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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 31 luglio 2013

Travaglio? Dovrebbe tacere!

Cari amici ed amiche.

Su Twitter, Marco Travaglio ha scritto:


"Si attende con ansia la sentenza per sapere finalmente se B. (Berlusconi) è un delinquente matricolato o un innocente perseguitato".

Il mio solito amico gli risponde: "Le sentenze dicono che sei un diffamatore professionista sono già state emesse".

Questo mio amico, Morris Sonnino, ha ragione.
Queste sono le condanne riportate dal noto giornalista torinese:

"Nel 2000 è stato condannato in sede civile,[82][83] dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti a causa di un articolo in cui Travaglio ha definito Previti «un indagato» suL'Indipendente, Previti era effettivamente indagato ma a causa dell'impossibilità da parte dell'avvocato del giornale di presentare le prove in difesa di Travaglio in quanto il legale non era retribuito, il giornalista fu obbligato al risarcimento del danno quantificato in 79 milioni di lire.[84][85]
Il 4 giugno 2004 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile a un totale di 85.000 euro (più 31.000 euro di spese processuali) per un errore contenuto nel libro «La Repubblica delle banane» scritto assieme a Peter Gomez e pubblicato nel 2001; in esso, a pagina 537, si attribuiva erroneamente all'allora neo-parlamentare di Forza ItaliaGiuseppe Fallica una condanna per false fatture che aveva invece colpito un omonimo funzionario di Publitalia. L'errore era poi stato trasposto anche su L'Espresso, il Venerdì di Repubblica e La Rinascita della Sinistra, per cui la condanna in solido, oltreché la Editori Riuniti, è stata estesa anche al gruppo Editoriale L'Espresso. Nel 2009, dopo il ricorso in appello, la pena è stata ridotta a 15.000 euro.[86]
Il 5 aprile 2005 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme all'allora direttore dell'Unità Furio Colombo, al pagamento di 12.000 euro più 4.000 di spese processuali a Fedele Confalonieri (Mediaset) dopo averne associato il nome ad alcune indagini per ricettazione e riciclaggio, reati per i quali, invece, non era risultato inquisito.[87]
Il 20 febbraio 2008 il Tribunale di Torino in sede civile lo ha condannato a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26 000 euro, a causa di una critica ritenuta «eccessiva» nell'articolo "Piazzale Loreto? Magari"[88] pubblicato nella rubrica Uliwood Party su l'Unità il 16 luglio 2006.[89]
Nel giugno 2008 è stato condannato dal Tribunale di Roma in sede civile, assieme al direttore dell'Unità Antonio Padellaro e a Nuova Iniziativa Editoriale, al pagamento di 12.000 euro più 6.000 di spese processuali per aver descritto la giornalista del TG1 Susanna Petruni come personaggio servile verso il potere e parziale nei suoi resoconti politici: «La pubblicazione», si leggeva nella sentenza, «difetta del requisito della continenza espressiva e pertanto ha contenuto diffamatorio».[87]
Il 21 ottobre 2009 è stato condannato in Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 22190) al risarcimento di 5.000 euro nei confronti del giudice Filippo Verde che era stato definito «più volte inquisito e condannato» nel libro Il manuale del perfetto inquisito, affermazioni giudicate diffamatorie dalla Corte in quanto riferite «in maniera incompleta e sostanzialmente alterata» visto il «mancato riferimento alla sentenza di prescrizione o, comunque, la mancata puntualizzazione del carattere non definitivo della sentenza di condanna, suscitando nel lettore l'idea che la condanna fosse definitiva (se non addirittura l'idea di una pluralità di condanne)».[90]
Il 18 giugno 2010 è stato condannato[91] dal Tribunale di Torino – VII sezione civile – a risarcire 16.000 € al Presidente del Senato Renato Schifani (che aveva chiesto un risarcimento di 1.750.000 €) per diffamazione avendo evocato la metafora del lombrico e della muffa a Che tempo che fa il 10 maggio 2008. Il Tribunale ha invece ritenuto che le richieste di chiarimenti, da parte di Travaglio, circa i rapporti di Schifani con esponenti della mafia siciliana rientrino nel diritto di cronaca, nel diritto di critica e nel diritto di satira.[92]
L'11 ottobre 2010 Travaglio è stato condannato in sede civile per diffamazione dal Tribunale di Marsala, per aver dato del figlioccio di un boss all'assessore regionale siciliano David Costa, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente assolto in appello. Travaglio è stato condannato a pagare 15.000€[93]
.".

Ora, Wikipedia non sarà certo la fonte più affidabile ma non tutto quello che c'è sul noto sito è da buttare.
Questo signore insulta e diffama, spacciando la sua opera per satira o libertà di espressione.
A casa mia, la satira è ben altra cosa.
Mi viene in mente, per esempio, l'opera di Aristofane (450-385 BC) "Le Vespe", una commedia con cui si presero in giro i politici dell'epoca, o Hazzard, una serie TV americana degli anni '80, in cui il panciuto Jefferson Davis Hogg (detto Boss, che fu impersonato dal compianto attore Sorrell Booke) e lo sceriffo Rosco P. Coltrane (impersonato dall'attore James Best) rappresentano le simpaticissime caricature del politico corrotto e del rappresentante della legge ad egli obbediente che venivano sistematicamente sconfitti dagli onesti cugini Bo e Luke Duke.
Per me questa è satira.
Quella di Travaglio è un'altra cosa!
Travaglio fa parte di quella che noi chiamiamo "macchina del fango", ossia l'opera di diffamazione nei confronti di certi avversari scomodi.
Cordiali saluti. 




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Ringrazio l'amico Morris Sonnino di questo screemshot de "Il Corriere della Sera".