostituzionale, perché non lo è anche l’ islam ?
07/08/2012
Il secondo comma dell’art 8 della Costituzione e la dodicesima delle sue Disposizioni Transitorie e Finali, benché apparentemente diverse nella finalità giuridica e sociale, hanno molto in comune: il primo limita la libertà associativa delle religioni (non specificate), qualora siano in contrasto con le nostre leggi, l’altra vieta la riorganizzazione del fascismo, in nome della salvaguardia di una libertà più generale, che a tutti deve essere garantita.
Qui si evidenzia la famosa contraddizione della “società aperta” di Popper, che, per garantire la propria sopravvivenza, deve limitare la libertà associativa di ideologie totalitarie. Queste infatti, una volta salite al potere con mezzi democratici, finiscono col sovvertire e poi abolire del tutto la democrazia stessa, loro incauta levatrice. Tradotto in termini storici: l’esempio del nazismo insegna e non dovrebbe ripetersi più!
Ho parlato poc’anzi di “contraddizione della democrazia”, ma lo è solo in apparenza: limitando alcune libertà associative di movimenti totalitari, non si limita affatto la libertà di pensiero e di opinione che, nella sfera privata, viene comunque tutelata. Detto in altre parole: i nazi-fascisti non possono creare un loro partito ma, in privato, sono liberissimi di dichiararsi tali, leggere testi di destra, ascoltare i discorsi del duce o di Hitler, discuterne le idee e perfino fare proselitismo tramite il normale scambio di opinioni che caratterizza la vita pubblica di tutti i cittadini.
Ma allora, stando così le cose, qualcuno è in grado di spiegarmi come mai, a dispetto di quanto enunciato dall’art. 8 della Costituzione, in Italia e in tutt’Europa, si continuano a costruire moschee, senza neppure organizzare un referendum tra la popolazione locale, spesso contraria alla loro edificazione? Per favore, non nascondiamoci dietro un dito: tutte le organizzazioni islamiche che chiedono e ottengono la costruzione di nuove moschee si richiamano alla legge coranica, ovvero alla sharia, che è l’antitesi delle nostre democrazie. Anzi, che io sappia non esiste, in tutto il mondo, un movimento islamico autenticamente riformista che del Corano accetti solo la componente mistico – religiosa, di solito espressa dalle sure meccane, e rifiuti quella più bellicosa, teocratica e totalitaria, espressa dalle sure medinesi. Gira gira, come felicemente ebbe a scrivere la compianta Oriana Fallaci, tutti i movimenti che costellano il variegato mondo islamico, si ispirano al Corano e alle sue leggi. Al punto tale che le nazioni islamiche non aderiscono alla Convenzione Onu per i diritti dell’uomo, ma ne hanno creata una ad hoc, per l’appunto ispirata alla sharia, alla quale fa riferimento anche la finanza islamica, ultima moda nel pantano della ricchezza virtuale.
Più chiaro di così…
Le moschee in Europa dunque non rappresentano solo un rischio per noi, ma anche per i diritti degli immigrati laici provenienti dal mondo islamico che, giunti qui in cerca di libertà da regimi teocratici o autoritari, dopo aver affrontato sacrifici e difficoltà, si vedono costruire anche qui la madrassa dietro casa. Purtroppo gli “islamici” autenticamente moderati sono una netta minoranza tra gli immigrati, come rivelò un’indagine effettuata nel Regno Unito subito dopo gli attentati del 2005, quindi “vox populi, vox Dei”: il risultato è che le moschee nascono come funghi.
Il che non ha impedito agli inglesi di cedere al ricatto terrorista e di concedere ai musulmani tribunali che applicano la sharia, cosa inaudita nella patria moderna della democrazia, del sistema parlamentare e della Common Law.
Parliamoci chiaro: la sharia è peggio del fascismo, sia sul piano politico che su quello più strettamente individuale. Sul piano politico perché, mentre di solito il fascismo ha connotazioni nazionaliste, l’islam nasconde, sotto l’apparenza di una “religione di pace”, quella che è solo ricerca del più assoluto dei poteri assoluti, ovvero la conquista di tutto il mondo, con la predicazione o con la spada.
Il fascismo non discriminava le donne, o non gravemente come la sharia, secondo la quale esse ereditano metà di quanto spetta agli eredi maschi.
Così come non mi risulta che durante il fascismo le adultere e i loro amanti venissero fustigati, cosa che invece il Corano prescrive chiaramente (Sura XXIV – 2) e in alcuni paesi islamici poi la fustigazione, è stata sostituita dalla lapidazione pubblica, quasi sempre per la donna, raramente per il suo amante.
Il fascismo garantiva la possibilità di cambiare la propria religione e, di conseguenza, una certa convivenza di tutte le fedi, quantomeno fino all’approvazione delle famigerate leggi razziali, emanate però per compiacere Hitler. La sharia condanna tutt’ora in diverse nazioni islamiche l’apostasia con la pena di morte, quanto ai diritti delle minoranze religiose, stendiamo pure un velo pietoso… Sopratutto sui morti dei vari attentati contro cristiani e induisti che, con snervante regolarità, vengono compiuti in molti paesi islamici e non solo tali. Come mostra un recentissimo e atroce video, girato nella Tunisia “moderata” fiorita dalla primavera araba, dove si assiste allo sgozzamento di un islamico convertito al Cristianesimo.
