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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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venerdì 12 luglio 2013
Egitto, il problema sta nel Corano
Cari amici ed amiche.
Attraverso Facebook, l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha inoltrato questo testo:
"L’attualità internazionale pone, specialmente noi popoli e paesi del Mediterraneo, di fronte all’ipotesi di una guerra civile in Egitto, che porterebbe il maggior paese arabo-islamico (82 milioni di abitanti) ad una tragica situazione di instabilità. Cosa possiamo fare noi occidentali? Il nostro Ministro degli Esteri, Emma Bonino, rispondendo a questa domanda ha detto: “La situazione in Egitto è preoccupante. Noi possiamo fare pochissimo, se non augurare una rapida e pacifica transizione verso la pace e la stabilità politico-istituzionale”. Giulio Albanese (Avvenire 6 luglio) afferma che per bloccare la guerra civile “l’unico percorso da seguire è quello della cosiddetta reinterpretazione della tradizione islamica, alla luce della critica moderna”. Giusto, così infatti è stato per il cristianesimo.
La Chiesa cattolica, attraverso i Papi (265) e i Concili ecumenici (23 in tutto in duemila anni), ha contestualizzato la Parola di Dio e il Vangelo di Gesù secondo la lettura critica dei testi sacri e l’aggiornamento teologico-pastorale. Processo che continua, infatti “Ecclesia semper reformanda est”, in ogni epoca storica la Chiesa dovrà sempre essere riformata per ritornare al Vangelo e al modello di Gesù Cristo. Oggi i musulmani debbono maturare nel loro interno, con spirito critico e un sano discernimento, come rileggere il Coreano e la Tradizione islamica, per poter introdurre l’islam nel mondo moderno, in modo che i paesi islamici accettino la “Carta dei Diritti dell’Uomo” dell’Onu (1948) e non firmarla ma aggiungendo che “deve essere interpretata secondo i valori e i dettami della sharia”.
Questo tentativo è già stato studiato da teologi, filosofi e giuristi dell’islam e realizzato più e più volte in passato e nei tempi moderni (Alì Jinnah in Pakistan, Ataturk in Turchia, Nasser in Egitto, Gheddafi in Libia, Khomeini in Iran), con risultati non positivi, come appunto dimostra la “primavera arabo-islamica”. Per quale motivo? Noi cristiani dobbiamo almeno renderci conto delle abissali differenze che vi sono tra cristianesimo e islam, per comprendere le difficoltà dei nostri fratelli islamici e aiutarli con la preghiera, la carità, lo studio, l’accoglienza e la solidarietà. Ne ricordo tre basilari in termini sommari e concreti:
1) Gesù Cristo si è proclamato Dio, il Figlio di Dio fatto uomo, è morto in croce ed è risorto per dimostrarlo, Maometto si è proclamato il Profeta di Dio. A distanza di secoli questa differenza spiega l’attualità. I fedeli di Cristo si ritrovano nel mondo moderno, pur condannando molte, troppe deviazioni dalla via evangelica e dal modello di Gesù. I fedeli del Corano capiscono, spesso con acuta sofferenza, che il “mondo moderno” non è il loro, contrasta radicalmente con il Corano e la Tradizione islamica.
2) I cristiani sanno che il Vangelo è stato scritto dagli uomini con l’assistenza dello Spirito Santo, la Chiesa può autoriformarsi ritornando a Cristo, contestualizzando il Vangelo. Il Corano è ritenuto letteralmente Parola di Dio, è Dio che rivela se stesso nel Corano (632 versetti in 114 sure o capitoli), che è “Parola increata di Dio” e non si può interpretare, va preso alla lettera in arabo (in passato le traduzioni del Corano erano proibite). L’islamista Paolo Branca scrive nell’ “Introduzione all’islam”: “Affermare con certezza che questa versione del Corano è quanto Maometto (570-632 dopo Cristo) ha effettivamente pronunziato è impossibile. Le rivelazioni del Corano avvengono dal 610 al 632, nessun essere umano ha una memoria così perfetta da ricordare a distanza di molti anni le testuali parole ascoltate una volta sola”. Le molte tradizioni del Corano rimandate a memoria vennero codificate in una sola versione dal califfo Uthman (644-656).
3) Infine, nell’islam non c'è un’autorità paragonabile a quella del Papa e dei vescovi. L’autorità religiosa, politica e militare era il califfo (successore di Maometto), l’ultimo dei quali è stato mandato in esilio da Ataturk nel 1924, che ha poi dichiarato chiuso il califfato. Ci sono autorità locali come l’Università Al Azhar del Cairo, la moschea centrale di Damasco, la grande moschea e Università islamica di Lahore, ecc. Ma hanno solo un influsso morale, non un’autorità giuridica che possa “aggiornare” la vita dell’islam. Per una religione mondiale come l’islam è una mancanza gravissima, che blocca ogni eventuale cambiamento. Pensiamo a cosa sarebbe oggi la Chiesa cattolica senza il Vaticano II e i Papi che continuamente si richiamano a quell’ultima riforma del cristianesimo.