Si dirà che chi commette tali atrocità è un pazzo, che la stragrande maggioranza degli islamici non farebbe mai nulla di tutto ciò, ed è senz’altro vero. Resta però il fatto che la sharia prescrive la pena di morte per gli apostati, quindi poco importa se uno viene sgozzato come un capretto o giustiziato dopo un regolare processo: l’oppressione della libertà di pensiero ha una faccia sola, quella della violenza!
Qualcuno obietterà che anche nel diritto canonico l’apostasia era un reato punito con la pena di morte, ma tale infame legge è stata abrogata quasi un secolo fa, quanto ai roghi contro gli eretici, sono ormai stati spenti da tre secoli. Non sarà molto, ed è un risultato ottenuto non tanto per volontà della Chiesa quanto per le lotte e il sacrificio di tanti spiriti liberi,spesso atei o agnostici, ma ciò significa che qualche passo verso la laicità la Chiesa l’ha compiuto, sia pure “obtorto collo”. E comunque nel Vangelo non si parla di condanna a morte per gli apostati, cosa che invece è prescritta nel Corano: poiché le religioni vanno giudicate e seguite dalle loro fonti, come Dante insegna (Paradiso, IX, 131 -138), questo fa una differenza enorme tra i due libri sacri.
Ma torniamo al parallelo fascismo – sharia: il primo riconosceva la separazione tra Stato e Chiesa, nonostante gli sciagurati Patti Lateranensi voluti da Mussolini, mentre tale separazione è del tutto inesistente nella storia e nel diritto dell’islam, che resta una religione teocratica, come puntualizzato, solo pochi anni fa, dall’Ayatollah Khomeini: “L’Islam o è politico o non è”
Aggiungo solo che la separazione tra Stato e Chiesa viene anche sancita dalla famosa frase evangelica del “Date a Cesare…” che, sebbene vaga, rappresenta pur sempre un riconoscimento embrionale dello stato di diritto. D’accordo: la Chiesa tuttora pretende una sorta di primato etico nei confronti dello Stato laico, ma almeno lo riconosce: nel Corano, non viene neppure concepito. Sia ben chiaro: i confronti che ho esposto sopra non vogliono essere assolutamente una difesa d’ufficio del fascismo, anzi ne ho chiaramente evidenziato i limiti e gli errori più clamorosi. Rilevo solo che se la Costituzione proibisce, giustamente, la riorganizzazione del partito fascista, mi chiedo perché mai si conceda ai fedeli musulmani, portatori di una religione ancor più totalitaria, di costruire moschee per diffondere la sharia e, qualche volta, sputare nel piatto nel quale mangiano, inveendo contro la “corrotta” società occidentale.
Per tutelare forse la libertà religiosa, come subito rileverà qualcuno? Ma quella sarebbe comunque garantita nella sfera privata, come ho esemplificato sopra per i simpatizzanti o i nostalgici di estrema destra.
Temo che la mia domanda abbia risposte silenziose ma più eloquenti delle parole: piaggeria e “realpolitik” di bassa lega.
Comunque, tornando all’aspetto puramente giuridico: è chiaro che il principio di rispetto delle nostre leggi richiamato dal secondo comma dell’art. 8 della Costituzione andrebbe esteso non solo all’islam, ma a tutte le religioni in contrasto con le nostre istituzioni: se, ad esempio, nel nome del politically correct si concedesse agli immigrati induisti di costruire templi nei quali si fomentasse la costituzione di una società basata sulle caste o si “persuadesse” la vedova a buttarsi sul rogo del caro estinto, la sostanza di quanto qui esposto non cambierebbe di una virgola.
Concludo dicendo che, quantomeno all’interno dell’Uaar, auspico un dibattito sulle problematiche qui sollevate: se vogliamo infatti opporci alla “dittatura religiosa”, ciò va fatto a 360° e non solo contro la Chiesa cattolica, come va un po’ troppo di moda fare oggi.
Esattamente come la difesa della “società aperta”: o si effettua a 360°, dunque anche nei confronti di religioni totalitarie, o si cade nella pericolosa contraddizione dei due pesi e due misure, che con la democrazia, ma sopratutto con la logica, ha ben poco a che spartire.".
Questa è una bella domanda.
Basterebbe fare capire agli islamici che se vengono qui da noi e con noi vogliono vivere in pace debbono rispettare le nostre leggi, i nostro valori, i nostri usi ed i nostri costumi e che essi non possono imporci i loro.
Se non lo fanno se ne vadano.
In Australia fanno così.
Purtroppo, qui in Italia c'è il solito buonismo cattocomunista che permette ogni cosa "in nome della fratellanza, dell'accoglienza, della tolleranza e della carità".
Non ci si rende conto, però, che il concetto di società nell'Islam è diverso da quello che abbiamo noi e che per l'Islam ciò che non è conforme al Corano (che gli islamici ritengono Dio fatto carta) è visto come una cosa da combattere.
Questo mette a rischio la nostra società.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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