L’islam rimane una grande religione, che ha avuto l’importante ruolo storico di portare tanti popoli dal politeismo al monoteismo ed ancor oggi ha grandi valori religiosi e morali. A Tripoli nel 2006 chiedevo al vescovo mons. Innocente Martinelli cosa l’islam può insegnare oggi a noi cristiani dell’Occidente: ”Soprattutto la presenza di Dio nella vita umana e nella società, diceva Martinelli, Loro ci credono davvero al primato di Dio. E poi la preghiera. Vado a visitare famiglie musulmane amiche e se è il momento della preghiera, vedo spesso uomini che pregano in casa, una volta sette uomini in ginocchio a pregare rivolti alla Mecca. L’islam significa sottomissione a Dio. In Occidente abbiamo perso questo riferimento a Dio e al soprannaturale. Noi cristiani non approviamo uno stato teocratico ma nemmeno lo spirito comune della società occidentale, che pensa di fare a meno di Dio per risolvere i problemi dell’uomo e non si accorge che senza Dio noi uomini precipitiamo verso il nulla”.
Ringrazio Angelo, che mi dà sempre spunti preziosi.
Il testo è stato scritto da Piero Gheddo su "La Nuova Bussola Quotidiana".
Nell'Islam non c'è una divisione tra sfera temporale e sfera spirituale.
Nell'Islam, tutto ciò che è temporale è visto come espressione dell'Islam stesso.
Questo pone il problema del rapporto tra Stato e religione.
Per noi cristiani, lo Stato e la religione sono due cose distinte.
Già nel Medio Evo ci fu questa distinzione.
I conflitti tra Papa ed imperatore del Sacro Romano Impero Germanico furono la dimostrazione di ciò.
Nell'Islam non è così!
Mi ricordo di quello che accadde a Costantinopoli, il 29 maggio 1453.
La città cadde in mano ai Turchi Ottomani.
Il sultano Mehmet II Fatih fece trasformare la basilica di Hagia Sophia in moschea (dopo che vi furono dei crimini efferati al suo interno, come l'uccisione dei preti che dicevano messa e delle donne in preghiera e lo stupro dei bambini sugli altari) e arrivò persino a pretendere di nominare il Patriarca cristiano-ortodosso.
Nominò Gennadio Scolario, un noto ecclesiastico greco ed antiunionista, Patriarca di Costantinopoli.
Nell'Islam, Stato e religione si fondono.
Ciò caratterizza quello che sta accadendo in Egitto in questo momento.
Da una parte, ci sono i laici che vogliono separare lo Stato dalle autorità religiose.
Dall'altra, ci sono i fondamentalisti, che invece vogliono creare un vero Stato islamico, in cui la legge è la Sharia.
Inoltre, per noi cristiani, Dio si fece uomo in Cristo.
Per noi, la Parola di Dio è un qualcosa che visse e che vive.
Come dice anche la recente Lettera Enciclica del Santo Padre Francesco "Lumen fidei", noi cristiani confessiamo l'amore concreto e potente di Dio che opera nella storia.
Nell'Islam, invece, Dio si fece carta nel Corano.
Questo genera il fondamentalismo poiché i musulmani il Corano è anche una legge secolare.
Esso regola anche aspetti come la nutrizione o l'igiene personale.
Quindi, tutto ciò che non segue il Corano alla lettera viene visto come peccaminoso e in una società islamica il peccato è reato, un qualcosa che va punito con la legge.
Nell'Egitto di oggi c'è la scontro tra due visioni, quella laica e quella islamica.
Questo comporta problemi anche per i cristiani egiziani, i copti.
Nell'Islam, i cristiani sono "dhimmi", ossia "protetti".
Peccato che questa "protezione" sia spesso un'imposizione di regole e limiti.
Ad oggi, i cristiani egiziani sono visti come "spie" dell'Occidente dai fondamentalisti islamici.
Questo crea un grosso problema alla sicurezza dei cristiani, che oggi sono in pericolo.
Il futuro dell'Egitto potrebbe essere alquanto oscuro.
L'Occidente non può non tenere conto di ciò.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
Gesù disse a chi chiedeva se fosse giusto pagare le tasse a Roma: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Già da qui si capisce che l'ambito politico non va mischiato con quello religioso...Maometto invece voleva fondere politica e religione e ci riuscì
RispondiEliminaIl concetto è quello!
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